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Post n°355 pubblicato il 29 Agosto 2011 da aranciaamaraa
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Il pensiero di Paolo Borsellino, il giudice vittima di Cosa Nostra (ma non solo), sul punto era chiarissimo. Già nel 1989, parlando dei rapporti mafia e politica, Borsellino diceva: “Vi è stata una delega totale e inammissibile nei confronti della magistratura e delle forze dell’ordine a occuparsi esse sole del problema della mafia […] E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no ! […] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quell’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto”. |
Post n°353 pubblicato il 12 Giugno 2011 da aranciaamaraa
Secondo le analisi degli esperti dei flussi elettorali, il dato dell'affluenza alle 12 è particolarmente significativo. Dalle serie storiche in archivio della direzione centrale dei servizi elettorali del Viminale, dal 1974 il quorum alle 15 del lunedì è stato raggiunto solo quando la domenica alle 12 l'affluenza era superiore al 10 per cento..... |
Post n°352 pubblicato il 26 Maggio 2011 da aranciaamaraa
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Le ho tutte le aggravanti: docente della scuola statale, del sud, compagna per anni di una “toga rossa”, dirigente di partito, non berlusconiana, infine, maiuscolo, di SINISTRA e dunque eversiva. Affascinata da un ideale terribile, pardon, ideologia: combattere le diseguaglianze sociali e battermi per i diritti civili. Praticamente una criminale. Credevo di essere una moderata: mi sono svegliata eversiva. 17 aprile 2011 |
Il numero di pagina È il 12 maggio 2000 quando, nell'aula del processo Sme-Ariosto (imputati Previti e Berlusconi), l'avvocato Filippo Dinacci, che difende il Cavaliere insieme agli avvocati-deputati Gaetano Pecorella e Niccolò Ghedini, chiede al Tribunale di Milano di cestinare tutti gli atti giunti per rogatoria dall'estero. Secondo il legale, i documenti sarebbero inutilizzabili perché «manca il numero di pagina», oppure perché si tratta di «fotocopie semplici» senza «specifica certificazione di conformità». I giudici, alla luce dei trattati internazionali e delle prassi consolidate da decenni, respingono l'istanza. Il 3 agosto 2001, appena vinte le elezioni, i parlamentari forzisti Marcello Dell'Utri, Lino Jannuzzi e Paolo Guzzanti presentano un emendamento alla ratifica della convenzione italo-svizzera sulle rogatorie, modificando il codice di procedura penale sulla falsariga dell'eccezione presentata dall'avvocato Dinacci e bocciata dal tribunale. La nuova legge è approvata il 3 ottobre. Sulla carta sono da rifare circa 7.000 rogatorie: 252 inoltrate alla Svizzera di Mani Pulite e ancora pendenti, 810 per delitti di mafia, 1045 per traffico di droga, 746 e 66 per delitti di terrorismo. Le nuove norme sulle rogatorie prevedono, fra l'altro, l'inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi dalle autorità giudiziarie straniere che non siano «in originale» oppure «autenticati» con apposito timbro, pagina per pagina. Non solo: qualunque documento trasmesso via fax, o via mail, o brevi manu, o in fotocopia, o con qualche lieve irregolarità formale, o direttamente da |
Post n°348 pubblicato il 12 Marzo 2011 da aranciaamaraa
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di ROBERTO SAVIANO Ho ricevuto la laurea honoris causa in Giurisprudenza, mi è stata conferita dall'Università di Genova; è stata una giornata per me indimenticabile. Credevo fosse fondamentale impostare la lezione, che viene chiesta ad ogni laureato, partendo proprio dall'importanza che il racconto della realtà ha nell'affermazione del diritto. della 'ndrine di molti affari in Lombardia. Ma verso questi episodi è stato scelto invece il silenzio. (23 gennaio 2011) |
L’indulto occulto |
di Giulietto Chiesa. La notizia del giorno, che non avete trovato sulle prime pagine dei giornali, è questa: gli Stati Uniti d'America hanno iniziato le pratiche di fallimento. |
Post n°343 pubblicato il 15 Ottobre 2010 da aranciaamaraa
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Post n°342 pubblicato il 16 Settembre 2010 da aranciaamaraa
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Post n°341 pubblicato il 07 Agosto 2010 da aranciaamaraa
Ho un cardo d'amore nel petto.... Una rosa morta piange di petali L'attesa mi sfibra e la testa s'è fatta Un passo dietro l'altro.. Non un cigno d'ombre che mi aspetti... Ho un cardo d'amore nel petto ed un pensiero ferito! Una barca ha lasciato il suo ormeggio.. L'ossido alle catene s'è fatto cristallo Voglio il cuore d'un trapezista ora
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Il pensiero di Paolo Borsellino, il giudice di destra vittima di Cosa Nostra (ma non solo), sul punto era chiarissimo. Già nel 1989, parlando dei rapporti mafia e politica, Borsellino diceva: “Vi è stata una delega totale e inammissibile nei confronti della magistratura e delle forze dell’ordine a occuparsi esse sole del problema della mafia […] E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no ! […] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quell’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto”. |
In ogni tempo, in ogni luogo, in ogni epoca storica gli uomini non hanno mai abitato il mondo, ma sempre e solo la sua descrizione: mitica nel mondo antico, religiosa nel medioevo, scientifica nell’età moderna e oggi tecnica. Se non c’è un mondo al di là della sua descrizione, la televisione non è un “mezzo” che rende pubblici dei fatti, ma la pubblicità che concede diventa il “fine” per cui i fatti accadono. L’informazione cessa di essere un “resoconto” per tradursi in una vera e propria “costruzione” dei fatti. E questo non nel senso che molti fatti del mondo non avrebbero rilevanza se i media non ce li proponessero, ma perché un enorme numero di azioni non verrebbero compiute se i mezzi di comunicazione non ne dessero notizia. Oggi il mondo accade perché lo si comunica, e il mondo comunicato è l’unico che abitiamo. Non più un mondo di fatti e poi l’informazione, ma un mondo di fatti per l’informazione. Questo è il vero problema: la costruzione televisiva del mondo che prende il posto del mondo. Con questo non si vuol dire che la televisione mente. Non ne ha bisogno in un contesto dove nulla viene più fatto se non per essere telecomunicato. Siamo quindi noi i veri responsabili della risoluzione del mondo nella sua narrazione televisiva. Ma là dove la “realtà” del mondo non è più discernibile dal racconto del mondo, il consenso non avviene più sulle cose, ma sulla “descrizione” televisiva delle cose, che ha preso il posto della loro realtà. La conseguenza è l’abolizione dell’opinione pubblica, perché se tutti guardano la televisione, quando si sonda l’opinione pubblica, ciò che il sondaggio verifica non è la libera opinione dei cittadini, ma l’efficacia persuasiva della televisione, che prima crea l’opinione pubblica e poi sonda la sua creazione. A questo punto l’opinione pubblica altro non è che lo specchio di rifrazione del discorso televisivo in cui si celebra la descrizione del mondo. In ciò nulla di nuovo. Anche la vita degli antichi o quella dei medioevali era lo specchio di rifrazione su cui si celebrava il discorso mitico o il discorso religioso. La novità è che nelle società antiche, dove si disponeva solo di piazze o di pulpiti, non era possibile raggiungere l’intero sociale, per cui restavano spazi per idee e discorsi differenti, da cui prendeva avvio la novità storica. Oggi questo spazio è praticamente abolito, e la novità storica, se potrà esprimersi, dovrà prodursi in forme che ancora non si lasciano intravedere. E allora il problema si risolve non spegnendo la televisione, ma creando altre fonti di informazione alternative alla descrizione televisiva del mondo, come i giornali che pochi leggono, o internet da noi ancora così poco frequentato. E questo per non trovarci in quella condizione che Günter Anders descrive in quel narra che un re non vedeva di buon occhio che suo figlio, abbandonando le strade controllate, si aggirasse per le campagne per formarsi un giudizio sul mondo; perciò gli regalò carrozza e cavalli: «Ora non hai più bisogno di andare a piedi», furono le sue parole. «Ora non ti è più consentito di farlo», era il loro significato. «Ora non puoi più farlo», fu il loro effetto. |
Post n°337 pubblicato il 19 Giugno 2010 da aranciaamaraa
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Post n°336 pubblicato il 11 Giugno 2010 da aranciaamaraa
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Un tranello del cuore |
Inviato da: pgmma
il 14/11/2014 alle 20:12
Inviato da: occhineriocchineri
il 30/05/2014 alle 14:47
Inviato da: amici.futuroieri
il 22/07/2011 alle 02:54
Inviato da: unadonnaperAMICAdgl
il 21/07/2011 alle 20:36
Inviato da: LunaAsyatica
il 12/10/2010 alle 18:24