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« Serie A. Oggi. E' passa...8 settembre 2007 - V-Day... »

-1 al V-Day, il Vaffanculo Day. Riflessioni.

Post n°215 pubblicato il 07 Settembre 2007 da fabri.t
 

Il 12 luglio Beppe Grillo ha depositato alla Corte Suprema di Cassazione di Roma una proposta di legge di iniziativa popolare per un Parlamento pulito dal titolo: "Riforma della legge elettorale della Camera e del Senato riguardante i criteri di candidabilità ed eleggibilità, i casi di revoca e decadenza del mandato e le modalità di espressione della preferenza da parte degli elettori".

 


I tre punti della proposta sono:


1- NO AI PARLAMENTARI CONDANNATI. No ai 25 parlamentari condannati in Parlamento - Nessun cittadino italiano può candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva, o in primo e secondo grado e in attesa di giudizio finale.

2- DUE LEGISLATURE. No ai parlamentari di professione da 20 e 30 anni in Parlamento - Nessun cittadino italiano può essere eletto in parlamento per più di due legislature. La regola è valida retroattivamente.

3- ELEZIONE DIRETTA. No ai parlamentari scelti dai segretari di partito - I candidati al parlamento devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.

La richiesta di legge popolare sarà accolta se saranno raggiunte almeno 50.000 firme autenticate.

Domani 8 settembre 2007 si terrà la raccolta di firme organizzata in tante piazze delle città italiane e all'estero dai gruppi Meetup di Beppe Grillo in occasione del Vaffanculo Day o, più semplicemente, il V-Day

Nei giorni seguenti la proposta Grillo inviò a tutti i parlamentari, senatori e deputati, una mail contenente la richiesta di esprimere il proprio accordo o disaccordo con i punti elencati. I risultati del direct mailing sono esposti in un documento scaricabile dal suo sito a cui rinvio per la lettura dei dati percentuali, del confronto tra i gruppi parlamentari rispondenti e per conoscere l’identità e l’opinione dei singoli.

Alla prima lettura, mi ero subito sentito d’accordo con le proposte popolari di Grillo ma, dopo aver letto i contenuti di alcune delle risposte pervenute dai parlamentari rispondenti, pur continuando a sostenere sui generis le ragioni della proposta, pongo alcune riflessioni in merito. Forse i punti elencati da Grillo avrebbero bisogno di qualche correzione. Ripeto di sostenere l’iniziativa in generale, l’impianto base delle proposte e il loro scopo anche simbolico ma, per muovere il ragionamento qualitativo, riporto qui alcune dichiarazioni di accompagnamento: opinioni articolate pervenute a Grillo da alcuni politici insieme alle dichiarazioni di accordo o disaccordo.

Tra quelle che ho letto ne ho selezionate alcune che hanno suscitato un mio maggiore interesse, per i contenuti maggiormente ragionati dal punto di vista tecnico-giuridico o politico-costituzionale ed escludendo dunque le semplici attribuzioni di voto positivo o negativo (si, no).


Su 197 che hanno espresso la propria opinione, 106 si sono dichiarati d’accordo sulla proposta per cui un cittadino italiano non possa candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva, o in
primo o secondo grado e in attesa di giudizio finale. Ben 4 parlamentari di Forza Italia si sono dichiarati contrari ed è il valore assoluto e proporzionale più alto tra i NO.


FOLLINI
(l’Ulivo):
Non sono d’accordo sul fatto che una condanna –tanto più in primo o secondo grado- precluda la possibilità di candidarsi. Mi sembra più corretto che su questo siano gli elettori a decidere, a condizione ovviamente che essi riacquistino voce in capitolo nella scelta delle persone che li rappresentano in parlamento.

MURA (IdV): Sono d'accordo che un condannato anche in primo o secondo grado non possa candidarsi al parlamento. Chi è chiamato a fare le leggi per il paese deve essere il primo a rispettarle e dunque non deve sedere in parlamento chi ha riportato condanne. E' vero che in Italia c'è la presunzione d'innocenza fino a sentenza passata in giudicato, ma se ci sono procedimenti in corso è opportuno che prima questi si concludano. Solo allora se una persona risulta innocente allora si può candidare.

PISICCHIO (IdV): Direi proprio di si. E' pur vero che per un rappresentante del popolo non devono venir meno le garanzie previste per ogni altro cittadino, ma l'assunzione di responsabilità verso gli elettori deve comportare un "di più" in termini di trasparenza. Dunque è bene che, per condanne relative a reati di una certa importanza (e sopratutto rilevanti dal punto di vista della pubblica amministrazione), chi ne sia colpito si chiami fuori.

BONIVER (Fi): Se condannato in via definitiva, purché non sia condannato per reati di opinione.


121 sono d'accordo nel ripristinare la preferenza diretta per l'elezione dei parlamentari e forse per il forte grado di accordo il documento non presenta la ripartizione per gruppi parlamentari.


MUSSI
(Sd):
Ho partecipato attivamente al primo grande referendum sulla legge elettorale, che abolì le preferenze multiple, intorno alle quali si formavano cordate di potere e gruppi di interesse. Ci ritroviamo oggi con le liste bloccate (grazie a Calderoli, Berlusconi, Fini, quest'ultimo divenuto ora alfiere del referendum abrogativo della sua creatura) che mettono tutto nelle mani di partiti, sempre più evanescenti sul piano politico, intellettuale e morale; e sempre più invasivi sul piano del potere e della formazione del ceto politico. Sono quindi favorevole alla preferenza singola con un'altra legge elettorale.

PAGLIARINI (Pdci): Sì, sono favorevole all'introduzione delle preferenze, ma tale misura non va disgiunta dal sistema elettorale. Personalmente ritengo il proporzionale puro con preferenze il miglior sistema per la verifica della rappresentanza. Tema che non va confuso con le esigenze di governabilità, eventualmente risolvibili ricorrendo al premio di maggioranza.

PISA (Sd): Si (sistema regionale: preferenza +listino) con alcune perplessità : è vero che si limiterebbe il potere dei partiti - anche se la scelta di chi mettere in lista resta comunque dei partiti - ma significherebbe aumentare le spese della campagna elettorale e privilegiare chi ha piu' soldi da spenderci.

RIPAMONTI (Verdi-Pdci): Si, però bisogna stabilire un tetto di spesa per ogni singolo candidato, esercitare controlli severi sulle spese elettorali e prevedere la decadenza dal Parlamento per coloro che hanno sforato il tetto di spesa. Altrimenti le preferenze possono provocare il ritorno del voto di scambio e l'aumento della corruzione per reperire le risorse per la campagna elettorale.

SCOTTO (Sd): [..]Può darsi che sia il sistema apparentemente più democratico e dinnanzi ad una legge elettorale come il porcellum tutto spinge verso la nostalgia delle preferenze. ma, caro Grillo, la invito a riflettere sui bei faccioni che popolano le nostre città (soprattutto al sud) durante le competizioni amministrative e regionali, sullo spreco indecente di danaro per conquistare voto su voto all'interno di una lista, sulla inarrestabile deriva personalistica che ha distrutto i partiti e li ridotti a puri e semplici comitati elettorali. Non sempre questo metodo garantisce sobrietà e partecipazione. vince chi ha più relazioni, più contiguità con alcuni poteri e con il mondo economico, chi riesce a mettere più facilmente le mani sui centri di spesa. Insomma, la preferenza aiuta più il censo che il ricambio delle classi dirigenti [..]


Solo 82 sono d'accordo nel limitare l'eleggibilità al Parlamento a due legislature, mentre i contrari si annidano principalmente tra i partiti Forza Italia, An e Udc.


BOSELLI
(RnP):
 No, lo alzerei almeno a tre. Il limite delle due legislature mi sembra adeguato nel caso dei Sindaci, che nell'amministrazione del territorio hanno un contatto diretto con i cittadini e potrebbero dunque ottenere un vantaggio diretto o indiretto dall'esercizio della carica, ma nel caso del Parlamento significherebbe ridurre i benefici che derivano dall'esperienza di un'attività così importante.

DILIBERTO (Pdci): Il nostro Partito già utilizza questa regola, quindi sono daccordo ...da ieri!

GENTILONI (l’Ulivo): Sì come regola per il mio partito con eventuali eccezioni. No come legge dello Stato.

TRUPIA (Sd): Si può fare, ma non mi sembra il problema principale se ciò che davvero conta è competenza, serietà, impegno, consenso. Tuttavia in Italia c’è un’emergenza: il blocco delle classi dirigenti che impedisce -a differenza degli altri paesi europei- quel ricambio generazionale e di genere, urgente in politica, come in tutti gli ambiti che contano. Perciò tutto quello che può servire per sbloccare e rinnovare classi dirigenti in gravissima crisi di autorevolezza, inossidabili e inaccessibili ai giovani, alle donne, alla società civile può andar bene: dalle quote femminili, di cui sono completamente convinta, alle due legislature, che mi convincono meno.

VIOLANTE (l’Ulivo): No; non credo che questa clausola sia prevista in alcun paese civile. Sono favorevole alle “quote verdi” nei vertici dei partiti; di qui nasce il rinnovamento anche del Parlamento.


Resto sul tema riportando a scopo conoscitivo e all’ attenzione di quanti seguono le proposte di Grillo, soprattutto tanti giovani, una lettera indirizzata ad Antonio di Pietro (sostenitore del V-Day) sul suo sito a firma di Silvana Mura, senatrice dell’ Italia dei Valori, che ha recentemente presentato la proposta di legge “Largo ai giovani in politica” che in qualche modo va incontro ad alcune delle proposte di Grillo evidenziate precedentemente, proponendo uno svecchiamento della classe politica.

"Caro Antonio, (Di Pietro, nds)

purtroppo la politica italiana soffre di una gerontocrazia storica di lungo corso, che non lascia spazio ai giovani e non gli consente di mettere i loro talenti e il loro entusiasmo al servizio del Paese.
Mentre nel resto d’Europa Aznar, Zapatero, Blair, Cameron e molti altri, sono divenuti grandi leader nazionali tra i trenta e i quarant’anni, da noi invece, che ci accontentiamo di considerare giovani cinquantenni dai capelli brizzolati, i giovani di valore debbono attendere di trasformarsi in tardoni della politica prima di poter ambire alla guida di un partito o a cariche di governo.
Ho fatto un piccolo studio dal quale risulta che l’età media, calcolata dal 1945 ad oggi, in cui si diventa premier per la prima volta in Italia è di 55 anni. Ma la cosa sorprendente è che l’età sale a 60 anni se ci riferiamo solo ai governi della seconda repubblica.
Per fare un altro esempio basta dire che alla Camera solo 1 deputato su 630 ha meno di 30 anni, mentre i deputati con meno di 50 anni arrivano appena al 16%.
E’ per modificare questa situazione che ho presentato due proposte di legge che ho chiamato “Largo ai giovani in politica” i cui punti fondamentali sono:
1)
limite di età a 70 anni.
Superato tale limite non è più possibile ricoprire alcuna carica elettiva (deputato, Senatore, Sindaco, Presidente di Provincia, Presidente di Regione, Consigliere comunale, provinciale o regionale), né alcuna carica di governo (premier, ministro, vice ministro, sottosegretario).
2) abbassamento del limite di età per essere eletti alla Camera e al Senato. Si potrà essere eletti deputati al compimento del 18° anno (ora bisogna attendere i 25), ed essere eletti in Senato dopo aver compiuto i 30 anni (attualmente non si può essere eletti prima dei 40 anni).
3) limite di due mandati consecutivi. Ho previsto un limite che vieta la rielezione per più di due mandati consecutivi ad una carica elettiva. Questo perché era un punto un punto qualificante del programma dei Italia dei Valori che considera la politica un servizio e non un mestiere.
Una legge che riscuote il consenso del 55% degli italiani, come testimonia l’ultimo rapporto Eures sulla politica pubblicato il 12 luglio, e che consentirebbe di avere alle prossime elezioni candidati premier di trent’anni, invece di due sfidanti nati negli anni trenta."
Silvana Mura

(fonte testo: antoniodipietro.it)

 
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