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E’ un inseguirsi tra le righe

questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 18/01/2017

 

Deleghe 107

Post n°4468 pubblicato il 18 Gennaio 2017 da fabiana.giallosole
 

Da “La Tecnica della Scuola”


Deleghe L.107/15, studenti alla maturità professionale dopo 4 anni di formazione regionale

 

Alessandro Giuliani 

 

Dal 2018 cambia l’organizzazione degli istituti professionali, ma si potrà ancora acquisire la maturità frequentando solo il biennio finale di scuola statale.

E forse anche un solo l'ultimo anno. Dopo aver frequentato un centro di formazione professionale riconosciuto dalla Regione, nei tre anni successivi alla licenza media, lo studente avrà facoltà di iscriversi al quarto superiore pubblico della stessa tipologia di corso.

Lo prevede lo schema di decreto legislativo sulla “revisione dei percorsi dell’istruzione professionale, nel rispetto dell’articolo 117 della Costituzione, nonché raccordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale” approvato in via preliminare dal Governo e giunto da poco presso le commissioni parlamentari.

Il decreto prevede, infatti, che “lo studente, conseguita la qualifica triennale, può proseguire il proprio percorso di studio scegliendo di passare al quarto anno dei percorsi di istruzione professionale, secondo le modalità previste dal presente articolo, oppure di passare al quarto anno dei percorsi di istruzione e formazione professionale presso le istituzioni formative comprese nella Rete di cui all'articolo 7 per conseguire un diploma professionale di tecnico di cui all'a1ticolo 17 del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226 compreso nel repertorio nazionale dell'offerta di istruzione e formazione professionale di cui agli accordi in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del 29 aprile 2010, del 27 luglio 2011 e del 19 gennaio 2012”.

Certamente, spiega sempre la legge delega in via di approvazione, il passaggio dai centri di formazione regionale non sarà “automatico” ma terrà “conto dei diversi risultati di apprendimento e dello specifico profilo di uscita dell'ordine di studi e dell'indirizzo, riferiti al percorso al quale si chiede di accedere anche nel caso in cui lo studente sia già in possesso di ammissione all'annualità successiva del percorso di provenienza. La determinazione dell'annualità di inserimento è basata sul riconoscimento dei crediti posseduti, sulla comparazione tra il percorso di provenienza e quello cui lo studente chiede di accedere, nonché sulle sue effettive potenzialità di prosecuzione del percorso”.

Ora, anche se la legge delega non lo dice, è verosimile che gli studenti che hanno concluso il percorso quadriennale nei Cfp, gli attuali centri di formazione professionale autorizzati dalle Regioni, possano anche chiedere di iscriversi al quinto anno della scuola professionale statale.

In pratica, con il diploma professionale di durata quadriennale in tasca, potranno puntare a prendere la maturità. E questo, proprio in virtù del fatto che con la riforma in atto i due organismi (regionali e statali) “si raccordano in modo stabile e strutturato nell'ambito della Rete” (comma 4 art. 7 della legge delega) attraverso “un'offerta formativa unitaria, articolata e integrata stabilmente sul territorio” (comma 4 art. 7).

Lo studente, dopo aver dimostrato di aver acquisito determinati crediti formativi, potrà dunque puntare all’Esame di Stato (che in linea teorica apre le porte all’Università) pur avendo svolto quattro anni di formazione regionale (con un’altissima percentuale di ore di laboratorio-stage e decisamente bassa di lezioni teoriche). E solo l’ultimo anno di scuola superiore statale.

Viene da chiedersi in che condizioni, questo studente, potrà arrivare al traguardo dell’Esame di Stato. Uno studente che frequenta un Cfp, infatti, svolge molte meno ore di “prima area” (italiano, matematica, inglese e altre discipline) e lo stesso vale per le lezioni teoriche professionalizzanti (quelle insegnate nella scuola pubblica prevalentemente da ingegneri, architetti o comunque laureati in discipline scientifiche).

I docenti delle scuole statali professionali che dovranno valutarne la preparazione, non sono attesi da un compito facile.

 
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Nuovo testo unico

Post n°4467 pubblicato il 18 Gennaio 2017 da fabiana.giallosole
 

Da “La Tecnica della Scuola”


Cosa si vuole scrivere nel nuovo Testo Unico della

scuola?

 

Lucio Ficara 

 

Perché il Governo Gentiloni ha deciso di eliminare la delega alla legge 107/2015 riferita alla riscrittura del Testo Unico della scuola?

Una domanda che si stanno ponendo in tanti e che sta facendo emergere sospetti più o meno fondati, che però non trovano conferma tra gli addetti ai lavori. Si tratta del sospetto che, attraverso un preciso disegno di legge, si voglia scrivere un nuovo testo unico della scuola volto a modificare il profilo giuridico dei docenti e a riformare gli organi collegiali.

A parlare di disegno di legge specifico è stata la ministra Valeria Fedeli, che in un’intervista a RaiNews24 del 14 gennaio 2017, ha spiegato: “Faremo uno specifico disegno di legge che avrà altri tempi”.

Il fatto che si voglia fare un disegno di legge ad hoc per superare la legge 297/94, sta generando molta preoccupazione, infatti si teme un intervento legislativo che potrebbe toccare temi fondamentali come anche l’orario di servizio dei docenti e il loro profilo giuridico. Qualcuno ha anche parlato del tentativo di fare rientrare in gioco il Ddl n.953 Aprea-Ghizzoni.

Per la verità si tratta solo di supposizioni e di allarmismi che non trovano riscontro nella realtà, anzi al contrario, fino a qualche giorno fa, si è sempre parlato della delega che si sarebbe dovuta occupare di riscrivere il Testo Unico della scuola, come un’operazione in cui si sarebbero dovute raccogliere, in un solo testo, le leggi scolastiche già approvate dal Parlamento.

Invece adesso c’è chi sostiene, come il Segretario nazionale dell'Unicobas Stefano d’Errico, che il tentativo di modificare il testo unico della scuola attraverso una legge anziché mediante un decreto legislativo sia un fatto grave. Infatti bisogna sapere che procedendo per decreto il Governo non avrebbe avuto la possibilità di stravolgere più di tanto gli assi portanti del testo unico del 1994, invece procedendo per via legislativa il Governo avrà mano libera e potrà incidere sulla modifica dello stato giuridico del personale e degli organi collegiali.

 

 
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Sostegno

Post n°4466 pubblicato il 18 Gennaio 2017 da fabiana.giallosole
 

Da “OrizzonteScuola”


Sostegno, scuole dovranno formare docenti in classi con alunno H. Formazione anche per dirigenti ed ATA

 

di redazione

E’ previsto nel testo della delega approvata sabato scorso dal Consiglio dei Ministri ed approdata al Parlamento.

Innanzitutto è il Ministero che nel suo Piano nazionale di formazione deve garantire “le
necessarie attività formative per la piena realizzazione degli obiettivi” contenuti nel testo di riforma.

E’ la scuola, però, che dovrà inserire nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa le attività rivolte ai docenti delle classi, “in paticolare in cui sono presenti alunni e studenti con disabilità certificata” anche in
relazione alle scelte pedagogiche, metodologiche e didattiche inclusive e coerenti con i piani degli studi personalizzati.

A dover essere formato anche il personale amministrativo, “tecnico e ausiliario al fme di sviluppare, in
coerenza con i profili professionali, le competenze sugli aspetti organizzativi, educativorelazionali, sull’assistenza di base, in relazione all’inclusione scolastica. 11 personale ATA è tenuto a partecipare periodicamente alle suddette iniziative formative.”

La formazione dei Dirigenti, invece, sarà garantita nella formazione in ingresso e in servizio sugli aspetti pedagogici, organizzativi e gestionali, giuridici e didattici dell’inclusione scolastica.

Vai al testo

 

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


 Serena, solare settimana a tutti voi, piena di energia e di voglia di lottare ancora insieme...

FabianaGiallosoleq

 

 

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