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ON AIR: FROZEN


Tu vedi solo quello che i tuoi occhi vogliono vedere
Come può la vita essere quella che vuoi
Sei gelido
Quando il tuo cuore non è aperto

Sei così inaridito con tutto quello che hai
Perdi il tuo tempo con odio e rancore
Sei ridotto male
Tu vedi solo quello che i tuoi occhi vogliono vedere
Come può la vita essere quella che vuoi
Sei gelido
Quando il tuo cuore non è aperto

Mmm se potessi sciogliere il tuo cuore
Mmm noi non saremo mai separati
Mmm datti a me
Mmm tu hai il tuo cuore

Ora non ha senso dare la colpa
E dovresti sapere che io soffro quanto te
Se ti perdo
Il mio cuore sarà ridotto male

L'amore è come un uccello, ha bisogno di volare
Fai morire tutto il male che è dentro di te
Sei gelido
Quando il tuo cuore non è aperto

 

 

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"STRIX"

Post n°3 pubblicato il 14 Febbraio 2009 da Earth_Fire

Il termine italiano "strega" deriva dal latino "Strix"

Strix è il nome scientifico con cui si identifica una specie di rapaci notturni
facenti parte della famiglia degli strigidi.

Secondo molte credenze popolari questi uccelli rapaci con le loro strida annunciano eventi nefasti.

Gli Strix sono inoltre definiti come uccelli notturni somiglianti a gufi con occhi fissi e becco aguzzo, capaci, secondo le credenze, di entrare nelle case, afferrare i bambini con i loro artigli nelle culle per poi succhiargli il sangue.


Dalla bocca di Fineo, ma da essi deriva la loro razza:

"Grossa testa, occhi sbarrati, rostri adatti alla rapina,
penne grigiastre, unghie munite d’uncino;
volano di notte e cercano infanti che non hanno accanto la nutrice,
li rapiscono dalle loro culle e ne straziano i corpi;
si dice che coi rostri strappino le viscere dei lattanti,
e bevano il loro sangue sino a riempirsi il gozzo.
Hanno il nome di Strigi: origine di questo appellativo
È il fatto che di notte sogliono stridere orrendamente."

 

Molte sono le leggende legate a questi uccelli notturni. Sulla notte di San Giovanni aleggia infatti la credenza che vi siano presenze malvagie e demoni che volano nel cielo. In particolare gli "Strix". Così chiamavano la strega gli antichi Romani: un uccello simile al gufo, con la testa grossa, il becco e gli artigli da rapace e le piume chiare: pare si riempisse il gozzo con il sangue dei lattanti che rubava dalle culle strappandone le viscere.
Si chiamava strix per il suo stridere sinistro nella notte fonda.
Riferiva Plinio il Vecchio che le striges erano donne trasformate in uccelli per una magia, o almeno così sosteneva la credenza popolare.

Percorrendo velocemente il tempo,  tra leggende e credenze giungiamo al medioevo dove le strix assunsero volto e fattezze umane, laide, vecchie e repellenti: si mormorava che partecipassero al sabba e fornicassero con i demoni; potevano, con appropriati incantesimi nuocere non soltanto al bestiame e ai campi quanto ai bambini e talvolta agli adulti... Ovvero le treghe dei nostri tempi.

 

(ringrazio per il materiale concesso)

 

 
 
 
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