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tant pai di scaarp...

Post n°121 pubblicato il 01 Ottobre 2007 da Uto88

foggiabarifoggia, tre ore e mezze andata a ritorno. Il treno regionale si ferma ogni duecento metri nelle stazioni più improbabili, in mezzo alla campagna, tra campi di carciofi e uliveti secolari. quando si dice tranquillità. in treno non si può dormire per dieci minuti consecutivi perchè quando il treno inchioda in una stazione sconosciuta si piega, va in avanti a rincula. il risultato è che ho torcicollo e dormo ad intervalli di pochi minuti.

Quando arrivo a Bari sono così assonnato che seguo il fiume di persone che scende, le seguo nel sottopassaggio risalgo in superficie e... sorpresa, le persone che ho seguito non dovevano andare dove volevo andare io.

Così nuoto controccorrente nel sottopassaggio risalgo e mi appisolo al semaforo rosso, mi giro e c'è la ragazza della monetina (quella di cui parlavo nell'altro post che proponeva convivenza prima ancora di una presentazione) ho scoperto il suo nome e vedendo che non la bloccavo mai quando parlava mi ha raccontato tutta la sua storia e quando dico tutta intendo dire tutta.

Ho sentito così tante cose che inconsciamente ho iniziato a pensare in barese.

Stamattina alla ricerca di un paio di scarpe ho detto in mente

"Moho co tant pai di scaarp giust queeel doveev andaar a peerdr?"

alchè ho rabbrividito e da quel momento in poi ho smesso di pensare per paura di imbattermi in qualche altra frase di dubbia provenienza.

domani si comincia! che la forza sia con ME!

Aggiornamento

visto che molti non hanno compresola frase misteriosa ecco la soluzione:

"Moho co tant pai di scaarp giust queeel doveev andaar a peerdr?"

tradotto diventa...

"Mha, non tante paia di scarpe giusto quelle dovevo perdere?"

 
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UTOTTOTTO STORIA SEMISERIE IN QUARANTATRE RIGHE

Utottotto è nato 19 anni fa nell'ospedale di Padre Pio e si è diplomato nella scuola in cui ha studiato Wladimir Luxuria. Come qualcuno può dedurre abita nella città natale  di  Pulsatilla e Renzo Arbore.

Porta il cognome di un noto cantante napoletano, sua madre quello di un poeta recanatese che ha passato tutta la sua vita prendendo freddo ad una finestra guardando una certa Silvia che non se l'è mai filato. Il poeta in questione dopo essere andato in bianco ha scritto "il passero solitario".

Il nome di Utottotto ricorda vagamente quello di un pittore che disegnava orologi fusi e giraffe in fiamme, convinto di essere portato per la pittura a 15 anni ha partecipato ad un paio di mostre collettive, suscitando solo l'interesse di un paio di avanguardisti (evidentemente miopi) e una ciurma di bambini che tuttavia non hanno comprato manco un quadro... (sottigliezze)

appesi i pennelli al chiodo e i quadri alla gola è finita la parentesi dandy.

Dopo aver scoperto che il suo avo recanatese è stato uno dei primi giornalisti italiani è entrato nella redazione di un giornale culturale

Ora spera solo di non fallire nel campo "letterario" altrimenti gli resta solo da cantare la neomelodica napoletana come il cantante con cui condivide il cognome.

 

se vuoi insultarmi, conoscermi, chiedermi qualcosa la mia mail è whoisuto88[chiocciola]libero[punto]it
 
 

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