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LA VIA DELL'ARGENTO DI SARA ONNIS

Post n°38 pubblicato il 30 Giugno 2015 da ilibridellago

Oggi vi presento un libro sardo scritto da una autrice sarda, Sara Onnis: “La via dell’argento”. La trama intreccia la storia di uomini e donne con quella di una miniera, il filo d’argento avvolge e sconvolge  una intera comunità. Sara ci racconta come è nato:  “Sono la prima di quattro figli e quando mia mamma rimaneva incinta mi prendeva e mi portava dalla nonna a San Vito, una donna estremamente eccezionale, così come tutti i personaggi del libro. Mia nonna era nata nel 1907 ed è morta poco prima di compiere 101 anni e quando era giovane le fu fatta la proposta di candidarsi come sindaco. I suoi racconti mi hanno fatto acquisire una esperienza indiretta della sua infanzia quando sua mamma, la mia bisnonna, era rimasta sola perché il marito, il mio bisnonno, l’aveva lasciata  con tre figli da crescere per andare in Australia dove vi rimase per tutta la vita, rientrò in Sardegna solo alla fine dei suoi giorni. La storia della mia bisnonna, che era innamorata di un altro uomo, si intreccia con quella della miniera d’argento di Monte Narba che esportava il materiale prezioso in tutto il mondo. In questa miniera vivevano circa mille persone, quasi un piccolo paese  dove si trovava tutto: l’ospedale, l’infermeria, lo spaccio, la splendida casa del direttore dove accoglieva sempre molti ospiti durante le feste e le battute di caccia. Il ragazzo di cui era innamorata la mia bisnonna era un impiegato, un ragioniere della miniera, per tutta la vita si sono amati senza però mai poter stare insieme”.  “Nel libro – prosegue Onnis - si ripercorrono le vite dei ragazzi di 100 anni fa, dei sacrifici che facevano e dei lavori duri e terribili che erano costretti a svolgere.  C’è però anche una profonda voglia di riscatto  La nascita del socialismo di quell’epoca, che significava  speranza di un mondo migliore, può essere utile ai ragazzi di oggi per vivere,  per capire che la vita non è un gioco, non è uno scherzo.  C’è poi la condizione della donna, le ragazzine violentate dai padroni, vendute dai genitori che non potevano mantenerle”. La Via dell’Argento porta in una Sardegna atavica, vera, dove non c’è posto per la serenità, la gioia, la felicità! L’amore tra un uomo e una donna non può essere vissuto fino in fondo ma sicuramente dura tutta la vita… fino a che morte non separi per sempre due anime destinate a fondersi in una sola. Potrebbe sembrare uno di quei romanzi strappalacrime ma non è così, tra le parole c’è una voglia immensa di voltare pagina, di andare oltre, di passare la linea sottile del tempo e dello spazio.

 
 
 

UMBERTO ECO A ORTA

Post n°37 pubblicato il 17 Maggio 2015 da ilibridellago

In attesa del ritorno di Umberto Eco a Orta ecco un articolo tratto dal settimanale Eco Risveglio

Man mano che le settimane trascorrono sempre più lettori si rendono conto che tra le pagine dell’ultimo romanzo di Umberto Eco, “Numero Zero”, si parla anche di Orta San Giulio, quasi  come un omaggio ai suoi soggiorni cusiani. Proprio così, infatti lo scrittore alessandrino in passato ha frequentato assiduamente Orta, per un paio d’anni ha perfino trascorso le sue estati con la famiglia presso il “conventino”  del Sacro Monte, quasi certamente il luogo dove in “Numero Zero” colloca la casa ereditata dalla amica del protagonista, Maia, che diventerà un rifugio sicuro dal quale si gode la visione dell’isola di San Giulio. Ma Eco amava venire a Orta anche e soprattutto per la sua grande amicizia con il musicologo Roberto Leydi, scomparso nel 2003. La moglie di Leydi, Sandra Mantovani, ricorda sempre con piacere quegli incontri nella casa che ancora oggi possiede, lungo l’antica via di accesso al borgo, parte di quell’edificio che appartenne all’insigne anatomico, Angelo Cesare  Bruni, il professore che, come ricorda una iscrizione posta sul muro, fu “cercatore d’ignoto”. “Ci sedevamo a chiacchierare in giardino quando il tempo lo permetteva”.  Anche lo storico Cesare Bermani, “vicino di casa” della famiglia Leydi, ricorda questa grande amicizia: “Come si conobbero Eco e Leydi è presto detto, entrambi frequentavano gli ambienti culturali di Milano e due personaggi così non potevano far altro che incontrarsi. Quello che forse non tutti sanno è che Eco ha fatto numerose ricerche sulle canzoni popolari, in particolare sui canti della Resistenza sui quali Roberto scrisse un libro e Umberto Eco alcuni articoli. Entrambi inoltre frequentarono il DAMS di Bologna”. Non è possibile però che tutto questo passi  quasi inosservato, l’amministrazione comunale sta infatti attivandosi per conferire al professor Eco la cittadinanza onoraria. “Siamo in contatto per invitarlo a Orta in autunno – annuncia in anteprima il sindaco Giorgio Angeleri – conosciamo i suoi numerosi  impegni per l’uscita del romanzo in 30 paesi del mondo ma siamo fiduciosi che riesca a ritagliare uno spazio anche per un ritorno nelle terre che tanto lo hanno affascinato”. Sarà magari anche l’occasione per  sfatare, o anche no, una volta per tutte la leggenda metropolitana che vede in Eco l’autore de “I numeri della sabbia”, romanzo nel quale  qualcuno ipotizza abbia usato lo pseudonimo Roger R. Talbot.

 
 
 

I NUOVI LIBRI DI PARIANI E FANTINI

Post n°36 pubblicato il 17 Maggio 2015 da ilibridellago

Articolo tratto dal settimanale Eco Risveglio sulla nuova produzione degli scrittori ortesi Laura Pariani e Nicola Fantini

Un 2015 “fresco di stampa” con ben 5 nuove edizioni per la scrittrice ortese Laura Pariani e il marito Nicola Fantini. Due racconti a quattro mani editi da Sellerio nelle raccolte “La scuola in giallo” e “La crisi in giallo” ci presentano due personaggi, Mirella Cossatti, insegnante, e Beppe Isnaghi, suo marito, pensionato e appassionato di fantascienza.  “Nel primo racconto – spiega Pariani - si parla dell’ambiente della scuola, di studenti, delle relazioni tra i professori e tra di loro, delle famiglie, di tutto il mondo dei ragazzi e del bullismo. Nel secondo l’argomento è la crisi economica mantenendo sempre la solita coppia,  di persone normali che si raffrontano con la realtà,  che vive in un condominio della periferia milanese. Con questi stessi protagonisti, Mirella e Beppe, stiamo già preparando un romanzo giallo”. Fantini tiene   a precisare che i due non sono dei veri investigatori: “un po’ per i loro trascorsi e per gli ambienti che frequentano questi gialli non possono svilupparsi nella maniera classica, è una soluzione dei casi a modo loro. Per noi è stata un’opportunità di scrivere cose diverse e descrivere una realtà abbastanza vicina e in fase di estinzione quale la milanesità che abbiamo cercato negli ambienti e nella lingua per dare un tocco di distinzione”. Per Pariani e Fantini Milano è infatti una città letterariamente di riferimento. Interamente dedicato a Dino Campana è “Questo viaggio chiamavamo amore” edito da Einaudi scritto da Laura Pariani. Un intensissimo racconto degli anni di reclusione del poeta dei “Canti Orfici” nel regio manicomio di CastelPulci. “Mi è sempre piaciuto indagare sul perché uno scrittore scrive certe pagine piuttosto che altre, quali sono i luoghi che lo ispirano. Campana è uno dei poeti per così dire dimenticati che a scuola non si studiano, la sua è stata una vita di contrasti tra il camminare sulle montagne tra paesaggi incontaminati e il periodo di reclusione nella cella di CastelPulci”. Dalla casa editrice svizzera Casagrande ecco un altro racconto di Pariani ambientato a Luino  contenuto nella raccolta “Negli immediati dintorni. Guida letteraria tra Lombardia e Canton Ticino”. Una esplorazione del territorio attraversato dai treni regionali tra Ticino e Lombardia. L’ultimo impegno di Pariani verrà presentato in anteprima venerdì 15 maggio alle 11.30 nella Sala Arancio del Salone del Libro a Torino: “Piero alla guerra”, edito da Interlinea. Pieru, Pietrino e Pedru, tre uomini, tre guerre vissute in anni diversi ma con la consapevolezza che in fondo la guerra è sempre guerra, in qualsiasi tempo e in qualsiasi epoca. La scrittrice gioca con il lettore presentando ad ogni capitolo un pezzo di storia ora di questo, ora di quel personaggio affiancando lo stato d’animo della mamma Nina, della moglie Ninì e dell’amica Nita. E poi c’è la Turca, ragazza di vita che molto filosoficamente pensa: “tutti hanno la so croce”, e su tutto e tutti risuonano le note tristi delle canzoni, anche quella di De Andrè.

 
 
 

200 ANNI DI STORIA DELL'ALBERGO LEON D'ORO A ORTA SAN GIULIO

Post n°35 pubblicato il 05 Maggio 2015 da ilibridellago
Foto di ilibridellago

Verranno festeggiati domani alle 17.30 presso il Palazzotto in piazza Motta a Orta San Giulio i 200 anni dell'antico Albergo Leon d'Oro con la presentazone del libro:

 

"Due secoli di turismo ortese nella storia di un hotel e di una famiglia di albergatori", nato da un'idea delle sorelle Marilena e Pinuccia Ronchetti, proprietarie e discendenti della più antica famiglia di albergatori ortesi, operante in questo campo già all’inizio del Seicento.  L'importante ricerca storica è stata effettuata dalla dottoressa Fiorella Mattioli Carcano autrice del prestigioso volume. L'evento sarà l'occasone per richiamare la genesi del turismo ortese, da meta e tappa di pellegrinaggi , a luogo di frequentazione per commerci, fino allo sviluppo di fine Settecento, nell'ambito del Gran Tour, e pienamente in tutto l'Ottocento, nelle varianti del viaggio romantico pittoresco, molto legato al mondo inglese e vittoriano, ma anche a quello francese e tedesco, nel contesto della regione dei laghi, visto per alcuni come esplorazione, di natura geografica e antropologica, inserito in questo caso nella visita della regione alpina. E in questo contesto ricordare persone e personaggi che scelsero Orta per un loro soggiorno, fra cui Friedrich Nietzsche che proprio al Leon d'Oro soggiornò nel primi giorni di maggio del 1882. Alla presentazione interverranno il sindaco di Orta, Giorgio Angeleri, Oreste Pastore, consigliere del Distretto Turistico dei Laghi, e l'autrice, Fiorella Mattioli Carcano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

L'ISOLA DI GABRIEL

Post n°34 pubblicato il 17 Marzo 2015 da ilibridellago
Foto di ilibridellago

Gabriel Griffin è una poetessa inglese che da quasi 30 anni vive sulla silenziosa isola San Giulio. Durante il mese di novembre del 2014, quando le acque del lago hanno sommerso tutto costringendola a casa, ha dato vita ad una pratica e insolita guida tascabile interamente dedicata all'isola. E' disponibile presso il negozio di souvenir in lingua inglese ma Gabriel ha promesso che presto pubblicherà anche la traduzione in italiano. Nessuna pretesa di "scavalcare" illustri studiosi che prima di lei ne hanno scritto ma sicuramente tante pagine riccamente illustrate per avere una visione più intima e personale di questa antica terra!

 
 
 
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