Creato da Nekrophiliac il 21/02/2005

DARK REALMS V2

So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.

 

 

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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 21 Febbraio 2005 da Nekrophiliac
 
Foto di Nekrophiliac

RAMMSTEIN: REISE REISE (2004)

Ahoi! Il saluto dei marinai. L’ennesimo viaggio può cominciare. Reise Reise (viaggio viaggio) è la nuova fatica dei teutonici Rammstein, uno dei miei gruppi preferiti, conosciuti per caso su MTV quando si tennero gli European Music Awards a Milano nel 1998, dove suonarono anche la stupenda Du hast (tu hai) e di lì a poco iniziai ad interessarmi. Il disco qui in questione è stato pubblicato pochi mesi fa, precisamente il 24 settembre 2004, ma già mi ha saputo conquistare con la sua devastante sonorità. I Rammstein hanno compiuto un netto passo in avanti rispetto al precedente Mutter (madre) del 2001, stavolta la velocità di esecuzione, a me cara, è stata accantonata in parte per far posto alla coralità e a un notevole pathos. La prima traccia, Reise Reise, title-track del lavoro, è almeno per tematica e testo il seguito di un loro datato successo, si tratta di Seemann (marinaio) che faceva bella figura su Herzeleid (mal di cuore), possiamo constatare che l’ottimo inizio è suggellato dalle tastiere di Christian Lorenz e dai soliti accordi a ripetizione di Richard Kruspe, a conti fatti, in apertura abbiamo il solito pezzo portante con mid-tempo e ritornello facili e orecchiabili. In seconda battuta ecco il primo singolo estratto, Mein Teil (mio attrezzo) il che è ispirato al celebre cannibale di Rotenburg, Armin Meiwes, il 42enne tecnico di computer che ha confessato di aver ucciso e divorato un uomo consenziente. Meiweis aveva conosciuto la vittima, Bernd-Juergen Brandes, 43 anni, ingegnere di Berlino, grazie a un annuncio pubblicato su internet con cui cercava qualcuno che accettasse serenamente di essere macellato e divorato. Così, la notte fra il 9 e 10 marzo 2001, in una soffitta trasformata in mattatoio, dopo aver sedato l'ospite con tranquillanti e alcool, Meiwes si è messo al lavoro: le parti del corpo sezionate sono state chiuse in buste di plastica e surgelate per essere consumate con calma (e, secondo gli inquirenti, Meiwes sarebbe riuscito a mangiare almeno venti chili di carne umana). Ovviamente il tutto è stato registrato da una videocamera, tenuta accesa per seguire l'intera operazione. Fantastico no? Tornando a recensire qualcosa di più ameno, Mein Teil è una bomba che esplode in un coro da stadio. Trascinante.

Con Dalai Lama (questo si capisce) il combo tedesco si esalta in cinque minuti di chitarroni lanciati in controtempo, a cui fanno da controparte alcune sporadiche note di piano che riescono a conferire un tocco soffice alle ben note atmosfere industriali. La traccia n°4 è una delle mie favorite, Keine Lust (nessuna voglia), ancora una volta i Rammstein fanno chiari ed espliciti riferimenti sessuali in una loro canzone, malgrado ciò è molto bella e partecipativa, soprattutto Christoph Schneider, alle pelli, è a dir poco supremo.

Arriviamo a Los (senza), un gioco di parole il suo ritornello che ci presenta l’esperimento della band: chitarre acustiche e voce. Estremi. La goliardica e pacchiana Amerika, secondo singolo estratto, non deve essere mal giudicata solo per il coro scontato, << We’re all living in Amerika…>> perché ci offre uno spaccato di globalizzazione statunitense che non dovrebbe essere trascurato, avete mai pensato a Babbo Natale in Africa? Alla Coca-Cola diffusa sino all’Antartide? Al personaggio disneyano, quale Topolino, che fa bella mostra di sé a Euro Disney a Parigi? Riflettete prego.

Fa il paio con Amerika Moskau (Mosca)… tranquilli il bipolarismo e la guerra fredda sono finiti già da 16 anni. Il contrasto tra le due canzoni induce a guardarle con occhio critico, effettivamente se la capitale della Russia viene qui considerata una grande città ma alla stregua di una prostituta non dovrebbe sembrare scontato che siamo proprio per questo finiti nel tunnel della globalizzazione a stelle e strisce. Fine della storia. Moskau, in definitiva, è una canzone piacevole, aggraziata anche dalla bella voce di Viktoria Fersch che canta in russo a rispondere al ritornello di un ottimo Lindemann. La traccia n°8 è invece un altro ritorno al passato, ritmo sincopato, grande riff a metà canzone e über alles un coro da paura, probabilmente il migliore di tutto il disco, Morgenstern (stella del mattino) è apocalittica. Qualche punto in meno per Stein Um Stein (pietra su pietra), un pochino acida nonostante le doti canore del vocalist Lindemann, ma ad addolcirci ci pensa la solita, romantica e immancabile ballada Ohne Dich (senza di te), il terzo singolo estratto, descrizione di una camminata tra gli abeti fitti dove il bosco diventa sempre più scuro e vuoto, gli uccelli non cantano più, e in preda al più completo nichilismo il protagonista della canzone ricorda che proprio in questi luoghi ha visto per l’ultima volta la sua lei. Malinconica e buia, costruita su una strofa sorretta da un’orchestra d’archi, che apre le porte all’esplosione metallica del coro: perfetta.

In chiusura, la bizzarra Amour, sinuosa, indecifrabile e perversa. 43 minuti per 11 tracce davvero niente male. Sehr Gut!

 
 
 
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