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GLI IMMOBILIARISTI DI SINISTRA

Post n°213 pubblicato il 04 Giugno 2011 da Alberto_Giannino
Foto di Alberto_Giannino

di Nicola Porro - Vice direttore de IL GIORNALE

Ha destato un certo clamore l’intervi­sta fatta dal finanzie­re Francesco Micheli al Corriere della Sera all’indomani della vit­t­oria di Giuliano Pisa­pia: Milano può di­ventare più bella «purché non la si la­sci in mano a immobiliaristi spregiudica­ti». La prima battuta che viene in mente è che in genere ad essere «spregiudicati» sono i finanzieri: quelli che, come Mi­cheli, scalano le società con ardite opera­zioni di Borsa. Ma si tratta di una battu­taccia: in fondo Micheli, oltre alla scala­ta di Bi-Invest, con Scaglia fondò Fa­stweb, che poi gli rese quasi un miliardo di euro, proprio nella città della destra italiana. Ma la curiosità nella Milano che conta è a chi si sia riferito il «finanziere non spregiudicato». È da escludere che Mi­cheli abbia potuto pensare per un solo secondo ai Ligresti. Sapete com’è, il ri­schio c’era: Ligresti nei salotti di sinistra non gode di gran fama. E poteva essere il candidato numero uno alla spregiudica­tezza. Ma come la mettiamo allora con il fatto che Micheli è socio di Ligresti? Lo era in Fondiaria Sai e lo è oggi in una Sgr che si occupa proprio di mattone: la Hi­nes Italia. Secondo indiziato per giro d’affari: Manfredi Catella. Sta costruen­do mezza Milano, con progetti e gratta­cieli tanto interessanti quanto contesta­ti dai Celentano-maniaci. Ahi, ahi, ahi. Anche qui le cose non tornano. Hines Ita­lia, dove sono partner Micheli e Ligresti, ha come socio forte proprio Catella. Che è appunto il numero uno di Hines. Diventa così ragio­nevole ritenere che Ligresti e Ca­tella, con cui Micheli fa affari, si­ano automaticamente esclusi dalla spregiudicatezza denun­ciata. Con loro siamo fuori pi­sta. Resta l’imbarazzante parti­colare (non proprio messo in evidenza dal Corsera) che Mi­cheli è più o meno socio dei più grandi progetti immobiliari che si stanno realizzando a Milano. Ma andiamo avanti e parlia­mo dei concorrenti di Micheli. Tra i più grandi c’è Citylife, il megaprogetto che dovrebbe da­re un nuovo volto alla ex Fiera di Milano. Anche qui però cadia­mo male: a menare le danze so­n­o i tedeschi di Allianz e Genera­li. Più che spregiudicati, sem­brano istituzionali. Poi ci sono i progetti per la riqualificazione delle aree da parte del ministe­ro della Difesa, per le caserme, e delle Stazioni da parte delle Fs: sai che furbacchioni. C’è Pa­squarelli di Euromilano con le coop rosse dentro: a lui si riferi­va Micheli? Nel qual caso è sem­plice: se la caveranno tra di loro. Forse i Cabassi, a cui è restato poco, ma che hanno il grande vantaggio di una coppia di fra­telli alla guida dal sapore biparti­san: uno legato al centrodestra e l’altro al centrosinistra. Così si fa. Di Beni Stabili (roba del pa­tron di Luxottica, Del Vecchio) e Paribas è meglio non parlare: sono al di sopra di ogni sospet­to. Ma chi sono dunque questi spregiudicati che dobbiamo te­mere? È possibile per un nano­secondo ritenere che Micheli si riferisse a Stefano Boeri, l’archi­star che con la sua anima pro­gressista ha opportunamente verniciato buona parte dei gran­di progetti di Milano. Ma anche in questo caso è difficile pensa­re a lui: eletto, anzi supereletto nella lista del Pd, è troppo vici­no a Micheli&Co. In effetti per­se le primarie contro Pisapia proprio perché la sinistra lo ac­cusava di connivenza con «il ne­mico». Gli rimproveravano quei progetti firmati per Catel­la. Ma soprattutto quelli siglati con lo «spregiudicato» Ligresti. Micheli quindi si riferiva a Boeri e non a degli immobiliaristi? Nooo. Da escludere. Il giro Ca­tella- Hines-Ligresti-Boeri e Mi­cheli ha troppi legami e interes­si reciproci: se ne azzoppi uno, cadono tutti. Gli è che a Milano l’edilizia è un business che fa gola. Miche­­li, che annusa bene l’aria come la Borsa, prima degli altri ha se­gnato il territorio. Gli immobi­liaristi­più che spregiudicati ap­paiono lesti nel cambiare casac­ca. Finalmente ci siamo liberati della Moratti, ma non dei suoi immobiliaristi sarebbe stato più corretto affermare. Sempre gli stessi continueranno a fare affari, ma saranno più verdi, più ecologici, più sostenibili, più giusti, più equi, più rispettabili e più solidali. Hip Hip Hurrà.

ps. A proposito di Fastweb. Nelle prossime settimane il gruppo di tlc controllato dagli svizzeri di Swisscom annunce­rà l’acquisizione, in più tranche, del 15 per cento di Metroweb. Si tratta della società che ha in pan­cia la rete di fibra ottica di Mila­no e che è stata recentemente comprata dal fondo F2i di Gam­berale e Banca Imi. Fastweb di­venta così sempre più appetibi­le per i nostri tre big del settore della telefonia mobile. Esclu­dendo Telecom (che per motivi antitrust ha dovuto anche rece­dere dall’intento di acquisire Metroweb) restano Vodafone e Wind. Quest’ultima è la candi­data numero uno all’acquisto di Fastweb, ma ad una cifra ben su­periore ai due miliardi circa di euro coi quali gli svizzeri l’han­no tolta dalla Borsa.

 
 
 
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