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LA SCRITTURA SECONDO MARC BEHM
Post n°80 pubblicato il 19 Agosto 2014 da giansartoretto
MARC BEHM mi ha suggerito questo tipo di scrittura:
Nel contesto del libro ho trovato molto interessante questo parallelismo tra la storia “oggettiva” di una giovane pluriomicida osservata da un “occhio che guarda” che è quello di un dectetive privato e le proiezioni soggettive del medesimo in cui faceva rivivere sua figlia che non aveva mai visto da quando era nata. Tutti noi sappiamo che non può esistere questa identificazione per gli elementi che abbiamo a disposizione, eppure il piano soggettivo del desiderio del protagonista che si interseca con il racconto oggettivo dà all’insieme una dimensione completa, totalmente fatta di realtà e di desiderio.
Se applichiamo questo metodo a qualsiasi altro racconto possiamo mettere insieme una profondità espressiva. E’ vero che il bel racconto ci può emozionare come ne L’AZTECO o ne LA CITTA’ DELLA GIOIA sia per la scrittura che per i fatti, le vicende, i sentimenti, ma se non riusciamo a mettere insieme tanti aspetti di noi stessi, possiamo far interagire il racconto anche con i nostri desideri del presente e dare una connotazione più viva. Se nel “verismo” lo scrittore rappresenta oggettivamente la realtà e nel “soggettivismo” dell’io in prima persona lo scrittore aveva una presa diretta col proprio pensiero ad fuori delle convenzioni di un racconto ; mettere assieme questi due piani può essere gravido di conseguenze. Non dico che non si sia mai tentato di fare questo, anzi, dico invece che potrebbe sviluppare una scrittura più completa.
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Inviato da: giansartoretto
il 21/01/2015 alle 18:07
Inviato da: giansartoretto
il 21/01/2015 alle 17:57
Inviato da: ANGELOANONIMO
il 02/11/2014 alle 21:26
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il 08/09/2014 alle 12:11
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il 17/02/2014 alle 22:08