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Il caso Renzi

Post n°148 pubblicato il 23 Luglio 2017 da single_sound
 
Foto di single_sound

La pubblicazione del libro di Matteo Renzi ha sollevato parecchie discussioni. Francamente, non ce n'è una che valga veramente la pena di essere approfondita. Chi ha memoria, difatti, ricorda che in fondo ha ragione Renzi quando dice che anche la minoranza interna gli chiese di rilevare Letta. Chi rammenta le dimissioni di Fassina da Vice Ministro dell'Economia, ricorderà che esse ebbero luogo proprio dopo le primarie del 2013 per invitare il PD a ricomporre il governo sulla base dei risultati delle primarie.

Il che la dice lunga pure sulle capacità della minoranza del PD e di ciò che ne rimane...

Ma il punto da affrontare non è questo. Il punto è un altro. Che sia letto o no, il libro di Renzi ha provocato una mole di discussioni. Ma se ce le fossimo risparmiate, sarebbe stato di gran lunga meglio.

Dove sta il problema? Il problema risiede segnatamente nel fatto che quando Renzi parla (anche se non è il solo a far così) non parla mai dicendo la verità. Di ogni questione egli taglia un pezzo, quello che gli conviene. Quello che non gli conviene lo scarica addosso agli altri. Siamo dunque in presenza di mezze verità spacciate per l'intera verità. Ciò comporta, in definitiva, che la mezza verità, presentata come interamente vera, sia a quel punto una falsità.

Ora, nessuno mette in discussione il diritto alla libertà di espressione del pensiero di Renzi, né tantomeno può essere messo in discussione il diritto di Renzi a una rivincita politica.

Però, detta sinceramente, così non può andare avanti. Perché questo modo di procedere, per di più senza volere il contraddittorio (se ci fate caso, infatti, i politici realmente non si confrontano mai limitandosi a ripetere i propri slogan ogni volta; il ragionamento in sostanza non ci sta), mina la libertà di espressione del pensiero. In altre parole, prima o poi, verrà un giorno in cui qualcuno si alzerà e dirà basta. Se non è possibile comportarsi diversamente, allora è meglio far tacere le persone che farle esprimere. Questa è la conseguenza di simili comportamenti. Si chiama regime autoritario. E si spera che ci siano ancora persone che non lo vogliono.

Bisogna ricordarsi che il diritto alla libertà di espressione del proprio pensiero è per l'appunto un diritto espresso in una regola. Non può essere circondato da regole formali supplementari che ci dicono pure come comportarci quando ci esprimiamo. Sta a noi seguire regole di condotta, che sono essenzialmente non giuridiche e che ci impongono di trattare le questioni non solo secondo convenienza e nella loro complessità e compiutezza.

Se non si agisce così, e Renzi in ciò ha una grave responsabilità per via del suo comportamento iterativo, il rischio è appunto di mettere in pericolo la libertà di espressione del pensiero, perché certi argomenti e come sono esposti in verità non si possono, appunto, più ascoltare.

 
 
 
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