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Post n°85 pubblicato il 31 Ottobre 2014 da giansartoretto
Rovistando tra le mie cartacce mi sno imbattuto in questo foglio di un antropologo (Gregersen, 1987) che mi sembra ancora piuttosto interessante.
Tutte le società del mondo hanno stabilito dei canoni di bellezza che sembrano destinati ad influenzare la scelta del partner sessuale, molti di questi si basano sulle caratteristiche dei genitali…
Tutte le società del mondo hanno stabilito dei criteri di attrazine fisica. Questi variano da paese a paese e sembrano destinati ad influenzare la scelta del partner sessuale. Nella nostra, tali criteri costituiscono la base dei concorsi di bellezza. In generale tutte le società si sono preoccupate maggiormente di definire, secondo canoni propri a ciascuna di esse, la bellezza femminile. Sembrano desiderabili ades i fianchi larghi che, consentendo un parto più facile, rispeccherebbero una delle principali funzion della donna. La grassezza femminile sembra essere una caratteristica molto ricercata in molte tribù come quelle dei Mangaiani e degli abitanti delle isole Marchesi. Si pensa infatti che la donna con adipe abbondante su cosce, glutei, gambe e fianchi abbia una maggiore vitalità e resistenza durante i rapporti sessuali. Il seno grosso non sembra invece una caratteristica erotica ricorrente in molte tribù. Lo è in particolar modo per la società americana dove gli psicologi hjanno messo in relazione la mania del seno grosso con la privazione orale di esso, causata dall’allattamento artificiale dei bambini.
Molte popolazioni invece selezionano la bellezza femminile in base alle cartatteristichedei genitali con riguardo alle dimensioni, alla forma e alla consistenza del monte di Venere e al clitoride che deve essere “affilato”. Molto apprezzato il pube piatto. Gli abitanti dell’isola di Pasqua preferiscno invece un clioride di g randi dimensioni. Molte tribù come quelle dei Dahomean, Trukese, Kusaian, abitanti delle isole Marchesi, Ponapean e Thomga ammirano invece le labbra minori vaginali allungate.
Nelle donne della tribù degli Ottentotti questa caratteristica prende il nome di “grembiule dell’Ottentotto”. Le ragazze Kgatla, una volta raggiunta la pubertà cercano di allungarle in tutti i modi anche ricorrendo alla magia: uccidono un pipistrello, ne tagliano le ali e le bruciano. Poi mescolano le ceneri con del grasso, si praticano delle incisioni intorno alle labbra vaginali e ne spalmano l’unguento speprando che diventino così “grandi come le ali del pipistrello.
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