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Al buio 2° parte

Post n°14 pubblicato il 12 Gennaio 2007 da Kaos_101
 

Che invidia! Io sono stonatissimo eppure amo così tanto cantare.
In qualche modo dovrò compensare la mancanza di quel senso così importante.
Certo che si non adirarti con me.
Non sono adirata con te, ma con la vita.
La vita è una severa maestra, ma sta a noi imparare le sue lezioni.
Non dire frasi fatte non è da te.
Non è una frase fatta credo sia il titolo di un libro che mi è venuto in mente quando ho letto il tuo messaggio e ne ho tratto le debite conclusioni.
Hai presente cosa significhi vivere per 20 anni al buio? I primi 20 anni, anzi 23, della tua vita?
No non mi permetterei mai di dirti una cosa simile, non ne avrei il diritto.
Dicevo solo che da ogni prova può venire la nostra salvazione o la nostra dannazione sta solo a noi decidere.
Per poter decidere devo capire.
Va bene chiedimi pure quello che vuoi.
Non devo capire te ma me stessa e il senso della vita.
Si ma di solito queste cose si comprendono meglio davanti ad uno specchio.
Tu saresti il mio specchio?
Potrei esserlo. Non ho nessuna velleità credo solo che possiamo aiutarci a capire meglio noi stessi.
Lo credo anch’io. Voglio farti leggere una cosa. 

IL CANE

Il cane bastonato,
nell’angolo più buio,
si lecca le ferite,
nascosto, rattrappito.
Non osa alzare il capo,
non esiste più il mondo:
intorno a lui c’è il gelo
e il dolore profondo
per tanto accanimento.
Ma aspetta una carezza
dalla mano crudele,
una sola parola
di affetto sincero.
E di nuovo, fedele,
leccherà quella mano,
crederà e obbedirà
alla voce del padrone,
perché per un cane
non c’è dignità:
l’amore del suo uomo
è l’unica realtà


Curioso, ho usato anch’io una simile metafora una volta.
Allora eri stato ferito a morte.
Vogliamo provare a riscattarci? Magari rondini non più cani.
E’ quello che vorrei davvero tesoro, tu non sai quanto.
Proviamoci; sei disposto a farlo?
Si! O perlomeno a provarci.
Da dove iniziamo?
A saperlo... Un bacio intanto.
Te lo restituisco; tra poco devo chiudere.
Mi spiace. Credo che sia opportuno che tu trovi il modo di  consentirmi di parlare un po’ con te.
Quando?
Quando vuoi. Io sono quasi sempre solo per cui non hai che da chiamare.
O, se preferisci, mi dici quando e ci incontriamo... anche solo per parlare.
Ci incontreremo solo al buio te l’ho detto. Al telefono va bene domani?
Si domani va bene; a che or ami chiami? Io ho un appuntamento alle 15 dalle 17,
poi sono a casa; oppure la mattina quando vuoi.
Va bene se posso domani mattina altrimenti dopo le 17.
Ottimo! Ti do il numero di casa: è un po’ meno aleatorio, il cellulare a volte fa i capricci.
Grazie ti stai fidando completamente di me.
Non ho poi molto da perdere non trovi?
E... per l’incontro al buio?
Non temere non l’ho dimenticato, ma credo tu prima abbia prima bisogno di chiarirti alcune cose; poi non ho preclusioni.
Va bene chiariamo allora, domani ti chiamo.
Ne sarò felice, vedi Piera l’incontro che tu vuoi può essere utile o distruttivo; vorrei fosse utile.
Anch’io lo vorrei.
Allora non facciamo che sia un freddo e devastante incontro di 2 corpi.
Aspettiamo allora.
Credo, perdonami la presunzione, che ci possano essere anche 2 anime da far incontrare, ma per tirarle fuori ci vuole un po’ di tempo e tanta fiducia reciproca.
Sì, hai ragione. Adesso devo proprio chiudere sono sfinita.
Un abbraccio Piera, a domani allora, spero. Cerca di passare una notte serena,
a presto.
Grazie, anche tu, ciao, a presto.
Ciao....

Anima mia

chiudi gli occhi
piano piano
e come s’affonda nell’acqua
immergiti nel sonno
nuda e vestita di bianco
il più bello dei sogni
ti accoglierà                              

Anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
abbandonati come nell’arco delle mie braccia
chiudi gli occhi pian piano
i tuoi occhi marroni
dove brucia una fiamma verde
anima mia.

Nazim Hikmet

Grazie, è splendida, ciao.
Ma nulla è come sembra ed ecco nuovamente il muro di silenzio e di distacco, questa volta davvero preoccupante.
Devo dirti una cosa.
Sono qua, dimmi.
Ti ho detto alcune bugie.
L’ho fatto per essere certa che tu non potessi in nessun modo risalire a me.
Spiegami, che non ti chiami Piera già me l’hai detto, che abiti non si sa dove non è una bugia. Mi hai mentito su qualcosa che riguarda la sfera dei tuoi sentimenti? Non hai la menomazione che dici di avere? Non hai alcuni dei problemi che mi hai raccontato?
No nulla di tutto questo. Diciamo che potrei essere un po’ diversa da come mi sono descritta. Questo rappresenterebbe un problema per te?
Beh direi di si. Vedi Piera io ho accettato le tue condizioni in modo quasi assoluto, mi sono fidato del mio istinto prima di tutto, ma anche molto di te.
Inoltre la situazione che tu vuoi vivere mi porta ad essere in una condizione ancora più svantaggiata. Se poi tu fossi diversa, diversa in modo sostanziale intendo, da quei pochi elementi fisici che mi hai concesso di sapere, credo che mi sentirei usato ed ingannato e a questo punto scomparirebbe ogni interesse per continuare l’avventura.
Hai paura di trovarti a letto con una settantenne? Rassicurati non è così. ho solo alterato alcuni particolari.
Va bene, ma per piacere adesso devi chiarirmi questa cosa o temo non se ne farà nulla.
Ecco vedi che allora il lato fisico per te è più importante di tutto, come tutti tu non sai che vedere con gli occhi, tu non riesci ad immaginare alcun tipo di coinvolgimento che non passi per la vista. Forse non sei, dopotutto, la persona che cerco.
Può anche darsi che sia così, ma qui il problema è diverso, qui non si tratta di accettare qualcuno per quello che è, qui si tratta dell’uso strumentale di informazioni, forse fasulle, per convincermi ad accettare una certa esperienza.
Io ho costruito su di esse un minimo di immagine, se l’immagine è totalmente diversa tu nemmeno sei la persona che ho deciso di incontrare, tutto qui.
Cosa ti preoccupa di più? L’età, il fisico, cosa? Fammi delle domande cercherò di rassicurarti.
Allora, mi hai detto di avere 40 anni è vero?
No.
Fammi capire sono di più?
Si.
Quanti di più?
Beh diciamo che ho un figlia di 17 anni, fai i tuoi conti.
Che vuol direi io ho una figlia di 17 anni e ne ho 44, quando avevo 17 anni io mia madre ne aveva 48.
Diciamo che non ti troverai con una sessantenne va bene? E poi?
Va bene in fondo l’età conta pochissimo, ma l’aspetto fisico conta eccome.
Vuoi dire che non ti vuoi trovare sotto le mani una cicciona grinzosa?
Beh cicciona grinzosa è una contraddizione in termini. Diciamo che mi aspetto che i dati che mi hai fornito, 1,70 per 64 chili siano realistici.
Poi che tu abbia la seconda o la quarta di seno. Poco importa.
Non sono i particolari che contano è l’impatto generale.
Ho capito, beh dopo l’estate ho messo su un paio di chili, ma complessivamente rientro nelle misure che ti ho dato. Porto la quarta di reggiseno e la 46 di pantaloni, contento?
Vuoi ancora incontrarmi?
Si certo, non vedo perché no, anzi definiamo la data. Ti va bene lunedì prossimo?
Devo vedere la mia agenda, si va bene possiamo vederci verso le 16.
Alle quattro? Ma è tardi! A che ora devi rincasare?
Beh io quando fa buoi non ci vedo più bene e non posso guidare per cui diciamo che posso stare fino alle 18,30 19.00.
Non se ne parla nemmeno, e un’esperienza simile dev’essere vissuta con attenzione delicatezza, mi rifiuto di essere ossessionato dall’orologio.
Potremmo fare Mercoledì, posso liberarmi all’incirca verso l’una, ma questo è il massimo che riesco a fare, non avrò mai più tempo di così da dedicarti, lo sai sono sposata ed ho dei doveri.
E’ ancora poco per i miei gusti, ma facciamo di necessità virtù.
Prenoto allora?
Si.
Posso chiederti una cortesia?
Dimmi.
Vorrei che indossassi qualcosa di leggero, un abito semplice qualcosa che mi premetta di percepire il tuo corpo sotto di esso quando ti abbraccerò.
Evita abbigliamenti da circostanza, e soprattutto “corazze” di qualsiasi genere.
Cosa intendi per corazze?
Intendo qualsiasi cosa che si frapponga tra me e te.
Posso non mettere il reggiseno se vuoi, a casa non lo porto mai.
Perfetto! Ha capito ciò che intendevo.
Se proprio vuoi posso evitare anche gli slip.
Non è tassativo, ma se lo facessi, mi farebbe piacere.
Tu hai qualche richiesta? Qualche cosa che proprio non tolleri?
non metterti la cravatta.
Beh non pensavo di venire in giacca, sebbene abbia un vestito di seta lavata che mi piace molto soprattutto per la sensazione che da il contatto della stoffa sulla pelle.
Eviterò anche i jeans, va bene?
Si grazie, perfetto. Ah un’altra cosa, che profumo usi?
Ultimamente uso Ho-Hang di Balenciaga, perché?
Nulla, cercherò il campione per sentirlo.
Va bene, adesso stacco. Domani ti dico se ho trovato posto.
Ciao.
Ciao.
Squilla  il cellulare risvegliandomi dai miei pensieri:
ciao mi sono persa, non so più dove sono
Mi pareva strano che andasse tutto liscio.
Reprimo un moto di insofferenza, sarà senz’altro più tesa di me e le faccio da navigatore fino all’ingresso all’albergo.
Adesso stai attenta: scendi entra nella palazzina di sinistra, la camera è in fondo al corridoio. Troverai un in piccolo ingresso, la luce è accesa. Quando sei pronta spegni la luce ed entra dalla porta alla tua sinistra ti sto aspettando.
Il tempo si dilata la  sensazione di agitazione, apprensione, eccitazione che mi pervade si impenna bruscamente.
E’ arrivata, non c’è più tempo per immaginare, adesso andremo alla realizzazione del sogno.
Sarà come ha detto di essere?
E io, mi troverà accettabile?
Magari non le piace il mio odore.
Ma quanto ci mette?
Non sono più di 20 passi, ma la mente si muove con un’immediatezza che il mondo fisico non consente.
Rumori attutiti, poi la porta che si apre, si richiude.
Sopra la porta la vetrata traslucida mi in informa che non è ancora pronta.
Click, buio, ci siamo: la porta si apre: immediatamente percepisco la forte luminescenza dell’orologio, ne sono quasi seccato: tutte queste pretese di buio assoluto e poi arriva con un faro da polso.
Sento la mia voce che glielo fa notare con un po’ di sarcasmo. Dopo saprò che l’ho irritata: non ci siamo ancora toccati.
Un’onda di profumo mi avvolge, forse un po’ troppa tuberose, ma gradevole sebbene un po’ invadente, le avevo chiesto di metterne un po’ dietro le orecchie sui polsi e tra i seni, evidentemente anche poco ma in così tanti posti è eccessivo.
Buongiorno Piera
sussurro, aprendo le braccia e cercando di trovarla in quel mare di pece.
Buongiorno Mario.
Mi risponde con la voce rotta.
Finalmente trovo il suo braccio l’attiro verso di me, lei cerca l’altro mio braccio, lo trova: siamo di fronte.
Le sue mani risalgono velocemente verso il mio viso, lei mi “vede” molto più di quanto non possa fare io. Ci provo a mia volta, ma il risultato è scadente non riesco a capire molto.
Lascia ricadere le braccia lungo il corpo, si fa più vicina a me, le passo le mani sulle spalle scendo lungo le braccia, arrivo alle sue mani.
Le nostre mani si  cercano i polpastrelli si sfiorano, percepisco la grana della sua pelle la temperatura del suo corpo.
Lei si fa ancora più vicina, percepisco la pressione del suo seno sul mio petto, il ventre contro di me.
L’abbraccio e l’attiro a me, la bacio sulla fronte.
Il tremito, che non avevo ancora avvertito, troppo intento com’ero a cercare di “sentirla”  cresce di intensità
Sta tremando tra le mie braccia, paura, tensione, eccitazione, tutto si scioglie e si amplifica in quel tremore, so che è vera, so  che è una donna so che è fragile, ma so anche che la desidero, lo so con chiarezza interiore, e lo so anche dall’evidenza fisica che l’erezione che sta montando mi rivela.
E in quel tremito c’è l’essenza vera del nostro incontro la ragione ultima, l’emozione sognata e forse non sperata: c’è la genesi di un ricordo, di una memoria vera, di un piccolo tesoro che rimarrà con noi per sempre qualsiasi cosa le nostre vite possano riservarci in futuro.
In quel tremito c’è la consapevolezza di aver comunque realizzato un piccolo miracolo, di aver fatto incontrare due anime usando il ponte dei nostri corpi, di aver saputo portare ad un livello più alto una possibilità di incontro nata forse nel posto e nel modo sbagliato, cercata con parole ed atteggiamenti falsi, ma che nonostante tutto ciò ha saputo aprirsi un varco tra cortine fumogene ed ostentate sicurezze, per disvelare la vera esigenza che ci muoveva.
E sono felice di aver accettato la sfida, orgoglioso di non essermi voluto fermare alla superficie delle cose, emozionato della mia e della sua emozione e della nudità vera, ma pudica, che stiamo offrendoci l’un l’altra.
E ho l’assoluta certezza che se anche ci salutassimo in questo preciso istante quello che ci siamo donati meritava abbondantemente, viaggi, paure, rischi, notti insonni.
Le sfioro le labbra, non è ancora ora, lei non le dischiude ci sfioriamo veloci , io scivolo verso il collo, lei mi stringe a se, le mie mani le carezzano i fianchi.
Il tremito non si arresta e, come per una arcana risonanza, si trasmette a me, dentro di me, lo sento nel mio petto, avverto l’eccitazione salire, ho la bocca dello stomaco stretta in una morsa forte e piacevole; mi sa che ho pure il batticuore.
Risalgo dai fianchi, arrivo al seno e lo sfioro, lei trasale, allontana leggermente il capo dal mio petto e lo reclina all’indietro.
Le cerco le labbra, si schiudono, la lingua è morbida, calda avvolgente, la sua bocca mi accoglie dolce e invitante.
La mano che le aveva accarezzato il seno col suo dorso ora glielo stringe con forza, lei si lascia sfuggire l’ombra di un gemito, e spinge il suo ventre contro il mio a ricercare la rassicurante presenza di quel membro eretto che le dia la certezza della mia  accettazione della sua femminilità.
Il vestito che non vedo ha due spacchi sui lati, li  trovo e mi avventuro tra le sue cosce.
Raggiungo la peluria. Lei trasale nuovamente è più intensamente.
Comincio ad esplorare delicatamente le sue labbra: si dischiudono immediatamente, permettendomi di  percepire l’umore della sua eccitazione.
Tento di sfilarle il vestito, ma non esce dalla testa, mi accorgo di grossi bottoni sul davanti e con qualche difficoltà riesco a slacciarli.
Finalmente è nuda il corpo è ancora sodo, le mie mani non trovano motivi di delusione, la pelle è liscia ancora tesa, il seno, forse, è un po’ più piccolo di quello che immaginavo, ma è sostenuto.
La mia bocca scivola sul suo collo, scende a baciare quel seno, raggiunge il capezzolo che si indurisce e si solleva. Adoro i capezzoli che si sollevano, lo prendo delicatamente tra le labbra  e comincio a succhiare, poi, aumento gradatamente la pressione, lo afferro con i denti, lei sembra gradire.
Scendo ancora, le bacio il ventre arrivo alla vulva.
È ora di spogliarsi, un po’ io un po’ lei  ci liberiamo dei miei indumenti e finalmente ci sdraiamo sul letto uno di fianco all’altra.
Ci baciamo  come affamati, poi scendo con la bocca sul suo seno e ancora più giù, il ventre, la peluria del suo sesso, la mia lingua esplora  titilla, lambisce.
Come coi capezzoli, comincio a succhiarle la clitoride, poi la stringo tra le labbra si inarca, si apre, si offre a me, ne suggo il nettare, ha un buon profumo.
Mi rialzo e adesso e lei a percorrermi con la lingua raggiunge il sesso, lo lecca, scende a lambirne la base, risale comincia a succhiare piano mentre una mano si stringe delicatamente sull’asta e l’altra  racchiude in una morbida stretta lo scroto.
Mi è sopra, sfrega il suo sesso contro il mio, si dimena spinge con forza, inaspettatamente, lo afferra lo punta contro di sè, spinge, ecco; sono dentro di lei.
Comincia a muoversi prima lentamente poi sempre più freneticamente, sollevo il bacino per spingerlo ancora più dentro, lei geme mi prende il capo e lo sospinge sul seno, riprendo a succhiare e a  mordere il capezzolo, chiudo gli occhi oramai sono abituato all’oscurità e percepisco qualcosa, non voglio, un po’ per la promessa fatta un po’ perché mi sta piacendo quell’esperienza cieca.
Si accascia su di me esausta, restiamo per un poco abbracciati, mentre io le passo le dita sulla schiena  e la bacio con dolcezza.
Una breve pausa e poi la invito a mettersi di fianco, la accarezzo le bacio il collo e le spalle e poi la penetro, lei pare sorpresa,  si vede che le piace, ma mi da l’impressione di non avere una particolare dimestichezza con tale posizione.
Adesso sono io a muovermi, entro ed esco facendo scorrere lentamente il membro per farglielo assaporare fino in fondo.
Con una mano le stringo un seno, poi ruotiamo adesso le sono sopra, lei assume una posizione impudica spinge il bacino in alto e allarga le gambe.
La prendo con impeto, le carezzo  il clitoride, assommo alla penetrazione la masturbazione.
Forse esagero nella spinta, e lei ha un lamento, sembra stupita di quello che le faccio, continuo. Credo abbia un orgasmo, mi fermo e le bacio la schiena.
Fuori la pioggia è aumentata il rumore delle gocce che cadono è duro, metallico, lo trovo freddo, non riesco a percepire il piacere di stare al caldo e all’asciutto.
Mi giro supino, lei mi viene sopra e comincia a baciarmi e leccarmi la schiena, si muove lentamente, seguendo percorsi imprevisti, credo in qualche modo mi voglia testimoniare la sua soddisfazione: mi piace.
Il membro un po’ in ribasso riprende vigore, mi giro lei mi è subito sopra: evidentemente le piace cavalcarmi, non ho nulla in contrario. Di nuovo si inarca, di nuovo mi chiede di stringere e succhiarle i seni, questa piccola forma di dispotismo mi diverte e mi trovo a pensare che non è poi così disdicevole essere un uomo oggetto.
Siamo nuovamente stesi vicini.
Ho fame, mangiamo qualcosa?
Ma certo tesoro, che si fa accendiamo la luce?
Se vuoi.
Si voglio
Mi giro a cercare la luce, meglio quella del comodino, la centrale sarebbe troppo intesa dopo tanto buio.
Finalmente vedrò il suo viso, mi rendo conto che non ho più alcuna apprensione, solo una moderata curiosità.
Torno a voltarmi, tiene il viso nascosto tra le mani, e farfuglia qualcosa sul trucco oramai andato e sulle occhiaie della notte in bianco.
Una veloce occhiata al suo corpo, le ginocchia sollevate, il ventre ancora abbastanza piatto, i seni pieni, si davvero niente male.
Le prendo delicatamente le mani e le scosto.
Lei mi guarda con un misto di curiosità e di apprensione, scuote il capo i capelli si agitano.
Gli occhi sono di un bellissimo azzurro il viso e curioso, è il viso di una bimba che non intende diventare donna sino a quando non sarà rimborsata di quello che le è stato negato da piccola.
E’ il viso di una donna che ha molto sofferto, ma quegli occhi sembrano troppo limpidi per aver vissuto le brutture che la sua vita le ha riservato.
Mi guarda con mal dissimulata ansia
Allora?
Allora che?
Come ti sembro? Una vecchia?
No no davvero, anzi, sei bella.
Secondo te quanti anni ho?
Mah non saprei, faccio sempre fatica a indovinare l’età: 38?
No dieci di più.
Beh li porti molto bene non si direbbe proprio.
Sorride, un sorriso infantile, un sorriso di liberazione. La bacio, lei mi ricambia con trasporto.
Mi alzo, vado a prendere i panini, li mangiamo dicendo banalità, ma non c’è imbarazzo non c’è disagio per la nostra nudità finalmente visibile.
Mi viene da chiederle.
Ed io ti piaccio o ti ho deluso?
Io devo ancora vederti,  senza occhiali sei poco più che un contorno sfocato, ma per quello che so  si mi piaci
Ci stendiamo di nuovo, ci raccontiamo un po’ di noi, c’è complicità adesso, c’è confidenza siamo rilassati e sereni.
Guardo l’orologio: le sei. Mamma mia come vola il tempo.
Spengo nuovamente la luce, ricomincio a giocare con i suoi seni, lei sembra essere nuovamente eccitata, la carezzo le passo una mano tra le cosce, le allarga si dispone a ricevere le mie carezze, tuffo le dita prima a titillarle l’esterno, poi entro con un dito in lei, di nuovo si inarca, scenda a baciarmi il ventre, riprende a leccarmi, sfila li glande e lo succhia, lo fagocita e lo spinge sempre più in fondo, percepisco le contrazioni della gola quando il mi membro la raggiunge.
L’asta e nuovamente dura  e turgida, mi sfilo dalla sua bocca, la faccio stendere un fianco, mi metto in ginocchio alle sue spalle, le allargo la vulva e la prendo lentamente.
Anche questa volta sembra sorpresa della sensazione.
Confesso che non mi soffermo molto ad appurare se le piaccia o meno.
Comincio a possederla con una certa violenza, lei geme sembra sciogliersi, appiattirsi sul letto, io continuo, non voglio e non posso più fermarmi, un colpo un altro ancora uno.
Finalmente il fiotto del mio sperma erompe da me schizza dentro di lei che lo accoglie come una liberazione.
Resto immobile ansante, gli occhi chiusi e percepisco le contrazioni del mio membro e la dolce stretta dei muscoli della vagina che lo accolgono e ne assecondano i movimenti abbracciandolo.
Cerco il suo viso e la bacio.
Ci ritroviamo nuovamente abbracciati.
Fuori la pioggia finalmente ha assunto un rumore familiare.
E’ bello stare qui al riparo nel rassicurante tepore del buio che ci circonda.

 
 
 
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