RITARDI IN ENTRATA

Post n°92 pubblicato il 20 Novembre 2008 da u.fantocci
 

Come sapete dal primo ottobre e' in vigore un nuovo regolamento aziendale consultabile sulla intranet.
L'orario di entrata e' uguale per tutti dalle 8 alle 9,30. Oltre tale orario l'assenza e' considerata ingiustificata.
C'e' pero' una precisazione fatta da HR perche' i minuti di ritardo non possono essere trattati come assenza ingiustificata, finche' esiste un monte ore di EF.

Percio' se l'entrata e' alle 9,31 bisogna inserire un giustificativo di EF per il minimo consentito, che e' di 30 minuti.
Solo quando le ore di EF saranno terminate, potra' essere detratta dallo stipendio l'assenza ingiustificata.

A parte l'assurdita' della cosa, quello che sconcerta e' che questa precisazione (fatta tramite posta elettronica) non e' stata fatta girare a sufficienza e se ne parla solo adesso a meta' novembre. Quando invece doveva essere integrata al regolamento aziendale, visibile sulla intranet.

Complimenti per il tempismo e la trasparenza!


 
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La 7 perche' sei nata?

Post n°91 pubblicato il 22 Ottobre 2008 da u.fantocci
 
Foto di u.fantocci

Strana storia quella della Tv LA7. Atto primo: Strappata con la forza a Vittorio Cecchi Gori da Colaninno per rilanciare un terzo polo televisivo. Atto secondo: Uccisa sul nascere da Tronchetti Provera e messa in un cantuccio. Atto terzo: Con Bernabe’ cessione di ramo d’azienda della Pay per View ad Airplus perche’ ormai in perdita. E tutto sotto gli occhi dei vari governi che si sono succeduti, sia di destra che di sinistra. Ma la storia non e’ ancora finita.

Di seguito alcuni articoli sull’argomento:

La7 e Telecom: l'eutanasia di una Tv

Con i tagli all'informazione e a tutto il resto, Telecom Italia toglie inesorabilmente ossigeno all'unica rete nazionale fuori da Rai e Mediaset.

C'era una volta una Tv originale, creativa, elegante, un po' fuori dagli schemi, quasi indipendente e abbastanza pluralista, con la possibilità di affermare qualcosa in campo televisivo, al di fuori dal duopolio imperante Rai-Mediaset. Era La7, già Tmc: un telesogno svanito di Fazio-Santoro-Costanzo, accarezzato da Cecchi Gori, portatogli via da Colaninno, tenuto in vita da Tronchetti e oggi ucciso con il silenziatore da Bernabè. Su La7 Bernabè è sempre stato un po' reticente e un po' ambiguo: "Non la cederemo ma non è una priorità" e così via dicendo. Oggi il taglio dei 25 giornalisti e delle redazioni estere, la fuoriuscita di Chiambretti, quella futura e già annunciata della Bignardi sono le ultime gocce di un vaso dove l'acqua è già stata abbondantemente prosciugata dai tagli della gestione Stella, l'assistente di Bernabè che ama definirsi il "canaro" perchè sui tagli non ci va leggero. Per Telecom Italia è chiaro che La7 è una palla al piede: mai stata in attivo, strangolata da un mercato della pubblicità che non potrà essere cambiato per non dispiacere al premier in carica. Bernabè, che taglia posti di lavoro e cerca di concentrarsi sul business della banda larga, non ha un euro da metterci dentro. Anche la decisione di Telecom Italia di fare concorrenza a Seat e all'892424, attraverso la sua controllata Matrix, per raccogliere pubblicità locale da mettere su Virgilio e nel canale telefonico 1254, dimostra che in La7 sul piano pubblicitario Telecom non crede; non può neanche trasformarla in un operatore mobile virtuale, come ha fatto con Mtv. La cosa più saggia a questo punto sarebbe di trovare un investitore che ci creda e che voglia fare il mestiere della Tv. In Italia molti sono disposti a giocarsi una fiche su Alitalia per far piacere al presidente del Consiglio, ma nessuno è così pazzo da volergli dispiacere, facendogli concorrenza proprio nelle Tv.

Fonte: ZeusNews.it

Pay Tv: la vendita di La7 Carta Più apre nuovi mercati

commento di Marco Mele

C'era una volta La7 Carta Più. Doveva essere il concorrente di Mediaset Premium. Non lo è mai stato. Ora Telecom Italia Media ha trovato un'intesa con la svedese Air Plus (gruppo Wallenberg) per cedere le attività di pay-per-view, personale compreso.
La pay-per-view di Telecom non è mai decollata. Nè poteva decollare: una volta, il responsabile del digitale terrestre dell'epoca trattò per acquisire la Champion's League. Cambiò il responsabile. La Champion's League andò a Mediaset.
Un problema in meno per l'Agicom .L'accordo TI Media Air Plus risolve un problema all'Agcom: il gruppo svedese era stato infatti collocato all'ultimo posto nella graduatoria dei soggetti ammessi ad acquistare il 40% della capacità trasmissive dai maggiori operatori, alla pari con Disney in versione pay tv. AirPlus dunque si è garantita 14 Megabits sui canali di Telecom Italia Media, quindi Disney dovrebbe subentrare come l'ultimo degli ammessi alla capacità dei grandi operatori di rete (che resteranno tali, per sempre).
L'operazione annunciata venerdì sera cambia lo scenario della pay tv italiana. Il gruppo Wallenberg non si rassegnerà a una quota di mercato marginale rispetto a Mediaset e Sky, anche se i diritti premium, calcio e film, costano molto cari. E sono quasi tutti, per il digitale terrestre, in mano a Mediaset Premium.
L'ingresso del gruppo svedese, piuttosto, avviene in un momento particolare. Dopo il 31 ottobre, con lo switch off dall'analogico, Telecom Italia Media avrà,
in Sardegna, quattro multiplex, ovvero quattro reti digitali, due delle quali con copertura e capacità pari alle cinque migliori di Mediaset. In più, i decoder e i televisori integrati sono presenti in oltre l'85% delle famiglie sarde (un 10% ha Sky) e sono quindi tutte potenziali abbonate all'offerta pay-per-view di Mediaset e, da novembre, di Air Plus.
Per il 2009 il Governo ha approvato un calendario per far passare alla tv "tutta digitale" milioni di famiglie (Torino-Cuneo, Trentino e Alto Adige con Belluno compresa, Val D'Aosta, Roma e gran parte del Lazio esclusa Viterbo, la Campania con Napoli). In un anno e mezzo, nel 2010, secondo i piani del Governo, il 70% degli italiani vedrà solo la tv digitale.
Il gruppo svedese si trova quindi con un potenziale enorme di crescita, anche se i ceti di reddito elevato sono in gran parte già abbonati a Sky e Mediaset può contare sul traino della promozione delle sue tv analogiche (che per i concorrenti è a pagamento). Inoltre si ritrova in mano, comunque, nove squadre di serie A e tutta la serie B: e non è poco.
Vedremo se AirPlus tenterà di competere sul prezzo rispetto ai canali Gallery di Mediaset, con quali contenuti e quali servizi (per inciso, la letteratura svedese sta incontrando un grosso successo in Italia e in Europa, in questo momento). La sua pay tv in Finlandia, ad esempio, offre molti dei canali che sono su Sky, da Discovery a Eurosport.
Per TI Media, si tratta di capire se il disinvestimento dal terrestre (nonostante il 9% con cui rimarrà nella nuova società) continuerà o meno con la cessione della tv gratuita. La 7 sta tagliando tutti i costi e l'ascolto resta marginale. Venderla è però meno facile, a livello politico

Fonte: il sole24ore.com

 
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NO allo scorporo della rete e SI ai fondi sovrani

Post n°90 pubblicato il 29 Settembre 2008 da u.fantocci
 
Foto di u.fantocci

Il cda Telecom del 25 settembre non ha chiarito i dubbi sull'eventuale scorporo della rete. Per adesso non se ne parla, ma non e' ancora detto poiche' la soluzione era molto apprezzata dall'Authority. L'Amministratore Delegato ha ammesso l'apertura ad un offerta dai fondi sovrani per una partecipazione di circa il 10%, tutto dipendera' dal prezzo. Che ci sia la Libia di mezzo e' ormai chiaro, anche se sono forti le perplessita' etiche di fronte ad un paese accusato di terrorismo, dove tutto e' controllato, specialmente le linee di comunicazione.

Ricordiamo a proposito delle "svendite" di reti o torri (la cui vendita riguarderebbe solo il contratto di affitto)  l'articolo di zeus news del  18/9/08:

Per Telecom non è tempo di vendere le Torri

Qualunque operazione come la vendita delle Torri di Telecom Italia, o addirittura lo scorporo della Rete, si scontrerebbe con uno dei peggiori momenti finanziari di tutti i tempi.

[ZEUS News - http://www.zeusnews.it/ - 18-09-2008]

 Lehmam Brothers è una di quelle grandi banche finanziarie americane il cui mestiere principale è consigliare di fare a pezzettini le aziende per piazzarle meglio sul mercato e fare felici i più grossi azionisti, oppure tagliare le spese sociali dei Paesi in via di sviluppo per tagliare il debito.

E' meglio dire "era", perché Lehaman è clamorosamente fallita, facendo tremare le Borse e gettando sul lastrico 6.000 persone, mentre i Paesi dell'America Latina dal Venezuela alla Bolivia mandano al diavolo gli Usa.

Franco Bernabè, ma anche Prodi che voleva scorporare la Rete, e Draghi, governatore della Banca d'Italia, hanno fatto parte come consulenti e manager di questo giro di banche statunitensi che fanno e disfanno tutto, anche se forse Bernabè negli ultimi mesi non ha nascosto la sua insofferenza verso questi analisti finanziari che vorrebbero utili sempre più alti e subito in Telecom.

Il fatto è che qualunque operazione di ingegneria finanziaria che Telecom Italia varasse in questo momento, cadrebbe in un momento di bufera che rischierebbe di travolgere soprattutto centinaia di migliaia di piccoli azionisti, dipendenti e clienti.

Lo scorporo della Rete da tanti invocato sarebbe solo una manovra per fare incassare subito le banche e Telefonica e i Fossati, ma lascerebbe in piedi solo due scatoloni vuoti: le divisioni commerciali di Telecom Italia in rosso per il fisso e in calo di redditività per il mobile, e una Rete che senza investimenti pesanti di natura pubblica rimarrebbe inadeguata e farebbe crescere le tariffe di non poco.

Anche un'operazione "minore" come la vendita delle Torri Telecom, che il consiglio di amministrazione potrebbe decidere, avrebbe una ricaduta positiva solo nel prossimo anno ma peserebbe e non poco sui bilanci successivi, rivelandosi "un'operazione a perdere" come è stata la svendita del patrimonio immobiliare che ha fatto crescere enormemente i costi di affitto, una delle voci più negative durante le gestioni Colaninno-Tronchetti.

La vendita delle Torri avrebbe come risultato la cessione di almeno 800 dipendenti che si sommerebbero ai noti 5.000 esuberi mentre il Sindacato dice no a nuove esternalizzazioni e porrebbe nuovi problemi di sicurezza degli impianti.

 
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Telecom, raggiunto l'accordo sulla mobilità dei 5.000

Post n°89 pubblicato il 20 Settembre 2008 da u.fantocci
 

Alla fine (e faticosamente) dirigenza e sindacati hanno trovato un accordo per smaltire i 5.000 dipendenti considerati in esubero.

[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-09-2008]

 Si è conclusa alle 5 di stamattina la lunghissima trattattiva tra Cgil-Cisl-Uil del settore delle Telco e Telecom Italia per la messa in mobilità di 5.000 dipendenti considerati in esubero per ragioni di costo, all'interno di una politica di forte riduzione dei costi che si sta ripercuotendo negativamente anche sulla qualità del servizio offerto ai clienti.

L'accordo vale per il triennio 2008-2010 ed è basato sulla volontarietà: potranno adervi tutti i lavoratori a cui, entro il 31 dicembre 2010, manchino non più di tre anni per avere la pensione. Potranno adervi anche i lavoratori che abbiano compiuto almeno 40 anni, che godranno di un anno di trattamento di mobilità; mentre quelli che hanno compiuto 45 anni potranno godere di due anni di mobilità.

E' passata la richiesta sindacale secondo cui Telecom Italia non provvederà in questi tre anni a mobilità collettive territoriali coatte, fuori dalla provincia sede di lavoro. Telecom integrerà il trattamento di mobilità previsto dall'Inps fino al 90% della retribuzione individuale annuale.

Inoltre l'ex monopolista si impegna ad assumere 600 lavoratori nel settore della Rete e a trasformare 300 rapporti di lavoro interinali nei customer care Tim (anche per evitare cause) in posti di lavoro interni. 1.600 operatori del call center di Teleconctact (che è controllata al 100% da Telecom Italia e che svolge in outsourcing il lavoro di risposta al 187 o al 191) vedranno passare il loro orario di lavoro part-time da 4 ore a 6 ore.

I posti di lavoro che si renderanno vacanti per la mobilità saranno integrati da passaggi di personale delle funzioni di staff a personale delle funzioni operative, attraverso processi di riconversione professionale.

L'accordo evita soluzioni unilaterali ma è destinato probabilmente a essere presto superato da nuove strategie di riduzione del personale per ridurre i costi e, ancora di più, se dovesse passare il progetto, ormai visto con favore da molti, di scorporo della Rete, anche se l'area interessata da un eventuale scorporo può molto variare e così il personale interessato.

 
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Il vero motivo della campagna "A voi comunicare"

Post n°88 pubblicato il 19 Settembre 2008 da u.fantocci
 

Telecom Italia finanzia una costosa campagna pubblicitaria con Gandhi protagonista per avere il silenzio sulla vicenda dei 5.000 esuberi.

[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-09-2008]

Qualcuno si potrà chiedere perché Telecom Italia insista nel riproporre su tutti i giornali, in TV e sul Web il nuovo claim della sua campagna pubblicitaria "A voi comunicare", con Gandhi protagonista, con un blog aperto ai contributi dei navigatori, ricca di spunti umanitari e sociali, certamente supportata da un notevole sforzo economico.

Il motivo è molto semplice e ben poco umanitario e sociale: Telecom Italia è impegnata in questi giorni e fin dall'estate in un duro confronto sindacale sulla questione dei 5.000 dipendenti che l'azienda vuole mettere in mobilità e che potrebbero essere solo la prima tranche di un più consistente gruppo di dipendenti di cui sbarazzarsi.

Telecom non vive affatto l'emergenza Alitalia, non è alla canna del gas, anzi negli scorsi anni ha distribuito fin troppo generosi dividendi ai suoi azionisti e elevatissimi emolumenti ai suoi dirigenti. L'unica cosa in comune ad Alitalia in Telecom è l'attuale capo del personale, che per anni ha gestito le risorse umane Alitalia.

Pianificare una campagna pubblicitaria così imponente e costosa sui media, in un momento di crisi della raccolta pubblicitaria, significa per Telecom assicurarsi un buon "silenzio stampa" sulla vicenda esuberi... come sta puntualmente avvenendo sui media mainstream.

 
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