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questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

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sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 22/05/2015

 

RIFORMA

Post n°3551 pubblicato il 22 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Riforma

Da "OrizzonteScuola"


Riforma. Il testo ufficiale approvato alla Camera con tutte le modifiche. Dalle assunzioni alla chiamata dei dirigenti


di redazione

 

Pubblichiamo il testo che la Camera ha licenziato dopo l'approvazione del DDL di riforma della scuola. Si tratta del testo ufficiale che sarà presentato al Senato.

Rispetto aI testo approvato dal Consiglio dei Ministro, quello approvato dalla Camera ha subito alcune modifiche che riguardano molti articoli, da quello relativo alle assunzioni, alla valutazione dei docenti. Sono stati eliminati alcuni passaggi, come l'8 per mille alle scuole.

Il testo che vi proponiamo andrà al Senato che dovrà confermare o apportare altri cambiamenti. La relatrice, probabilmente, sarà la Senatrice Puglisi (responsabile scuola del PD).

I lavori sono stati già calendarizzati e OS vi ha dato già anticipazione. I lavori inizieranno mercoledì 27 alle 9,30. Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissata per lunedì 1° giugno alle 12. Il nome della relatrice dovrebbe essere quello di Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Pd, ma non è ancora stato formalizzato.

Scarica il testo ufficiale

La scheda di sintesi a cura di Orizzontescuola.it

Tutto sulla Buona Scuola

 

 
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DDL

Post n°3550 pubblicato il 22 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: DDL

Da “La Tecnica della Scuola”



DDL scuola sarà legge fra un mese?


Reginaldo Palermo


E' molto difficile che il ddl "Buona Scuola" possa diventare legge prima del 20 giugno. Vi spieghiamo perchè.

Inizierà nei prossimi giorni al Senato la corsa contro il tempo per approvare al più presto il disegno di legge sulla scuola, mentre dal Ministero dell'Istruzione fanno sapere che se non si chiude entro la metà di giugno non sarà possibile garantire le assunzioni prima dell'avvio del nuovo anno scolastico.
A poco vale, secondo noi, che la Commissione Cultura abbia già fissato al 1° giugno il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti: difficilmente il termine potrà essere rispettato (era già accaduto alla Camera dove poi il termine fu prorogato) anche perchè non è per nulla certo che prima di quella data la relatrice di maggioranza (probabilmente la senatrice Francesca Puglisi) sia già riuscita a presentare il provvedimento in Commissione.
Secondo il calendario già deciso dall'ufficio di Presidenza della Commissione la prossima settimana dovrebbe essere dedicata alle audizioni di alcuni soggetti che non erano stati auditi alla Camera (questa fase dovrebbe concludersi giovedì); subito dopo dovrebbe prendere  avvio la presentazione del del disegno di legge da parte della senatrice Puglisi, presentazione che - stando al comunicato diramato dalla Commissione stessa - dovrebbe riprendere a partire dal 3 giugno (peraltro appare un po' irrituale che per la presentazione degli emendamenti sia stato fissato un termine addirittura anteriore alla conclusione della relazione introduttiva).
A quel punto, però, bisognerà attendere i pareri delle altre Commissioni e, in particolare, del Bilancio. 
Insomma, i tempi non potranno essere rapidissimi ed è davvero difficile pensare che il provvedimento possa andare in aula prima del 15 giugno. 
Senza contare che, se il Senato dovesse apportare delle modifiche (eventualità ormai quasi certa), il disegno di legge dovrà ritornare alla Camera dove ci vorranno almeno altri due-tre giorni per chiudere definitivamente i lavori.
E poi ci saranno i tempi tecnici per la firma da parte del Capo dello Stato e per la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. In conclusione: se tutto filerà liscio, la "Buona Scuola" potrebbe diventare legge dello Stato intorno al 25 giugno. Forse troppo tardi per garantire che l'anno scolastico inizi già con tutti i neo-assunti ai loro posti.
Ma le nostre sono semplici previsioni di buon senso: la politica, molto spesso, funziona secondo regole diverse.

 
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SCIOPERO

Post n°3549 pubblicato il 22 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "Corriere della sera"


Sciopero degli scrutini confermato C’è la firma di tutti i sindacati

«Stop di un’ora nei primi due giorni». Il pressing di Bersani per cambiare la legge


Stavolta la firma è di tutti i sindacati, anche se la forma è smorzata: Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal, e Gilda annunciano — dopo quello proclamato dai Cobas — lo sciopero degli scrutini, ma solo per la prima ora di servizio «in ciascuna delle prime due giornate», e senza coinvolgere le ultime classi, quindi mettendo in salvo gli esami. Non è la prima volta che succede: lo sciopero (sempre parziale) degli scrutini è stato attuato recentemente il 19 febbraio 2009, il 25 giugno del 2010, e dal 9 al 17 giugno 2011, sempre con conseguenze — fanno filtrare dal Miur — minime per famiglie e studenti.
Una protesta sotto tono? «No, la mobilitazione continua, ma secondo le regole — avverte Mimmo Pantaleo, Cgil —. Quel testo passato alla Camera è negativo. Basta coi balletti, lunedì all’incontro col governo ci aspettiamo modifiche su precari, comitato di valutazione, prerogative contrattuali». E i cambiamenti richiesti sono più o meno quelli che sostiene anche Pier Luigi Bersani, che ieri ha mandato un segnale distensivo al governo nel caso in cui il disegno di legge venga modificato al Senato, dove approda la prossima settimana.
«Saremo felicissimi di votare la riforma», dice l’ex segretario Pd, a patto che vengano risolte «due questioni basiche: una è il rapporto tra l’autonomia di un insegnante e il ruolo del dirigente» e l’altra è il precariato, su cui «si sta creando una sanguinosa discriminazione di condizioni». Pure l’ex Pd Pippo Civati si dice «felicissimo di votare con qualche ritocco», mentre Stefano Fassina (che nel Pd ci resta solo se la riforma cambierà) insiste: «Una chiusura sarebbe incomprensibile», lasciando intuire che la trattativa sulla riforma potrebbe cambiare gli equilibri tra Renzi e la minoranza dem, pronta a intestarsi l’ok alla riforma. Ma il clima è tutt’altro che disteso: ai lavori della commissione Istruzione al Senato — che iniziano mercoledì 28 maggio, con termine per gli emendamenti al primo giugno — non parteciperà la senatrice Maria Mussini, ex M5S, ora Gruppo misto, prima convocata e dopo 40 minuti «cassata».
Una decisione presa «per garantire l’equilibrio tra maggioranza e opposizione in commissione», assicura il presidente del Senato Pietro Grasso. Una scelta che violerebbe «le regole per paura del dibattito all’interno del Pd», dice la presidente del Gruppo misto, Loredana De Petris. Mussini, prima firmataria di una legge di iniziativa popolare sulla scuola e battagliera nei confronti di questo ddl, si dice «disgustata»: teme di essere stata esclusa solo per evitare un suo presunto voto a sfavore della riforma Renzi, che a palazzo Madama ha i numeri più risicati.
«Se abbiamo optato per un calendario dei lavori così intenso è proprio perché il testo non è blindato e sono possibili modifiche», prova a smorzare la senatrice Francesca Puglisi, ricordando che la commissione lavorerà anche in pausa elettorale. «Sino ad allora faremo audizioni e ascolteremo i sindacati». Che però non promettono sconti: «I precari di seconda fascia devono rientrare, è irrinunciabile», dice Massimo Di Menna, Uil. «Un professore non può essere valutato da genitori e studenti, sarebbe come un vigile giudicato da un automobilista multato», aggiunge Francesco Scrima, Cisl. La battaglia è appena cominciata.
Valentina Santarpia

 
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Notizie Scuola

Post n°3548 pubblicato il 22 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “Blasting news”


Notizie scuola, duro attacco al governo: 'Ritirate il DDL, altrimenti la ucciderete!'

L'onorevole Silvia Chimienti del Movimento Cinque Stelle nella sua 'arringa' contro il DDL Renzi sulla scuola.

Il tentativo, quello estremo, è quello di fermare il ddl Buona Scuola in Senato: ci stanno provando i sindacati con il blocco scrutini annunciato dai Cobas, ci stanno provando i docenti con il boicottaggio dei voti al Partito Democratico per le prossime elezioni regionali, ci stanno provando anche le forze politiche dell'opposizione che cercano di porre un ostacolo all'approvazione del testo di legge in Senato. A questo proposito, la deputata del Movimento Cinque Stelle, Onorevole Silvia Chimienti, ha colto l'occasione per attaccare nuovamente il governo, colpevole di condurre la scuola alla sua 'fase terminale, dopo una lenta agonia che dura ormai da vent'anni'. 

Silvia Chimienti, M5S: 'State distruggendo la scuola'

Si parla di fine della libertà di insegnamento, ponendo l'accento sull'onnipotenza del dirigente, libero di usare appieno i propri super poteri, stabilendo quali docenti premiare: tutto questo, proprio in Italia, il Paese più corrotto d'Europa. E allora via libera alle pressioni sui dirigenti scolastici, via libera al clientelismo, proprio nella scuola, rimasta finora 'illibata' da pericoli di corruzione e di raccomandazioni.

L'Onorevole Chimienti 'bacchetta' il governo, dicendo di smetterla di prendere in giro tutti, partendo dai docenti per arrivare agli studenti. Il paradosso è che un governo di centrosinistra ha riproposto le stesse idee portate avanti in passato da Letizia Moratti, Valentina Aprea e da Confindustria. 'Come vi state permettendo - sottolinea l'esponente del Movimento Cinque Stelle' - di distruggere la scuola con un Governo che non è stato eletto da nessuno?'

L'unico 'miracolo' del Governo: tutti in piazza per chiedere il ritiro del DDL

Silvia Chimienti, alla fine, ammette che un 'miracolo' questo governo è riuscito a farlo, ovvero quello di riportare nelle piazze, tutto insieme e finalmente unito nel pensiero, l'intero mondo della scuola. Non mancava nessuno, c'erano proprio tutti. Dagli studenti, ai genitori, ai docenti di ruolo da anni ai precari che verranno assunti a settembre e naturalmente gli esclusi: c'erano persino i docenti in pensione e (crepi l'avarizia) persino i presidi. Tutti a chiedere una sola cosa: l'immediato ritiro del disegno di legge. Il mondo della scuola è stanco, afferma l'esponente 'grillina', stanco di accettare decisioni imposte da chi non ha mai messo piede in un'aula scolastica. 

L'invito finale è quello di compiere subito un gesto di dignità: al terzo piano del Palazzo dei gruppi Parlamentari c'è una sala intitolata alla memoria del segretario del Partito Comunista, Enrico Berlinguer. In silenzio, conclude l'onorevole Chimienti, 'rimuovete per favore quella targa'.



 

 
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Scuola secondo PD

Post n°3547 pubblicato il 22 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “Il Fatto Quotidiano”



La scuola e gli insegnanti secondo il Pd


di Amalia Signorelli |


Per la ministra Maria Elena Boschi, le insegnanti e gli insegnanti italiani di ogni ordine e grado del sistema scolastico, sono dei poveretti incapaci di intendere e di volere, dei burattini manovrati dai sindacati. Per il sottosegretario Faraone sono anche dei semideficienti incapaci di capire il valore innovativo e costruttivo della proposta di legge nota come “La buona scuola”.

Se queste sono le loro convinzioni, converrebbe ai due esponenti del governo progettare non una riforma della scuola italiana, ma l’abolizione, l’eliminazione totale del sistema scolastico così com’è; e la sua rifondazione ex-novo con personale docente tutto diverso, non delle povere marionette semideficienti manovrate da un sindacato curruttore, ma dei very smart esperti delle soft skills tanto amate dal loro ispiratore Abravanel. Insomma dei professori delle “Istruzioni per l’uso” che le insegnino in conformità delle direttive impartite da Confindustria.

Sono indignata, anzi un po’ più che indignata. La scuola italiana ha mille pecche e difetti. Ma la presunzione, l’ignorante saccenteria, l’approssimazione velleitaria, il disprezzo per le competenze altrui con cui costoro che pretendono di governarci, parlano della scuola, non ha a che fare in prima battuta con i problemi della scuola stessa, ma con loro. Con la loro superbia e la loro maleducazione.

Vorrei che provassero ad andare a insegnare per un inverno in una scuola media della borgata romana di Tor Bella Monaca o in quella napoletana di Scampia; vorrei che mettessero piede in un istituto professionale e tentassero di catturare l’attenzione e tenerla per un’ora, di sedicenni abulici e senza speranze; vorrei che spiegassero a quindicenni del terzo millennio la storia del pentimento dell’Innominato. Anzi, cara ministra Boschi, visto che Lei è una giovane donna fragile e delicata, mi accontenterei che svolgesse un compito meno gravoso. Mi piacerebbe vederla portare una quinta ginnasio di un liceo romano a fare un viaggio di studio a Siracusa, Modica e Noto, incluse tre tragedie di Euripide al teatro greco, e non solo spiegare tutto sulla Magna Grecia, sulla Tragedia greca e la catarsi e sul barocco siciliano; ma riuscire a riportare tutta la classe a Roma, senza perdite neppure di zainetti e portafogli, senza mal di pancia e caviglie rotte. Per poi tornare in classe con loro il giorno dopo e riuscire a persuaderli che comunque, viaggio o no, devono studiare l’aoristo e la biologia.

Cara Boschi, caro Faraone, avete idea di chi sono gli insegnanti? Di qual è la funzione sociale che svolgono? E se ce l’avete, come vi permettete di mancare loro di rispetto in questa misura?

Preferisco pensare che non lo facciate intenzionalmente, ma perché siete dei superficiali, dei bambini viziati convinti di essere capaci di fare tutto e di farlo meglio di chiunque altro; sicuri di non fare mai errori e di non meritare mai critiche e neppure consigli. Per giunta il vostro basic italian non vi aiuta perché non vi consente di articolare granché tra critica e insulto.

Abbiamo avuto amaramente modo di constatare quanto poco teniate conto non solo dei pareri, ma addirittura della competenze che si permettono anche solo di discostarsi della vostre convinzioni. Non mi piace questo vostro stile, non mi è piaciuto fin dall’inizio. Ma sulla scuola mi indigna particolarmente.

Vi piace dire che la scuola è di tutti. Ebbene, no. La scuola è prima di tutto degli insegnanti perché sono loro che la fanno funzionare, sono loro che bene o male l’hanno tenuta e la tengono in piedi, sono loro che l’hanno mandata avanti tra tagli finanziari scellerati e ‘innovazioni’ e ‘riforme’ scriteriate. Sono loro che hanno sopportato la mancanza di risorse, di rispetto e di attenzione; la petulanza di genitori semianalfabeti che pretendono di sapere quanto è bravo il loro figlio (per definizione unico, meraviglioso, mitico); le accuse all’ingrosso del primo esperto che trova da qualche parte statistiche che ‘dimostrano’ quanto è arretrata la nostra scuola. E sono loro, gli insegnanti, che anche quando sono (ed è raro) incompetenti e oziosi, fanno comunque qualcosa che è sempre, almeno un pochino, utile alla società; e sono loro che sono stati ridotti a livelli ignobili di precariato e di bassa retribuzione.

E poi, a voler essere gentili con voi e a cercare di ragionare insieme: se oltre un milione di persone ‘non capisce’, sottosegretario Faraone, la validità della vostra proposta, io non dico che vi debba venire il dubbio che sia una cattiva proposta, dato che per definizione le vostre proposte sono buone; ma almeno che l’abbiate spiegata male? O no? Pure le vostre spiegazioni sono sempre infallibili?

 

 
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Rodotà

Post n°3546 pubblicato il 22 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Rodotà

Da “Il Manifesto”



Rodotà: «Dalla scuola all’Italicum la pedagogia del Capo mina la democrazia»


Riforma Scuola. Intervista. Stefano Rodotà a tutto campo su Matteo Renzi: «Con il preside manager trasferisce la sua visione del potere all’intera società». «La scuola dovrebbe impedire diseguaglianze, il Ddl spinge invece verso la segmentazione sociale». «Chi si oppone al renzismo dovrebbe creare forme di auto-organizzazione e di agire politico per riequilibrare la forte concentrazione di potere istituzionale»

«Fino ad oggi ci siamo con­cen­trati sul modello di orga­niz­za­zione isti­tu­zio­nale emerso dal com­bi­narsi dell’Italicum e della riforma del Senato – afferma Ste­fano Rodotà – La riforma della scuola appro­vata ieri alla Camera mostra un ele­mento radi­cale: l’idea che Renzi ha della società».

Pos­siamo farne un pro­filo alla luce delle leggi sul lavoro, della riforma elet­to­rale e di quella costi­tu­zio­nale?
La scuola è la parte più impor­tante del Wel­fare tra­di­zio­nale. In un momento in cui aumen­tano disoc­cu­pa­zione e povertà si dovrebbe inve­stire sul suo ruolo di inclu­sione per impe­dire il ripro­dursi delle disu­gua­glianze. Invece la riforma disco­no­sce che la scuola sia un corpo sociale com­po­sto da sog­getti dif­fe­ren­ziati e riba­di­sce una for­tis­sima spinta verso la seg­men­ta­zione sociale. Attacca il con­tratto nazio­nale, esclude i corpi inter­medi, e in par­ti­co­lare i sin­da­cati, non rico­no­sce la par­te­ci­pa­zione demo­cra­tica espressa dagli inse­gnanti e dagli stu­denti che si stanno oppo­nendo. Sono gli ele­menti già emersi nel Jobs Act che ha por­tato l’abolizione dell’articolo 18 per i nuovi assunti. In que­sto modello di società non c’è spa­zio per la coe­sione sociale.

Nel Ddl scuola appro­vato dalla Camera c’è lo «School Bonus», un cre­dito d’imposta al 65% per il bien­nio 2015 — 2016 e del 50% per 2017, rico­no­sciuto a chi farà dona­zioni in denaro per le scuole pub­bli­che o pri­vate. Cosa ne pensa?
È una forte spinta verso l’outsourcing. Que­sta norma è un incen­tivo a far uscire la scuola dall’ipoteca del pub­blico per affi­darla ai pri­vati che la gesti­ranno come meglio cre­dono. È come incen­ti­vare a farsi una pre­vi­denza pri­vata oppure una sanità privata.

Con­tra­sta con l’articolo 33 della Costi­tu­zione che pre­vede l’esistenza di scuole pri­vate «senza oneri per lo Stato»?
Sono stato ostile alla legge sulle scuole pari­ta­rie appro­vata nel 2000. Ci vedevo l’escamotage per aggi­rare pro­prio que­sto arti­colo. Quando l’hanno scritto, i costi­tuenti non ave­vano pre­clu­sioni ideo­lo­gi­che ma inten­de­vano rico­no­scere la prio­rità degli inve­sti­menti nella scuola pub­blica di ogni ordine e grado. Lo Stato deve in primo luogo per­met­tere che la scuola pub­blica fun­zioni al meglio. Solo quando que­sta con­di­zione sarà sod­di­sfatta, si potrà pen­sare di dare un euro anche ai pri­vati. Nel Ddl di Renzi non c’è alcuna una risorsa aggiun­tiva ai pri­vati. I fondi a loro desti­nati sono sot­tratti alla scuola pubblica.

È stato detto che que­sta norma rispec­chia il plu­ra­li­smo e, in più, rap­pre­senti la fine di un tabù ideo­lo­gico della sini­stra.
Altro che abbat­tere un tabù. Ne costrui­sce un altro: la distin­zione tra scuole per abbienti e per non abbienti, di serie A e di serie B. Chi sostiene que­ste posi­zioni crede che il ruolo della scuola pub­blica sia in con­trap­po­si­zione con quella dei preti, come si diceva secoli fa quando ero un ragaz­zino. Il pro­blema è un altro: la scuola pub­blica, come spa­zio pub­blico di rico­no­sci­mento e con­fronto, è irri­nun­cia­bile per­ché qui posso costi­tuirmi come cit­ta­dino. Se invece dico che ognuno può farsi la pro­pria scuola reli­giosa, etnica, ter­ri­to­riale o cul­tu­rale inne­sco un con­flitto. La scuola non è più un luogo dove si apprende a rico­no­scere l’altro in base alle sue diver­sità, ma un luogo dove si adem­pie una fun­zione pub­blica per un numero ten­den­zial­mente ridu­ci­bile di per­sone. Tutto que­sto è in con­flitto con l’idea di una società aperta e plu­rale dove l’uguaglianza esi­ste nella misura in cui viene rico­no­sciuta la diver­sità delle opinioni.

Crede che Renzi abbia attri­buito al «pre­side mana­ger» un’importanza para­go­na­bile alla lea­der­ship poli­tica che lui intende svol­gere in poli­tica e nello Stato?
Cer­ta­mente. È rive­la­tore di que­sto atteg­gia­mento il fatto che abbia scelto di usare la lava­gna e il ges­setto: voi siete gli sco­lari e io il mae­stro che vi spiega la riforma. Dopo avere usato tweet e slide ha cam­biato la sua comu­ni­ca­zione e si è messo nella posi­zione di chi parla dall’alto. È la rap­pre­sen­ta­zione tan­gi­bile della con­cen­tra­zione dei poteri nella figura del pre­si­dente del con­si­glio, prima ancora che nell’esecutivo, che si vuole rea­liz­zare con le riforme isti­tu­zio­nali. Con que­sto dise­gno di legge Renzi tende a tra­sfe­rire que­sta visione del potere a tutti i livelli della società. Alle figure api­cali dei pre­sidi affida la mis­sione della scuola, quella di pro­durre buona cul­tura, ugua­glianza e rispetto dell’altro. Sono d’accordo con chi ha defi­nito que­sta poli­tica come una «peda­go­gia del Capo».

Renzi sostiene invece che il preside-manager sarà libero di deci­dere e di ren­dere più effi­ciente la scuola.
Ma il pro­blema della respon­sa­bi­lità diri­gen­ziale non può tra­dursi nell’accentramento del potere e soprat­tutto nella pos­si­bi­lità di sele­zio­nare i docenti. È lo stesso mec­ca­ni­smo visto all’opera nel Jobs Act: all’imprenditore sono stati con­cessi sgravi fiscali, l’abolizione dell’articolo 18, per faci­li­tare le assun­zioni. In que­sto modo i diritti dei lavo­ra­tori sono stati subor­di­nati al suo potere sociale. Con la riforma della scuola si crea un cen­tro di potere per gestire un isti­tuto con una logica tutta impren­di­to­riale e ad esso si subor­dina la par­te­ci­pa­zione nella scuola.

Chi si oppone a que­sta poli­tica è accu­sato di essere cor­po­ra­tivo o un relitto della sto­ria. Come si smonta que­sta reto­rica?
Dicendo che quella in atto non è un’opera di sbu­ro­cra­tiz­za­zione della società, ma di con­cen­tra­zione del potere in una sola per­sona. Nei set­tori dove que­sto è acca­duto, ad esem­pio nelle opere pub­bli­che, sono venuti meno i mec­ca­ni­smi di con­trollo, di par­te­ci­pa­zione e tra­spa­renza. Il potere è stato usato in maniera discre­zio­nale e la cor­ru­zione si è moltiplicata.

In Ita­lia è inne­ga­bile il pro­blema della buro­cra­zia, non crede?
Ma non lo si risolve aumen­tando dise­gua­glianze e ingiu­sti­zie. Man mano che si intro­duce la logica pri­va­ti­stica e l’accentramento della gestione si inde­bo­li­scono le pos­si­bi­lità di con­trollo e di par­te­ci­pa­zione. Que­ste fun­zioni sono essen­ziali anche nella vita della scuola il cui scopo è garan­tire l’inclusione sociale, non la com­pe­ti­zione tra le persone.

Per­ché, fino ad oggi, chi si richiama alla Costi­tu­zione non ha pro­dotto una poli­tica capace di affron­tare la sfida di Renzi?
Si è pen­sato che, tutto som­mato, ci sarebbe stato il tempo neces­sa­rio per aggiu­stare le cose. Quando poi si sono com­presi gli effetti isti­tu­zio­nali e sociali della sua poli­tica è stato troppo tardi. La poli­tica uffi­ciale non è stata in grado di con­trap­porsi a Renzi. Que­sto vale per chi sta nel Pd, ma anche per chi oggi cri­tica l’accentramento dei poteri nell’esecutivo. Que­sti ele­menti erano pre­senti sin dall’inizio e adesso le resi­stenze sono tar­dive. Non voglio dire che avevo ragione, quando ci chia­ma­vano «pro­fes­so­roni», né voglio fare la parte della Cas­san­dra. Per me è un ele­mento di autocritica.

Cosa è man­cato a que­sta oppo­si­zione?
La visione alter­na­tiva di una società dove la poli­tica è stata ridotta all’amministrazione e all’economia. Oggi chi si oppone a Renzi dovrebbe creare forme di auto-organizzazione e di agire poli­tico per rie­qui­li­brare la forte con­cen­tra­zione di potere che si sta rea­liz­zando a livello isti­tu­zio­nale. La società deve ricon­qui­stare il suo ruolo nel momento in cui lo spa­zio nelle isti­tu­zioni si restringe. Rimet­tere in movi­mento que­sti mec­ca­ni­smi oggi è un pro­blema poli­tico che si devono porre anche chi sta nelle isti­tu­zioni. Non si può fare poli­tica solo attra­verso gli emen­da­menti. Quella può per­met­tere di sal­varsi l’anima solo quando si discute una legge.

 

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

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 e la tua volontà per affrontare

 e superare gli ostacoli della vita...

 

Divagazioni artistiche sarde

 

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Il sito di Giuseppe Nieddu

(Grafico pubblicitario, disegnatore fumetti, illustratore tradizionale e digitale etc)

Carlo Nieddu videomaker, fotografo, noto sul web come Carloportone 

 

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