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questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

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Senza alcuna richiesta

 

 

 

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sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 08/07/2014

 

Tempo pieno

Post n°2901 pubblicato il 08 Luglio 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "ItaliaOggi"


 

Scuole a tempo pieno e a spazio aperto? Le strade già ci sono Ma, in un contesto precario e di tagli, sono impercorribili


La realtà in cui intervenire è complessa, i fuochi di artificio durano solo la festa del patrono

di Maurizio Tiriticco* *già ispettore Miur


Non è affatto un discorso nuovo quello dei tempi e degli spazi delle istituzioni scolastiche. È dal tempo dei decreti delegati – primi anni Settanta del secolo scorso – che abbiamo cominciato a porre il problema di una scuola che cessasse di essere chiusa in se stessa, per certi versi autoreferenziale, e che si cominciasse ad avviare un discorso tra scuola e società, o, se si vuole, più concretamente, tra scuola e territorio. Occorreva avviare la «partecipazione della gestione della scuola dando ad essa il carattere di una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica» (dpr 416/74, art.1). Di lì nacquero gli organi collegiali, i consigli scolastici provinciali, i distretti scolastici. Furono anni di estremo interesse, anche per quanto riguarda le innovazioni: seguirono, infatti, la riforma della scuola media (i nuovi programmi del '79) e della scuola elementare (i nuovi programmi dell'85 e la legge 148/90). Per non dire degli Orientamenti del '91 per la scuola dell'infanzia e di tutte le sperimentazioni che hanno interessato licei e istituti tecnici e professionali. E non è un caso che furono proprio i quadri tecnici usciti dai nostri istituti che contribuirono al grande slancio economico e sociale che caratterizzò il nostro Paese per tutto lo scorcio del secolo. E furono moltissime le scuole che rimanevano aperte fino a sera per l'organizzazione dei corsi delle 150 ore (ex contratto dei metalmeccanici del 1970) per restituire a quanti avevano abbandonato gli studi precocemente quei livelli di conoscenze che li aiutassero non solo per lo sviluppo di carriera, ma anche per il personale sviluppo culturale e civile.

Più tempo scuola, quindi, e spazi aperti al sociale: l'istituto scolastico inteso come centro formativo e culturale. Un'idea di scuola diversa rispetto a quella ereditata dal passato, chiusa nella sua funzione istruttiva e basta. Poi venne l'autonomia delle istituzioni scolastiche (siamo alla fine del secolo scorso) e l'apertura al territorio viene ricordata e sancita più volte, per l'elaborazione del Pof, per l'orientamento degli studenti, e implicitamente per le attività di alternanza scuola-lavoro.

Le intenzioni e gli strumenti normativi non sono mai mancati per quanto riguarda l'apertura delle scuole. Quello che, invece, è venuto a mancare dalla fine del secolo ad oggi è stata la volontà operativa. Quando si cominciano a tagliare risorse, quando non si rinnovano i contratti del personale, quando non si agisce per liquidare il precariato e si inventano inutili e cervellotici concorsi, i tempi e gli spazisono tagliati anche questi. E si ripropongono di fatto le scuole di un tempo lontano, dedicate solo all'istruzione degli alunni. Però, sempre debole, se mancano l'alimento del territorio e le prospettive oggi anche transnazionali.

In un simile contesto, assolutamente precario, certe iniziative sulle aperture stagionali e serali degli istituti scolastici e sull'incremento orario dei docenti lasciano molto perplessi. Le scuole aperte a luglio e fino a sera inoltrata? E perché no anche ad agosto? Chi, quando, come e perché le deve aprire? E, soprattutto, per quali progetti? E chi paga le spese del personale e quelle di gestione? In una società sistemica e complessa non c'è attività che non si debba avviare e realizzare all'interno di un'Idea e di un Progetto, con tanto di maiuscole, che debbono anche essere lungimiranti e, soprattutto, condivisi. Si giunse ai Decreti delegati dopo anni di discussione. E lo stesso è accaduto per l'autonomia.

Chi ha rilanciato la proposta della scuola aperta 11 mesi su 12, dovrebbe conoscere la situazione di disagio in cui si trovano le scuole e il personale tutto, dovrebbe sapere che i dirigenti non hanno il tempo, e a volte neanche la voglia, di seguire la didattica per tutti gli adempimenti burocratici di cui devono rispondere. Per non dire dei molti istituti che devono presiedere, anche come reggenti. Per non parlare del fatto che gli insegnanti, almeno da quindici anni, ad ogni apertura d'anno scolastico si trovano di fronte a innovazioni di cui nulla sanno e di cui non sono mai stati partecipi. E questo a fronte di stipendi bloccati da anni, nonostante l'aumento del costo della vita.

Le 36 ore proposte – pare che saranno volontarie – potrebbero provocare corse e contenziosi a non finire. Tutto per l'offa di una ricompensa. Magra o grassa che sia. Da quante parti sono indicati quotidianamente i mali della nostra scuola? Su un corpo malato – le eccezioni ci sono, e tutte dovute alla buona volontà di tanti dirigenti e insegnanti – non si interviene con proposte apparentemente salvifiche. Come proporre i cento metri a uno sciancato. Intervenire sulla nostra scuola è estremamente necessario. Ma non abbiamo bisogno di fughe in avanti, di carote a cui poi seguiranno ineluttabilmente colpi di frusta! Abbiamo bisogno di discutere di questi temi, e con soggetti e tempi anche definiti, ovviamente. I fuochi di artificio durano solo la festa del patrono.

 
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REGGI

Post n°2900 pubblicato il 08 Luglio 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: REGGI

Da "OrizzonteScuola"


Riforma orario di lavoro. Reggi: "Aumenti fino al 30%, mai detto". Tra una settimana proposta al Governo


 

red - A parlare è il Sottosegretario Reggi in una intervista rilasciata al quotidiano "Italia Oggi", 33. Quindi si lanceranno le consultazioni. Ai sindacati chiede pazienza.

Dopo l'approvazione della bozza da parte del Primo Ministro Renzi, verrà lanciata una consultazione con i rappresentanti di categoria e con una piattaforma online, dove gli insegnanti potranno dire la loro.

Ai sindacati il Sottosegretario chiede di pazientare e di non avviare uno sciopero che sarebbe "preventivo", dato che ancora non c'è nulla di concreto.

Per quanto riguarda le risorse, afferma che sarà presentata una proposta al Ministro dell'economia, ma, mette le mani avanti, smentendo quanto riportato da Repubblica.it, circa aumenti di stipendio del 30%. "Mai detto", afferma Reggi.

36 ore. Reggi insiste: "bisogna modificare orario prof", ma come? Non lasciamolo solo, fai la tua proposta. I gessetti si sono rotti

 

 
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Riforma scuola

Post n°2899 pubblicato il 08 Luglio 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "Il Fatto Quotidiano"


L’ULTIMA DEL GOVERNO: RIFORMA DELLA SCUOLA A CASO.



di Furio Colombo

Sentite questa: “Taglieremo una delle quattro sedi ministeriali, il Palazzo della ricerca, all’Eur, oggi in affitto. Ho scoperto che per i 1.200 dipendenti ministeriali ci sono 80 metri quadrati a testa. Per ogni studente italiano, in classe, ce ne sono otto”. Autore della dichiarazione (che cito da la Repubblica, 2 luglio) è il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi. Nessuno studente la passerebbe liscia, in un tema scolastico, con un simile salto logico. Infatti a) non sappiamo che cosa è, e che cosa si fa, nel Palazzo della ricerca e se sia uno spreco o una attività indispensabile, con tutta quella gente (1.200) che passa le ore di lavoro nella solitudine di vastissime stanze vuote; b) non sappiamo se il rapporto fra dipendenti e vastità della costruzione sia dovuto alla precedente spensieratezza di una quarantina di governi, oppure se il rapporto 80 metri-una persona sia determinato dal fatto che la costruzione prevede aree vuote per ragioni di progetto (per esempio vastissima area di ingresso, balconi sproporzionati); impossibile vedere la connessione fra gli 80 metri di cui godono i perdigiorno che saranno immediatamente aboliti dal rigoroso sottosegretario, e gli otto metri destinati agli studenti. Il salto logico è pauroso. Come dire che il problema delle carceri troppo affollate si risolve abolendo i saloni troppo grandi del ministero della Giustizia in Via Arenula.

PERÒ è un parere autorevole, e i poveri insegnanti dovranno tenerne conto. Pare che Reggi sia il vero riformatore della nuova scuola italiana o così ci viene presentato, e lui incoraggia affermando “Ho scoperto… Che significa una severa ispezione in prima persona in una remota sede ministeriale all’Eur” (Sud di Roma) .
Sentite questa. Domanda: “Volete togliere un anno ai licei?” Risposta: “È un’altra scelta europea. E poi se vuoi fare più musica, più storia dell’arte e non hai soldi, devi rimodulare quello che hai”. Quando sia stata compiuta la scelta europea, e se sia vincolante non è detto. Ma è il concetto che spaventa: se tagli un anno di scuola, hai più soldi, se hai più soldi, insegni più e meglio per gli anni che ti restano. Inevitabile una riflessione che sembra sfuggita al riformatore: se invece di un anno se ne tagliano due, il risparmio permetterebbe ancora più musica e più storia dell’arte. Dunque con tre anni di meno si raggiungerebbe una scuola d’eccellenza, anche se resterà qualche ragazzino in più per la strada.
L’affermazione, nel Paese europeo che ha la più alta percentuale di abbandono scolastico prima del diploma, appare di una leggerezza allarmante. Ma proprio questo è il tratto tipico del giovane governo Renzi, un tratto che si ripresenta intatto, dopo le prove di chiarezza, rigore logico e consapevolezza delle condizioni reali, dimostrate nella riforma del Senato (composto di sindaci con immunità parlamentare), nella riforma della Pubblica Amministrazione (mobilità forzata dei dipendenti entro cinquanta chilometri), nella legge Franceschini (nei musei pagano soltanto i vecchi) e che già si intravedono nella riforma della Giustizia (soprattutto un bel taglio alle fastidiose intercettazioni).
Sono rappresentazioni che puntano a meravigliare, con taglio spettacolare in cui deve esserci sempre qualcosa di sorprendente, ma non necessariamente qualcosa di vero e di utile. Soprattutto nessun rapporto con fatti e persone e pubblico realmente coinvolti nei settori “riformati”. Ma nella “Riforma della Scuola” (responsabile il ministro Giannini, direttore dei lavori il sottosegretario Reggi) ci sono altre cose incredibili nel senso di radicalmente separati dalla realtà. Uno è che le supplenze saranno fatte dagli insegnanti già in ruolo e già al lavoro nell’Istituto che ha bisogno di un supplente. In altre parole, il prof Rossi, se necessario (e se non vuole essere trasferito, nell’ambito di 50 chilometri) deve insegnare in Prima A, ma contemporaneamente assumere anche la supplenza della Prima B. Altro che “fermare l’attimo”.

UN’ALTRA è che i giorni di scuola passeranno da 208 a 230. Tutti diranno “bravi! così si studia di più!”, dimenticando che, intanto, viene annunciato il taglio niente meno che di un anno intero di liceo, perché altrimenti i soldi non bastano per insegnare musica e storia dell’arte (senza badare al fatto che, nelle scuole italiane, la musica non si insegna). Tra le “idee nuove” per un nuovo mondo della scuola, c’è anche il principio che, in teoria, è possibile compensare i docenti che lavarono di più, pagando qualcosa in più. Non si dice quanto. Si dice però che la decisione spetta ai dirigenti scolastici. Diventano, in tal modo, depositari di un arbitrio che promette tempesta.
Ma è bene essere preparati alla vera grande novità: senza soldi e senza supplenti, le scuole non solo funzioneranno 230 giorni e non 208, ma dovranno anche restare aperte dalle ore 7 alle ore 22 di ogni giorno scolastico. Difficile capire che cosa può avere motivato, in un mondo informato di genitori, insegnanti, cittadini, una affermazione così priva di ogni possibile rapporto con la realtà. Ma c’è una risposta. Siamo qui a parlarne. Con l’aiuto dei media, dimenticheremo (salvo le famiglie e gli insegnanti) questi penosi dettagli e sentiremo dire: beh, dopo tutto hanno fatto anche la riforma della scuola. E purtroppo ci saranno giornali che prenderanno tutto come se fosse possibile, come se fosse vero.

 
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PIANO GIANNINI

Post n°2898 pubblicato il 08 Luglio 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “Professione Insegnante”


Miur, scuola, piano Giannini e 36 ore di lavoro: il vero problema è un altro, ecco perchè


Il piano Giannini-Reggi ricalcherà la proposta di legge dell'onorevole Valentina Aprea.

Le '36 ore di lavoro settimanali' sono da considerare solo come una provocazione? Le dichiarazioni del sottosegretario del Miur, Roberto Reggi non hanno fatto altro che 'schiaffeggiare' sonoramente la categoria degli insegnanti, che, in questi giorni, ha vivacemente protestato contro le ipotesi della nuova riforma. Davvero il ministro Stefania Giannini vorrà raddoppiare di punto in bianco le ore di lavoro dei docenti, secondo quanto anticipato? In realtà, il piano della riforma nasconde un altro inquietante elemento, da temere forse ben più delle 36 ore.

 Miur, scuola, 36 ore settimanali: prudenza da Matteo Orfini

La 'sparata' del sottosegretario Roberto Reggi è già stata attutita dal presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini che, nel corso del suo intervento a Terrasini, in Sicilia, ha rassicurato l'ambiente scolastico affermando che una riforma così importante andrà discussa attentamente, facendo le dovute correzioni, se sarà necessario.   

Miur, scuola, il piano Giannini-Reggi somiglia alla proposta Aprea

Il punto cruciale non sono tanto le 36 ore (che difficilmente verranno confermate) quanto il promesso aumento del potere decisionale dei dirigenti scolastici. Molti dei nostri lettori, probabilmente, ricorderanno la proposta di legge N. 953 dell'onorevole Valentina Aprea di Forza Italia (nel periodo Gelmini) che presentava molte somiglianze con il nuovo piano Giannini-Reggi, proprio in merito all'ampliamento dei poteri organizzativi e decisionali dei dirigenti scolatici. 

Non a caso, infatti, l'ex sottosegretario del Miur ha espresso parole di apprezzamento nei confronti della nuova proposta di riforma della scuola: “Apprendo dalle notizie di stampa, con sincera soddisfazione che il Governo presenterà a giorni una proposta di modifica dello stato giuridico degli insegnanti, che riparte dai principi contenuti nella mia proposta di legge 953 discussa nella Commissione Cultura nella scorsa legislatura”. 

Miur, scuola, il piano Giannini-Reggi darà via libera ai dirigenti scolastici?

Il vero problema, dunque, non saranno i 'numeri' delle ore di lavoro o i 230 giorni, quanto le conseguenze dell'aumento di potere dei dirigenti scolastici: i docenti verranno 'premiati' secondo criteri 'meritocratici' oppure per 'simpatie' personali, magari molto lontane dal valore strettamente professionale? Si creeranno delle 'lobby' e delle lotte intestine tra colleghi per conquistare il giudizio favorevole dei dirigenti scolastici? Non si tratta certo di una novità, lo sappiamo, ma i futuri scenari ci fanno già pensare a come la situazione potrebbe notevolmente peggiorare.

 

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


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