Gruppo di Lettura

Recensione di Paolo Federici un inizio travolgente ci racconta la vita di una donna "gaudente". Chissà perché mi ricorda un'opera musicale che ho visto di recente: La Traviata! Feste, pranzi, balli, divertimenti ... e sesso, tanto sesso! Poi la ruota del destino cambia il suo verso e allora arriva l'amore. Quello vero, quello che non ammette eccezioni, quello che da un senso alla vita. Solo che il passato (proprio come nella Traviata) impone la sua legge ferrea e la "poverina" non riesce a liberarsene. Così comincia una nuova ricerca, addirittura sulla via del cammino di Santiago (chissà perché diventato quasi una moda, dopo che un altro scrittore - Coelho - ne ha raccontato la storia). Scritto come un personalissimo diario a cui affidare i propri pensieri più profondi, questo libro ci accompagna senza grossi scompensi narrativi fino all'incredibile finale, degno della migliore Agatha Christie! (se non altro, Enrica ci dice chiaramente perché scrive: scrivo per liberarmi, scrivo per sfogarmi, scrivo con la speranza di non avere più il bisogno di essere legata a te anche avendo sempre bisogno di te, scrivo con la speranza che queste parole possano arrivare al tuo cuore. Ovunque sarai, qualsiasi cosa farai. Scrivo per svuotare la mia anima, che non smette di parlarmi di te, di noi, dell’amore. Scrivo per avere la certezza di ciò che sento, per liberarmi da quella prigione in cui io stessa mi sto chiudendo, che da sola mi sto creando. Scrivo per liberarmi dal dolore, questo dolore che mi sembra che a poco a poco mi stia allontanando dal mondo.)

Recensione di Edy Lurani Mi è piaciuto lo trovo un buon libro

RECENSIONE DI FRANCESCO CIBELLI: buon romanzo, ben scritto. All\'inizio la protagonista vive un\'esistenza molto superficiale, inconcludente, tra sesso estremo, feste insolite, droga, aborti ed ogni genere di dissolutezza. Poi arriva l\'amore, quello che cambia il senso della vita, la vita stessa. La protagonista riscopre l\'essenza dell\'esistenza, è alla ricerca di spiritualità, di valori assoluti; ma purtroppo resta una piccola macchia del passato. Buona la caratterizzazione dei personaggi, anche da un punto di vista psicologico. Dedicato a coloro che sono in perenne ricerca del significato della vita e dell\'amore.

RECENSIONE DI MONIA FARINA: Libro in realtà molto profondo, sul cammino di ogni vita verso l\'Amore, qualunque cosa significhi. Cammino doloroso e spesso in salita, premiato con un finale felice ma non nel modo previsto.

RECENSIONE DI PIERO GIACOMO FERRARIS: Il viaggio in bianco e nero: l’ennesimo racconto che parla di viaggi fisici e di itinerari interiori alla cerca della “Terra Promessa”. E’ un tema sempre vivo e di moda, fin dalla fondazione dell’uomo sapiens. Un argomento aperto che consente le più svariate soluzioni narrative, non per nulla è forse quello preferito da autori e lettori che vogliono sognare, ma intendono anche rispecchiarsi nel protagonista per capire. Per farsi indicare una strada di salvezza che li conduca in salvo al di là del fiume Giordano! La protagonista del romanzo è una donna confusa, lasciva, godereccia, infantile, frustrata, schizofrenica, alienata che non sa dove si trova e che cosa vuole dalla vita, ma che sa scrivere, forse è… Enrica Tifatino? Una avventuriera del senso e del sentimento che decida di confidare tutti i suoi tormenti al “Caro Diario” può essere molto pericolosa per se e per gli altri. Il raccontare dei propri dolori, infatti, può diventare un capolavoro o una banalità melensa, ripetitiva, sdolcinatamente poetica. Riuscire a trasformare in letteratura il vuoto contemporaneo che sta ormai per deflagrare, gonfio di non senso, colpa, trasgressione, è cosa ardua. Il \"Viaggio in Bianco e Nero\" è cronaca, pura attualità, che ben descrive l’occidente degli zombi pencolanti, che si drogano, si ubriacano, passano da una festa ad un ristorante notturno, da una gita a Caracas ad un rave party in una discarica abusiva e considerano l’amore ed il sesso pura merce da consumarsi dopo essersi imbotti di rum e cocaina, e poi gettano i sassi dai cavalcavia, viaggiano per il mondo senza sosta e senza una reale meta, spendono tutto quello che hanno ed anche il denaro degli altri indebitandosi fino al collo. Follia. Un romanzo banale, per certi versi, se l’attualità può essere considerata tale, in quanto ripetitiva e senza soluzioni. Disperante. Un romanzo coraggioso, per altri versi, giacché tratta della necessità di iniziare il processo alchemico, capace di trasformare il sonno della ragione in coscienza superiore: il processo di nutrizione del Sé, la possibilità di mutare l’innamoramento, in questo caso l’amore impossibile per un uomo sposato, quindi per una creatura, nell’amore con la A maiuscola. La Tifatino tratta, quindi, del possibile irrompere di Dio nella vita, unica vera azione trasformante per il folle viandante dei tarocchi. I dilaniati dall’impossibilità di mare e di farsi amare, per egoismo, egotismo, paura, superficialità, incomprensione, gelosia/possesso, rifiuto di se, leggano questo libro! per riconoscere i sintomi della loro feroce malattia e ne estraggano la quintessenza capace di guarirla. La Tifatino non propone rimedi come la chirurgia estetica, la medicina olistica, la scelta veghiana, bensì ci offre la Grande Ricerca, il Cammino di Santiago di Compostela. Nel suo viaggio a piedi, diluirà i propri dolori d’amore e di ricerca del senso della vita, e li scuoterà a più riprese, come in una pozione omeopatica: la vita smodata, il cancro, il grande amore e la sua fine insensata, una famiglia lontana che non la comprende, sino alla liberazione. Da leggere, anche se i limiti sono parecchi: l’utilizzo di tutti gli stilemi della novella popolare ottocentesca e televisiva: famiglia lontana e alienante, fuga dal nido, desiderio di costruirsi una propria autonomia, vita dissoluta, grande amore che finisce per un non nulla, grave malattia, pellegrinaggio, redenzione e nascita di un bambino, frutto dell’amore/peccato. Belle le descrizioni di Barcellona, per chi… la conosce l’atmosfera c’è, eccome.