Creato da letteraMaiuscola il 20/09/2010

In Altre Parole

dopo un punto inizia un nuovo discorso

 

 

Un Blog al Tramonto

Post n°8 pubblicato il 21 Ottobre 2010 da letteraMaiuscola

 

L’arancio ed il rosa scheggiavano le nubi lungo il filo d’orizzonte. Un volo d’uccelli diretti verso Sud, rapido, tagliò la diagonale del cielo.

Nel parco pubblico madri affannate richiamavano dai giochi gli ultimi bimbi per il ritorno a casa. Solo le strade parevano incuranti dell’ora ed  incessantemente, spingevano scie di vettura in un senso e nell’altro.

Il giorno richiudeva le sue braccia. La prima sera, che si sarebbe poi svelata in notte, come corolla allargava  i suoi petali.

La luce del sole a poco a poco spegneva la sua presenza con la quale aveva inondato il mondo delle cose e delle persone.

Un uomo ai margini della scena raccoglieva i suoi fogli. Appunti perlopiù. A volte schizzi tracciati con la penna, altri invece pensieri minuti. Scritti di poche righe.

Nel riporli dentro la piccola busta li sfogliò un poco e rivide le facce, i visi tratteggiati, le impressioni che l’Agorà svoltosi di fronte a lui, accanto, gli avevano consegnato.

Pensò a lui bambino quando voltandosi immaginava che tutto il mondo dietro le spalle sparisse come d’incanto per ritornar magicamente appena si sarebbe girato. Così forse era davvero e solo l’incapacità dei grandi di comprenderlo li portava a sentenziare che tutto restava immobile, anche girati, dietro alle spalle.

Forse girandosi molto in fretta avrebbe colto l’attimo in cui tutto riappariva, il momento esatto fra il vuoto ed il paesaggio. Si voltò lentamente seguendo con la coda dell’occhio ciò che dietro a lui rimaneva. Voleva cercare di vederlo sparire, magari in un attimo e poi, dopo quell’attimo, si sarebbe voltato nello scoccar del fulmine.

Niente scompariva almeno fin dove l’occhio poteva cogliere la curva di volta.

A volte il mondo è bizzarro. Cambia nel suo accadere a seconda di come lo si guarda. A seconda dell’occhio che lo indaga e cerca. –“Fossi stato bambino  - pensò - di certo tutto sarebbe sparito”.

S’immaginò che il mondo cambiava da bambino poi ad adulto. -“Non cambiano gli occhi che lo guardano. Cambia proprio tutto”-.

Quasi rassegnato fece l’ultimo quarto di giro. E fu proprio mentre stava per completare quella giravolta che lanciò uno sguardo distratto dietro. In quel preciso istante gli apparve l’imprevedibile. Il mondo dietro era sparito. Tutto stava di fronte e dietro il vuoto.

Istintivamente si girò di scatto.

Tutto appariva com’era nella realtà, o per meglio dire, come la realtà gli aveva mostrato fino a poco prima.

Ma l’attimo di vuoto era stato reale.

Dietro di lui il mondo era scomparso al suo voltarsi.

Corse verso l’albero più vicino. Lo toccò. La ruvida consistenza della corteccia passò sotto le sue dita. E così le foglie.

Tutto sembrava normale. O meglio, pareva esser ritornato tale.

Sorrise. I suoi occhi avevano visto quel che solo i bambini sanno. Forse non era del tutto diventato grande.

Riprese i fogli dalla sua cartella.

Con quali occhi aveva guardato, dipinto o scritto quei ritratti quei pensieri?

Sorrise immaginando d’averlo fatto con quegli stessi che poco prima avevano snidato l’apparente dal reale. Gli occhi ch’eran ancora bambini.

Prese una pagina. Sopra ad essa una farfalla con le ali di lana. Sorrise. Ora anch’essa volava. Lontana.

Nel vedersela posare accanto, ricordò della storia venutasi a far raccontare. Impressioni. Le stesse che a volte pervadono quanto tutto fa sembrare che anche il mondo possa cambiare. Immagini. Lei era farfalla e lui una pietra.

Il sole era ormai svanito per i suoi quattro quinti dietro l’ultimo orizzonte.

-“ Strana misura”- pensò. E riconobbe in quella percentuale un’altra in cui un uomo ed una donna si riconobbero per i quattro quinti del loro amore.

Pensò d’aver pensato che quella fosse una percentuale imperfetta. Sbagliava. I quattro quinti sono l’esatta misura di un amore in cui nessuno dei due si annulla o copre per intero l’anima dell’altro. Quattro quinti sono la misura precisa dove tutto par coincidere mentre resta fuori ancora una parte, quel tanto che basta, a far dire all’una che l’atro esiste, smargina dal bordo a ricordar la sua unicità. E viceversa.

Ormai era buio fatto. I lampioni accendevano la loro presenza. Alcune falene avrebbero di certo sbattuto contro quelle luci. Alzò gli occhi al cielo. Alle falene. –“com’è che non imparano?”- ma non aspettò nemmeno la risposta.

Il traffico riempiva le strade e lui pure si diresse verso una di quelle che poco lontane partivano per perdersi in un chissà dove.

Aveva voglia di camminare. Solo. Pochi passi e sarebbe diventato folla. E poi un niente perso nel fondo del paesaggio.

Era stata una buona giornata. Era stato buono anche il tempo, quello trascorso.

Era tempo di andare sapendo che l’indomani non sarebbe più tornato. Guardò le cose che stava per lasciare. Qualcosa era cambiato altro rimasto immobile. Sorrise. –“Nulla resta mai come prima”- non sapeva se era vero davvero. Non sapeva se sarebbe rimasto nel ricordo di chi aveva incontrato o anche solo sfiorato. Lui si portava di loro quello che era stato concesso di sapere.

 Tutti i ricordi dentro la sua cartelletta che a guardar bene non era carta. Era cuore.

 

 

 

 


 


Il blog chiude. Non ne riaprirò un altro. Una stagione è al suo tramonto. Non renderò pubblici i commenti a questa mia, non amo  molto i commiati.

Come dico sempre….. siate felici.

 

 

 
 
 
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