Creato da Paracarroemigrato il 22/02/2007

L'inferno del Nord

Storie di un ciclista agonista italiano nel cuore delle Fiandre

 

Steven Rooks Classic 01/05/08

Post n°34 pubblicato il 04 Maggio 2008 da Paracarroemigrato
Foto di Paracarroemigrato

Ecco la prima Granfondo della stagione: la Steven Rooks Classic. Per gli assidui lettori di questo blog il nome dice già qualcosa. Infatti sono già alla terza partecipazione negli ultimi tre anni. L’anno scorso la soddisfazione più grande della stagione arrivò proprio da questa corsa. Terminai 3° sulla linea d’arrivo del “lungo” ma venni classificato primo e vincitore della corsa in quanto vigeva la regola del “Real Time”.

Quest’anno per vicende ormai trite e ritrite non mi sento brillantissimo come l’anno scorso però nelle ultime settimane sento che qualcosa è cambiato e allora eccomi di nuovo alla partenza. Quali ambizioni? Il sogno mostruosamente proibito è ripetersi però so perfettamente che mi sarà impossibile. Per festeggiare il quinto anno di organizzazione Steven Rooks ha scelto un percorso completamente diverso da gli anni passati. I chilometri sono aumentati arrivando fino a 164 ma soprattutto le salite sono diventate MOLTO più ostiche, forse troppo. Temo che la corsa sarà troppo dura per le mie caratteristiche (vedi link con descrizione dettagliatissima del percorso: http://www.kuitenbijters.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1:steven-rooks-classic-2008&catid=1:toertochten&Itemid=5). Con tutte queste premesse devo onestamente ammettere che se riuscirò ad arrivare vicino ai primi sarò pienamente soddisfatto.

Partenza alle 8:45 da Maastricht. Il cielo è soleggiato ma spira un forte vento e sarà facile beccare un temporale lungo il percorso, speriamo di no perché ogni volta che il sole si oscura fa un po’ troppo fresco.  Sono un po’ indietro nella griglia di partenza ma spero di non aver problemi a rientrare sui primi.  Infatti così accade. Dopo meno di 5 km sono in seconda/terza fila del gruppone.

Già iniziano le difficoltà. Gli anni passati i primi 20 km erano praticamente tutti piatti adesso si sale o si scende. Strade veloci e non ripide per carità, ma si capisce immediatamente che la musica è cambiata.

Mi tengo nelle primissime posizioni perché la prima salita in programma dovrebbe essere stretta e con pendenze fino al 17%. Se rimango imbottigliato faccio molta più fatica. A fare il passo in ogni caso ci pensa Aart Vierhouten (professionista olandese). Ha una bella andatura non troppo forte e regolare. Stiamo tutti a ruota senza problemi. L’altro pro in gara è Max Van Heeswijk fino all’anno scorso in forza alla Rabobank, ma lui si tiene nella pancia del gruppo.

Svolta a destra e la prima salita ha inizio. Il classico muro fiammingo: duro ma corto che passa via senza grossi problemi anche se Vierhouten ha forzato un po’ di più l’andatura.

Il gruppo ha subito la prima setacciata e davanti rimaniamo in una ottantina e il copione non cambia per un’altra ventina di km. A dire il vero alla base di una rampetta mi è caduta la catena sul movimento e l’unico modo per rimetterla al suo posto è stata fermarsi e farlo con le mani.  Insomma un simpatico regalino che mi è costato un paio di minuti fuori soglia per rientrare con i primi.

Come si sapeva la pianura può rientrare benissimo nel capitolo “chi l’ha vista?” O su o giù e delle 9 salite in programma ne abbiamo fatta solo una. La seconda arriva al 40°km e anche questa è passata senza particolari patemi. Intanto il gruppo si assottiglia sempre di più.

La terza arriva velocemente ed è piuttosto spettacolare visto che dopo una arrampicata in mezzo a un bosco sbuchiamo su una bella diga artificiale. Tra la terza e la quarta ci sono ben trenta chilometri in mezzo. Adesso si fa sul serio la corsa è iniziata. Dopo qualche scatto vanno in fuga in tre che rapidamente guadagnano una trentina di secondi.

Schiacciano forte sui pedali perché Vierhouten sta facendo il diavolo a quattro per andarli a riprendere ma senza successo. Il distacco rimane invariato.

Le strade sono larghe un paio di metri al massimo e si fanno 200 metri di salita e 200 di discesa. I chilometri scorrono lenti e le gambe si stanno appesantendo in modo prematuro.

Mamma mia quanto schiaccia. Sono a ruota del pro ma in un paio di momenti devo spingere a tutta per non farmi staccare. Ma nonostante tutto non c’è verso di riprendere la fuga.

La quarta salita è meno ripida ma più lunga 4 km. Per la prima volta faccio fatica, ma a quanto pare non sono il solo. Siamo rimasti in 30, forse meno.  

La prossima salita sarà dura… molto dura. Il suo nome è La Redoute, temo proprio che se la faranno forte il prossimo a lasciarci le penne sono io.

Al chilometro 90 inizia lo spauracchio vallone. Come ogni anno i tappeti elettronici registreranno il tempo di scalata. L’anno scorso ci ho messo 6:00 che equivale ad un wattaggio medio di 400 W e una VAM di 1600 m/h. Quest’anno non mi avvicinerò sicuramente a quel tempo perché sono già piuttosto stanco. Infatti a metà salita i primi 10 mi staccano. Salgo su malissimo e sono piantato. Il tratto al 20% è un calvario. Ma lentamente arrivo in cima (le classifiche diranno poi che ho impiegato 6:15). I primi hanno letteralmente volato. Ma non bisogna mollare, sono in compagnia e forse possiamo ancora rientrare. Il problema è che siamo in 4 e due sono i professionisti che si sono fermati un secondo a prendere l’acqua in cima alla salita… noi siamo a tutta e loro riescono a fermarsi al ristoro per acchiappare una bottiglietta. Con loro si rientrerà sicuramente, ma a che prezzo?

Sullo Sprimont mi stanno facendo morire e proprio in vetta complice un attimo di disattenzione io e un altro ci troviamo staccati. E davanti se ne stanno andando.

A testa bassa inseguiamo e dopo 5 km con la bava alla bocca siamo premiati. Siamo davanti e siamo una ventina in tutto.

Purtroppo appena rientrato inizia un’altra salita micidiale. Fino a che le pendenze stanno dentro il 10% vado bene e mi sento ancora in forze, ma oltre è sempre stato il mio, anzi uno dei…, tallone d’achille.  E mi ristacco… ma appena la strada spiana butto il rapportone e un paio di km dopo rientro, nuovamente.

In teoria mancano ancora 3 salite. Riuscirò a fare sempre così? Non credo proprio… ma un po’ ci spero.

La settima salita è mostruosa. La Redoute in confronto era un cavalcavia. Ho sempre il manubrio spiattellato sul naso da quanto è ripida. Ho il 39x27 ingranato ma non lo riesco a far girare. Una vera tortura. Fortuna vuole che non sono l’unico a subire questa tortura: davanti sono rimasti una dozzina e dietro siamo in 4 ad inseguire. Ma questa volta è chiaro che non rientreremo più.

Sempre su e giù! Accidenti non finisce mai. Dopo qualche chilometro di sbandamento troviamo un bell’accordo e procediamo di buona lena. A ogni rampa (lunga anche un paio i chilometri) raggiungiamo qualcuno che non ha tenuto il ritmo del gruppo di testa.

Quando scolliniamo l’ottavo muro la situazione è piuttosto chiara: 7 al comando e dietro noi in 8. Nonostante il mostruoso mal di gambe riesco ancora spingere buoni rapporti, ma durante l’ultima salita succede quello che non mi aspetto. Una improvvisa quanto violenta crisi di fame. Purtroppo negli ultimi km non ho mangiato perché l’andatura elevatissima e i numerosi pericoli (vedi corridori impegnati nel percorso “corto”) non me l’hanno permesso. Sapevo che dopo l’ultima salita potevo farlo con minor rischio e così ho stupidamente aspettato.

Purtroppo l’ultima salita è molto impegnativa e nello stesso momento veniamo sorpresi da una grandinata violentissima. Perdo le ruote del gruppetto e… a quanto pare mi toccherà farmi gli ultimi 20 km da solo fino a Maastricht.

Questi ultima fatica è per lo meno in pianura e il vento mi aiuta non poco. Infatti non vengo raggiunto da nessuno.

All’arrivo chiudo 16°. In fin dei conti mi considero soddisfatto. Purtroppo ho perso 5 minuti negli ultimi km avendo perso il treno giusto. Ho chiuso in 5 ore e 1 minuto con una media di poco inferiore ai 33 km/h a testimonianza della durezza del percorso (l’anno scorso erano quasi 36 km/h di media!). Alla prossima!!!   

 
 
 

Scheldeprijs - Memorial Staf Segers 16/04/2008

Post n°33 pubblicato il 21 Aprile 2008 da Paracarroemigrato

Con mia estrema gioia alle 9.50 del mattino ritiro il numero della corsa. Partenza alle 12:30 proprio sotto lo striscione d’arrivo dello Scheldeprijs (GP Escaut) dei professionisti.

La gara è lo Scheldeprijs per Elite senza contratto e Under 23.  Io rappresento una specie di infiltrato, ma grazie alla tessera Master della FCI posso partecipare a competizioni per Elite all’estero.

Ovviamente il livello è più alto a quello a cui sono abituato finora e anche la lunghezza della gara è più elevato.  In tutto sono 110 km su un circuito cittadino, che poi è il paese dove abito: Schoten.  Ci saranno da compiere 13 giri in totale, ma soprattutto ci sarà da faticare e non poco!

Negli ultimi giorni mi sento sempre meglio e adesso posso dire di essere vicino alla famosa “condizione”.  Meno male perché oggi credo proprio che ne avrò bisogno.

L’”ambiance” è incredibile.  Il circuito finale ricalca per buona parte quello che faranno i professionisti tra un paio d’ore. La gente lungo il percorso è accalcata alle transenne come poche volte mi è capitato di vedere. C’è la televisione nazionale (la nostra RAI) che è in diretta. Un grande megaschermo subito dopo l’arrivo e soprattutto TAAANTI partecipanti.

Poco prima del via lo speaker parla di 230 corridori al via, una marea. Il nervosismo generale è elevatissimo, altro che le normali corse.  Purtroppo parto in una brutta posizione e il brutto restringimento sotto un arco dopo pochi metri ci allunga in modo esagerato.

Il primo giro si fa a tutta, o quasi.  La testa del gruppo è lontanissima e non vedo spazio per risalire.  Prima delle curve strette ci allarghiamo, ci fermiamo quasi ma di trovare uno spiraglio per passare davanti non se ne parla proprio.

Al secondo giro iniziano i guai. Il vento non è violentissimo ma si fa sentire e quando siamo lungo il canale il gruppo è in perfetta fila indiana.  La velocità è prossima ai 60 km/h… sicuramente. Ed ecco che iniziano i buchi.

Ne chiudo un paio ma qui dietro si sta facendo una vita da bestia. Davanti si appallottolano rapidamente invece dove sono si sta solo in fila.  O rimonto le posizioni o non arrivo a metà gara!

Dopo due giri impegnativi riesco a mettermi nella prima metà del groppone. Qui voglio rimanere. Di quello che succede davanti non mi interessa molto. Non voglio spendere energie. La mia vittoria è vedere l’arrivo e vi assicuro che riuscire a portare a termine una corsa di Elite non è una cosa molto evidente.

I giri passano e io rimango piuttosto tranquillo al mio posto. Momenti di grossa pressione non ne subisco e mi piacerebbe anche fare qualcosina davanti ma una fuga si è già sganciata e andare davanti significherebbe solo fare fatica per nulla.

All’ultimo giro mi guardo un po’ intorno e vedo che il gruppo è più piccolo… ma io ci sono ancora. Ultimi 800 metri con ovvia mega caduta generale. Per passare sono costretto a salire sul marciapiede e percorro gli ultimi metri in tranquillità.

Alla fine la classifica mi da un 88° posto (ma non conta molto) su solo 125 arrivati (questo invece conta tanto).

Sì, sono sulla strada giusta… lo sento!

 
 
 

Buggenhout 5/04/2008

Post n°32 pubblicato il 09 Aprile 2008 da Paracarroemigrato

Dopo la mazzata della settimana scorsa finalmente sono riuscito a trascorrere una buona settimana di allenamenti. Era un po’ che lo aspettavo e, nonostante il tempo pessimo, sono contento di come mi sto iniziando a sentire.

Oggi mi presento a Buggenhout abbastanza vicino ad Anversa. Il cielo è preoccupante, ha piovuto tutta la mattina, adesso ha smesso ma non sembra per molto.  Infatti nei giretti di riscaldamento (si fa per dire) vengo raggiunto da una bella secchiata d’acqua ghiacciata.

Il circuito, da ripetere 11 volte per un totale di 75km, è veloce… tremendamente veloce.  Ci sono solo 3 curve dove si deve frenare… il resto è tutto da percorrere con il gas spalancato.  Ma in fondo meglio così. Ora come ora ho bisogno di ritrovare il colpo di pedale giusto.

Siamo veramente in tanti.  Siamo sicuramente vicini al centinaio di corridori e proprio pochi istanti prima del via un timido raggio di sole ci riscalda.

Partenza a razzo ma la conformazione del circuito fa si che si possa correre un po’ nascosti nel gruppo.  Le prime sensazioni sono di forza. Finalmente mi sento bene… sento che riesco a spingere con forza sui pedali. Forse per la prima volta quest’anno.

Appena raggiungo la testa del gruppo inizio a battagliare.  Voglio la fuga e mi accodo a tutti gli scatti più pericolosi.

Al secondo giro andiamo via alla spicciolata (il modo più faticoso per andare in fuga, ahimé!), sembra buona ma dopo poco meno di un giro ci raggiungono e in contropiede scappano in cinque. 

Tutti i più forti, tranne uno, sono ancora nel gruppo. Non andranno da nessuna parte. Infatti facciamo un giro a velocità sostenutissima e… cavolo! Quelli hanno guadagnato invece di perdere.

I giri si susseguono. Ormai non si scatta più. Tutti a tirare come dei pazzi. Io cerco di evitare la prima parte del gruppo per non spendere energie preziose. 

Sono quattro giri che siamo costantemente in fila indiana. Nessun rallentamento, velocità folli e nonostante tutto quelli davanti non si vedono.

A tre giri al termine mi porto davanti anch’io. A fatica. Non tiro ma mi tengo nelle prime dieci posizioni.

Meno due… Adesso si viaggia ancora più forte. Siamo veramente tutti in fila, nessuno è affiancato. E’ il momento di dare tutto e vedere cosa succede. Passo davanti a tutta con il massimo rapporto che le mie gambe possono spingere per un turno piuttosto lungo. Mi danno il cambio mi rendo conto che tutti i favoriti sono nelle prime 7/8 posizioni e seguendo il mio impulso stanno menando come disperati.  Faccio una fatica bestiale per rientrare nella fila in una buona posizione.

Sembra una lunghissima volata, non ho il contachilometri ma sono sicuro che siamo vicini ai 55km/h e questo da un po’ ormai.  Il gruppo si sta sfilacciando… la fuga davanti a noi si è materializzata ed avrà non più di 15 secondi ormai. 

Quando il ricongiungimento sembra cosa fatta… rallentiamo un po’, il gruppo si ricompatta e la fuga riprende un piccolo margine che gli permetterà di arrivare all’arrivo.

La volata di gruppo di certo non fa parte del mio repertorio e lascio che i velocisti o i pazzi si scalmanino per bene negli ultimi 500metri.

Mentre taglio il traguardo penso che ho ancora tanto da lavorare (di nuovo) ma forse, dico foooorse, sono sulla strada giusta, dai!!!

 
 
 

Sint Amands 29/03/08

Post n°31 pubblicato il 01 Aprile 2008 da Paracarroemigrato

Purtroppo sarò molto breve in questo aggiornamento. Breve perché non c'è molto da dire visto che mi sono mestamente ritirato. Perché? Perché mi hanno fatto il pelo e contropelo e quando hanno finito mi hanno mollato a bordo strada come uno straccio vecchio.

Ho sofferto da matti ma non c'è stato verso di trovare la pedalata giusta. La corsa è stata resa durissima dal vento e dai continui ventagli che si creavano.  In queste condizioni se non si hanno le gambe buone si va incontro solo a della brutte figure.  Non vado proprio, mi sento senza forze e in un attimo vado fuori giri. Di sovrallenamento non se ne parla... anzi direi che è proprio carenza di allenamento. Ma è un periodo eccezionale dove sta piovendo ogni singolo giorno. Alla televisione parlano di un marzo da record. Proprio quello che ci voleva!

Mercoledì vado a fare gli esami del sangue per vedere se c'è qualcosa che non va... perché non mi sono mai sentito così moscio. Tutta la preparazione invernale sembra svanita di botto. Spero di venirne a capo.

Comunque sabato prossimo alla partenza della corsa ci sarò.

 
 
 

Puurs e Ternat 23-24/03/08

Post n°30 pubblicato il 25 Marzo 2008 da Paracarroemigrato

Per il weekend pasquale ho un doppio aggiornamento. Il giorno di Pasqua sono andato a Puurs per una gara a me nuova mentre a Pasquetta mi sono recato a Ternat dove avevo già corso un anno fa.

Ma andiamo con ordine e iniziamo dalla domenica.

Il tempo fa abbastanza schifo fa un freddo cane e le chance di beccare pioggia o neve sono piuttosto alte. Anche il circuito non mi piace: la zona dell’arrivo è nella cittadina ed è un rapido susseguirsi di svolte a 90° tra le case. Il resto è più lineare ma con, ovviamente, una parte stretta e in balia del vento.

Discreto numero di concorrenti alla partenza, devo considerare che gli iscritti alle corse sono maggiori degli anni passati. Per la prima volta nella mia vita mi presento ai nastri di partenza con i gambali lunghi, ma a quanto vedo non sono il solo.

Partenza abbastanza tranquilla e a metà del primo giro sono in fuga. Prima da solo ma presto vengo raggiunto da altri 7 o 8 atleti. Prendiamo poco margine ma soprattutto non ci sono quelli “forti”. Decido di piazzarmi in ultima ruota senza collaborare, intanto non andiamo da nessuna parte. A metà del secondo giro veniamo raggiunti ma appena stanno per rientrare decido di ripartire. Ancora da solo.

Sembra la scelta giusta perché dietro li vedo un po’ sfilacciati. Su di me rientra il possessore della maglia iridata della categoria e in due entriamo nella parte più stretta del percorso. Poco dopo ecco altri due che rientrano a tutto gas. Stargli dietro mi costa una fatica estrema anche perché non andiamo via regolari ma a strappi. Non riesco a respirare: il catarro che ancora mi accompagna ha creato una patina in gola e nonostante la bocca spalancata l’apporto di aria nei polmoni è limitato. Continuo a tossire e a pedalare al 100% delle mie possibilità… non è proprio il massimo.

Poco prima della fine del giro, rientrano altri due corridori ma nella confusione ci spezziamo e non riesco ad aumentare per chiudere il buco e rimango tagliato fuori dal ventaglio e dalla fuga. Come sempre quando c’è da mettere il “turbo” rimango al palo. Speriamo che questa situazione passi alla svelta perché mi sto stufando.

Il gruppo mi riprende e la fuga va.

Demoralizzato mi metto in fondo alla fila, però, dopo qualche minuto di sbandamento collettivo vedo che il gruppo si sta organizzando per cercare di riprendere i fuggitivi. Mi porto velocemente davanti per dare una mano. Magari possiamo di nuovo riaprire i giochi. In fondo manca ancora tanto alla fine.

Macché! La fuga ha viaggiato con 20 secondi MASSIMO di vantaggio ma non ci hanno mai mollato. Abbiamo tirato a tutta e ogni volta che sembrava fosse fatta… un rallentamento ha riportato le distanze originarie.

Volata dietro una curva e chiudo 21°.  Ormai a quanto pare queste posizioni stanno diventando standard per me… la cosa non mi piace molto.

Lunedì di Pasquetta ed eccomi di nuovo a Ternat. L’anno scorso mi sono dovuto ritirare quando ero nella fuga giusta a poco dall’arrivo. Quest’anno purtroppo la possibilità di fare meglio non la vedo ma cercherò in ogni caso di vendere cara la pelle.

Se il tempo ieri faceva schifo oggi è drammatico. Sta nevicando di brutto, siamo a zero gradi, c’è un vento assurdo e le strade sono ricoperte uno spesso strato di fango. Si preannuncia una giornata da tregenda.

Con mio stupore non siamo pochi alla partenza, ed io che credevo di essere l’unico pirla.

Dopo qualche pedalata mi rendo conto che mi sento meglio di ieri e allora mi metto in caccia della fuga giusta.  I giri si susseguono e nella prima metà di gara sono entrato in tutti gli attacchi, un migliaio di attacchi. Prima o poi la fuga si sgancia e ci devo essere dentro.  

Infatti, come non detto, in un tratto di vento laterale, la fuga di 6 va ed io rimango ad aspettare che qualcun altro si muova.  Bravissimo, così che si fa.

A questo punto la fatica inizia a prendere il sopravvento.  Il giro seguente qualcuno da una menata terrificante che solo grazie alla forza della disperazione riesco a sopravvivere. Il gruppo si è rotto ma sono davanti (fuga esclusa).

Due giri al termine, di dieci, e il nostro gruppetto si rompe nuovamente. Vanno via alla spicciolata i due terzi dei suoi componenti. Rimango un po’ troppo ad aspettare e solo quando ormai sono lontani decido di muovermi.

Esco con uno a ruota che ogni morte di Papa mi da un cambio di 100 metri al massimo. Non ce la fa proprio. Il vento è devastante e le gambe bruciano dal dolore.  A tutta… a tutta… e piano piano le sagome dei corridori davanti sono più grandi.

Dopo una rincorsa durata un giro esatto rientro ma alcuni di loro si sono avvantaggiati ormai, peccato. Ai 600 metri dall’arrivo scappo e vado ad anticipare la volata chiudendo 15°.  Meglio di niente.

Oggi sono da un lato soddisfatto per le discrete sensazioni ma dall’altro avevo la possibilità i stare davanti e l’ho persa per colpa mia.

Il prossimo weekend andrà meglio, ne sono sicuro. Correrò solo una volta e vediamo come andrà a finire.

 
 
 

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