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Regolando

Post n°493 pubblicato il 29 Giugno 2007 da tanksgodisfriday
 
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Sette per otto fa cinque virgola sei per dieci. Quindi cinquantasei.
Non sono ammattito, è semplicemente il risultato della moltiplicazione eseguita con un regolo calcolatore. Non uno a caso, ma il mio regolo, unico compagno, insieme alla penna, nella prova scritta di Fisica Tecnica, e poi di Elettrotecnica, estate del '73.
C'erano già le calcolatrici elettroniche, uscivano proprio in quegli anni, ma sarebbero state bandite per un po' dalle prove scritte universitarie, lì si andava appunto di regolo calcolatore. Per la cronaca e per Casal, la prima calcolatrice fu una TI30 anche per me.

Il funzionamento del regolo è decisamente semplice. Basta sapere che esite una funzione matematica che si chiama logaritmo, che trasforma le moltiplicazioni in somme. Proprio così: il logaritmo di cinquantasei è uguale al logaritmo di sette più il logaritmo di otto.
Basta mettere in fila i due segmenti log(7) e log(8) e si sa che il risultato è log(56). Quindi si sfila il cursore del regolo di quanto serve, e si legge il risultato della moltiplicazione sulla parte fissa del regolo.

Ogni tanto lo tiro fuori dal cassetto, e mi faccio una moltiplicazione, ha un valore sentimentale. Capisco, però che non per tutti possa essere così.
Nostra figlia, ad esempio. Alle elementari le è stata fatta una vaccinazione anti-matematica.
Aveva tre insegnanti: una seguiva la parte letteraria, un'altra la parte matematica e la terza, di origine francese, non mi ricordo più.
Quella che si occupava di matematica varò un ambizioso programma di misurazione del mondo, partendo dall'aula. La misurarono con qualunque cosa avessero a disposizione: fettucce, scarpe, tappi. E listarelle di legno, cioè "regoli".
Risultato: se chiedevo a mia figlia "Quanto c'è da qui a là, secondo te?" - lei rispondeva - "Ma in tappi, fettucce, scarpe, regoli?". Il metro niente, non era previsto.

E così poi è andata avanti, mai che abbia incrociato un prof che sia riuscito ad attrarla verso questi temi. Né ci sono riuscito io.
Ricordo alla soglia della maturità scientifica: "Vale, guarda che accade avvolgendo un filo elettrico intorno a un chiodo, e facendo passare della corrente nel filo. Il chiodo si magnetizza, diventa una calamita. Ti viene da chiederti qualcosa?".
"Si! Perché non usi una normale calamita come fanno tutti?"

Riuscirà in un altro campo, il suo? Lo spero, anzi lo speriamo, con tutto il cuore. Pare avviata bene.
La ricetta è semplice: basta che ci sia la capacità di appassionarsi, di sapersi mettere in discussione, di essere disposti a imparare. Per tutta la vita.

Dedicato a tutti quelli che a volte hanno il timore di non riuscire.
Timori? Balle.

 
 
 
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