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Da oggi oltre 500 collaboratori resteranno disoccupati

Post n°48 pubblicato il 16 Maggio 2007 da collaboratoricamera
 

Da oggi oltre 500 collaboratori resteranno disoccupati. Perché non hanno un contrattodi DARIO CASELLI PORTABORSE addio. Da oggi alla Camera dei Deputati scatta l'obbligo della regolarizzazione dei collaboratori parlamentari. In breve non potrà avere accesso alle strutture della Camera chi non sarà stato regolarmente inquadrato con un contratto di lavoro registrato dal proprio deputato/datore di lavoro. Si tratta di una misura presa dal presidente della Camera, Fausto Bertinotti, all'indomani dell'inchiesta condotta lo scorso marzo dalla trasmissione di Italia Uno le «Iene» sull'esistenza di collaborazioni parlamentari in «nero». E già qualcuno inizia a fare i conti con le disposizioni dell'ex segretario di Rifondazione Comunista ed a valutarne l'impatto. Dalle prime stime i numeri sarebbero terrificanti. Dei 683 collaboratori che lavoravano prima delle disposizioni bertinottiane, e di cui solo 54 erano regolarmente contrattualizzati, ora dovrebbero rimanerne in attività soltanto un centinaio. Un taglio di oltre 500 persone, 550 secondo alcuni, anche se tutti si affrettano a dire che nessuno è stato messo fuori e che tutti sono stati regolarizzati. Parole di circostanza che non fugano le perplessità che anzi rimangono. In particolare dai singoli deputati giungerebbero i tagli maggiori visto che per quanto riguarda i gruppi da tempo lì vige la regolarizzazione. Una valanga di licenziamenti, quindi. Dai piani alti di Montecitorio si fa sapere che si trattava di una misura necessaria ed obbligatoria, frutto di un'esigenza di regolarizzazione e tutela del lavoro indispensabile in un luogo quale la Camera dei Deputati. Ma l'amaro in bocca per questa vicenda resta. E soprattutto per gli oltre cinquecento collaboratori che ora dovranno inventarsi un lavoro. Persone che in alcuni casi nella prospettiva di un «posto al sole» promesso avevano abbandonato studi, lavoro ed attività. Un futuro nero. E dall'associazione che riunisce i collaboratori parlamentari si risponde con ironia e disappunto a questa vicenda: «Ringraziamo il presidente Bertinotti per aver salvato la faccia alle Istituzioni sbattendo, ancora una volta, la porta in faccia ai lavoratori». Accuse che però vanno dirette in particolare anche ai deputati, colpevoli, a dire della stessa associazione di non aver fatto mai nulla per regolarizzare i propri collaboratori. E dire che i mezzi ci sarebbero stati, visto che ogni deputato percepisce ben 4mila e cento euro mensili per pagare regolarmente i collaboratori. Ma fino ad oggi nulla. O meglio fino all'inchiesta delle «Iene» che lo scorso tre marzo denunciò questo stato di cose. Indagine che scosse il mondo della politica dalle fondamenta svelando a tutti l'esistenza di una fascia enorme di precariato tra i collaboratori parlamentari. In cifre 683 collaboratori di cui solo 54 messi in regola. Ben il 92 per cento "in nero" e con retribuzioni oscillanti tra le 700 e le 1000 euro senza ferie pagate e malattie. Un quadro, come detto, noto a tutti ma che molti facevano finta di non conoscere. Da qui l'intervento, estremo, della Camera lo scorso 13 marzo con una lettera dei deputati questori Albonetti, Colucci e Galante in cui si decise per far accedere ai «palazzi» solo a chi era regolarmente contrattualizzato. In tutto due mesi di tempo ai deputati per sistemare la faccenda. Due mesi che scadono appunto domani. Ora è arrivato lo stop. Forse. Infatti come spesso accade nel nostro Paese le scadenze hanno sempre un valore relativo. Non a caso da più parti corre voce che in effetti questa scadenza potrebbe subire flessioni o addirittura delle revisioni. Per ora non c'è nulla di ufficiale, ma la voce gira freneticamente nel Palazzo. Al centro della questione starebbe proprio il fatto che molti deputati non sarebbero riusciti a sistemare le proprie situazioni collaborative. A questo poi il peso degli oltre cinquecento disoccupati che si starebbe facendo sentire ed ai piani alti di Montecitorio non tutti hanno intenzione di rimanere sordi. Speranza o ipotesi vana? Questo è da vedere, resta il fatto però che da domani chi non avrà un contratto non potrà entrare nelle strutture della Camera dei Deputati.
lunedì 14 maggio 2007

 
 
 
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