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Divagazioni e fantasticherie

Post n°18 pubblicato il 15 Maggio 2006 da Piero_Caravaggio

Ero ad una riunione di lavoro, il clima era amichevole e cordiale. Tuttavia bisognava trovare una sinergia d'intenti che sinora era mancata, vuoi per un eccesso di protagonismo, vuoi soprattutto per l'incuria di alcuni colleghi. Dopo l'introduzione preliminare, la "Papessa" (così chiamavamo la responsabiile del nostro settore) tirò fuori dalla valigetta un'enorme pila di carta: grafici, preventivi e tutto ciò che la rendeva così importante ai nostri occhi. Dopo una mezzorata circa, mi estraniai completamente dal contesto in cui mi trovavo. Trasognavo. Una miracolosa serenità aveva completamente invaso il mio cuore.  Ero lieto di essermi lasciato andare e fantasticavo, pensando le cose più strane. Pensavo a lei: a come sarebbe stata la prossima volta, a come l'avrei presa. Mi avrebbe resitito ancora o si sarebbe concessa sponte, con rinnovata passione? Ci sarebbero stati dei lunghi preliminari o avremmo optato per una sveltina? Questi ed altri ameni dubbi tempestavano la mia mente, completamente immersa in un ammasso di fuoco e di passione. Ero intento a come trovare il modo di rimanere più a lungo con lei.  Pensavo a come sarebbe stato bello uscire insieme, magari per un week-end, andare in un piccolo chalet di montagna e vagare nei boschi, circondati da alberi e ruscelli. Il mio pensiero era corso via, su, in alto, in una montagna incantata, impenetrabilmente oscura al mio ambiente di lavoro.
Non sembravano esserci nubi sul nostro amore segreto. In effetti, Maria aveva tacitamente acconsentito ad un nuovo rendez-vous.
Ambedue avremmo rispettato un silenzio aureo... e nessuno, men che meno mia madre e il suo fidanzato, avrebbero saputo del nostro amore segreto. D'altra parte, Maria, col suo ovale perfetto, le labbra carnose, il nasino all'insù e quei grandi occhi azzurri coperti da lunghe e folte ciglia, era una bellissima ragazza e avrebbe senz'altro trovato subito un altro marito qualora quel nulla facente avesse avuto l'ardire di lasciarla. Questo mi metteva l'anima in pace. Non mi faceva sentire in colpa. Perchè un uomo come me non avrebbe mai potuto sposare una ragazza come Maria. Sarebbe stata un'assurdità. 

Mentre ero immerso nei meandri dell'immaginazione, sentii  la punta d'una scarpa che lentamente mi strofinava i pantaloni...così, mentre parlava, in modo disinvolto, dimenava il piede e premeva lì, nella mia intimità.
Il membro era diventato a poco a poco turgido e non diffidava più di quelle intime carezze. Ma chi avrebbe osato così tanto?

 
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