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Honduras: la Verita’ trionfera’ nonostante le continue torture

Post n°120 pubblicato il 02 Luglio 2010 da tigrilla37
Foto di tigrilla37

Ida Garberi*

“La nostra libertá ed il suo sostegno quotidiano ha il colore della sangue ed é pieno di sacrificio”
Ernesto Che Guevara

Oggi il mio risveglio non é stato uno dei migliori, é vero che dopo un anno di lotta, dal 28 giugno 2009, quando il golpe di stato civico-militare violentó tutti i diritti costituzionali del popolo honduregno, una persona dovrebbe essere abituata……peró no, alla tortura e alla violazione dei diritti umani non ci si deve mai abituare. Perché come diceva il grande comandante Che Guevara… “e sopratutto, siano sempre capaci di sentire nel piú profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro qualsiasi persona in qualsiasi luogo del mondo. E’ la qualitá piú bella di un rivoluzionario”.
Infatti, quando la mia collega Dina Meza, giornalista di defensoresenlinea.com e procuratrice dei diritti umani del COFADEH (Comitato dei Famigliari dei Detenuti e Scomparsi di Honduras) mi chiama per telefono per dirmi che per l’ennesima volta Edwin Espinal e´stato arrestato, senza nessuna accusa, torturato, deriso e minacciato a morte…..la rabbia mi cresce dentro enormemente.
Che cosa vogliono i golpisti da lui?
Qual’e´il loro problema? Non possono capire che un’anima cosí coraggiosa come quella di Edwin non puó essere piegata o umiliata? Che cosa pretendono, dopo averle rubato la vita della persona che ha amato con tutto il suo cuore, dopo avergli distrutto un futura familia assassinando brutalmente la donna dei suoi sogni, Wendy Elizabeth Avila?
Edwin sta pagando il fatto di partecipare al movimiento pacifico della Resistenza, di appoggiare la preparazione politica del suo quartiere, ma soprattutto di essere testimone oculare dell’omicidio di Francisco Alvarado, ucciso brutalmente da tre poliziotti, nel quartiere di Edwin, Flor de Campo, il 22 settembre 2009. Quella stessa notte la sua macchina e’ stata attraversata da una raffica di fucile, a scopo intimidatorio.
E quattro giorni dopo la sua donna, Wendy, e’ stata asfissiata dai gas lacrimogeni assassini dei gorilla, mentre sgombravano i dintorni dell’ambasciata brasiliana, intanto che Mel Zelaya stava rifugiato al suo interno.
Da quel giorno la vita di Edwin e’ stata completamente distrutta, stravolta, bruciata…..ma lui non ha chinato la testa, ha continuato la lotta pacifica al fianco della Resistenza, con una ragione in piú, non permettere che gli assassini di Wendy possano dormire tranquilli, per loro non ci sará  ne dimenticanza ne perdono.
Io credo che i golpisti abbiano paura del suo coraggio, del suo esempio, della sua capacitá di reagire a tutti gli arresti (gia´ne conta 10 e nessuno con un’accusa valida) e nonostante tutto non si e’ esiliato e non si e’ chiuso in casa a piangere.
Quando arrivo nel mio ufficio del COFADEH, il mio cuore si stringe: Edwin e’seduto su una sedia, addolarato, accecato da uno spray con gas tossico e si rende conto della mia presenza dalla mia voce. La rabbia e l’impotenza mi rendono feroce, non capisco e non capiró mai la violenza gratuita.
Mi racconta che e´stato arrestato, alle 23,30 circa, per guidare ubriaco: quando la polizia lo ha detenuto, stava in piedi fuori dalla macchina chiaccherando con un amico, non stava neanche al volante. Inoltre, voglio sottolineare che e’ praticamente astemio. “L’ufficiale che ha fatto l’arresto si chiama Vargas, e´nuovo nel quartiere, peró con lui stavano i tre poliziotti che io ho denunciato come assassini”, mi dice Edwin.
“Quando io affermo che non accetto di essere arrestato senza ragione, Vargas mi spruzza negli occhi il gas tossico e gli altri incominciano a picchiarmi ed alla forza mi buttano dentro la macchina della polizia”, continua Edwin.
“Non mi hanno portato in nessun luogo, per 45 minuti abbiamo continuato a girare a vuoto, mentre mi interrogavano e cercavano di sottrarmi i nomi dei compagni della Resistenza”.
“Quando siamo siamo arrivati alla stazione di polizia di Belen, hanno incominciato a torturarmi con scariche elettriche, mi hanno messo la pistola che dava le scariche dentro le orecchie…..la sensazione e’ come se ti facessero vibrare il cervello”, racconta Edwin.
Grazie alle denuncie dei vicini che hanno assistito all’arresto e alle questioni esercitate dalla collega Dina Meza, e soprattutto al fatto che la coordinatrice del COFADEH, Bertha Oliva, personalemnte sia andata alla stazione di polizia, abbiamo potuto incontrare Edwin Espinal vivo.
Dina mi racconta che la polizia e’ stata tanto cinica che davanti a lei si divertiva delle condizioni precarie della salute di Edwin.
“Mi ridevano in faccia e mi minacciavano, dicendo che se non era questa volta, mi avrebbero ucciso la prossima, che la polizia ucciderá tutta la Resistenza, perché sanno che odiano tutte le uniformi”, mi confessa Edwin.
Ed io mi chiedo: quando la Commissione Interamericana di Washington si incaricherá di far rispettare veramente le misure cautelari che ha concesso?  
Come si puó rispettare ed amare un corpo di polizia che si dedica a perseguire quegli stessi cittadini che in realtá dovrebbero difendere dalla malavita? Che cosa possiamo aspettare da persone corrotte e comprate dal fascismo?  
*giornalista di defensoresenlinea.com
 

 
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