Leggere appaga e fa crescere la mente, ora voglio insinuare nella vostra mente
la voglia di leggere questo libro. Lo scrittore arrivato a cinquant'anni senza
conoscere le sue vere origini, neppure il proprio nome, la data di nascita o
l'identità dei genitori, l’autore è riuscito soltanto di recente a raccontare
una serie di ricordi frammentari, di spezzoni di memoria, di "frantumi",
appunto. Degli anni della sua infanzia, trascorsi prima nei lager polacchi e,
nel dopoguerra,in un orfanotrofio e con i genitori adottivi in Svizzera, ora
egli rivede, con stupore, alcune scene, preservate esattamente come le visse:
per metterle meglio a fuoco, è anche ritornato nei luoghi del suo passato, dove
ha ritrovato la baracca in cui era stato rinchiuso insieme ad innumerevoli
altri bambini, e nella campagna tra Cracovia e Katowice, dove in epoca nazista
sorgeva un campo di concentramento. L’autore espone queste "schegge di memoria
dai contorni duri, affilati come lame, che ancora oggi a stento riesco a
toccare senza ferirmi", senza rielaborarle né interpretarle, in uno stile
essenziale e asciutto, presentando così, con impietrita allucinazione ma anche
con straordinaria naturalezza, la sua esperienza nei lager. Il termine della
prigionia non sancisce però la fine dell'incubo: il piccolo protagonista deve
imparare a "adattarsi alla normalità" del tempo di pace, quando, scampato allo
sterminio, si trova sballottato, in un ambiente ostile, dove gli adulti, pur
sfamandolo e proteggendolo, non gli risparmiano incomprensione e sofferenze, e
dove si rende conto di essersi "perso la propria liberazione". Tra i moltissimi
-forse troppi- libri sulla persecuzione nazista degli ebrei, questo è
assolutamente unico e merita di stare accanto a quelli di Anne Frank, Primo
Levi, raconti scritti da persone consapevoli che quella in atto era una guerra:
qui invece c’è un bambino che ignora cosa stia succedendo, che crede che il
mondo oltre il recinto non esiste e che considera il lager la sua casa.: ci
aiuta a capire e a ricordare uno degli aspetti più mostruosi dell'olocausto, lo
sterminio dei bambini.
Si questo è l’ennesimo libro sull’Olocausto… ma stavolta c’è qualcosa di
diverso. Sono i ricordi di un bambino. E sono ricordi terrificanti., Le
descrizioni, fredde, chiare, spietate, colpiscono allo stomaco proprio perché
narrate in prima persona da un bambino.
Vi auguro una buona lettura. Matteo
Inviato da: aldogiorno
il 29/08/2016 alle 22:22
Inviato da: sweetcolonel
il 26/08/2016 alle 13:37
Inviato da: matteo_zambuto
il 25/08/2016 alle 23:12
Inviato da: matteo_zambuto
il 25/08/2016 alle 23:12
Inviato da: matteo_zambuto
il 25/08/2016 alle 23:12