Il roveto

Apocolocyntosis del nuovo corso (non viario, ma culturale) di Pescara

Il nuovo sindaco di sinistra-centro di Pescara Marco Alessandrini (figlio di Emilio, magistrato ucciso dalle Br), eletto dal 66,3% del 44,16% degli elettori (pari al 29,28% del corpo elettorale: un plebiscito) ha deciso: Pescara non è più ufficialmente “dannunziana”. Sarà cancellato dalle lettere, dal materiale cartaceo, dai manifesti e dal sito web del Comune il logo “Pescara città dannunziana”, introdotto dal precedente primo cittadino Luigi Albore Mascia. Questi, a sua volta, aveva rimosso “Pescara città vicina” (a chi?) che era stato apposto dal suo immediato predecessore Luciano D’Alfonso, politico caduto e risorto (come Napoleone), attuale governatore dell'Abruzzo. Oggi lo spoil system si esercita anche a livello simbolico. Come avveniva nel Medioevo.

Precisa il neo sindaco Marco (figlio di Emilio) “si tratta di una richiesta che non cela alcun furore iconoclasta nei confronti del logo della precedente amministrazione, né un’avversione nei confronti di d’Annunzio. È innegabile l’importanza del Vate per la città: è sicuramente stato un gigante, come lo è stato anche Flaiano”.

Parole di una sincerità assoluta, formidabile, impareggiabile (come la Terra di Quasimodo). E poi, quell'espressione "furore iconoclasta" che mostra che il neo sindaco ha studiato al liceo classico "Gabriele D'Annunzio" di Pescara. Tuttavia, ancorché manchi qualsivoglia "avversione nei confronti di D'Annunzio", ma per pura coerenza (dantescamente "per la non contraddizion che 'l consente"), dovrebbe essere rimosso anche l'intestazione al Vate del detto liceo, sostituendola con la dedica a uno dei grandi scrittori moderni come Roberto Saviano, Andrea Camilleri o, perché no?, a Giovanni Di Iacovo, scrittore e giornalista ("scrittore super-pop prestato alla politica": così il Fatto Quotidiano), autore di opere premiate (per tutte il romanzo La Sindrome dell’Ira di Dio), che svolge attività di ricerca in Letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università Gabriele d'Annunzio di Chieti-Pescara.

Quest'ultimo (last but not least), peraltro nuovo Assessore comunale alla Cultura (altro che uno Sgarbi!), rincara la dose e dice: “Trovo sbagliato utilizzare personaggi storici trapassati a mo’ di logo. Magari contro la loro volontà, se potessero manifestarla”. Aggiungendo che: “Dalle mie parti serpeggia una sorta di feticismo dannunziano. Si usa D’Annunzio come un grimaldello buono per tutto. Lasciamo riposare i morti in pace”.

Trapassa la mente il termine "trapassati" di sapore lugubre, funereo, da impresario di pompe funebri, anzi di pop-funebri. Da apprezzare, invece, che l'Assessore, in corrispondenza spirituale con il Vate, ne ha captato e ne rivela la volontà contraria al logo (tutti sanno che D'Annunzio non fece alcunché, ma proprio nulla, per promuovere la costituzione della Provincia di Pescara e nutrì sempre estremo disinteresse per la sua città natale).

Colpisce poi quel "serpeggia", che sa di sinuoso, viscido, ripugnante e che precede e supporta la successiva espressione "feticismo dannunziano" nutrito da minus habentes, mentecatti (mentes captae) soggiogati e asserviti al culto di un feticcio culturale come D'Annunzio.

Nota viepiù l'Assessore che D'Annunzio, se avesse potuto manifestare la propria volontà l'avrebbe espressa negativamente. Ci si chiede pertanto perché Mascia non ha fatto una seduta spiritica, come fece Prodi nel caso Moro, per interpellare al riguardo il Vate. Il Comune avrebbe risparmiato un sacco di soldi!

Il neo Assessore, infine, come neo Gesù, conclude con l'invito del Maestro "Lasciate che i morti seppelliscano i morti".

Città "vicina" (a chi?) poteva ben starci dovunque (urbi, se non orbi). Città "dannunziana" non può starci, poffarbacco (perdindirindina direbbe Totò). Guarda 'sto D'Annunzio, trapassato remoto e feticcio culturale di sprovveduti e ignoranti, secondo il Giudizio di uno scrittore e giornalista di prima grandezza, che lascerà un segno nella Letteratura italiana che il Vate manco si sognava, con i suoi romanzetti come Il Piacere, le commediole come La figlia di Iorio, le poesiole come l'Alcione, a parte le banali imprese militari).

Politica scoutistica

Governo e Parlamento: dai lupetti ai Lupi, dalle giovani marmotte (la Boldrini) alle vecchie marmitte che emettono continuamente rumori sgradevoli (cacofonici).

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La "sua" azienda va a rotoli. Buffon ci rimette 12 anni di stipendio. Produceva forse carta igienica? 

Forse

I funzionari della Camera costano 9mila euro in più della Merkel. E' un obbrobrio. Renzini può fare qualcosa? Se chiamasse un idraulico (non della Camera, veh) forse potrebbe fare un tubo.

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Papa Francesco ha deciso di inviare “nei prossimi giorni” il cardinale Fernando Filoni in Iraq, dove l'autoproclamato Califfato sta cacciando i cristiani. Costoro però, caro Francesco, necessitano più di filoni di pane che di cardinali Filoni.

Preghiere

Primi bombardamenti in Iraq per proteggere le minoranze religiose. Il Papa lancia l'hashtag prayforpeace. Caro Francesco, per la pace meglio le bombe che le preghiere. Gli jihadisti, difatti, temono le prime e ridono delle seconde.

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