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E’ un inseguirsi tra le righe

questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi di Maggio 2014

 

SCADENZE

Post n°2861 pubblicato il 31 Maggio 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "OrizzonteScuola"

 

Le scadenze di oggi 31 maggio: rilevazioni organici dell'IRC, borse di studio bulgare, spese postali, deleghe sindacali


GB - Elenchiamo le scadenze di oggi 31 maggio.

Borse di studio per la Bulgaria

È oggi il termine per presentare domanda per richiedere una delle borse di studio estive di lingua e cultura bulgara. Si tratta di 8 borse di studio di durata tre settimane ciascuna, di cui 4 presso l’Università di Sofia “S. Clemente d’Ocrida” e 4 presso l’Università “SS Cirillo e Metodio” di Veliko Tarnovo.

Formulario seminari estivi Università S.Clemente d'Ocrida

Formulario seminario Università S.S. Cirillo e Metodio

Deleghe sindacali

Ultimo giorno per inviare all’Aran le schede di rilevazione delle deleghe per le ritenute del contributo sindacale per la misurazione della rappresentatività sindacale (circolare Aran del 3/11/2006, prot. n. 9339).

Rilevazione organici dell'IRC

Termine ultimo per le istituzioni scolastiche per introdurre al SIDI i dati dell'organico del personale docente di religione cattolica a.s. 2014/2015 (nota prot.n. 4402 del 7/5/2014).

Da oggi rilevazioni organico di diritto insegnanti di religione

UNIEMENS e DMA

Le scuole devono trasmettere all’Inps il flusso integrato di UniEmens e DMA (ListaPosPA) relativo alle retribuzioni e ai compensi del mese precedente del personale retribuito dall’istituzione scolastica.

Spese postali

L’agenzia delle Poste S.p.A. lavora al rendiconto delle spese postali sostenute nel corso del mese e ne invia alla scuola una copia.

agenda scolastica

 
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ESAMI 3^ MEDIA

Post n°2860 pubblicato il 31 Maggio 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "La Tecnica della Scuola"

 

ESAMI DI TERZA MEDIA, CHI PUNTA AD UN VOTO ALTO NON PUÒ FALLIRE IL TEST INVALSI

 



di Alessandro Giuliani

L
a prova del 19 giugno si comporrà di due parti. Prima quella di italiano: un testo letterario tratto da un romanzo, da un racconto o da una novella e un testo informativo di taglio scientifico, storico, politico o sociale, quindi domande di comprensione e di grammatica. Subito dopo quella di matematica: 25-30 domande su algebra, geometria, relazioni e funzioni, e statistica e probabilità. Niente calcolatrice e vocabolario. Chi va male al test nazionale non rischia la bocciatura, ma può dire addio ai 10/decimi.

Mancano meno di tre settimane all'esame di terza media, che anche quest’anno vedrà impegnato oltre mezzo milione di studenti. Per loro sono previste 5 prove diverse: italiano, matematica, lingua straniera, interrogazione orale: ogni istituto secondario di primo grado deciderà autonomamente quando svolgerle. C’è poi il test Invalsi, quest'anno fissato per tutti il 19 giugno (quasi sempre gli istituti fanno in modo che si tratti dell'ultima prova in calendario tra gli scritti).

Il test Invalsi si comporrà di due parti. Quella di italiano, che quest'anno si svolgerà per prima, e quella di matematica che attenderà gli esaminandi dopo una pausa di 10-15 minuti. La prima parte comprenderà un testo letterario tratto da un romanzo, da un racconto o da una novella e un testo informativo di taglio scientifico, storico, politico o sociale. Ci saranno quindi domande di comprensione e di grammatica.

La parte di matematica, invece, consterà di 25-30 domande riguardanti 4 aree: algebra, geometria, relazioni e funzioni, e statistica e probabilità. La struttura della prova resta sostanzialmente la stessa dell'anno passato.

“In aula – ricorda l’Ansa - si potranno portare penna (non cancellabile), righello, squadra e goniometro, ma sono banditi calcolatrice e vocabolario. Il test Invalsi non può comunque mettere a rischio più di tanto la promozione dello studente”.

"Il punteggio ottenuto - ha spiegato Roberto Ricci, responsabile dell'Invalsi in una video intervista a Skuola.net - condiziona in una minima percentuale del 15/16% il voto finale. Questo significa che, anche se al test si ottiene il punteggio minimo di 4, ma si ha la sufficienza in tutte le altre prove che compongono l'esame, allora la promozione sarà ugualmente assicurata".

Per chi ha una media alta, però, uno “scivolone” al test Invalsi può essere fatale per ridurre la media. E far tramontare quel voto massimo, magari con lode, che sembrava a portata di mano.

 
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SCUOLA

Post n°2859 pubblicato il 31 Maggio 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: Scuola

 

Da “L'Unità”


La scuola dimessa

In un liceo di Roma telecamere contro lo spaccio. E scoppia il caso


DI SCUOLA SI PARLA QUASI SEMPRE DA FUORI. PARLANO GLI EX INSEGNANTI,gli ex alunni, parlano i sociologi, parlano i ministri, gli ex ministri, parlano gli scrittori. Difficile che se ne parli da dentro; raro che chi ha ancora davvero a che fare con i banchi e le aule insegnanti, studenti, collaboratori scolastici, genitori sia interpellato e chiamato in causa. Ciascuno ha un’idea di scuola, di come dovrebbe essere: meno frequente che sappia com’è realmente, con quali problemi concreti deve confrontarsi ogni mattina. Allora può bastare una lettera, la lettera di un rappresentante dei genitori di un liceo romano, per sentire che vento soffia dentro la scuola. Gianfranco, un padre, si rivolge ai ragazzi, ai figli. Prende le mosse da un episodio specifico: l’installazione di telecamere all’interno della scuola per individuare studenti spacciatori o detentori di droga. Le polemiche sono state feroci; è seguito un incontro tra docenti, genitori e dirigenza. Nella lettera, di cui riportiamo alcuni brani in questa pagina, si legge fra l’altro: «Vi scrivo per chiedervi scusa. Fino al giorno della mia elezione come rappresentante avevo vissuto la scuola di mia figlia come “semplice” genitore». Poi cosa è accaduto? Dice Gianfranco di essere un ottimista deluso, dice che sedendo in consiglio di istituto ha percepito «una certa dose di autoreferenzialità burocratica» e di chiusura, fino a un muro contro muro che somiglia a un conflitto. «Tutto nel liceo avviene contro. C’è sempre un nemico». Ma Gianfranco difende l’opportunità dell’intervento dei genitori sulle scelte della scuola: non è delegittimazione dell’autorità della scuola, è o dovrebbe essere un dialogo necessario. Rispetto alla questione della droga, sono stati individuati grazie alle telecamere sei studenti, le conseguenze saranno pesanti, «ma lo stesso giudice è agli atti ha scosso la testa, chiedendosi: dov’era la scuola? Possibile che nessuno abbia fatto qualcosa?». Gli interrogativi di Gianfranco toccano il tema centrale del mandato educativo della scuola. Lo scopo della scuola, e della scuola superiore in particolare, è solo quello di trasmettere informazioni? «L’educazione come processo morale e culturale sparisce per far posto alla conoscenza come processo individuale di cattura ed elaborazione dell’informazione. (…) La scuola non se ne occupa più, ci pensino le famiglie, se proprio vogliono» scriveva Giuseppe Mantovani in un libro del 1998, L’elefante invisibile, in cui a partire da alcuni episodi di cronaca scolastica statunitense ragiona sul rapporto educazione/repressione. La lettera di Gianfranco è sintomatica di un disagio, racconta la difficoltà di rapporto fra genitori e docenti. L’«interferenza» si traduce in attrito: gli insegnanti sentono messa in discussione la loro autorità/autorevolezza, si asserragliano, talvolta anche giustamente, dietro alla cattedra. Si sentono in sostanza delegittimati: lo racconta bene Andrea Bajani nel suo La scuola non serve a niente, appena pubblicato da Laterza. «Ho pensato scrive Bajani a quei professori che poi la mattina si siedono alla cattedra e abbassano la testa spaventati perché negli occhi dei ragazzi vedono gli occhi dei genitori che gli hanno urlato in faccia il giorno prima». Forse è per questo che Gianfranco precisa, a scanso di equivoci: «le professoresse della classe di mia figlia lo sanno: per me sono delle eroine». Svilite, malpagate. Ma questo non toglie, aggiunge, che compattarsi in una sfida contro «certi genitori» non porti da nessuna parte. Simone Giusti, insegnante che si occupa da anni di orientamento e formazione, commenta così: «Non sono tanti in Italia i genitori che riescono con questa capacità di ragionamento a dialogare con la scuola. E non trovo niente di scorretto nella lettera. Credo che però si debba allargare lo sguardo oltre i licei, e pensare ai genitori che non hanno questa capacità argomentativa né i mezzi per dialogare con la scuola. Si sentono esclusi, o peggio, si auto-escludono. Sono assenti. Questo avviene soprattutto negli istituti professionali e in contesti che definiremmo svantaggiati e difficili. La scuola non ha paura dei genitori, quando sono assenti. Quando sono presenti è questo il paradosso sembra invece spaventata». Come se ne esce? La scuola non può imporre, spiega Giusti: da quella che avverte come «interferenza» dei genitori dovrebbe aprire lo spazio del dialogo, del coinvolgimento. Vieni dalla mia parte, dovrebbe dire la scuola al genitore, facciamo il cammino insieme. «Quando la scuola arriva a dover ricorrere a un giudice per fare il proprio lavoro, significa che ha delegato, o forse addirittura abdicato». Giusti è d’accordo con il genitore firmatario della lettera aperta: quando si sente abbandonata, priva di un mandato sociale, l’istruzione si rifugia nel tecnicismo, nella burocrazia. Perde l’anima, insomma. «La riforma dell’autonomia scolastica è rimasta a metà, incompiuta. Gli insegnanti sono come numeri impazziti assegnati dal ministero a questa o a quella struttura. In queste condizioni non è facile costruire una comunità educativa e si rischia di dare forma a un’entità burocratica arcigna e senza strumenti. Da anni il ministero è in mano a tecnici, e non era questa la strada intrapresa tra gli anni Settanta e i Novanta, il cammino è interrotto e andrebbe ripreso». Forse il mezzo non è quello di alcuni questionari vagamente surreali che alcune scuole hanno spedito, tramite i ragazzi, ai genitori. Domanda: questa scuola ha una buona attenzione nella proposta formativa rispetto alla necessità di contribuire ad educare e formare lo studente dal punto di vista umano? Il quesito è già di per sé un po’ farraginoso, ma il vero problema sono le opzioni di risposta: molto in disaccordo, in disaccordo, d’accordo, molto d’accordo. Ma su cosa? E con chi?

 
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PERMESSI PER LE VISITE MEDICHE

Post n°2858 pubblicato il 31 Maggio 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "Cobas Sardegna"


FINALMENTE IL MIUR RISPONDE ALLA DIFFIDA COBAS SUI PERMESSI PER LE VISITE MEDICHE


A seguito di una diffida inviata alle istituzioni scolastiche dai Cobas Scuola, il Miur ha finalmente diffuso un Avviso con il quale esclude esplicitamente l’applicabilità della Circ. D.F.P. n. 2/2014 al personale del Comparto Scuola.
Pertanto, chi dovesse sottoporsi a visite mediche durante l’orario di lavoro potrà continuare a utilizzare la “malattia” piuttosto che i permessi retribuiti.
(dal sito Cobas Palermo)
Di seguito il testo dell’Avviso Miur del 29 maggio 2014 pubblicata su

http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/dettaglio-news/-/dettaglioNews/viewDettaglio/30708/11207


Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per la Programmazione e la Gestione delle Risorse Umane, Finanziarie e Strumentali
Direzione Generale per le Risorse Umane del Ministero, Acquisti e Affari Generali Uff. IV
Viale Trastevere, 76/a – 00153 Roma
tel.:0658493658 – Pec: dgrisorseumane@postacert.istruzione.it – Pec:ufficio4dgru@istruzione.it

AVVISO

Al personale di ruolo e non di ruolo appartenente al comparto scuola e Ministeri in servizio
presso le sedi centrali e periferiche del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Roma, 29/05/2014

OGGETTO : efficacia della circolare prot. n. 5181 del 22.4.2014

Sono pervenuti alla scrivente Direzione Generale per le Risorse Umane, Acquisti e Affari Generali numerosi quesiti formulati da Istituti Scolastici, relativi alla nota prot. n. 5181 del 22.4.2014 , con cui è stata trasmessa la circolare sulle assenze per malattia del Dipartimento della Funzione Pubblica, n. 2 del 17 febbraio 2014, registrata alla Corte dei Conti il 19 marzo.
A tale riguardo, si informa che le disposizioni di dettaglio contenute nella nota prot. 5181 sono efficaci esclusivamente nei confronti del personale Amministrativo in servizio nel M.I.U.R. – Comparto Ministeri – e non riguardano in alcun modo il Personale Scolastico.
Il presente avviso sarà pubblicato sulla rete internet e intranet del Ministero.

Il Capo Dipartimento
Dott.ssa Sabrina Bono


 
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CULTURA

Post n°2857 pubblicato il 29 Maggio 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: Cultura

Da "La Repubblica"

 

NELL’ITALIA DOVE LA CULTURA VALE ZERO EURO



I
n un decennio sono crollati investimenti e consumi
E in Europa siamo all’ultimo posto per la cura del patrimonio

di Salvatore Settis

Ultimi della classe in Europa. Questa l’impietosa conclusione di un’accurata analisi delle spese in cultura nel periodo 2000-2011 condotta dal Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica della Presidenza del Consiglio, che sarà presentata a Roma domani. La cruda eloquenza dei numeri ci dice che l’Italia, che fino al 2009 spendeva in cultura lo 0,9 % del Pil, è calata allo 0,6% nel 2011, finendo così all’ultimo posto fra i 27 Paesi dell’Unione. Il 2012 conferma questo dato terrificante.

Lieve incremento nelle regioni del Nord, quelle del Centro stabili sugli stessi valori, ma al Sud un ulteriore, drammatico calo. In Europa l’Italia evidenzia il più alto disinvestimento nel decennio (meno 33,3%), più del doppio rispetto alla Grecia (meno 14,3%). Intanto altri Paesi, dall’Olanda all’Ungheria, dalla Danimarca alla Slovenia, investono nel settore oltre l’1,5% del Pil, e quasi tutti gli altri Paesi europei oscillano tra l’1 e l’1,5%. Tutt’altro che consolante la spesa in consumi culturali delle famiglie italiane, uno striminzito 7,2%, nettamente inferiore alla media europea (8,9%). Secondo dati del 2013, l’Italia è in fondo alla classifica per livello di partecipazione dei cittadini ad attività culturali: 8%, un dato davvero imbarazzante a petto del 43% della Svezia, 36% in Danimarca, 34% in Olanda, e così via.

La contrazione della spesa in questo settore è stata più pesante che in qualsiasi altro (siamo passati da 51,62 euro pro capite nel 2000 a 30,52 nel 2011), ma si è distribuita nelle diverse aree del Paese in modo non uniforme. Val d’Aosta, Friuli, Lazio e Sardegna fanno eccezione, ma tutte le altre regioni sono penalizzate da un disinvestimento rilevante, che colpisce specialmente le regioni del Sud, accentuando il divario storico dal centronord. Le risorse aggiuntive (fondi strutturali e fondi comunitari), che privilegiano il Sud, sono tuttavia lontanissime dal colmare l’enorme gap che lo separa dal Nord, senza contare che in alcune regioni (come Puglia e Sicilia) si è registrato dopo il 2009 un forte crollo della spesa aggiuntiva. «Un ulteriore fattore di differenziazione territoriale – scrive il Rapporto – è il ruolo assunto dalle Imprese Pubbliche Territoriali», a cominciare dalle Fondazioni: il loro peso «è fortemente cresciuto nel decennio, nell’ambito del calo della spesa pubblica e di una maggiore articolazione della governance », ma con scarsissimo beneficio per l’intero Mezzogiorno (con la parziale eccezione della Campania), e una forte concentrazione nel Centro-Nord. Nel 2011, il contributo delle Imprese Pubbliche Territoriali alla spesa totale nel settore cultura è pari al 22% nel Nord, al 18 % al Centro, all’8 % al Sud: percentuale bassissima su una spesa complessiva già assai ridotta, con effetti devastanti sul già endemico squilibrio Nord-Sud.

«La cultura è tradizionalmente un asse strategico nelle dichiarazioni degli amministratori e dei politici – conclude il Rapporto – ma è al tempo stesso il primo oggetto di taglio di risorse in tutte le fasi di restrizione della finanza pubblica». L’analisi delle dinamiche di investimento e di spesa evidenzia che «lo sviluppo del settore necessita un’offerta pubblica in grado di stimolare la domanda, e ciò soprattutto nei territori caratterizzati da un grado inferiore di sviluppo sociale ed economico». E invece prevale «una visione del settore culturale come lusso per tempi felici, effimero rispetto ad altre esigenze». Il Rapporto raccomanda «un solido miglioramento del contesto intersettoriale, dai trasporti alla sicurezza, dalla comunicazione alla semplificazione amministrati- va»; «una chiara e lungimirante politica nazionale nell’ambito di una governance unitaria»; l’accorta gestione delle politiche di coesione «non solo per le risorse aggiuntive che garantiscono, ma per la capacità progettuale che richiedono»; infine, l’integrazione di risorse pubbliche e private, anche con strumenti di agevolazione fiscale.

A quest’ultimo obiettivo risponde, nel decreto Franceschini recentemente varato, la nuova normativa sul mecenatismo, un passo avanti che però resterà lettera morta se non accompagnato da una forte e consapevole politica di nuovi investimenti che capovolga la perversa tendenza alla carestia perpetua, evidenziata dai dati ora emersi. È vano fare la ruota elogiando qualità e quantità del nostro patrimonio culturale, sbandierando stolte vanterie (come la pseudostatistica, stancamente ripetuta da finti esperti d’ogni colore, secondo cui l’Italia avrebbe il 50, 60, 70% dei beni culturali del mondo), se poi continuiamo a disinvestire e chiudiamo gli occhi per non accorgercene. È vano sognare miracolosi interventi di privati, se non facciamo nulla per rilanciare le strutture pubbliche della tutela: che non sono, come talora si blatera, passive strutture di mera conservazione, ma enti di ricerca e conoscenza territoriale, fase necessaria per qualsivoglia “valorizzazione” che non sia vuota retorica e flatus vocis. Il Ministero dei Beni Culturali ha bisogno di riavere con estrema urgenza le risorse di cui è stato borseggiato dalla banda del buco Tremonti- Bondi nel 2008; ha bisogno di massicce nuove assunzioni di giovani preparati, in deroga a qualsiasi retorica del blocco della spesa pubblica; ha bisogno di nuove idee, e prima di tutto della coscienza condivisa che l’investimento nel settore, conforme alla Costituzione, non è un optional ma ingranaggio essenziale dell’orizzonte dei diritti, della costruzione dell’eguaglianza e della dignità della persona.

Il ministro Franceschini ha saggiamente ripudiato la volgare metafora del patrimonio culturale come “petrolio” d’Italia, e giustamente insiste sulle sue potenzialità. Ma per dispiegarle non occorrono né commissari né manager , genericissima qualifica che fino ad ora nulla ha prodotto nel settore se non sprechi e rovine, e che invece il decreto addita come soluzione salvifica, senza il minimo sforzo di spiegare perché. A fronte di risorse in calo, nessun manager di qualità sarà mai interessato a lavorare nel settore; e se uno ve ne fosse, non potrà che fallire. Quando, invece che stracciarsi le vesti sulla cronica mancanze di risorse e inventare palliativi, il governo getterà sul tappeto il tema, perpetuamente rimosso, della gigantesca evasione fiscale che affligge il Paese, terzo al mondo per evasione dopo Messico e Turchia? Basterebbe recuperare un decimo dei 154 miliardi di euro l’anno di tasse non pagate, e come per incanto la scuola, i beni culturali, i servizi sociali potrebbero rifiorire.

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


 Serena, solare settimana a tutti voi, piena di energia e di voglia di lottare ancora insieme...

FabianaGiallosoleq

 

 

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