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Letta, rivoluzione da Terza Repubblica. Ma si può con un accordo Pd-Pdl-Sc?

Post n°6 pubblicato il 29 Aprile 2013 da FuturoPossibile
 

Letta incassa 453 voti favorevoli alla Camera e lancia un messaggio chiaro e serio al paese. Un discorso serio e rivoluzionario con cui il premier prova a portare l'Italia verso la Terza Repubblica. L'obiettivo primario sembra l'Europa, Letta proverà a trovare accordi, leadership, crescita e fondi dall'Europa, dai governi esteri e sopratutto dai mercati. Poi c'è la nota dolente dell'economia interna; Saccomanni avrà un duro compito perché, se l'Imu viene bloccato per giugno, adesso bisognerà trovare da qualche parte di soldi per coprire quel buco. E questa forse è la prima vittoria di Berlusconi. Poi i giovani e le imprese al centro del discorso di Letta che, almeno nel programma, sembra voler dare respiro e agevolazioni a coloro che sfideranno la crisi e assumeranno i giovani nelle proprie aziende. Poi c'è il discorso del reddito minimo di cittadinanza e anche qui bisogna trovare i fondi per recuperare i soldi. Poi l'Iva che non salirà, com'era previsto, dal 21 al 22%. Dal punto di vista politico i segnali forti sono arrivati, tanti sorrisi nei tavoli del Pd e nel Pdl, inizi di accordi sul programma futuro e sulla convenzione per le riforme costituzionali, una specie di costituente che Berlusconi vuole presiedere. Ai mercati è piaciuto la formazione del governo in Italia, tanto che Piazza Affari ha chiuso in forte rialzo, con i titoli di Mps e Mediaset in forte crescita. Quello che ci si chiede, sopratutto tra la gente, è la durata del governo; Letta si è dato una durata minima di 18 mesi ma il programma sembra pronto ad affrontare anche l'intera legislatura. Per questo la base del partito potrebbe insorgere e portare il governo a perdere consenso proprio da parte del partito che esprime il premier. Solo le soluzioni che faranno bene al Paese e contro gli sprechi politici potranno ridare credibilità a questa classe dirigente che, in ogni caso, non dovrà creare nella Convenzione una rinascita dei vecchi lupi della politica della seconda repubblica.Questa convenzione deve dare, attraverso gente capace, proposte politiche che garantiscano un cambio della Costituzione in quelle parti che ormai sono obsolete. Riduzione del numero di parlamentari, eliminazione del bicameralismo perfetto, passaggio al Senato delle regioni, voto di fiducia affidato alla sola Camera dei deputati e nuova legge elettorale, oltre che l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e alle indennità dei parlamentari e dei deputati regionali. Cambiare le istituzioni per cambiare l'Italia.

 
 
 

Sparatoria davanti Palazzo Chigi, vergogna tutta italiana

Post n°5 pubblicato il 28 Aprile 2013 da FuturoPossibile

Una vergogna tutta italiana, frutto dell'informazione, dei messaggi vergognosi che si fanno ovunque e che fanno accrescere disperazione alla disperazione negli occhi della gente. Una sparatoria senza senso, due uomini dello Stato, che lavorano con dignità per portare avanti la propria famiglia in maniera onesta e dall'altra parte un pazzo schizofrenico che non può essere giustificato, nemmeno se disoccupato e divorziato. Nel giorno del giuramento del primo governo Letta il messaggio da mandare alla politica non doveva essere questo, non la punizione per uomini innocenti che stavano solo facendo il loro lavoro. Bisogna stemperare i toni, tutti devono fare un esame di coscienza e si deve iniziare a ragionare per il bene del Paese, non si può più indugiare. I cittadini devono dare l'esempio positivo alla politica, ognuno nel suo schieramento, mai come oggi, ha la possibilità di fare sentire la propria voce. Ma non con una pistola, con dei botti e con un sorriso malefico che lascia intendere la follia senza senso di gente del genere. Adesso insieme si deve cercare di uscire dalla situazione e nessuno si deve tirare indietro. La responsabilità di salvare questa repubblica è di tutti i cittadini, nessuno escluso!

 
 
 

Letta, l'incognita del governo. Tra tecnici, politici e nomi a sorpresa

Post n°4 pubblicato il 26 Aprile 2013 da FuturoPossibile

Situazione alquanto ingarbugliata nei palazzi romani da ieri fino, almeno, a martedì. Il governo Letta sta nascendo, tra malumori, complimenti, raccomandazioni e tanti, tanti, punti di domanda. Le consultazioni del vicesegratario democratico sono andate meglio rispetto a quelle di Bersani ma non poteva essere altrimenti. La richiesta di responsabilità del presidente Napolitano doveva trovare accoglimento in quasi tutte le forze che gli avevano chiesto di fare uno sforzo immane, restare a capo della nostra Repubblica. A tirarsi indietro dopo M5S, Fratelli d'Italia e Sel è stata la Lega Nord con Maroni che ha dichiarato di aver chiesto di inserire le sue proposte (macroregione e il discorso sulle tasse) nel programma, ma Letta sembra non aver accettato le condizioni. Restano allora il Pdl e Scelta Civica ad affiancare il Pd, con Berlusconi che si dice soddisfatto, Alfano che puntualizza che quasi tutto, ma quasi, sta andando per il verso giusto e Scelta Civica che chiede di partire dal lavoro dei saggi per programmare il futuro. In mezzo al dibattito politico di questi giorni l'incognita principale è quella dei nomi dei ministri che verranno proposti da Letta. Se i tempi verranno rispettati il rebus verro risolta domenica, poichè domani il presidente incaricato dovrebbe salire al Quirinale per sciogliere la riserva e prestare giuramento e l'indomani presentare la lista dei ministri. Si parla di 15 o 16 discateri di cui 5 o 6 tecnici più 10 politici. La ripartizione potrebbe essere piuttosto equa, con 4 ministeri al PD, altrettanti al PDL e 2 a Scelta Civica. Sicuramente i più importanti visto il momento sono il Ministro dell'Economia e quello dello Sviluppo Economico.

All'Economia potrebbe spuntare un nome terzo, magari quello di Saccomanni, l'attuale presidente di Bankitalia, ma non sono da sottovalutare le candidature di Amato o Brunetta.

Per quanto riguarda lo sviluppo, invece, il PD sta pensando a Stefano Fassina mentre dal PDL si fa sempre più insistente la voce di Paolo Romani. Ma ci sono diversi outsider come Passera o lo stesso Brunetta.

Altro tema caldo è quello legato al Ministero della Giustizia dove, oltre alla possibile conferma di Paola Severino, si fanno i nomi di Vietti, attuale vicepresidente del CSM e di Luciano Violante.

Esteri, Difesa ed Interni potrebbero essere i ministeri con più rilevanza politica visto che per gli esteri si sta pensando a Mario Monti, anche se non è da escludere il nome di Massimo D'Alema, alla difesa uno tra Frattini e Mario Mauro e al ministero degli interni, qualora non venisse riconfermata Anna Maria Cancellieri, potrebbe andare Alfano, in lizza anche per la vicepresidenza.

Grandi manovre anche ai ministeri del Lavoro, del Welfare e dell'Istruzione. Per il primo si parla di Lupi, area PDL, anche se il PD propone Sergio Chiamparino, ex sindaco di Torino. Al Welfare si parla di Graziano Delrio, attuale presidente dell'Anci, e ancora una volta di Renato Brunetta. All'Istruzione la "sfida" dovrebbe riguardare due uomini del PD, Dario Franceschini e Maria Laura Carrozza.

Negli altri ministeri Francesco Boccia potrebbe andare alla Coesione Territoriale, Salvatore Settis ai Beni Culturali, Quagliariello alle Riforme Istituzionali, Enzo Moavero agli Affari Europei. All'Ambiente uno tra Ermete Realacci del PD e Bernardo Della Vedova di Scelta Civica. Due donne del PDL, Laura Comi e Mara Carfagna, potrebbero siedere al ministero delle Pari Opportunità, mentre uno tra Anna Maria Bernini (PDL) e Paolo De Castro (PD) dovrebbe assumere il ruolo di ministro dell'Agricoltura.

 
 
 

Governo Letta, la storia di un PD (dis)unito

Post n°3 pubblicato il 25 Aprile 2013 da FuturoPossibile
 

Non può partire la rinascita italiana, economica, politica, istituzionale se il partito che gode della maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa al Senato non riesce a trovarsi concorde nel nome del proprio vicesegretario. Il Pd rischia con Enrico Letta di riproporre un film già visto con Stefano Rodotà, un uomo di partito votato dagli altri e non dai democratici, troppo impegnati a bruciare nomi storici della politica italiana come Marini e Prodi. Nonostante le raccomandazioni di unità chieste dal Capo dello Stato, con un assunzione di responsabilità da parte dei partiti quantomeno uguale a quella che lo stesso Napolitano ha dimostrato di avere accettando il secondo mandato, alcuni esponenti del Partito Democratico non hanno assolutamente intenzione di accettare il Governissimo che Letta dovrebbe formare tra domenica e lunedì. La richiesta della base del partito, degli attivisti, è quella di evitare accordi con Berlusconi, identificato come l'uomo che ha portato il paese allo sfascio. Alla schiera di politici e attivisti a cui non va bene il governo delle grandi intese c'è il sindaco di Bari Emiliano, che si dice costretto ad uscire dal Partito qualora il vicesegretario Letta decida di chiudere la maggioranza con Scelta Civica e Pdl senza guardare a sinistra, cioè agli ormai ex alleati di Sel, e al Movimento 5 Stelle.A Emiliano si accoda l'onorevole Civati che sottolinea come la situazione, a suo modo di vedere, sta peggiorando. Ci va giù duro anche Sandro Gozi, altro giovane deputato del Pd, che si dice schifato dell'ipotesi di un governo insieme a Quagliariello e alla Gelmini. Per questa serie di maldi pancia, che si moltiplicheranno se la situazione rimarrà tale, ci vuole una cura che a questo punto è veramente difficile da trovare. Le fratture generazionali stanno diventando insostenibili e l'ipotesi di una scissione del Partito Democratico in due/tre forze prende sempre più corpo. La questione Governo è stata gestita male dalla dimissionaria segreteria Bersani che, durante la direzione di ieri, ha semplicemente votato in fretta e furia un documento di piena fiducia nel presidente Napolitano senza considerare realmente quelle che erano le intenzioni di parte dei suoi attivisti. Le proteste arrivano dalle sezioni locali del Partito e, certamente, chi le raccoglie sono i giovani parlamentari democratici che, già durante l'elezione del presidente della Repubblica, avevano manifestato la loro voglia di votare Rodotà. Questa vicinanza al popolo del Pd sta spostando la credibilità verso i più giovani, lasciando da soli i politici vecchio stampo, quelli legati a schemi superati di decisioni prese nelle segreterie romane. È necessario sottolineare, inoltre, che la decisione di non affidare il governo a Matteo Renzi, almeno in questa fase, sembra la migliore per il sindaco di Firenze. Renzi non può rappresentare il governo delle intese con Berlusconi e Monti, non può rappresentare l'ultimo tentativo della vecchia politica di restare in sella. Matteo Renzi deve rappresentare la nuova proposta politica che il Partito Democratico, si spera con una ritrovata unità, dovrà presentare al Paese in una competizione elettorale. Solo con la legittimazione popolare e una maggioranza solida si può cominciare a cambiare l'Italia.

 
 
 

Letta unica alternativa, Governissimo per l'Italia o per salvare i partiti?

Post n°2 pubblicato il 24 Aprile 2013 da FuturoPossibile
 

Viene spontaneo pensare, almeno dopo il caos venutosi a creare per l'elezione del Capo dello Stato, che il Governo che dovrebbe mettere su Enrico Letta potrebbe essere un ancora di salvataggio per il Pd, in primo luogo, ma per la politica in generale. Un governissimo che, se sostenuto da Pd, Pdl e Scelta Civica, dovrebbe contare su una maggioranza piuttosto ampia sia alla Camera che al Senato, numeri che potrebbero portare a riforme straodinariamente importanti quanto utili. Legge elettorale, riduzione dei costi della politica, ridisegnazione della macchina burocratica, lavoro, welfare, legge sul conflitto d'interessi, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti; c'è un contenitore enorme di temi da sistemare, da fare, da rifare. Si partirà, certamente, da ciò che i saggi hanno lasciato in dote, delle considerazioni sul lavoro da fare e non progetti di legge già pronti per essere votati ed approvati. Letta avrà un duro compito in questa fase, salvare l'Italia senza ulteriori sacrifici fatti dal Popolo, rilanciare l'economia dando fiducia ai mercati e agli investitori, dare garanzie stabili ai disocuppati e ai precari, sul tema del lavoro e dell'economia non può che partire da questo il dibattito. Bisognerà vedere, poi, se su temi come il conflitto d'interessi non ci sarà una spaccatura di questa larga maggioranza, perchè non sembra al momento proponibile l'idea che il Pdl voti a favore di una legge che provi ad estromettere proprio il Cavaliere dalla scena politica, anche se lo stesso ex premier ha dichiarato che la legge non lo riguarderebbe in quanto lui ha già lasciato tutto ai figli. Forse lì la maggioranza potrebbe garantirla il Movimento 5 Stelle ma, in quel caso, il ritorno alle urne sarebbe pressochè immediato. Bisogna lavorare con molta cura, perchè gli equlibri, sembrati indissolubile con la riconferma di Napolitano, potrebbero venir meno al primo errore e questo Letta lo sa bene. Sul piano istituzionale si deve agire, c'è un miscuglio di leggi da rivedere per dare garanzie solide sin dalla prossima legislatura. Sul tavolo del governo, e degli alleati, verrà messo sicuramente il tema della forma di governo, difficilmente modificabile, ma su cui una discussione è necessaria. L'elezione di Giorgio Napolitano ha dimostrato che in Italia il Presidenzialismo potrebbe essere una soluzione gradita al popolo. Poi c'è il Porcellum, che passa di mano in mano di governo in governo e nessuno, sin ora, è stato capace di cambiarlo, nonostante tutti sventolino l'inefficacia dell'attuale legge elettorale. Ma il Porcellum deve essere stracciato o può essere la base su cui fare delle modifiche? Si potrebbe provare ad immaginare un nuovo premio di maggioranza al Senato, il ritorno alle preferenze con l'abolizione delle liste bloccate ed un innalzamento della soglia di sbarramento. Forse queste tre piccole modifiche potrebbero dare la soluzione che stia bene al popolo e alle forze politiche. Anche se resta da analizzare, prima ancora della legge elettorale, la possibile modifica del bicameralismo perfetto.

In poche righe si capisce come la carne al fuoco sia tanta. E questo governo ha il dovere, in un paio di anni, di dare le risposte che il paese attende. Se lo farà la politica avrà vinto una battaglia importante e potrà tornare, rinfrancata, alle urne. Se fallirà, però, questo passaggio fondamentale potrebbe rappresentare il definitivo sfracello della politica e, nel peggiore dei casi, dello stato italiano, almeno come finora lo abbiamo conosciuto. 

 
 
 
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Un blog di: FuturoPossibile
Data di creazione: 22/04/2013
 

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