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Post N° 224

Post n°224 pubblicato il 24 Ottobre 2007 da Sembrava_Impossibile

UN TRANQUILLO MARTEDÌ DI PAURA

Pensavo fosse una serata come tante passata al cinema con gli amici. Una serata ancor più piacevole considerando che non ci si vedeva da tanto tempo, ultimamente le uscite si erano molto diradate. Dopo il film, ci siamo ritrovati al tavolo di un pub ad aggiornarci sulle nostre vite. Abbiamo fatto un po’ più tardi del solito, ma si sa il piacere della chiacchiera fa andare oltre la resistenza fisica di una giornata passata interamente fuori casa.

L’incubo doveva ancora iniziare.

Per tornare a casa prima decido di passare per una scorciatoia in mezzo alle colline e alle campagne, una strada buia, piene di curve e saliscendi, ovviamente per nulla trafficata: le fronde degli alberi, in alcuni tratti sovrastano, a mo’ di tetto, la sede stradale. Su un pezzo di salita, nello scalare la marcia, la macchina ha un sussulto, e si ferma, con motore acceso, cinquanta metri dopo una curva a gomito e trenta metri prima di una curva cieca. La marcia rimane incastrata, non riesco a sbloccarla. Spengo il motore, tengo accese le luci e le quattro frecce, metto il triangolo a venti metri. Intanto chiamo subito la polizia avvisando che sono fermo in mezzo alla strada in una posizione pericolosissima e il tipo all’altro capo del telefono, con aria annoiata mi risponde “E io che ti posso fa’, chiama il soccorso stradale a questo numero”. Sono le 00:50 e da quel momento inizia il mio calvario: a quel numero un tizio mi dice di chiamare un altro numero. A quest’ultimo numero risponde una tizia dall’altra parte d’Italia, dell’Europe Assistance che mi chiede di attendere in linea. Attendo in linea la bellezza di 40 minuti durante i quali cerco disperatamente di riavviare la macchina, sbloccando la marcia: riesco a innestare la prima, ma non riesco a farla ripartire, dato che è evidente che la frizione è completamente bruciata. Nel frattempo le poche macchine che ahnno il coraggio di avventurarsi da quelle parti sfrecciano a velocità sostenuta… una volte passate il silenzio della foresta, interrotto da ululati, latrati e versi di animali che pensavo in via di estinzione. Per un attimo ho temuto di incontrare lo yeti e il Tyrannosaurus Rex.

Dopo 40 minuti riesco a mettermi in contatto con il soccorso stradale. Attendo altri 50 minuti durante i quali rischio di vedere la mia macchina definitivamente distrutta da almeno 5 pirati della strada. Una macchina piena di rumeni ubriachi accosta e poi si allontana improvvisamente tra urla e risate. Si ferma un’altra macchina sportiva, il tipo scende mettendo la mano in tasca. Per un attimo temo che intenda rapinarmi puntandomi qualche arma contro, poi mi mostra un tesserino: intuisco che deve essere un carabiniere o un poliziotto (più il primo che il secondo) a cui spiego la situazione, capisce e si allontana. Tiro un sospiro di sollievo per aver evitato la nottata in gattabuia.

Alla fine arriva il soccorso stradale che inizia a smadonnare quando scopre che la marcia incastrata è la prima: dopo più di venti minuti riesce a mettere a folle e a caricare la macchina sul mezzo. La sua presenza mi riporta alla realtà fatta di conti, di spese e di bilanci che non quadrano mai. Per fortuna non pago il soccorso, nella mia assicurazione è prevista l’assistenza stradale gratuita.

Nel frattempo arriva Paolo, che mi riaccompagna a casa. Alle 3 di notte mi ficco nel letto. Per fortuna finisce l’incubo. Anzi no. Stamattina la botta finale: cambio e frizione rotti, spesa complessiva 2.200 euro! Un anno di risparmi andati in fumo… rabbia, frustrazione, impotenza…  e per fortuna che non ho famiglia. Io sono uno di quelli che ha osato andare a vivere da solo, pagarsi prima un affitto e poi un mutuo, per non fare il bambascione, per usare un termine tanto caro all’esimio Ministro Padoa Schioppa… e ne pago il prezzo: niente vizi o stravizi, e arrivo al pelo alla fine del mese. E non c’ho neanche famiglia.

Ragazzi, state a casa da mammà finchè potete!!!

 

 
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