(autore anonimo fino alla fine del gioco)
Quando l’auto blu frenò di botto, la portiera posteriore destra si spalancò e una sferzata di pioggia gelata investì in pieno il Direttore Generale, che sobbalzò, rimanendo per un istante senza fiato.
- Idiota – sibilò in direzione dell’autista, che nel frattempo si era catapultato fuori della macchina, precipitandosi a chiudere quella dannata portiera. Precipitandosi, ma non abbastanza in fretta da impedire che una moto in transito sollevasse uno schizzo di fango da una pozzanghera.
Fango che – splat! – andò a insozzare la giacca blu del Direttore. E un pochino anche la camicia bianca.
Doveva esservi proprio una strana congiuntura astrale lassù, perché di lì in poi gli eventi sarebbero inauditamente precipitati.
L’autista richiuse la portiera e completamente fradicio si rimise al volante, ma la macchina – cough cough splut – non volle saperne di ripartire.
Il Direttore Generale, in preda a uno scatto d’ira, decise di avviarsi a piedi, da solo, sotto la pioggia. Era tardi, la seduta non poteva iniziare senza di lui. Se avesse allungato il passo sarebbe arrivato in breve tempo. Per il cambio d’abito poi nessun problema, aveva una dependance proprio di fianco alla Sede Centrale: sarebbero bastati pochi minuti.
Peccato per lo scivolone però, che gli fece sbattere la testa contro una vetrina (senza rompere niente, per fortuna del negoziante), procurandogli un immediato vistoso ematoma che gli deformò all’istante i connotati, oltre alla slogatura della caviglia destra. La borsa in pelle con la relazione, il cellulare e il portafoglio, caddero poco più in là e tosto tutto scomparve, grazie a laboriose mani plebee, mentre il Direttore, poveretto, rimaneva accasciato e senza respiro sul marciapiede, fortunosamente riparato dalla pioggia grazie al balcone del primo piano.
Fu una bambina a chiedere, indicando con il ditino:
- Mamma, ma i barboni dormono sui marciapiedi anche quando piove?
- Si tratta di una ragazzina del popolo – pensò il Direttore, che l’aveva sentita forte e chiaro – lei non sa chi sono io.
Subito dopo si soffermò un vecchio, con l’ombrello rattoppato, grondante acqua dentro e fuori:
- Questo sta peggio di me! – ridacchiò tirando dritto.
- Lei non sa chi sono io!- gli strillò dietro il Direttore Generale, cercando invano di alzarsi e invece urlando di dolore per via della caviglia che si stava gonfiando sempre più.
Se ne accorse un tale, che disse:
- Ah, la gente è sempre più egoista, mica la chiamano un’ambulanza quando vedono un povero vecchio in difficoltà.
E zic e zac, lo fece trasportare al pronto soccorso, dove per prima cosa gli chiesero le generalità.
- Come? – chiese il Direttore all’infermiere del Triage – lei non sa chi sono io? Sono il Direttore Generale, io!
L’infermiere guardò il bernoccolo, valutò l’ematoma, gli stiracchiò la caviglia e gli affibbiò un codice verde:
- Ah, Robè, portalo de llà, er Direttore Generale– disse al collega, strizzandogli l’occhio - e mettilo vicino a Napoleone.
Napoleone era quello che non la smetteva di starnutire, dalla barella a fianco:
- Il battaglione di Waterloo… etciùù! Ci vedremo a Waterlooo… etciuuu!- Tutto sporco di fango, bagnato e puzzolente come tutti gli altri vecchi ammassati dentro quel camerone, che tossivano e si lagnavano in modo insopportabile...
Il Direttore Generale chiamò l’infermiera, che dopo un’oretta si avvicinò:
- Mi chiami subito il Presidente. Devo parlare con il Presidente. Lui lo sa chi sono io!
- E lo so pur’io chi sei tu, non te preoccupa’, sei un amico de Napoleone. Parla co’ lui, metteteve d’accordo ... - rispose quella sghignazzando. E poi, al collega:
- Angelì, qui ce n’è un altro, spojamoli tutti e due, Napoleone e il Direttore Generale, che se so’ bagnati. E’ sempre la stessa storia, prima s’ubriacano e poi se pisciano sotto e noi qui a...
- Non mi tocchi! – intimò il Direttore – Lei non sa chi sono io!
- T’ho detto che lo so, statte bbono... Porta il siringone, Angelì!
- Che siringone? Ma… ma… noooo!
La congiuntura astrale stava facendo davvero scintille, quella sera.
Già dopo la prima delle iniezioni tutto parve filare più liscio.
Delle quindici ore di attesa in barella quasi non se ne sarebbe accorto, il Direttore, se non fosse stato per quella tosse che ora lo squassava e quel doloretto alla schiena e qualche fitta improvvisa al petto... nulla di preoccupante, beninteso. Tutto da codice verde.
- Hai parenti qui fuori? – gli chiese a un tratto un tale col camice bianco, forse un dottore, forse un portantino, chissà.
Lui si toccò il bernoccolo, poi il braccio sinistro, storse la bocca, rabbrividì.
- C’è qualcuno per te in sala d’attesa? Tua moglie, i figli, un assistente sociale? – insistette quello.
Il vecchio scosse la testa mentre il camice bianco faceva un cenno a un camice verde nominando confusamente tac e gesso e cardiochissàcchè e quando la barella venne portata via, ingoiata da una porta a vetri, nel corridoio rimbalzò una domanda: lei non sa chi sono io? lei non sa chi sono io? io? …io? cough cough… splut.
***
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Inviato da: emilytorn82
il 23/12/2016 alle 13:01
Inviato da: emilytorn82
il 23/12/2016 alle 13:00
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