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E’ un inseguirsi tra le righe

questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 08/09/2014

 

AZIENDA IN CLASSE

Post n°2981 pubblicato il 08 Settembre 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "Repubblica.it"


L'azienda in classe


Più stagisti, meno disoccupati. Cade l’ultimo tabù nelle aule italiane. I privati entrano a pieno diritto nella formazione dei ragazzi: riaprono laboratori abbandonati, offrono esperienze. In cambio ottengono sgravi e contatti con la futura forza lavoro Ma è polemica: si rischia di inquinare il sapere


Corrado Zunino

​ LA scuola italiana si fa azienda. La riforma di governo, “La Buona scuola” appena sfornata, chiede alle imprese di pagare una fetta d’istruzione pubblica. Per ricostruire, un esempio, i laboratori degli istituti tecnici ormai musei della storia industriale fin qui insegnata. Le aziende vanno oltre. Sono pronte a offrire agli istituti superiori i loro ingegneri come professori, i fisici come tutor. Le teacher companies per ora si accontentano di avere ragazzi formati e subito produttivi, non più pulcini con gli occhi sgranati in azienda davanti a un tornio, una stampante in 3D. L’ultimo tabù — “scuola pubblica e finanziata dallo Stato”, che prima di essere un totem è stato un principio che ha retto l’istituzione da prima di Giovanni Gentile — ora viene attaccato dal governo di Matteo Renzi. Rischia di essere abbattuto, visto l’impegno. Delle 126 pagine che riformeranno la trasmissione del sapere da qui a luglio 2016, ventuno sono dedicate alla spinta del sistema scolastico verso l’occupazione lavorativa e, tra queste, il capitolo
6.2 è dettagliato tutto ai finanziamenti privati.
Scrivono i tecnici del ministero dell’Istruzione: «Le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola, la più grande e preziosa rete pubblica del paese». Oggi il sapere italiano costa allo Stato 55 miliardi l’anno. «Nella scuola come nella ricerca sommare risorse pubbliche a interventi dei privati è l’unico modo per tornare a competere ». Quindi, «non c’è nulla da temere dall’idea che, a certe condizioni, risorse private possano contribuire a trasformare la scuola in un vero investimento collettivo ».
Il sottosegretario Gabriele Toccafondi, delega alla scuola-lavoro, dice: «Siamo partiti da un dato semplice e tragico: in Italia l’abbandono scolastico raggiunge negli istituti tecnici punte del 30 per cento. La questione del lavoro, con il 43% di disoccupati giovani, è centrale per spiegare l’emorragia in classe. In Italia fatichiamo a mandare in azienda per quattro settimane i ragazzi al penultimo anno degli istituti tecnici. Partiremo con duecento ore di tirocinio l’anno, nelle ultime tre stagioni. Costerà cento milioni. Ci vuole, poi, un Piano Marshall dei laboratori. Oggi sono chiusi, non ci sono tecnici per farli funzionare. Nei primi due anni i ragazzi dei tecnici non ci si avvicinano. Frequentare un alberghiero, un agrario, un meccanico senza fare laboratorio è inutile. Ci sono 300 milioni di euro per i laboratori e serve l’aiuto, anche economico, delle imprese private».
Il governo, e il sottosegretario Toccafondi, guardano alla Germania dove un diplomato tecnico entra subito in fabbrica a 2.500 euro il mese, ma prima hanno esplorato una realtà che funziona anche da noi: i 65 Istituti tecnici superiori italiani (gli Its fondati dalla legge Gelmini) già offrono a 5.500 diplomati un biennio di specializzazione pre-produttiva.
successo: il 75% di chi arriva in fondo trova un lavoro coerente e a tempo indeterminato in pochi mesi, contro una media italiana del 60%. Qui, istituti meccanici, agroalimentari, nautici, metà delle ore di insegnamento in classe è affidata a prof prestati dall’industria, un terzo delle lezioni devono essere di tirocinio attivo. Avamposti di quel che potrà diventare la scuola italiana in un futuro ravvicinato, gli Its sono governati da una fondazione con aziende e camere di commercio a fianco di ministeri ed enti locali. Negli Its dove si insegna la tecnologia del mare i costosi simulatori di navigazione sono dati in concessione dalle compagnie.
A fine luglio la legge Carrozza, che ha fatto partire gli stage in azienda, è diventata operativa. E tra dieci giorni sette scuole da
Nord a Sud offriranno all’Enel classi sperimentali dove ogni tre settimane di insegnamento frontale ce ne sarà una quarta trascorsa in azienda. Il governo Renzi vuole arrivare al primo settembre 2015 con una fila di aziende medio-piccole, enti pubblici, realtà no profit e artigianali (le scuole bottega) pronte a ospitare migliaia di scolari: oggi sono meno dell’un per cento le imprese che offrono stage. Gli undici milioni di euro stanziati nel 2014 per l’alternanza scuola-lavoro diventeranno cento milioni e gli stage sul lavoro, a cui parteciperanno i prof, saranno obbligatori. Già. Ora le imprese faticano a trovare competenze nell’industria elettronica e informatica, diplomati commerciali e tecnici nei settori del legno, del mobile, dell’arredamento. Il 40% della disoccupazione in Italia non dipende dal ciclo economico, ma dalla distanza tra domanda e offerta.
C’è chi il sistema duale tedesco (scuola e lavoro) l’ha già importato. Il prossimo 21 settembre 48 ragazzi del biennio finale di due istituti tecnici di Bologna si specializzeranno a scuola, pagati 600 euro al mese dalla Volkswagen. La Ducati, di suo, ha aperto il laboratorio di fisica interno all’azienda (Borgo Panigale) alle ultime classi delle scuole superiori e ai primi due anni di università. Gratis. Ma il piano Renzi-Reggi va oltre, vuole “apertamente incentivare” l’investimento privato. “Per le scuole deve essere facilissimo ricevere risorse”. Gli istituti di istruzione superiore e i professionali potranno commercializzare servizi e prodotti utilizzando i ricavi per investimenti sull’attività didattica. Al settore privato, inoltre, “va offerto un pacchetto di vantaggi graduali”. Ci si ispira al sistema anglosassone, in via di sperimentazione tra l’altro al ministero dei Beni culturali (“Art bonus”). Approda nel sistema lo “School bonus”: cittadini, associazioni e imprese che investiranno nella scuola avranno sconti fiscali. Servirà a prolungare in estate l’apertura delle sedi scolastiche. Lo “School guarantee”, invece, premierà l’investimento che crea occupazione giovanile. Ancora, il governo spinge sul microfinanziamento diffuso a favore della scuola: “Lo Stato metterà a disposizione fino a 5 milioni: per ogni euro messo dai cittadini, lo Stato ne metterà un altro”. Infine, le obbligazioni a impatto sociale, i “Social impact bonds”, contro la dispersione scolastica.

 
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MOBILITA'

Post n°2980 pubblicato il 08 Settembre 2014 da fabiana.giallosole
 


Da "DOCENTI INIDONEI E +"

PUBBLICHIAMO LA PAG. 58 DEL DOCUMENTO LA BUONA SCUOLA.
Molti colleghi, infatti, ci chiedono spiegazioni riguardo al concetto di MOBILITA' espresso nel documento.

"DAL DOCUMENTO "LA BUONA SCUOLA" PAG.58
La mobilità dei docenti per migliorare tutte le scuole

Di tutti gli aspetti del nuovo
sistema ce n’è uno più impor-
tante di tutti. Ed è che l’unità
di riferimento per il calcolo del
66% sia la singola scuola (o la
singola rete di scuole).
Non solo perché questo creerà un incentivo sano per tut-
ti i docenti all’interno di ogni
scuola (o rete di scuole) a con-
tribuire al progetto formativo.
O perché eviterà distorsioni e
anomalie (casi di scuole dove
i docenti sono sempre tutti nel
primo 66%).
Ma perché permetterà di mi-
gliorare le scuole di tutta
Italia, dal momento che favo-
rirà una MOBILITA' “ORIZZONTALE” POSITIVA.
I DOCENTI MEDIAMENTE BRAVI, INFATTI, PER AVERE PIÙ POSSIBILITA' DI MATURARE LO SCATTO, POTREBBERO VOLERSI SPOSTARE IN SCUOLE DOVE LA MEDIA DEI CREDITI MATURATI DAI DOCENTI E' RELATIVAMENTE BASSA E QUINDI VERSO SCUOLE DOVE LA QUALITA' DELL'INSEGNAMENTO E' MEDIAMENTE MENO BUONA, AIUTANDOLE COSI' AD INVERTIRELA TENDENZA.
Andrà previsto che la mobi-
lità avvenga ovviamente nel
rispetto della continuità di-
dattica, e anche che le scuole
potranno contare sui loro
docenti per almeno 3 anni
consecutivi. Ma è chiaro che,
incoraggiando la mobilità, il
meccanismo nel suo comples-
so consentirà di ridurre le di-
sparità tra scuole, e aumenta-
re la coesione sociale.
È un sistema basato sul
merito dei docenti che
riduce le disparità tra le
scuole e le incoraggia e
aiuta tutte a migliorare.
Questa mobilità geografica
andrà di pari passo con la
mobilità professionale. Ossia
da cattedra a organico funzio-
nale e viceversa, affinché pro-
gressivamente tutti i docenti
abbiano, nel corso della loro
carriera, la possibilità di svol-
gere tanti lavori diversi ma
complementari – dal fare lezio-
ne in classe, allo sviluppare la
progettualità extra-curricolare,
al seguire la formazione dei ti-
rocinanti – che contribuiscono,
tutti, a migliorare i progetti for-
mativi delle scuole e in genera-
le a far crescere i ragazzi.
Questa mobilità sarà la miglio-
re garanzia contro il rischio di
creare due compartimenti sta-
gni (cattedra vs funzionale).
Permetterà inoltre di venire in-
contro alle esigenze persona-
li e professionali dei diversi
docenti, consentendo loro di
fare tante esperienze diver-
se, e servirà al sistema, nel suo
complesso, per migliorarsi nel
tempo e realizzare la vera auto-
nomia (vedi Capitolo 3).

 
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COMMENTO COPDUS

Post n°2979 pubblicato il 08 Settembre 2014 da fabiana.giallosole
 

COMMENTO COPDUS SUL DOCUMENTO

"LA BUONA SCUOLA"


Dopo la lettura del documento "LA BUONA SCUOLA" osserviamo che :
1) Non esiste il termine BIBLIOTECA nell'intero documento
2) pag.51: le ore che i colleghi avrebbero dovuto fare durante la sospensione dell'attività didattica, cioè ferie natalizie e pasquali, verranno utilizzate per ATTIVITÀ DIDATTICA CON LA CREAZIONE DI UNA BANCA ORE
3) pag. 57 e seguenti: scatti di "competenza" pagati a decorrere dal 2018 e solo per 2/3 dei Docenti, nel frattempo per i prossimi 3 anni...niente
4) pag. 57-58: mobilità- la possibilità, per il dirigente, di scegliere gli insegnanti "migliori".
Notate qualcosa di diverso da quanto propose la signora Aprea tempo fa?
C'è poco da stare tranquilli. Ricordate, non subiamo ma ANZI...
NON SMETTIAMO DI FARCI SENTIRE"!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


 Serena, solare settimana a tutti voi, piena di energia e di voglia di lottare ancora insieme...

FabianaGiallosoleq

 

 

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