Creato da indignati_2011 il 25/06/2011
Costume

Area personale

 
 

Tag

 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

FACEBOOK

 
 
 

FACEBOOK

 
 
 

Ultime visite al Blog

 
olevamoessereibaiv10aldotomaspollomattoeleonora784varvasanuluigio50pacofixstefano.guadagnokhefremgipaccamichele.toscaslaicobasclapluccaalessandrasalviatofire1974beppi.liaci
 

Chi puņ scrivere sul blog

 
Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

 

 
« Il manifesto degli Indig...Se il vostro stomaco reg... »

La democrazia ( plurarita' di opinioni ) ha un costo .Ma quanto ?Guardate cosa si inventano ...

Post n°50 pubblicato il 08 Agosto 2011 da indignati_2011

Certo la democrazia ha un costo , un costo che a noi cittadini contribuenti non e' dato di conoscere ( contrariamente a quanto avviene nelle vere democrazie ) perche' da noi i centri di costo sono infiniti . La legge elettorale prevede lo sbarramento del 4% per essere rappresentati in parlamento ? Ma allora come fanno a mantenersi i gruppuscoli che nascono dalle infinite faide che avvengono all'interno dei partiti nel corso della legislatura ? Semplice : per loro c'e' un contributo ( sostanzioso ) che pesa sulle tasche dei contribuenti in misura tutt'altro che live . La proliferazione dei gruppi parlamentari costa soltanto alla Camera  tre milioni di euro ciascuno ogni anno. Una corsa senza freni imposta dai cambi di maggioranza, da formazioni nate, morte e risorte a distanza di neanche due anni dall'inizio della legislatura.

Il tutto in stridente contraddizione con gli obiettivi dichiarati del meccanismo elettorale, che con le soglie di sbarramento (4 per cento nazionale alla Camera, 8 per cento su base regionale al Senato) ha provato a mettere un freno alla frammentazione di stampo "polacco" della politica italiana. Questa era una delle idee di fondo del Porcellum, e infatti nel 2008 dalle elezioni nazionali era uscito un Parlamento con solo 5 gruppi a Montecitorio: Pdl, Lega, Udc, Pd e Idv. Neanche due anni dopo, sono diventati tredici.

Prima l'esodo di singoli nel Gruppo Misto, poi la diaspora dei finiani in Futuro e libertà e la nascita dei Responsabili, rispettivamente causa ed effetto del voto pro Berlusconi del 14 dicembre. A questi però vanno aggiunti i sottogruppi del misto (all'interno ci sono, per esempio, i Repubblicani azionisti e Liberaldemocratici) che comprendono anche l'Api di Francesco Rutelli, fuoriusciti dal Pd. Ogni gruppo ha un suo personale, sue spese di segreteria che incidono complessivamente per il 69,5% sui costi per il funzionamento. In pratica la Camera spende ogni anno 35,7 milioni di euro per il funzionamento dei gruppi: si tratta di 57mila euro a deputato, aggiuntivi rispetto alle indennità e ai rimborsi vari.

Una cifra importante, pari al costo di due neo-ricercatori per le università (dove i concorsi sono bloccati in attesa dell'attuazione dei nuovi meccanismi di selezione) o di altrettanti operai specializzati (proprio ora che la revisione delle agevolazioni contenuta in manovra promette di rivedere anche le somme stanziate per il cuneo fiscale che contribuisce a rendere meno pesante il costo del lavoro). Senza contare le mini-faide che la nascita di ogni nuovo gruppo parlamentare comporta. Le frizioni tra Idv e Fli, con la prima costretta a "emigrare" dai vecchi uffici di Palazzo San Macuto, sono storia recente. Storia di costi ulteriori, perché per ospitare un nuovo gruppo bisogna trovare nuovi uffici o adibire i vecchi a nuovi "ospiti": sposta di qua, trova nuovi spazi di là, non è stupefacente il fatto che solo per l'affitto di uffici al centro di Roma Montecitorio spenda 35,3 milioni di euro all'anno.

Il meccanismo della moltiplicazione dei costi grazie alla nascita di gruppi politici, però, non funziona solo a Roma, ma mostra ottime performance anche nelle assemblee delle Regioni. Lì, anzi, l'impatto è ancora più diretto, perché ogni gruppo ha bisogno di un capogruppo, che ovviamente non può accontentarsi dell'indennità riservata a un consigliere "semplice" qualsiasi.

La frammentazione, allora, si fa bizantina, come in Basilicata: vista la popolazione (600mila abitanti, pari a 3-4 Zone di Milano) , in consiglio regionale sono solo in 30, sparpagliati però in 11 Gruppi. I «Popolari Uniti», per esempio, sono uniti davvero, anche perché il loro gruppo è composto da un solo consigliere, ovviamente capogruppo, e lo stesso accade a «Io amo la Lucania», a «Per la Basilicata» (già dal nome è evidente la distanza fra i due programmi politici), oltre a Sel, Idv, Psi, Api ed Mpa. Buon per gli 11 capigruppo, che ai 6.529,49 euro al mese che compongono l'indennità e i rimborsi del consigliere senza stellette possono aggiungere 667 euro al mese per il grado di capogruppo. Più generoso l'extra dei capigruppo nel Lazio (813 euro), e in Piemonte e Veneto (mille euro).

La moltiplicazione dei gruppi, però, non si spiega solo banalmente con le indennità, ma anche con più raffinati meccanismi di potere: la prova del nove? Il Molise, dove non sono previsti extra per i capi-gruppo. Con 320mila abitanti, conta anche lui 30 consiglieri, e la geografia dei gruppi disegna un commuovente amarcord della politica: ricordate Forza Italia, Alleanza Nazionale, i Ds, la Margherita, lo Sdi e l'Udeur? Nel consiglio regionale molisano ci sono ancora tutti, e convivono serenamente con le ultime novità in fatto di partiti (c'è il Fli, oltre all'Mpa) e con le sigle locali (Per il Molise, Progetto Molise e Molise Civile).

 

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963