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Inutile Alzheimer

 

Capita di leggere nuovi sieri, nuovi studi, ma a volte c'e veramente poco da fare per chi si trova nel presente in condizioni di bisogno e cura.

Mezzo milione di malati in Italia. La demenza di Alzheimer oggi colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni e in Italia le stime ufficiali parlano di circa 500mila ammalati. È la forma più comune di demenza senile, uno stato provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane.

Stime: Entro il 2050 il numero di persone che nel mondo soffriranno di demenza, salirà a circa 135 milioni di persone.

Le cure. La 'difluorometilornitina' (Dfmo), la sostanza che è stata utilizzata per bloccare l'effetto dell'arginina, è già utilizzata in una serie di sperimentazioni contro alcuni tipi di tumore  e potrebbe diventare un'arma per trovare una cura contro l'Alzheimer. Oggi non esistono farmaci in grado di fermare e far regredire l'Alzheimer e i trattamenti disponibili puntano semplicemente a contenere i sintomi. Per alcuni pazienti, in cui la malattia è in uno stadio lieve, farmaci come tacrina, donepezil, rivastigmina e galantamina possono aiutare a limitare l’aggravarsi dei sintomi per alcuni mesi. In genere questa malattia incomincia in modo subdolo e non è facile da identificare. La persona incomincia  a dimenticare alcune cose, per arrivare al punto in cui non riescono più a riconoscere nemmeno i familiari e hanno bisogno di aiuto anche per le attività quotidiane più semplici.

Lo studio. I ricercatori statunitensi della Duke Universityhanno scoperto che bloccando questo processo con la somministrazione nei topi di un noto 'inibitore enzimatico', una molecola in grado di diminuire l'attività di un enzima), la 'difluorometilornitina' (Dfmo), si riduce il consumo di arginina, da parte delle microglia e si riduce sia il numero di queste cellule che delle cosiddette 'placche amiloidi'. Sono queste ultime, insieme al malfunzionamento delle proteine Tau, che, depositandosi tra i neuroni, ne alterano, rallentandolo, il funzionamento causando la demenza tipica dell'Alzheimer


Fattori di rischio: Obesità, depressione, pressione alta o bassa, diabete di tipo 2 (negli asiatici), fragilità, abitudine al fumo, basso livello d'istruzione. Ma anche arterie carotidi ristrette o alti livelli di omocisteina, un amminoacido. Questi i nove fattori di rischio principali a cui possono essere attribuiti due terzi dei casi di Alzheimer, secondo una ricerca della University of California di San Francisco pubblicata sulla rivista Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry. Gli estrogeni, le statine, gli antinfiammatori e il caffè contribuiscono invece, in generale, a ridurre i fattori di rischio, e anche l'acido folico e la vitamina C ed E. Gli studiosi sono arrivati a questa conclusione esaminando quanto emerso in particolare da 323 studi precedenti, riducendo i 93 possibili fattori di rischio emersi a nove principali. In particolare, la ricerca evidenzia che alcune condizioni sono associate a un aumento del rischio soprattutto a seconda del momento della vita in cui si manifestano e all'etnia presa in esame. Il fumo, fattore generale di rischio, ha dimostrato ad esempio di avere un effetto protettivo nelle popolazioni occidentali, cosi' come lo stress o un consumo di alcol-lieve moderato e un indice di massa corporea alto più avanti nella vita, nonostante l'obesità sia classificata in linea di massima come un rischio.


Lo studio, sottolineano i ricercatori, e' di tipo osservazionale: non possono quindi trarsi conclusioni definitive circa cause ed effetti che suggeriscono che strategie preventive mirate a dieta, farmaci, chimica del corpo, salute mentale, malattie di base e stili di vita potrebbero contribuire a contenere il numero di nuovi casi.


Aiutiamo https://duke.edu/ 

https://www.ucsf.edu/

 

i cui ricercatori hanno effettuato queste importanti scoperte.

 

E altre come http://www.fondazioneveronesi.it/

 

 

 

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