Creato da Nekrophiliac il 21/02/2005

DARK REALMS V2

So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.

 

 

Messaggio #2 »

Post n°1 pubblicato il 21 Febbraio 2005 da Nekrophiliac
 
Foto di Nekrophiliac

SLAYER: REIGN IN BLOOD (1986)

<< Auschwitz, the meaning of pain. The why that I want you to die. Slow death, immense decay. Showers that cleanse you of your life >>. Capolavoro. Ed è solo l'inizio. Angel Of Death riassume l'intero panorama degli Slayer anni '80: brutale, nazista, oltraggiosa, nonché thrash, sono infatti indementicabili gli assoli convulsi del duo Jeff Hanneman/Kerry King. Chi più ne ha ne metta. A partire dalla prima traccia sarò alquanto ripetitivo a proposito di una questione: Dave Lombardo non è umano. I cambi di tempo, il doppio pedale infiammante e la velocità di esecuzione sono il suo biglietto da visita. Piece By Piece, pezzo dopo pezzo, l'assassino ti squarcerà, lasciando a terra la tua carne e le tue ossa, facendo si che tu contempli la morte. Tocca a Necrophobic infiammare letteralmente il seguito, una rasoiata da 1 minuto e 40 secondi che tratta della paranoia della morte insita nell'uomo. Conferma di potenza degli Slayer, Altar Of Sacrifice è sinonimo di morte annunciata e prossima assoluzione infernale, nel regno di Satana. Jesus Saves inizia un pò in sordina, con riffs maestosi a seguito, per una critica alla religione cristiana, in quanto Tom Araya ti grida in faccia, che quando la morte di porterà via, tu, ingenuo fedele, non vedrai i cancelli perlati del paradiso. Altro caposaldo del disco è Criminally Insane, presente ulteriormente come dodicesima traccia, sebbene in versione remix, che differisce di poco dalla sesta traccia. Affascinanti atmosfere cupe e rabbiosa voce di Tom Araya. Reborn fa il paio con Piece By Piece e Necrophobic, in quanto alla velocità, e riguardo al testo va aggiunto che dopo la morte non c'è nient'altro che un'altra vita. Ottava traccia: Epidemic. Scontata prova di forza del solito duo Jeff Hanneman/Kerry King, mentre Postmortem, invece, è caratterizzata da un ritmo più lento rispetto alle altre tracce, ma ugualmente si fa valere per un'ottima sonorità complessiva e per le tematiche sul dopo la morte. Verso la fine dei suoi 3 minuti e 27 Postmortem ha dei sussulti piuttosto dinamici che ci proiettano nell'occhio del ciclone, o meglio del temporale di Raining Blood.

Title-track assordante, con Lombardo che si destreggia in tutta la durata della pioggia di sangue, fino a quando il duo non decide di entrare in azione con una serie di assoli devastanti. Tuonano gli Dei.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963