Creato da: viadeiduemacelli il 12/06/2005

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Messaggio n° 51 05-10-2005  
 

Post N° 51

Un Jaba liscio
Puntata X

(mammamia, 'sto drink der Mercoledì tra'n po' rischiava de diventà der Giovedì!)

Mamma mia… panino col polpo è stata una fatica… però mi sono divertito, hehe! Quasi quasi, stavo pensando, si potrebbe andare avanti per un po’ a storie mensili…

I punti a vantaggio sono:

-non devo scervellarmi ogni settimana per trovare un argomento nuovo di cui parlare;

-è divertente;

-basta.

I punti a sfavore sono:

-la cosa potrebbe diventare noiosa;

-rischio di diventare alcolizzato, perché non c’è altro modo per far durare tanto una storia;

-basta.

Allora, questa settimana la “bruciamo” così. Non mi dilungo troppo perché sono stanco, ma visto che non mi va di fare brutte figure davanti a tanta gente che crede in me e nella mia proverbiale iperattività, ipercreatività, iperlogorroicità, iperprolissità, iperinstancabilità, iperpaninità, iperrompicoglionità, iperinsommaavetecapitocosavogliodire, diciamo che è la settimana della democrazia. Oggi si vota tutti.

La democrazia funziona sempre. Quando non sapete cosa dire, parlate di democrazia. È verificato da un paio di secoli che chi dice “democrazia” diventa più simpatico.

Non importa il contesto.

Per esempio, state mangiando un gelato? Bene, “mmm… buono questo gelato! Il cioccolato è così democratico…”

Oppure, che so… dovete fare benzina? Bene, basta dire “il pieno, democraticamente!”, e il benzinaio vi cambia pure l’olio gratis. Poi si accorgerà di essersi fatto abbindolare, ma voi sarete già lontani.

Insomma, a ben vedere di democrazia in fondo ce n’è poca in giro, quindi un po’ qui sui due macelli non fa male…

Io a dire il vero, stavo pensando ad un racconto dell’orrore, visto che per i blog ultimamente si aggira un tipo che invita tutti a farlo, e a me non ha lasciato neanche un commentino…

Allora, che ne dite? Va bene se dalla prossima settimana iniziamo questa nuova avventura? Oppure siete troppo fifoni per leggere cose del genere?

Eh?

Ovviamente per votare si dovete scrivere si, per votare no dovete scrivere no. Se votate no sarebbe carino ricevere anche qualche proposta alternativa, se no brancolo nel buio e mi perdo in chiacchiere…

Bene, la puttanata della settimana l’ho detta. Quando dico cose del genere è meglio ignorarmi. Anzi, sono così schifato di me stesso che mi ignoro da solo, e me ne vado.

Con permesso, mi dissolv… ehm… ho sbagliato… olè!

jaba


COMMENTI: 8   Inviato da viadeiduemacelli @ 23:47
Messaggio n° 50 28-09-2005  
 

Post N° 50

Un panino col Jaba
Puntata IX

Riassunto delle puntate precedenti: Vito, taglialegna di Stoccarda, dopo un incendio che distrusse la sua casa, decide di cambiar vita. Si costruisce una nave, e, in compagnia di Pino e i mutanti, puffi di legno creati da Vito, si imbarca nell’adriatico in cerca d’avventura. Durante una sosta in Albania, si imbarca clandestinamente il fenomenale cuoco Emil, sulle cui doti culinarie il mistero è ancora fitto. Dopo una violenta tempesta, la nave naufraga in prossimità del porto di Bari, dove alcuni pescatori vanno in aiuto dei nostri. Tra questi ce n’è uno che parla italiano…

 

L’interno della nave era davvero molto grande e ben fatto. Nell’ambiente sotto coperta c’erano tre stanze. In una c’erano i letti per Vito e per tutti i mutanti meno uno. Il mutante senza occhi ma con le orecchie da pipistrello dormiva appeso al soffitto a testa in giù. Poi in una seconda stanza c’era la cucina, con un lungo tavolo, sedie in abbondanza e un fornello a gas. E poi una dispensa che Emil non permetteva a nessuno di aprire, e un sacco a pelo nel quale dormiva il cuoco. Infine c’era una terza stanza, lo studio di Vito. L’unica stanza provvista di finestre. Non era molto grande, c’era giusto lo spazio per muoversi dalla scrivania Luigi XIV al campetto da minigolf con tre buche. E proprio qui si erano fermati il pescatore che parla in italiano, Vito ed Emil.

“bene, qui siamo abbastanza appartati” disse il pescatore che parlava in italiano, “allora, innanzitutto le presentazioni: il mio nome è Nicola e faccio il pescatore”

“io sono Vito, il capitano della nave”

“e io sono Emil, il cuoco”

“bene. Forse è meglio che vi spieghi perché ci siamo appartati” disse Nicola.

“per non disturbare i suoi colleghi?” chiese stupidamente Vito.

“no, affatto. Anzi, quelli sarebbero colleghi? Non fanno mai niente. Guardateli” disse avvicinandosi ad una finestra “non fanno altro che mangiare e bere birra, e mo’ che stanno pure le vostre creature non la finiranno più… oggi tutto io devo fare!”

“mi spiace” disse Vito “ se vuole ordino al cuoco di richiamare Pino e i mutanti all’ordine”

“veramente io sarei il cuoco, non il mozzo-allibratore-capo-dei-mutanti-lava-ponti-tutto-fare, signore”

“non si preoccupi, signor Vito. Non è un problema, ci sono abituato” rispose Nicola. “ma parliamo del vostro problema. Quali sono i danni? Come possiamo aiutarvi?”

“ma non dovevi spiegarci perché ci siamo appartati?” chiese Emil con aria da ispettore Derrik.

“giusto… me ne stavo dimenticando” disse Nicola sorridendo svogliatamente. “dovete sapere che qui da noi per fare i pescatori è necessario parlare esclusivamente in dialetto. Se un pescatore sente un altro parlare in italiano, il povero pescatore è finito”

“lo uccidono?” chiese Vito con aria da bambino di mamma ho perso l’aereo.

“no! Sono pescatori, non taglialegna!” esclamò Nicola con un accenno di stupore negli occhi. Vito si allargò il colletto con un dito. “semplicemente perdono il posto. E trovare lavoro oggi è difficilissimo anche per chi ha la laurea”

“psicologia o scienze della comunicazione?” chiese Emil con aria da Perry Mason.

“come? Io ho il diploma dello scientifico. Poi il mio povero padre ha avuto un incidente… ci ha lasciati il giorno che dovevo iscrivermi all’università. Volevo fare il dottore, ma purtroppo mia madre non aveva abbastanza soldi per pagarmi le tasse, così ho deciso di trovarmi un lavoro e…”

“non fare lo gnorri, hai capito bene…”

“psicologia!”

“scienze della comunicazione…” sentenziò Emil con aria da Jessica Fletcher, “come immaginavo…”

Nicola rimase immobile, con gli occhi sbarrati e la bocca socchiusa, poi, solo dopo diversi interminabili secondi, crollò sulle ginocchi e iniziò a piagnucolare: “si, è vero! Bwaaah! Sniff sniff! Sono laureato in scienze della comunicazione! Sigh! Sob! Me tapino! Me negletto! Ma come hai fatto a capirlo?”

“già! come l’hai capito?” chiese Vito grattandosi la testa con aria da Stanlio.

“elementare, Vito” disse Emil con aria da tenente Colombo, “è noto che sia i laureati in scienze della comunicazione, sia i dottori in psicologia, si vergognano del loro titolo di studio come cani scovati ad accoppiarsi con la stufa. Posti davanti ad un bivio, è molto raro - direi impossibile - che non tentino di far credere di essere in possesso di una laurea diversa da quella per cui hanno sudato tanto, e che ha aperto loro le porte del mondo dei disoccupati. Sono certo che la usano come fazzoletto per il naso, quella laurea”

Nicola tirò fuori dalla tasca un gigantesco fazzoletto di carta piegato in venti parti, tutto sporco e incrostato, con ancora leggibile la scritta “dottore in scienze della comunicazione”. Si soffiò energicamente il naso, mentre continuava a piangere.

“proprio come immaginavo” disse Emil, “avevo ragione, questa storia delle lauree fazzoletto non è una leggenda metropolitana!”

“ORA BASTA!” urlò Nicola, “BASTA FARMI SOFFRIRE! SEI CONTENTO ORA CHE LO SAI?”

“si, molto” rispose Emil allargando le labbra in un sorriso con aria da maresciallo Rocca.

“scusalo, Nicola” intervenne Vito, “più tardi gli farò un discorsetto, sta tranquillo”

“e va bene… parliamo del vostro problemino con la nave, prima che arrivino i carabinieri?”

“a dire il vero non credo ci siano danni gravi” disse Vito, “la nave è ancora a galla, fortunatamente. Se c’è qualche ammaccatura, pagherà l’assicurazione contro le tempeste”

“ma noi abbiamo fatto incidente stamattina, quando la tempesta era già finita da un pezzo!” puntualizzò Emil.

“taci, se non vuoi che ti rispedisca in Albania con un calcio in culo” disse Vito minaccioso.

“bene” disse Nicola, “allora, non c’è niente che possiamo fare per voi?”

“veramente una cosa ci sarebbe” disse Vito sornione, “ci piacerebbe diventare pescatori”

“mmm…”

“ma tu non conosci il dialetto barese! Non puoi fare il pescatore se non conosci il dialetto!” starnazzò Emil.

“Emil, sei morto” disse Vito con tutto il cuore.

“no, quello non è un problema. L’importante è non parlare in italiano. Piuttosto, temo che dovrete superare una prova…”

“come il test d’ammissione di scienze della comunicazione? Allora non so se ci conviene…” disse Emil mentre Vito spolverava la sua vecchia ascia da taglialegna. Nicola aveva gli occhi lucidi e fece finta di non sentire.

“venite, ne parlo con gli altri” disse Nicola uscendo dall’ufficio di Vito.

Quando i tre scesero dalla nave, si trovarono davanti uno spettacolo disarmante. I pescatori e i mutanti erano tutti ubriachi e stavano stesi sugli scogli a pancia all’aria, e schiacciavano un pisolino. Tutti tranne il mutante senza bocca ma col naso, che invece non faceva altro che saltellare da uno scoglio all’altro grattandosi il naso.

“Pino! Vieni subito qua!” sbraitò Vito.

Pino si alzò lentamente, e si avvicinò, barcollando e ridendo, a Vito e gli altri due.

“che cazzo avete fatto? Siete tutti ubriachi?”

“no, Vito. Non siamo ubriachi. I pescatori ci hanno insegnato che è importante fingersi ubriachi fradici per far fare agli altri il lavoro che dovremmo fare noi”

“cosa?”

“no! No! Siamo tutti ubriachi! Giuro!”, disse un pescatore.

“ho capito” disse Nicola, “vorrà dire che…”

All’improvviso un fracasso infernale interruppe i nostri. Era la nave che cadeva a pezzi e affondava.

Ogni tanto risaliva a galla un letto, per poi riaffondare. Poi una sedia. Poi la scrivania Luigi XIV. Poi la dispensa di Emil…

“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!” urlò Emil a squarciagola, “LA MIA DISPENSA NOOOOOOOOOOO!!!”, e si tuffò in acqua deciso a recuperarla. Poco dopo risalì a galla con l’espressione più triste che un essere umano abbia mai avuta dipinta in volto. Mentre si asciugava non faceva che piangere per la sua preziosa dispensa perduta negli abissi in scrutabili del mare Adriatico.

Vito, Pino, i mutanti, Nicola e i pescatori gli andarono tutti attorno per cercare di capire cosa stesse succedendo. I mutanti e i pescatori, sbadati come pochi, tornarono a far finta di essere ubriachi prima che qualcuno li vedesse. Vito invece si avvicinò ancora ad Emil. Ora era così vicino da dare davvero fastidio.

“senti, Emil, sono profondamente dispiaciuto per la tua dispensa”

“grazie, Vito. Non è di conforto, ma apprezzo il gesto”

“si… guarda… non so come dirtelo… forse non è il momento adatto, ma è un pezzo che volevo chiederti delle cose…”

“mmm… si, non è il momento adatto, comunque sono pronto”

“bene, allora…”

“no, non dire niente. So cos’è che vuoi chiedermi. Tu vuoi che ti sveli il mistero delle mie grandi doti di cuoco, giusto?”

“giusto” disse Vito sempre più stupito.

“bene. Sarò breve. Se non sbaglio abbiamo ancora una prova da superare per diventare pescatori, quindi è meglio fare in fretta. Quello che tu sospetti è che la mia dispensa fosse magica, stregata, o qualcosa del genere. Ti sbagli. Era una normalissima dispensa. Tutto quel ben di dio che cucinavo era conservato li dentro. Non era come il gonnellino di Eta-Beta. Non era magica, ma solo molto capiente”

“ma allora…”

“ma allora non ho finito. Aspetta a fare domande. Dicevo, quella dispensa per me era importantissima. In questo momento mi chiedo se riuscirò a non suicidarmi. È una perdita troppo grande da sopportare. Quella dispensa era dei miei bisnonni. Quando vennero in Albania in cerca di fortuna, si portarono dietro quella dispensa da qui, da Bari. Da allora viene tramandata di padre in figlio. E io volevo ripercorrere al contrario la strada dei miei bisnonni portandola con me come fecero loro quasi un secolo fa”

“ah! Ma allora…”

“ma allora non ho finito. Ecco svelato il mistero delle mie doti culinarie. A casa mia abbiamo sempre mangiato cucina italiana. Io ho sempre amato cucinare, e ho imparato bene dai miei. Ecco svelato il mistero. Contento?”

“ah! Ma allora…”

“ma allora cosa? Che altro vuoi sapere?”

“ma allora non è vero che a scuola vi insegnano il barese!”

“certo che è vero!”

“ah…”

“scusate” li interruppe Nicola, “non volete sapere la prova da superare?”

“ah, è vero! Dicci cosa dobbiamo fare per diventare pescatori”, lo esortò Vito.

“dovete mangiare un Panino col Polpo”, disse Nicola, e, mentre lo diceva, il cielo si annuvolò e sulla parola Polpo un tuono squarciò il silenzio circostante.

“ah, tutto qui?” chiese Emil.

Intanto i pescatori, che avevano sentito, smisero di fingersi ubriachi, e accerchiarono i due uomini e i puffi di legno mutanti.

“POLPO! POLPO! POLPO! POLPO! POLPO! POLPO! POLPO!”, iniziarono ad urlare in coro, mentre Nicola dava inizio al rito del Panino col Polpo.

“che il Panino col Polpo abbia inizio!” proclamò con autorità. Gli sfuggì in italiano, ma i pescatori sembrarono non accorgersene. Fu fortunato.

Vito era spaventato a morte. Iniziò a tremare e un alone scuro comparve sui suoi pantaloni.

Pino iniziò a spiegare al mutante senza bocca ma col naso che era stato bello averlo nel loro gruppo, ma purtroppo la tipologia della prova lo escludeva, e non gli restava che andarsene in cerca di fortuna altrove. “se sei fortunato puoi trovare lavoro in un call center”, gli disse per rassicurarlo.

Emil si stava davvero innervosendo.

“ORA BASTA!” urlò. “TUTTO ‘STO CASINO PER UN PANINO COL POLPO!?”, e tirò fuori dalla tasca un polpo ancora vivo. Lo scaraventò contro uno scoglio, lo lacerò a morsi, tirò fuori dei panini e ne preparò a sufficienza per tutti gli iniziati.

Li distribuì, e tutti li azzannarono, tranne il mutante senza denti che fu costretto a sbriciolare il panino.

“NO!” urlò allora Nicola. “pazzi! Stolti! Ma che cazzo fate?”

Sulla testa degli aspiranti pescatori apparve un gigantesco punto interrogativo.

“oh no! È troppo tardi!” disse uno dei pescatori in italiano.

Tutti lo guardarono malissimo.

“e va bene. Sono laureato in scienze della comunicazione, va bene?” disse il pescatore, e fuggì piangendo oltre i confini della vista.

Mentre fuggiva continuava ad urlare “SIAMO FINITI! SIAMO FINITI!”

Dal mare emerse un polpo alto sei metri. Con un tentacolo teneva un vassoio con dei panini al plancton.

“ecco, idioti!” disse Nicola, “quello è il polpo. Tutti i pescatori devono mangiare un panino al plancton con lui, così che egli dia la sua benedizione a chi vuole intraprendere questa carriera senza il rischio di affondare sotto la furia dei suoi possenti tentacoli!”

“oh cazzo!” disse Pino, e fuggì. Ma le sue gambe erano troppo corte, e il polpo lo afferrò in un tentacolo e lo ridusse in segatura.

“PINO! NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!” urlarono i mutanti disperati.

Poi afferrò Vito ed Emil, e li sollevò fino alla sua testa.

“VOI!” tuonò il polpo “VOI AVETE OSATO MANGIARE UN MIO FRATELLO AL MIO COSPETTO! GLI ACCORDI CON IL SINDACATO DEI PESCATORI SONO SCIOLTI PER SEMPRE! LA VOSTRA ORA È GIUNTA!”

Mentre il polpo diceva queste parole, i mutanti, che non stavano con le mani in mano - soprattutto quello senza mani – si gettarono in acqua.

Con grande sorpresa di Vito, Emil, Nicola e i pescatori tutti, i mutanti iniziarono ad aumentare di dimensione spaventosamente.

“è noto che il legno si gonfia con l’acqua”, spiegò uno dei puffi mutanti mentre raggiungeva l’altezza di otto metri, “e poiché il legno magico di cui siamo fatti è capace di gonfiarsi a dismisura, ora te la vedrai con noi, polpo dei miei stivali!”.

Otto mutanti allora afferrarono ognuno un tentacolo del polpo, liberando Vito ed Emil, e i restanti iniziarono a picchiare il polpo gigante. Il mutante senza mani faceva il tifo, e con le sue nuove dimensioni la sua voce tuonava come un coro da stadio.

Dopo interminabili ore di cazzotti e torture varie, il polpo si arrese.

“BA-STA” disse rinunciando all’ultimo baluardo di dignità che era rimasto nell’imponenza della sua voce tonante, “A-AVETE VIN-TOOoo”. E crollò nel mare generando un’onda che travolse i mutanti scaraventandoli contro la facoltà di scienze della formazione dell’università degli studi di Bari. Nell’impatto morì il mutante senza bocca che era li per consegnare l’iscrizione a scienze della comunicazione.

“È FINITA!” esclamò Nicola sbucando da uno scoglio dietro il quale si era vigliaccamente nascosto, “È FINITA!”

Vito tirò un sospiro di sollievo, e si avvicinò ai mutanti giganti per ringraziarli. Camminava come se avesse un peso di troppo nelle mutande.

“e ora che facciamo?” chiese Emil.

“non so voi” disse Nicola, “ma io ora sono il capo dei pescatori, visto che sono tutti morti o fuggiti lontano. Se volete potete lavorare per me”

“mmm… lavorare con te… si può fare” disse Vito.

“PER me” puntualizzò Nicola.

Emil e i mutanti giganti stavano già andando via. Vito si mise a correre come un pazzo per raggiungerli.

“comunque, caro Emil” disse Vito, “anche i miei nonni erano italiani. Precisamente baresi come i tuoi. E guarda caso anch’io non me la cavo male dietro i fornelli”

E così Vito ed Emil aprirono un ristorante sul lungomare. I mutanti furono di grande aiuto nella costruzione dell’imponente edificio abusivo.

Decisero di chiamare il loro ristorante “Panino col Polpo”.

I mutanti invece si trasferirono negli abissi e avviarono una prosperosa attività di ricatti e dispetti contro Nicola e alcuni altri neolaureati in scienze della comunicazione, psicologia, giurisprudenza e scienze politiche.

E vissero tutti felici e contenti…


COMMENTI: 11   Inviato da viadeiduemacelli @ 11:40
Messaggio n° 49 27-09-2005  
 

Post N° 49

I DueMacelli e la DISLESSIA

(ovvero quanno siete stanchi, 'natevene a dormì, 'nvece de fà finta de esse sveji!)

Sà: Ah, 'nsomma, quello t'ha richiamato?

Pà: Sì, 4 VORTE!!!!!! 'ncomincia a cacà 'n po' fori dar vasino!!

Sà: E vabbè, dai... che t'ha detto?

Pà: Ma niente, sempre 'a solita cosa, se sabato prossimo 'nnamo a ballà... ma se questo insti... inststst... intst... 'nsomma... m'enfastidisce, no???????????

(era: Insiste, terza persona singolare del presente indicativo del verbo insistere)

--------

Babbo di Pà: Sà, sai che film è questo?

Sà: eh... 'r film de Antony Hopkins... quello che hanno fatto precedente ar Silenzio degli Innocenti... poi ne hanno fatto uno anche del dopo...

Babbo di Pà: cioè?

Sà: Pà, come se chiama 'r seguito de... de'r Signore degli Anelli? Ehm... 'r Silenzio de...

Pà: 'r Signore degli Anelli co' Antony Hopkins??? E che faceva, 'r Gollum???? Ahahahahahah... semmai 'r Silenzio de' Nocelli... 'ri Silenzio de' Nocelli? (Dio come me ne esco?)

Sà: 'r silenzio de' Nocelli??? 

: Senti... pijà poco per culo, tu e 'a Compagnia degli anelli... io so' stanca!!

: Ma secconno te famo bene a uscì, stasera???

Pà: Ma sì ma sì, mo' se ripijamo... 2 birre e passa la paura!

(era mejo che rimanevamo a casa... :o)


COMMENTI: 3   Inviato da viadeiduemacelli @ 10:54
Messaggio n° 48 25-09-2005  
 

Post N° 48

I Due macelli dopo una notte brava in discoteca...

P: A Sà, ce lo sai che c'ho la memoria di un cacciavite...

S: A stella o spaccato, il cacciavite?

P: A stella...

S: Uhm.. non solo stamattina c'hai la memoria de 'n cacciavite a stella... Secondo me c'hai pure la vitalità de 'na spugna de mareeee!!!!


COMMENTI: 2   Inviato da viadeiduemacelli @ 15:18
Messaggio n° 47 24-09-2005  
 

Post N° 47

Visto che ormai è solo il povero jaba a mandarci avanti il blog, me ce metto pur'io de buzzo buono e scrivo il western dell'1:00 de notte... particolare rubrica che sarà postata esclusivamente all'una de notte, a giorno casuale (ovvero quanno ce la faccio a scrive). E' naturale che l'angolo de jaba rimane 'r mercoledì, inattaccabile com'ar solito. :-) see you, my friends (se vedemo, amichi mia)

La Locanda de li matti (I parte)

Era una notte buia e tempestosa...

... un altro po'? Qua ner Centro Italia non fa nent'artro che piove, 'sti giorni!

... okok, era una notte buia ...

... e c'ha fatto mai? 'f furmine de ieri c'ha lassato Termini co'i treni fermi c'ha furminato pur'a noi?

... okok: ERA UNA NOTTE, VABBE'??? E SE DICI 'N'ANTRA PAROLA TE PIJO LA LINGUA E TE CE FACCIO UNA TESTA DE MORO, E TE GIURO CHE FA MALE!

...

... bene... Era una notte... di una, due, tre notti fà, e stavamo io e la compare alla locanda, com'ar solito, a sparà du' stronzate, becce du' bire, e a giocà 'n po' a stecca (dice dice, ma colle palle c'ha 'n culo che 'n te dico...'gni vorta me tocca da pagà da beve...), e a'n certo punto...

... a 'n certo punto????????

... AO', e mica va bene eh? Non me poi 'nterrompe ogni 5 righe, sennò pijo e me ne vado...

... nono, scusa, non volevo, è che me stavo a'appassionà!

... sì, nun te ce appassionà troppo che sennò te faccio appassionà ai carci 'n culo fori della porta.

...

... mbè ... a 'n certo punto se spalanca 'a porta della locanda, e 'mbocca un gringo (mazza come so' messicana) tutto 'mpolverato e zozzo, puzzava com'a'n sorcio morto, e...

... huuuu, che schifo! Puzzava sur serio! I sorci morti puzzano!

... Aridaje! Che t'ho detto? Voi fà 'na visitina alla porta... colla faccia???

...

... mbè, dicevo ... 'r gringo guarda dentro ar locale, tira su cor naso, poi me guarda e me dice...
"Proprio a te cercavo!"

... ma sur serio? Te cercava proprio a te? E che voleva?

Aò, mò m'hai stancato...

...

... 'nsomma ... io je risponno:
"Ah sì? E che voi da me?"
e lui me risponne:
"Te devo parlà... da solo..."

... e tu c'hai fatto?

... e io c'ho fatto, fratè? J'ho detto che si prima nun se faceva 'na doccia, nun se dava 'na sbarbata e nun se lavava i denti armeno co' 5 risciacqui e nun resuscitava dar monno deji zombie con me nun ce parlava!

E lui?

E lui m'ha detto...
"E' 'na questione de vita o de morte"

Hi!!! E tu???

E io j'ho detto:
"Moro sur serio si nun te vai a lavà subito... MOVITE!"

(...continua alla prossima puntata...)  


COMMENTI: 7   Inviato da viadeiduemacelli @ 00:49

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