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Uomo.

Post n°155 pubblicato il 06 Novembre 2012 da gizzoragno
Foto di gizzoragno

Un poco d'aria in più, come buttare fuori il naso mentre la giostra va, ed eccomi qui un altro martedi a spendere il tempo correndo, parlando con un amico, facendo scorta di ossigeno e viveri per qualche giorno. Questi scampoli che spezzano la settimana sono proprio un toccasana, ho imparato a non fare programmi, ho imparato a tenere il tempo libero ogni attimo, se posso. Perciò niente corsi, niente appuntamenti, niente sveglie, come tornare ragazzini o studenti, secondo il ricordo migliore che ciascuno conserva di quel periodo. Un famoso attore definiva questo un 'rallentare la vita', e mi pare vesta a pennello le mie intenzioni. Un salto a trovarti, al lavoro, per un caffè. Ritrovare buona musica e portarla dentro mentre smetto i panni civili e metto quelli dello sportivo per sgranchirmi le gambine qualche chilometro,

Ogni pezzo di buona musica rimasto dentro è un pezzo di cuore che metti in circolo come neurotrasmettitore, pronto ad innescare tutto il sistema intracellulare di secondi messaggeri fino alla reazione fisica che aspettavi, ma che può modulare anche quella non prevista. Una parola, un pensiero, un'emozione sbucano fuori come reazioni innate alle circostanze o come istinti mai sopiti di gioia assoluta o rabbia feroce, solo un pelo addomesticati dagli anni.

Pensare agli incubi recenti potendosi permettere ancora di riderne perchè scomparsi al risveglio è un grande regalo, perciò eccomi a cenare dai miei, stasera come l'altra notte. Guardare la partita e tifare insieme, magari bestemmiando un po', dopo un paio di birrette, dopo cena, mi ricorda che non mi serviva arrampicarmi fin là, stavo bene già qui, seduto in riva al fosso.

Proprio come un ragazzino. Proprio come quando mi dicesti che certo che i Queen erano simpatici.

Sarà che anche quegli anni li, tutti vissuti nel raggio di cinquemila metri sembravano svaniti dentro la nebbia della superstrada, assordati dal ruggito della paura, bruciati dalle granate del dolore, spenti come i sorrisi messi in fondo all'armadio per cambiarli con la faccia da uomo per provare ad esser presi sul serio.

Sarà che le partite è bello giocarle in casa, con tutti i tuoi colori a fare il tifo sugli spalti, che fa sempre un po' meno freddo; sarà che la linea d'ombra che sembrava oramai proprio sotto le mie ruote oggi non è più la mia prossima uscita.

Sarà questo e tutto il resto.

Ma in giorni così rimango in pigiama a giocare in casa, sembra che il futuro sia ancora di là da arrivare, quello delle ansie, quello delle scelte importanti, quello che è sempre pesante come un cappotto a luglio.

Non c'è freddo, in questo primo pezzo di novembre, in casa c'è cibo, i compiti li ho finiti, in cucina la cena sta andando, sui fornelli, e un profumo di buono impregna tutti i miei pensieri. Non ho altri desideri, non ho paure. Il mondo è tutto qui stasera, anche se il telefono non ha più la ghiera ma batteria e display a colori, anche se Pallino non c'è più, anche se domani mattina torno a scuola.

 

Domattina mi sveglierò uomo, e userò parte di queste carezze ricevute per il prossimo temporale, sperando di aver capito come si fa.

Sperando di aver compreso finalmente la sguardo che si riserva a chi si ama.

Liberando il mio abbraccio per farci entrare tutta te.

 

Non più sola, a ballare con l'oceano.

 

 

 

 

 
 
 
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