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« RIFIUTIamoEmergenza rifiuti...?no!... »

Pubblico un post di qualche tempo fa...che risulta drammaticamente attuale.. mi auguro che presto possa diventare anacronistico

Post n°23 pubblicato il 08 Gennaio 2008 da chico7911
 

La Napoli che non c'è


I
riflettori puntati sulla città si sono spenti. Ma l'emergenza è
cronica. E Napoli, caricatura dell'Italia, è vittima di un romanticismo
malsano.


Giornali
pieni di notizie, riflettori accecanti. Reporter di tutto il mondo
sbarcavano dall'aereo a Napoli, chiedendo: "Ma qui siamo in Europa?".
Una serie di omicidi e tutti a parlare di "emergenza Napoli", con
titoli tipo: "Addio Napoli", "Napoli muore". Come già due, cinque,
dieci, vent'anni fa.


E
ora? Ora è tornato il silenzio. I riflettori si sono spenti, senza
iniziative serie per uscire dall'emergenza: un programma per
l'occupazione, i primi segnali di una svolta culturale, un tentativo
dello stato di occuparsi con decisione della "piaga aperta" nel sud.


Napoli è diversa.
All'incirca a metà strada tra Foggia e Napoli, ti prende quella fitta
al petto, un dolore che è come pregustare una gioia che viene
romanticizzata senza ritegno. Ti prende quella malinconia di Napule, del suo golfo, della luce, del rumore, della vita di strada.


Napoli
è intensa: fuori tutta colori sgargianti, dentro tutta nera o tutta
bianca. Niente mezze misure, niente grigi, mai. Non lascia nessuno
freddo. Napoli non può solo "piacere": o la ami o la odi. Io la amo.
Napoli è un mondo esagerato, drammatico. È splendida e orrenda, e le
due cose quasi sempre convivono, in una metafora unica della vita. E
perciò anche della morte.


In
verità l'emergenza è il momento migliore per Napoli, per la Napoli dei
temerari che si oppongono al "pizzo" rischiando la vita, per gli
impavidi rapper di Scampia, per il coraggioso parroco di Forcella. Per
Roberto Saviano che, a 28 anni, a causa del successo della sua opera
prima Gomorra vive nascosto e rimpiange di averlo scritto. I
riflettori accesi sono una benedizione per tutti quelli che si battono
contro l'indifferenza nazionale, che sognano un po' di normalità e una
solidarietà autentica, al posto dell'amore o dell'odio romanticizzati.


La
cosa più agghiacciante l'ho letta in queste settimane sull'Espresso, in
un'intervista al procuratore antimafia Marco Del Gaudio, che ha detto:
"Se il nuovo piano di sicurezza della polizia funzionasse, sarebbe un
disastro". In altre parole, la magistratura non potrebbe reggere la
mole di lavoro che seguirebbe a un'ondata di arresti. Nei tribunali
manca tutto: la carta per le fotocopie, i raccoglitori, la benzina, i
registratori per gli interrogatori. Qui si sgonfia ogni retorica, ogni
chiacchiera sulle emergenze, ogni pubblica professione di fermezza.


Lo
stato di diritto è fragile, la volontà politica debole. La legge non fa
da deterrente: processi urgenti durano un'eternità o non cominciano
mai. Se e quando si concludono con una condanna, ci sono buone
probabilità di uno sconto di pena, un errore di forma, un'amnistia.


Le cose non stanno così
solo a Napoli. Napoli è una caricatura dell'Italia, una gigantografia
delle debolezze del paese. È un monumento alla più vistosa sconfitta di
uno stato, che non mette ordine, non protegge, o lo fa solo in modo
selettivo. Ecco perché in Italia sono sempre tutti contenti di guardare
dall'altra parte, quando i riflettori si spengono. E tutti a dire:
Napoli è un caso limite! Ma così ci si inganna da soli.


Napoli
non può aiutarsi da sé. È una metropoli postindustriale che vive di
denaro pubblico, senza una forte borghesia illuminata. Malinconica e
nostalgica, è rimasta ferma nel passato, sospesa tra re borbonici e il
divino Maradona. A creare l'immagine romantica di Napoli sono proprio
quelli che l'hanno lasciata. Come Erri De Luca, secondo cui Napoli vive a dispetto dei suoi assassini, espone le sue ferite al sole, che è sveglia fino all'insonnia permanente: "Napoli non dorme mai. Napoli è". Quanto pathos, quanta romantica afflizione, quanto orgoglio. È il riflesso di un nostalgico.

Dario Tudisco

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 02/02/08 alle 11:12 via WEB
Toccante e di grande riflessione questo commento.La descrizione di ciò che accade a Napoli non poteva essere più chiara; ma finchè (forse è banale),il sole di Napoli e di tutta la campania ritorni al suo antico splendore non scacci via L'ombra che ormai da troppo tempo imprigiona una delle più incantevoli e storiche città del mondo. Il sole di napoli sono i napoletani o meglio i campani;"forza, forza.......sappiamo che siete coraggiosi ed impavidi, riuscirete a debellare il vostro cancro............del resto sapete bene quale nome ha il vostro cancro........
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 02/02/08 alle 12:50 via WEB
si,certo.Quel cancro,di cui parli,in fondo, per anni ha fatto comodo a molti napoletani. La camorra e tutto quello ke c'è intorno, esiste da sempre.E' un male che moltissimi napoletani hanno condiviso piacevolmente. Mi auguro che le nuove generazioni possano portare una ventata di aria fresca e pura. Good luck ! il.consiglio@yahoo.it
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 04/02/08 alle 17:41 via WEB
Come vedo, vi è chiaro, cosa vi impedisce di essere una "CITTA'",ma non solo la camorra ha fatto comodo a tanti Napoletani, ora l'attegiamento giusto, secondo il mio umile parere, sarebbe quello, di nn fare azione anti stato, ma decidersi ad aprire, gli impianti dove portare la vostra spazzatura, strasformarla in energia. Non si può pensare che altri comuni accettino di buon grado di tenersela in casa propria, sapendo che un modo per risolvere il fatto esisiste. Cosa fareste voi al posto dei sardi dei calabresi e di tanti altri.....accettereste? Non credo conoscendo il vostro focoso carattere............Sapete qual'è il problema che troppo spesso la malavita e politica si confondo spesso............
 
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