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e morti nell’indifferenza.

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Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 25/08/2014

 

RIFORMA

Post n°2963 pubblicato il 25 Agosto 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: Riforma

Da “La Tecnica della Scuola”


Riforma Renzi-Giannini, sindacati perplessi: solo spot, il crocevia è il contratto


Sui possibili contenuti delle linee guida sulla scuola in CdM il prossimo 29 agosto, il meno ottimista è Mimmo Pantaleo (Flc-Cgil): manca un'idea di assieme, sinora solo tanti provvedimenti scollegati.


Alessandro Giuliani

Le linee guida sulla scuola sono ancora top secret, però le sensazioni dei sindacati non sembrano orientate all’ottimismo. In attesa di avere un quadro dettagliato sui contenuti della riforma Renzi-Giannini, in corrispondenza del CdM del 29 agosto, è soprattutto la Flc-Cgil a temere brutte sorprese.

Secondo il suo segretario generale, Mimmo Pantaleo, alla riforma della scuola preannunciata dal premier Renzi “manca un'idea di assieme, ho l'impressione che si tratti di tanti provvedimenti scollegati che non sono interventi veri e propri ma una sorta di spot. Se rispondono a verità le indiscrezioni di un intervento sugli scatti e un tentativo di introdurre elementi di meritocrazia al di fuori di un sistema contrattuale - spiega il sindacalista all’Ansa - per noi è inaccettabile. Sono interventi che prescindono dal rinnovo del contratto, che è la questione vera”.
Secondo il sindacalista della Flc-Cgil “si vuole da un lato togliere scatti agli insegnanti e dall'altro introdurre interventi non chiari sulle condizioni dei docenti. L'altra nota negativa è non c'è stato alcun confronto su questa riforma con le organizzazioni sindacali, ne abbiamo solo letto le anticipazioni sui giornali. E comunque ribadisco: la critica maggiore - conclude Pantaleo - è legata al fatto che senza una visione d'assieme non si capisce proprio dove si voglia portare la scuola".

Più attendista si dice, invece, Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, secondo cui per dare un giudizio sulla riforma "dobbiamo vedere cosa propone: finora abbiamo solo indiscrezioni da parte della stampa. Vedremo quali saranno le proposte, quali investiranno il sistema ordinamentale, quali i programmi e quali la professionalità del personale. Siamo in attesa di conoscere i contenuti".

"Il premier - spiega il sindacalista Cisl - ha detto in questi giorni un principio da sempre sostenuto dalla Cisl: il Paese sarà quello che costruiranno la scuola e gli insegnati e quindi bisognerà investire sulla scuola e sugli insegnanti, perché la scuola è la più grande fabbrica di futuro del paese. Bisogna puntare sul capitale della conoscenza. Quali siano i programmi del Governo, lo vedremo il 29 agosto. Il fatto positivo è che c'è una attenzione forte dell'Esecutivo al sistema scolastico e alle professionalità che vi lavorano. Ora dalle parole bisognerà passare ai fatti".
"Quando si punta sul lavoro e sulla professionalità - aggiunge Scrima - bisogna pensare che lo strumento per valorizzare l'impegno è il contratto di lavoro, bloccato da 8 anni".

Non si sbilancia più di tanto nemmeno Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola, per il quale però il crocevia rimane il rinnovo contrattuale. "Rappresentare l'impegno della scuola come uno degli elementi centrali per lo sviluppo e la ripresa del Paese, come ha fatto il premier Renzi, è positivo, lo vediamo con favore. Al tempo stesso però se la riforma della scuola non prevedesse un impegno sul rinnovo del contratto sarebbe molto negativo", dice il sindacalista Uil.

“Abbiamo segnalato al ministro Giannini - spiega Di Menna - ciò che a nostro parere sono le cose concrete che possono essere fatte per dare coerenza alla centralità della scuola. Innanzitutto una inversione in termini finanziari: finora la scuola è stata considerata un settore di spesa, con tagli agli organici, e ne ha sofferto molto. Un primo segnale di attenzione è inserire nella Legge di Stabilità un investimento finanziario che riporti la spesa dell'istruzione a livelli europei. La seconda è dare centralità alla figura dell'insegnante: va riconosciuto valorizzato e sostenuto il lavoro del docente”.
Tra le altre priorità segnalate dalla Uil Scuola, la stabilità in termini di organico e di personale di ruolo "c'è ancora una parte eccessiva di precariato" e un sistema più agile per l'ingresso all'insegnamento, "c'è un sistema farraginoso e costoso; bisogna invece poter insegnare con un concorso e un tirocinio subito dopo la laurea. Soprattutto - conclude Di Menna - ci aspettiamo provvedimenti che abbiano la caratteristica della concretezza”. 

 

 

 
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SCUOLA

Post n°2962 pubblicato il 25 Agosto 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: Scuola

Da “Il Messaggero”


La scuola torni agli insegnanti, parte da qui la rivoluzione


Giorgio Israel


È avventato commentare un progetto di cui sono note solo le linee generali, come quello che è stato preannunziato dal Messaggero sulla scuola, e questo non solo per il rispetto che si deve a chi l’ha formulato, ma anche perché è nei dettagli e nelle modalità di attuazione che si annidano gli aspetti più significativi e qualificanti. Tuttavia nell’annuncio vi sono due aspetti di metodo e di merito che colpiscono positivamente. Il primo: è sacrosanto che sia il governo, e anzi la persona del presidente del Consiglio, ad assumersi la responsabilità di formulare un progetto organico che non sia il frutto della solita tentazione demagogica di farlo nascere da una sorta di scrittura collettiva. Ben vengano poi commenti e critiche dei soggetti coinvolti. Il secondo è riassunto nella dichiarazione: «Tra dieci anni l’Italia non sarà come l’avranno fatta i funzionari degli uffici studi delle banche o i politici di Montecitorio. L’Italia sarà come l’avranno fatta le maestre, i maestri e gli insegnanti».

A maggior ragione questo vale per la scuola stessa, che deve essere restituita ai suoi agenti principali, gli insegnanti, dopo decenni in cui è stata dominata da altri soggetti che hanno debordato dalle loro funzioni istituzionali. Tra questi viene la burocrazia ministeriale, che anziché porsi al servizio dell’istruzione ha peccato di dirigismo seguendo una lontana e deprecabile tradizione. Poi i sindacati, che hanno non di rado travalicato la loro funzione intervenendo sulle modalità e i contenuti dell’insegnamento.
Anche se per controbilanciare il dirigismo di cui sopra. In terzo luogo, il peccato di alcuni pedagogisti ed “esperti della scuola” di voler rifare l’istruzione da cima a fondo nella veste di consiglieri del principe; i quali si sono tuttavia fatti rimpiangere dall’intervento degli ultimi soggetti coinvolti, proprio i funzionari degli uffici studi delle banche e gli “economisti della scuola”, che hanno voluto far credere che il problema dell’istruzione possa essere risolto con modelli econometrici e con l’abuso di test e quiz.
Tutto ciò indica la via da seguire per affrontare il tema centrale del merito e della valutazione: restituire questa funzione alla comunità di riferimento, cioè gli insegnanti. Questo non implica escludere dalla valutazione il contributo di studenti e famiglie. Ma la scuola non è un supermercato. La conoscenza non è un prodotto, la sua acquisizione non si valuta secondo la soddisfazione del consumatore, altrimenti la soluzione banale è promuovere tutti ovvero abolire il merito. È proprio la subordinazione a questa concezione sbagliata che ha condotto alle promozioni di massa che, a loro volta, rendono difficile la valutazione di merito degli insegnanti. Se non rimuoviamo il feticcio del «successo formativo garantito» sarà difficile se non impossibile introdurre una qualsiasi forma di valutazione professionale degli insegnanti. Pertanto, è sciocco dedurre dal fatto che l’esame di maturità abbia visto promozioni di massa la conclusione che esso debba essere abolito. L’esame di maturità, come l’esame di terza media (e anche un esame di conclusione della scuola primaria) possono essere migliorati e adeguati, ma hanno mostrato una validità formativa per i singoli e per la scuola come sistema (e questo non solo in Italia). La scuola deve essere aperta a tutti, ma non può essere un puro luogo di socializzazione; la scuola deve incoraggiare lo sforzo e l’impegno degli studenti.
L’Italia arriva tardi in tema di valutazione. Tanto più è bene guardare non solo ai punti di partenza dei modelli esteri ma anche alle critiche attuali. Come la pretesa bizzarra di valutare la ricerca scientifica senza leggerla è sempre più screditata, così l’abuso dei test - anche di quelli Ocse-Pisa - è sempre più oggetto di critiche autorevoli. Sarebbe davvero strano, mentre appare evidente la necessità di frenare la quizzomania a livello della valutazione degli studenti fare degli esiti dei test agli studenti uno strumento di valutazione degli insegnanti. Restituire protagonismo agli insegnanti significa, lo ripetiamo, fare della valutazione un processo interno alla categoria, ovvero basato su pratiche ispettive rigorose e lontane da quelle burocratiche di un tempo. Non è certo possibile qui entrare nelle modalità, che sono decisive ma che debbono essere identificate dal principio cardine del merito, e cioè che si crei un confronto che faccia dei migliori un modello per gli altri e trascini verso l’alto la qualità del sistema, esattamente come deve avvenire per gli studenti. Se, invece, si pensa di eliminare il confronto parlare di merito diventa derisorio.
Resta da dire qualcosa sul tema più importante: i contenuti. Siamo in fervente attesa di leggere i dettagli del progetto convinti che non ci si illuderà di risolvere i problemi di contenuto con le tecniche didattiche o digitali. Si straparla delle carenze in matematica ma chi creda che esse si risolvano con l’informatica o con i tablet commette un errore marchiano: esse si risolvono insegnando a pensare nella matematica propriamente detta abbattendo le barriere che la separano da altre discipline. Un discorso analogo vale per la fisica, la biologia o altre materie scientifiche. Fu proprio Steve Jobs a ricordare in un’intervista di parecchi anni fa che nessun problema dell’istruzione può essere risolto con mezzi digitali. Inoltre, la scuola italiana ha bisogno come veleno delle guerre di religione tra materie scientifiche e umanistiche e tra licei e istituti tecnici e professionali. Ha, al contrario, un bisogno assoluto della riqualificazione di questi ultimi, ma men che mai di far deperire i licei, magari diffondendo - come taluno fa sconsideratamente - una contrapposizione tra scuola e lavoro e inseguendo l’idea pericolosa di accorciare il liceo a quattro anni e disseccare quello classico. La frase di Matteo Renzi si avvicina all’aforisma del Nobel Albert Szent-Gyorgyi: la società futura sarà come sono le scuole oggi. Ci auguriamo che si tratti di una società avanzata e colta, perché sbaglia chi dissocia professionalità, capacità tecniche, alta tecnologia, dalla cultura in senso ampio e umanistico che esprime lo spirito critico e la capacità innovativa; e tutto ciò richiede non solo ma anche lunghe permanenze nello studio.

 
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Stabilità

Post n°2961 pubblicato il 25 Agosto 2014 da fabiana.giallosole
 

La Repubblica


Stabilità, priorità alla scuola poi caccia alle risorse per ampliare il bonus


Il provvedimento interverrà sui programmi e le competenze, l’autonomia scolastica e i docenti.

Rosaria Amato
Lo “Sblocca Italia”, la riforma della giustizia e una «riforma complessiva della scuola» annunciata negli ultimi giorni dal premier Renzi sono i primi provvedimenti dai quali ripartirà l’agenda politica già dalla prossima settimana, per arrivare poi a ottobre alla legge di stabilità. Se i contenuti dei primi due provvedimenti sono stati presentati ed esaminati prima della pausa di agosto, invece la riforma della scuola ha preso corpo nelle ultime settimane. La copertura dovrebbe essere prevista dalla legge di stabilità: Renzi ha anticipato che il costo complessivo ammonta a circa un miliardo.
Il provvedimento interverrà sui programmi e le competenze, l’autonomia scolastica e i docenti. Piuttosto perplessi i sindacati («ho l’impressione che si tratti di tanti provvedimenti scollegati che non sono interventi veri e propri ma una sorta di spot», osserva scettico il segretario generale Flc-Cgil Domenico Pantaleo), mentre il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano invita il presidente del Consiglio a dire «in occasione della presentazione delle linee guida come intende affrontare la questione delle quote ‘96 degli insegnanti ». Si tratta dei circa 4.000 insegnanti che avevano maturato i diritti per la pensione con la precedente normativa, ma che sono stati bloccati da un errore della riforma Fornero, che non ha considerato che i professori possono ritirarsi dal lavoro solo il primo settembre. La questione delle quote ‘96 è stata rilanciata in Parlamento a luglio, ma bloccata per l’ennesima volta per mancanza di coperture finanziarie. Però è difficile che venga risolta dal Consiglio dei ministri di venerdì, anche perché i tempi sarebbero strettissimi. Tuttavia, se il governo decidesse di varare una normativa (all’interno del Job Acts, o della legge di stabilità) che prevedesse una forma generale di “flessibilità in uscita” con una penalizzazione che, secondo le indiscrezioni, potrebbe andare dal 3 al 9 per cento, si potrebbe risolvere così anche la questione delle quote ‘96.
Far quadrare i conti sarà la parola d’ordine per le prossime settimane. I circa 16 miliardi che si conta di ricavare per il 2015 dalla spending review sono molto contesi: si era parlato di utilizzarli per allargare la platea del bonus di 80 euro a incapienti e pensionati, ma sembra difficile visto che già il semplice rinnovo del provvedimento costa 10 miliardi. Si è parlato anche di estendere il bonus solo alle famiglie numerose, prevedendo comunque un tetto massimo di reddito intorno ai 50.000 euro: servono in questo caso 300 milioni di euro, ma è difficile trovare anche questi. Da reperire inoltre 4-5 miliardi in tre anni per il rinnovo del contratto degli statali, e poi ci sono le detrazioni che il governo vorrebbe rinnovare per l’anno prossimo, in particolare l’ecobonus e quello per le ristrutturazioni edilizie. Ci sono poi le spese “indifferibili”, tra le quali quelle militari o per il rifinanziamento della Cig: si calcolano circa altri 8
miliardi.

 
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Amministrazione scolastica

Post n°2960 pubblicato il 25 Agosto 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “Tuttoscuola”


L’Amministrazione scolastica ancora priva di tutti vertici


Insieme al piano scuola annunciato in questi giorni, dovranno esserci le nomine di 7 direttori generali presso il Miur e altri 14 presso altrettanti Uffici scolastici regionali

Agosto, si sa, è un mese di ferie per quasi tutti: le attività amministrative rallentano, gli atti amministrativi sono meno frequenti, la macchina burocratica prende fiato anche se non si ferma.

Ma quest’anno ai livelli dirigenziali più elevati l’amministrazione scolastica centrale e regionale è completamente scomparsa: non un atto, non un decreto, non un provvedimento, anche se siamo a pochi giorni dall’inizio di un nuovo anno scolastico.

Cosa è successo?

Il regolarmente di riordino del ministero ha determinato una ristrutturazione a livello nazionale e regionale che ha comportato la decadenza di tutti i direttori generali a decorrere dal 29 luglio scorso.

Si pensava e si sperava che entro quella data il Consiglio dei Ministri avrebbe approvato le nomine dei nuovi direttori generali, con conferme, nuovi incarichi, mobilità.

Non vi è stato, invece, nessun provvedimento entro quel termine, poi anche il Governo è andato in vacanza.

Il Ministero dell’Istruzione e tutti gli Uffici scolastici regionali sono rimasti acefali, senza nessuno preposto agli uffici di direttore generale.

In tutto questo podo nessuna firma, nessun atto, nessun provvedimento: tutto fermo, in attesa della approvazione dei nuovi organigrammi da parte del Consiglio dei Ministri.

Insieme al piano scuola annunciato in questi giorni, dovranno esserci le nomine di 7 direttori generali presso il Miur e altri 14 presso altrettanti Uffici scolastici regionali (quelli del Friuli, Molise, Basilicata e Umbria sono stati declassati).

La scuola non può attendere.

 
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Scatti di anzianità

Post n°2959 pubblicato il 25 Agosto 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “OrizzonteScuola


Scatti di anzianità. Baretta smentisce blocco stipendi per due anni


Il sottosegretario Baretta smentisce le anticipazioni stampa su un ulteriore blocco degli scatti stipendiali fino al 2016. Lo ha detto al quotidiano "La Stampa".

La notizia era stata divulgata dal quotidiano "Il Messaggero" che aveva anticiato di un dossier della Corte dei Conti.

Dossier che esiste, a confermarlo lo stesso Delrio, ma del quale il Governo ha saputo solo tramite la stampa.

Adesso Baretta che ha definito "sconosciuta" l'ipotesi che ha scatenato la reazione dei sindacati.

Insomma, il Governo parrebbe non intenzionato a seguire le indicazioni della Corte dei Conti. Sperando sia stato chiuso un capitolo che danneggia i dipendenti e i consumi.

Certo è che il Governo si trova, comunque, nella necessità di trovare 16mld di euro e da qualche parte dovrà tagliare.

 

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

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