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questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

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sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 11/11/2015

 

Autonomia scolastica

Post n°4145 pubblicato il 11 Novembre 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “Micromega”


I frutti marci dell'autonomia scolastica


Marina Boscaino

 

Proviamo per un attimo ad immaginare cosa direbbe ad esempio Piero Calamandrei se sapesse che l’orientamento per i ragazzi delle scuole medie che devono iscriversi alla scuola secondaria di secondo grado si svolge in un centro commerciale. Siamo a Roma, quartiere Eur.

Parlo di Calamandrei perché fu proprio il padre costituente a formulare, in un indimenticabile discorso del 1950, questa imponente definizione: “La scuola, come la vedo io, è un organo 'costituzionale'. Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola “l’ordinamento dello Stato”, sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue”.

Ecco: i frutti marci dell’autonomia scolastica hanno portato proprio a questo; la vendita all’incanto – nell’Eden del consumo – di un bene – strumento dell’interesse generale - ridotto a vera e propria merce: l’istruzione. Quella che dovrebbe emancipare, includere, rendere cittadini consapevoli e non consumatori acritici, come il tetro scenario sembrerebbe invece suggerire.

La scelta di svolgere in uno dei centri commerciali più mastodontici di Roma il cosiddetto “open day” – testimonianza, a partire dalla dizione esterofila, di imbarazzante subalternità culturale – è essa stessa funzionale al mercato e metamercantile: il centro commerciale in questione è il massimo polo aggregativo – ahimé – della gioventù locale, delle famiglie in compulsiva ansia da shopping e garantisce un’affluenza quotidiana di centinaia e centinaia di persone.

Scegliere la scuola, ovvero orientarsi su un’opzione di identità culturale e di progetto esistenziale, lo si fa nello stesso luogo dove vengono spasmodicamente cercate le scarpe all’ultima moda, a contatto con l’ipermercato e il suo banco delle offerte, tra i suoni martellanti delle jeanserie e il rumore di sottofondo di una folla famelica di consumo.

Dai licei classici agli istituti professionali in una falsa democrazia di opportunità e prospettive ammantata dalla luce patinata delle vetrine. Ha senso tutto questo?

Va detto per chiarezza che l’iniziativa si colloca in ideale ottemperanza e piena coerenza con il progetto della (sedicente) Buona Scuola e con la sua idea di autonomia scolastica, tanto lodata dal nume tutelare della stessa, il non rimpianto ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer, cui dobbiamo senza dubbio la prima enorme picconata alla scuola della Repubblica. Siamo infatti di fronte all'offerta del prodotto al miglior offerente nel clima scintillante del tempio del consumo.

Questo modo di procedere richiama molti altri tristi esempi: le scuole sponsorizzate dal grande supermercato, o il tempo prolungato finanziato in una scuola media bolognese (scuola dell’obbligo!) dall’Unione Industriale locale, con un progetto mai sottoposto agli organi collegiali preposti all’approvazione.

Molti anni fa, nel 2004, quando scrivevo sul quotidiano fondato da Antonio Gramsci e affondato definitivamente dal Pd, il fenomeno era già pienamente evidente, ma suscitava ancora una qualche forma di indignazione.

Oggi l’asservimento ad una virata neoliberista che sbrana la scuola della Repubblica, insieme al sapere disinteressato ed emancipante e ai diritti garantiti per tutti, è purtroppo parte del DNA culturale e professionale anche di bravi docenti, che volontariamente, e spesso lietamente, partecipano alle festose kermesse senza porsi problemi di sorta.

L’idea è: una ricca opportunità per la “mia” scuola, guai a farsela scappare. In nome del profitto – in questo caso di quel particolare profitto che si misura in numero di iscrizioni a bilancio – vengono seppelliti principi e partono accuse di disfattismo, quando non di ostruzionismo, per chi non plauda all’allegra celebrazione. Anzi, se ne indigni.

Uno dei pochi intellettuali che in questi anni abbiano saputo pronunciare parole di dissenso inequivocabili nei confronti della distruzione della scuola della Repubblica messa in atto dagli ultimi governi, Luciano Canfora, In uno dei tanti suoi lucidissimi interventi, afferma che, in assenza di democrazia pluripartitica e di coscienza di classe, ai cui esiti estremi stiamo assistendo: “La sola battaglia possibile in questa situazione è di carattere culturale, il più possibile di massa. Descrivere scientificamente il “capitale” del XXI secolo e smascherare la cosiddetta “democrazia occidentale”; diffondere la consapevolezza della sua vera natura. I luoghi di intervento non sono molti. La grande stampa funziona sulla base di una costante censura del pensiero critico nei confronti dell’Occidente. Ma c’è un grande terreno di lotta culturale, che è la scuola. E’ lì che si può indirizzare una lotta tenace in favore del pensiero critico”.

Si tratta di un’intuizione suggestiva e straordinaria, dalla quale ripartire per rifondare convintamente. Non senza la consapevolezza, però, che il danno compiuto da anni di neoliberismo selvaggio e dall’incuria più o meno consapevole per i principi per cui tanti hanno rinunciato alla vita e pochi scritto quell’esemplare di ipotesi di società che è la Carta, hanno violentemente intaccato la schiera di quanti in quei principi riconosco ancora l’A e la Z della propria identità professionale, civica e politica.

La scuola democratica, infatti, è oggi – dopo il climax dello sciopero del 5 maggio – rappresentata da un’avanguardia meno numerosa, ma forse più agguerrita. Perché contestare tutti insieme una legge che non si vuole è molto più facile che ostacolare in pochi il pervasivo e incontenibile arretramento della vigilanza nei confronti del terrificante “nuovo che avanza”.

 
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SCIOPERO

Post n°4144 pubblicato il 11 Novembre 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “La Tecnica della Scuola”


Sciopero 13 novembre: a dire no a stipendi fermi e riforma sarà tutto il sindacalismo di base


Alessandro Giuliani

Anche i Partigiani della Scuola Pubblica (Psp) hanno ufficializzato l’adesione allo sciopero indetto da Unicobas, Cobas, Anief e Cub per il 13 di novembre contro la Legge di Stabilità e 107/15.

I protagonisti della contestazione al ministro dell'istruzione Stefania Giannini alla festa dell'Unità di Ferrara, venerdì prossimo, oltre che aderire alla protesta nazionale, presenteranno ai Prefetti di varie province d'Italia un documento di sfiducia alla legge di riforma della scuola.

"La scuola che vogliamo deve essere libera e plurale; solidale e uguale; pubblica, statale e costituzionale!", spiegano. "La scuola che noi vogliamo - aggiungono - non ha nulla a che vedere con la legge 107/2015, che è un testo inemendabile, in palese conflitto con il dettato Costituzionale oltre che incompatibile con buona parte della legislazione vigente".

A Bologna una delegazione di studenti e docenti raggiungerà il palazzo della Prefettura e consegnerà il documento alle 10. Saranno interessate anche Roma, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Viterbo, Lecce, Catania, Caltanissetta, Ravenna, Palermo, Latina, Ferrara, Modena, Teramo, Foggia, Udine, Genova, Matera e Potenza.

Intanto, a poco più di due giorni dallo sciopero, continuano a rimanere le incertezze sulle manifestazioni. Gli unici dati sicuri è che si svolgeranno su due “luoghi” diversi: la prima porterà davanti o nei pressi del Miur; la seconda manifestazione, invece, si svolgerà attorno a Montecitorio. Davanti al ministero e al Parlamento dovrebbero quindi confluire gli aderenti alle sigle che hanno proclamato lo sciopero (Cobas, Unicobas, CUB, Anief, Sisa, Usi-Surf) e ai coordinamenti che hanno aderito (Comitati LIP, Adida, Mida, Autoconvocati, gli stessi Partigiani della Scuola e altri ancora). 

Nel frattempo, l’Anief ha ribadito i motivi dello sciopero: la Buona Scuola si “è trasformata in una sequela di novità che burocratizzano il sistema d’istruzione nazionale, trasformano sempre più i docenti in impiegati, concentrano poteri e responsabilità ai presidi, consegnano delle deleghe in bianco al Governo su temi delicatissimi come la revisione dei nidi e della scuola dell’infanzia o del sostegno, precarizzano il personale e negano l’immissione in ruolo ad oltre 100mila docenti abilitati, quasi 30mila Ata, migliaia di educatori e Dsga”.

Il sindacato chiede anche “al Governo risorse vere, non elemosine, per il rinnovo contrattuale. Il personale della Scuola proviene infatti da un quinquennio contraddistinto da stipendi bloccati e scatti di anzianità prima cancellati e poi recuperati, nemmeno tutti, solo con le risorse dello stesso comparto. Nello stesso periodo, non è stata corrisposta nemmeno l’indennità di vacanza contrattuale, che ha fatto perdere ad ogni dipendente una media di 5mila euro. Ora, non solo il Governo non vuole assegnare il maltolto, ma se la vuole cavare con un aumento inferiore a 10 euro lordi al mese”.

“Venerdì 13 novembre – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è l’occasione per inviare ai nostri governanti un segnale forte. C’è da rinfrescare la memoria ai decisori politici sulla Legge di Stabilità che penalizza gli stipendi dei dipendenti pubblici oltre modo. Perché in estate Consulta ha emesso una sentenza chiara che sconfessa il blocco imposto dal 2009: il Governo non può sedersi al tavolo del rinnovo contrattuale senza proporre almeno 110 euro di aumenti e 5mila euro di arretrati per l’illegittimo stop all’indennità di vacanza contrattuale. Come è avvenuto nel privato. I 300 milioni inseriti nella Legge di Stabilità, pari a meno di 8 euro lordi a dipendenti, rappresentano un oltraggio alla dignità del personale”.

“Poi ci sono da mettere in evidenza le tante storture della riforma: la Buona Scuola - conclude il sindacalista - doveva eliminare la supplentite, invece rimangono 150mila supplenti che ogni anno verranno chiamati dalle graduatorie d’Istituto”.

 
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Piani di miglioramento

Post n°4143 pubblicato il 11 Novembre 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “OrizzonteScuola”


Piani di miglioramento e formazione dei Dirigenti, il Decreto


di admin

Il Ministero ha trasmesso il decreto recante le disposizioni per l'avvio delle procedure atte alla presentazione, da parte delle Istituzioni Scolastiche, delle iniziati progettuali per la definizione e attuazione dei Piani di miglioramento elaborati in esito al processo di Autovalutazione.

Si danno indicazioni agli USR che dovranno riportare gli elementi basilari previsti dal DD n 937/2015, con particolare riferimento a:

  1. finalità dei progetti (art. 3 del decreto citato);
  2. requisiti e specifiche dei progetti (art. 4 del decreto cit.);
  3. criteri e modalità di valutazione dei progetti a livello regionale, entità dei
  4. finanziamenti assegnabili (art. 5 del decreto cit.);
  5. modalità di monitoraggio, erogazione e rendicontazione dei finanziamenti (art. 7 del decreto cit.).

Scarica la documentazione

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


 Serena, solare settimana a tutti voi, piena di energia e di voglia di lottare ancora insieme...

FabianaGiallosoleq

 

 

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