Creato da Nekrophiliac il 21/02/2005

DARK REALMS V2

So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.

 

 

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Post N° 46

Post n°46 pubblicato il 27 Aprile 2005 da Nekrophiliac
 
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DRAGONLORD: RAPTURE (2001)

Ho cambiato idea. Fino a poco fa, dimorava qui la nitida immagine di Monaco ’74 dei Delta V che accompagnava lo splendido testo di Un colpo in un istante. Non più ora. È un disco che non sono in grado di recensire. Non ho perso le parole, ma sono chiuso nei ricordi di un dolce passato. Ho passato giorni ad ascoltarlo, tuttavia, quando ho provato a mettere “nero su bianco” sono stato attanagliato da dolori psico-fisici che mi hanno impedito di andare avanti. Monaco ’74 è dentro me. Come lei. Anche se, questa è un’altra storia. Non voglio pensarci ancora una volta, malgrado il tempo sia trascorso. Per questo motivo, ritorno con stile e magniloquenza sul “sentiero battuto”: i Dragonlord di Rapture. Ovvero, il black metal secondo Eric Peterson dei Testament. Questa affermazione deriva dal fatto che il progetto Dragonlord consiste di quattro uomini dei Testament, Eric Peterson (chitarra), Steve Di Giorgio (basso), Jon Allen (batteria), Steve Smyth (chitarra), più Lyle Livingstone (tastiere). Due anni di gestazione, un po’ travagliata e saltuaria, per un ottimo album. Si notano infatti le palese influenze di Cradle Of Filth in primis e Dimmu Borgir con però notevoli contaminazioni thrash death dovute alla line-up per lo più composta da musicisti più vicini appunto ai generi citati che al black. Tra questi da sottolineare in primis la presenza del basso di Steve Di Giorgio, il quale, come al solito, sfodera una prestazione degna di nota, ma non è l'unico perché anche il vichingo Jon Allen apporta una ritmica rocciosa e precisa adatta al genere e la prestazione sia strumentale che vocale dello stesso Eric Peterson non sono affatto da sottovalutare. La registrazione poteva forse valutare un pelo di più il lavoro al basso di Steve Di Giorgio e mettere un pelo più in ombra il lavoro di Lyle Livingston il quale tesse tappeti di tastiere notevoli, ma a volte invadenti. Artwork particolare, grande produzione, pezzi a dir poco travolgenti, e un sound per il quale la definizione più adatta che ho sentito è black thrash symphonic metal. Nonostante in alcuni pezzi la band si lasci andare ad un ritmo devastante, che potrebbe far sanguinare le orecchie più allenate, la musica è godibile anche per profani del genere. Lo screaming è tagliente, le sinfonie sono sontuose, i riffs massicci e interminabili, amalgamati con una buona quantità di melodia oscura. Le sette canzoni contenute in Rapture si configurano come un black metal sinfonico che paga dazio ai soliti blasonati nomi, ma che, per ovvi motivi, mantiene un’impostazione guitar-based e si avvale di riffs devastanti, decisamente thrash e a tratti in pieno stile Testament. Qualcosa di molto interessante e particolare. Rapture è sicuramente un disco di buon livello, che parte alla grande con un'intro orchestrale, Vals De La Muerte, che evoca scenari catastrofici, una costante del disco. La seconda traccia Unholyvoid fa già sentire la presenza di Eric Peterson come leader del progetto, è un pezzo molto buono che rasenta il thrash con i suoi devastanti stop'n'go di chitarra e ci precipita negli oscuri recessi che questo album evoca. La seguente Tradition And Fire, potente e maestosa, è impreziosita dagli intermezzi tenebrosi di tastiere dal sapore arcano, sembra quasi voglia svelare l'incombere di qualcosa di spaventoso. La quarta traccia, gotica e oscura, Born To Darkness, si accomuna ad altre dell’oppressivo lavoro dei Dragonlord con più voci pulite, ed un attacco di tastiera modello pianoforte prepotente. La quinta traccia, intitolata Judgement Failed, riprende con forza la linea quasi thrash, un ottimo pezzo, con una cavalcata finale da apprezzare. D’impatto. Da notare Wolfhunt, in cui le radici Testament riaffiorano, infatti, inizia con una bella sfuriata di batteria che introduce la considerevole potenza della traccia, uno dei migliori pezzi del disco e nella parte centrale la pressione è devastante, l'ascolto è consigliato solo a chi ha le spalle larghe. Insomma, una killer-track connotata da un incedere violento e minaccioso. Spirits In The Mist, la settima traccia, è anch'essa una delle mie preferite, attua un connubio tra vocals, tastiera e batteria che la rende tra le manifestazioni sonore più interessanti del disco. Dunque, Spirits In The Mist può risultare leggerina ai più, ma non provate a rilassarvi, perché Rapture è pronta per afferrarvi e divorarvi tra le sue fauci. La title-track è un concentrato di dinamismo, velocità, potenza. La mia preferita. In conclusione, il disco propone una black metal band che non si lascia andare ai soliti proclami satanici, ma che offre un songwriting con spunti molto più interessanti e maturi; per di più, è suonato magistralmente e registrato alla grande che si incunea per soli 35 minuti di distruzione totale. Un sound a suo modo originale che merita ben più di un ascolto, e che permette un approccio anche da parte di chi non è avvezzo a questi generi “estremi”. Valido.

 
 
 
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