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Citazioni nei Blog Amici: 2
 

 

succede...

Post n°66 pubblicato il 09 Settembre 2010 da soledad.69

 

 

"… non spesso ma a volte succede… succede di sentire il bisogno di incrociare qualcuno che in un preciso momento della vita provi ciò che proviamo, che parli la nostra stessa lingua, che scrivi con il nostro stesso alfabeto… e questo è bello, è stupefacente, è… sapere che qualcuno prima di noi ha provato le stesse emozioni, qualcuno che insieme a noi canta la stessa canzone con la nostra stessa voce… lo stesso fuoco ardere e scoppiettando lanciare milioni di stelle a raggiungere il cielo… ma succede anche che quella voce, quelle parole siano soltanto l’eco delle nostre, è bello condividere con qualcuno ciò che si sente, ma è necessario vivere quelle stesse parole da soli… perché è soli che si comprende se stessi, soli, senza neanche il respiro del vento a distrarci… soli con le palpebre chiuse e gli occhi rivolti all’interno, a guardare quel che succede, a volte divertiti, a volte terrorizzati, alle volte innamorati… approvando o disapprovando… sorridendo o piangendo… ma siamo noi, e siamo vivi… e dopo aver visto ed acquisito conoscenza, ecco che inizia la condivisione; prendere la mano, stringerla ed intrecciare le dita con quella di un nuovo compagno di viaggio… spiccare il volo da una cascata per poi riposare su nuvole d’acqua… milioni di piccole gocce a ristorare la fine di un viaggio, non della ricerca… ma di un viaggio… succede, non sempre ma a volte succede…"

 

(Giampiero Paladini, dal libro Il Viaggio dei Ricordi)

 
 
 

Garantito

Post n°65 pubblicato il 07 Settembre 2010 da soledad.69

 

"Inginocchiato non c'è modo di essere libero
Sollevando una tazza vuota, chiedo silenziosamente
Che tutte le mie destinazioni accettino quella che sono io
Così posso respirare...

Cerchi si espandono e ingoiano le persone per intero
Per metà delle loro vite dicono buonanotte a mogli che non conosceranno mai
Ho una mente piena di domande ed un insegnante nella mia anima
Così va la vita...

Non avvicinarti di più o dovrò andarmene
Certi posti mi attraggono come la gravità
Se mai ci fosse qualcuno per cui restare a casa
Saresti tu...

Tutti quelli che incontro, in gabbie che hanno comprato
Pensano a me e al mio girovagare, ma io non sono mai quello che pensavano
Ho la mia indignazione, ma sono puro in tutti i mei pensieri
Sono vivo...

Vento tra i miei capelli, mi sento parte di ovunque
Sotto il mio essere c'è una strada che è scomparsa
A notte fonda sento gli alberi, stanno cantando con i morti
Sopra di me...

Lascia che mi occupi io di trovare un modo di essere
Considerami un satellite, in orbita per sempre
Conoscevo tutte le regole, ma le regole non mi conoscevano
Garantito."

 


 
 
 

“ Il cuore si spezza e si ri-spezza e spezzandosi vive”.

Post n°63 pubblicato il 04 Agosto 2010 da soledad.69

 

 

 

 

Mi chiedo che senso ha ….

Leggo sui giornali di vite spezzate ancora nel fiore degli anni, di morti premature e di genitori costretti a seppellire i propri figli, vivo di straforo la sofferenza di amici che perdono un loro caro…

Osservo la violenza che insieme all’incoscienza miete vittime di continuo….

E in chi resta, lo sgomento e l’incredulità, l’impotenza e l’incapacità di trovare le parole più adatte per spiegare a dei bambini che il loro papà o la loro mamma usciti da casa al mattino non torneranno più a raccontare loro le favole della sera.

Nel frattempo persone malate pensano che la morte sia andata in vacanza e per questo si sia dimenticata di loro, delle loro sofferenze, delle loro preghiere per far cessare tutto quel dolore….

Mi chiedo che senso ha….

Allora si dicono le solite sterili frasi di circostanza: - era il suo destino… - che ci vuoi fare, così è la vita… - fatti forza... -la vita continua… e via dicendo secondo un catalogo impreziosito nei secoli delle più svariate affettuose considerazioni, giusto il tempo delle burocratiche vicende.

Mi chiedo che senso ha…

E se invece rendendoci conto che vivere è doloroso nella misura in cui creando legami genitori-figli, marito-moglie, sentite fratellanze, questi verranno un giorno spezzati e spazzati via, non dovremmo saggiamente scegliere di essere come eremiti apolidi e senza cuore?

O uomini dal cuore più vero?

Qualcuno risponderebbe con la saggezza dei popoli, “mondo è stato è mondo è” se tutti pensassimo queste cose nessuno partorirebbe più figli, nessuno si legherebbe più a qualcun altro e il risultato sarebbe il conseguente esaurimento della vita…

E se, in barba a giove! fosse proprio questo il segreto: lasciare che la vita si esaurisca interrompendo la catena della sofferenza, delle dipendenze, dell’amore.

Mi chiedo: è più egoista colui che crea legami tra sé e il mondo o colui che lasciandosi attraversare dal mondo, non consente ad alcuno di versare nemmeno una lacrima di disperazione?

Qual è la verità? Che senso ha?

Mi chiedo cosa si può dire che non sappia di profondamente sciocco in situazioni che  fagocitano a mo di sabbie mobili qualunque suono si pronunci?

E mi chiedo: ha più coraggio colui che li crea i legami e lascia tracce di sé da amare e ricordare se pur nella sofferenza della perdita o colui che soffre per tutta la vita di un dolore personale, intimo e privato che però non miete vittime?

Non ho la risposta ma so cosa ho scelto io….

Ho scelto di amare e di essere riamata qualunque sia il prezzo da pagare dal momento che soffrirò la perdita dei miei cari, e di lasciare dietro di me il mio profumo a ricordo del nulla che sono stata, un nulla che in cuor mio ha racchiuso il suo tutto…


"Il cuore si spezza e si ri-spezza e spezzandosi vive"


 

 
 
 

Lettera a un amica, di Clarice Lispector

Post n°62 pubblicato il 21 Giugno 2010 da soledad.69

 


Cara,
Non pensare che una persona abbia tanta forza da condurre una specie di vita e continuare a essere la stessa. Perfino tagliare i propri difetti può essere pericoloso, non si sa mai quale sia il difetto che sorregge il nostro edificio intero. Non so come spiegarti la mia anima. Ma quello que vorrei dire è che le persone sono molte preziose, e che solo fino a un certo punto possono rinunciare a se stesse e consegnarsi agli altri e alle circostanze. Dopo che una persona ha perduto il rispetto verso se stessa e verso le proprie necessità — rimane una specie di straccio. Avrei tanto voluto essere vicina a te e chiacchierare e raccontare esperienze mie e di altri. Avresti visto che ci sono certi momenti in cui il primo dovere da compiere è in relazione a se stessi. Da parte mia, non avrei voluto raccontarti come sono oggi, perché mi pareva inutile. Volevo semplicemente raccontarti il mio nuovo carattere, un mese prima di tornare in Brasile, in modo che lo sapessi. Ma spero, sulla nave o sull’aereo che ci porterà di ritorno, di trasformarmi istantaneamente nell’antica che ero, e forse non sarebbe necessario raccontarlo. Cara, quasi quattro anni mi hanno trasformata molto. Dal momento in cui mi sono rassegnata, ho perso tutta la vivacità e ogni interesse per le cose. Hai mai visto come un toro castrato si trasforma in un bue? Lo stesso si può dire di me… e mi pesa il duro confronto… Per adattarmi a ciò che era inadattabile, per vincere le mie ripulse, ho dovuto tagliare le mie catene — ho tagliato in me la forma che avrebbe fatto male agli altri e a me. E con questo ho tagliato anche la mia forza. Spero che tu non mi veda mai così rassegnata, perché è quasi ripugnante. Spero, sulla nave che mi porterà di ritorno, al solo pensiero di vederti e di riprendere un po’ la mia vita — che non era meravigliosa ma era una vita — di trasformarmi interamente.

Un’amica, un giorno, mi ha fatto coraggio, così diceva, e mi ha domandato: “Eri molto diversa, no?”Lei mi trovava ardente e vibrante, e quando mi ha incontrata si è detta: o questa calma eccessiva è un atteggiamento o lei è cambiata tanto da apparire quasi irriconoscibile. Un’altra persona ha detto che io mi muovo con la lassitudine di una donna di cinquant’anni. Tutto questo tu non lo vedrai né avvertirai, così voglia Dio.

Non ci sarebbe bisogno di dirlo, allora. Ma non ho potuto far a meno di volerti mostrare ciò che può accadere a una persona che è scesa a patti con tutti, e che si è dimenticata che il nucleo vitale di una persona va rispettato. Ascolta: rispetta anche ciò che c’è di cattivo in te — per amor di Dio, non volere fare di te una persona perfetta — non copiare nessuna persona ideale, copia te stessa — è questo l’unico modo di vivere.
Giuro su Dio che, se è vero che esiste un cielo, una persona che si sia sacrificata per vigliaccheria — sarà punita e andrà all’inferno. Sempre che una vita tiepida non venga punita proprio per questa tiepidezza. Prendi per te quello che ti appartiene, e quello che ti appartiene è tutto ciò che la tua vita esige. Sembra una vita amorale. Ma ciò che è veramente immorale è avere rinunciato a se stessi. Spero in Dio che tu mi creda. Mi piacerebbe perfino che, a mia insaputa, tu mi vedessi e assistessi alla mia vita. Io sarei una lezione per me stessa. Vedere cosa può succedere quando si patteggia con la comodità d’anima.



Tua Clarice.


 
 
 

Auguri zio

Post n°61 pubblicato il 12 Giugno 2010 da soledad.69

 

 

Non serve più contare quanti sono

.....

ovunque tu sia

Buon compleanno

dalla tua nipotina.

 
 
 

la mia storia

Post n°60 pubblicato il 09 Giugno 2010 da soledad.69

 


Raccontami una storia, non di dame e cavalieri,

non di belle addormentate e cenerentole.

Raccontami una storia vera, dove io sono io e tu sei tu,

dove nessuno finge e il cuore non si copre.

Dove non si conosce la paura e il sorriso è limpido,

dove gli occhi parlano

e la bocca ha un cuore.

Dove non si dice “per sempre”

mentre per sempre è ogni giorno.

Raccontami una storia dove io sia libera

di raccontarne una:

la mia.

 
 
 

a chi passa da qui

Post n°59 pubblicato il 19 Maggio 2010 da soledad.69

 


E’ da tempo che manco da qui, la casa che mi sono creata fuori dal mio mondo conosciuto, un po’ per miei malesseri che mi accompagnano ormai da più di un mese, un po’ perché vagando per i miei blog preferiti ho letto la sofferenza di amici che, delusi da questa irreale realtà, si sono sentiti traditi dal sistema di finzione che regola ormai tutte le sfere, private e non, profonde e superficiali, del virtuale che di “virtuoso” ha ben poco.

Con alcune persone che ho imparato a conoscere a distanza ho condiviso il comune sentire, di altri ho tralasciato le righe, di molti ho declinato inviti, ho cercato di schivare colpi e, così come la vita mi ha purtroppo insegnato, mi sono trincerata nel mio spazio fidandomi solo di emozioni e di sensazioni.

È triste pensare che non ci sia un angolo di mondo nel quale vivere in pace la propria dimensione, è triste sapere che persone sensibili soffrano per delusioni che la vita pure al di fuori della vita non risparmia, ed è fortemente deludente credere di poter cambiare il mondo a parole senza mai avere il coraggio di scendere in campo a lottare per ciò che di più importante ci sia:

il rispetto…

Ho creduto in tutto questo, ho letto avidamente in casa d’altri ammirata dalla profondità di pensiero che ho riscontrato nei più, respirando a pieni polmoni le ventate di sensibilità che ritenevo ormai perdute in questi nostri tempi così tanto pieni di vuoto…

Ho rimpolpato la mia anima inaridita dalla superficialità quotidiana sfogliando le pagine dei tanti blog, leggendo meravigliosi post, sentendone i brividi sulla pelle, aspirandone la vita.

E poi…. Dover fare i conti con l’”umanità” di tutti noi….

Si, perché in fondo la “Chiesa” è fatta da uomini, dalle loro miserie, dalle loro debolezze, dalla loro visione limitata dell’Uno.

Dovremmo forse “compatirci” di più, perdonarci davvero, giudicarci il meno possibile e stupirci meno dei nostri limiti.

…e senz’altro sorridere di più e accontentarci di ciò che siamo, perché belli o brutti, siamo noi, e siamo umani.

Ciò che chiedo per me e per gli altri, stringendomi attorno ai miei amici, è più rispetto e lo faccio a partire da me che troppo spesso non riesco a tenere i miei contatti, a fare visite cadenzate, a lasciare commenti ai vari post, a rispondere alla posta privata, ecc., nonostante mi senta vicina a molti di loro, a molti di voi che passate da qui a leggere le elucubrazioni di una che non ha pretese di essere letta o commentata, ma che ha semplicemente cercato qui uno spazio nel quale trovare rifugio tra gente “simile”.

A tutti coloro che passano offro un sorriso: non è molto ma è tutto ciò che ho e che la vita non è riuscita ancora a strappare al mio viso.

Con affetto….


 
 
 

il mio prezzo da pagare

Post n°58 pubblicato il 22 Aprile 2010 da soledad.69

 

Ogni cosa nella vita ha un suo prezzo ma quando si tratta di emozioni, di sensazioni, gioie o dolori, non c’è nessuno che ti faccia sconti né metta merce in saldo.

Ventotto anni fa cominciò la mia odissea per un problema alla schiena, una sorta di viaggio dentro e fuori di me che mi portò prepotentemente a percorrere sentieri faticosi per un’adolescente e che credevo relegati ad una piccola finestrella spazio/temporale della mia vita. Credevo che il tempo sarebbe trascorso in fretta – 8 anni in confronto ad una vita intera cosa saranno mai? – e confrontandomi con patologie serie e donne che sembravano Cristo in croce, imparai che il dolore è qualcosa che va ascoltato e non combattuto e che c’è sempre qualcuno che soffre di più….

Il (oggi defunto) mio ortopedico, esimio prof., non era uno di quelli che potremmo dire di mezze parole e mi disse subito – già alla prima visita – che in America mi avrebbero operato immediatamente, lui optava per trattare diversamente la mia schiena ma io avrei dovuto collaborare…..: non lamentarmi, fare la ginnastica dal tipo che mi consigliava lui – il più bravo nel campo – , fare controlli periodici, bla bla bla, e non ingrassare non andando mai al di sopra di un certo peso A VITA, e….tradotto, non avere figli……

Già: il prezzo da pagare per mantenere – secondo lui – la mia schiena in salute era non superare mai, assolutamente mai i 57 kg…. Come osare pensare di poter fare figli???

Beh, dopo 8 anni di cure e cure, e confronti quasi maniacali con la bilancia, l’emerito prof, ai miei occhi non più bambini, si palesò come un grande bluff, capii che tutto era rivolto, non tanto alla mia schiena, quanto al suo portafogli e al business legato a ciò che stavo vivendo, ragion per cui misi da parte problema e pensieri in merito e cominciai ad affrontare la mia schiena senza più gusci né protezioni…..era grande adesso e doveva reggersi da sola, e in fondo ebbi l’impressione di aver buttato 8 dei miei anni migliori alle ortiche.

Credo però che l’idea del peso mi abbia perseguitato sempre da allora….

Poi arriva un momento nella vita di ogni donna in cui ci si sveglia e ci si rende conto di essere pronte alla maternità ed eccolo lì il prof…..eccolo riapparire nei miei sogni col suo faccione col naso rubicondo pronto a dirmi: attenta ci sarà un prezzo da pagare….

Beh mio caro prof, ne ho fatti due di figli, e anche se il mio peso oggi è abbastanza dentro il limite, il conto è arrivato, nel tuo folle cinismo, avevi ragione tu ma posso dirti una cosa?

Nessun prezzo è tanto alto da potermi fare pentire di averli avuti, nessun dolore può cancellare la sensazione meravigliosa di averli cullati dentro di me, nessuna sofferenza mi farà mai dimenticare la gioia di averli stretti tra le mie braccia e cullati a lungo, aver fatto la chioccia, averli protetti dai loro incubi nascondendoli tra le mie ali.

Non so come andrà a finire questa parentesi, aperta e a quanto pare non richiudibile, della mia vita, ma so che ne è valsa la pena, forse non riuscirò a mantenere per la prima volta una promessa fatta alla mia bambina, forse non potrò più prenderla in braccio appena dice lei guarirò, ma ci sarò, sarò sempre la sua mamma, contro ogni logica forse e ogni consiglio medico, ma ci sarò.

L’ho fatto e lo rifarei anche se il conto dovrò pagarlo a rate per il resto della mia vita….

La mia schiena dovrà adeguarsi alla mia forza e dovrà reggermi per molto, molto tempo ancora, il dolore…..beh c’è chi soffre molto, molto più di me e lo fa con grande dignità.

Io non voglio lamentarmi, tantomeno fare la malata - non lo sono - statisticamente tutti abbiamo delle ernie più o meno dolenti e in fondo ogni cosa diventa sopportabile, ciò che non lo è, è la perdita degli affetti e delle persone che si amano, e soprattutto è insopportabile perdere i propri sogni e io non lo farò, costi quel che costi.

Per sempre, malgrado tutto.

 

 

 

I sogni sono fatti di tanta fatica.
Forse, se cerchiamo di prendere delle scorciatoie,
perdiamo di vista la ragione
per cui abbiamo cominciato a sognare
e alla fine scopriamo
che il sogno non ci appartiene più.
Se ascoltiamo la saggezza del cuore
il tempo infallibile ci farà incontrare il
nostro destino.
Ricorda:
"Quando stai per rinunciare,
quando senti che la vita è stata
troppo dura con te,
ricordati chi sei.
Ricorda il tuo sogno".

Sergio Bambarén

 

Questa poesia, circa un anno fa, un amico, che per me è anche una guida un pò come la mia bussola, me la fece conoscere. Credo che oggi più che mai abbia un senso per me, sebbene da allora ne ho fatto il mio cavallo di battaglia.

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

pensieri

Post n°57 pubblicato il 04 Aprile 2010 da soledad.69

 

“Oggi dentro di me si fa spazio un desiderio.

Vorrei tornare in un posto vuoto. Vorrei per un po’ di tempo non dovermi relazionare agli altri o fingere di essere quello che non sono. Vorrei trovarmi in un luogo dove ritirarmi, senza che nessuno bussi alla mia porta o entri senza chiedere il permesso.

Vorrei svuotarmi come si svuota un baule pieno di cose vecchie che ti sono care, ma così ammucchiate portano confusione.

Vorrei aprire quel baule, far uscire una cosa alla volta e guardarla per ritrovare il suo significato, per ridonarle memoria.

Vorrei chiudere quel baule, per guardare semplicemente avanti senza che niente mi detti l’agenda dei giorni che verranno.

Vorrei ritrovare il silenzio, quel silenzio che sempre mi ha aiutato a uscire da situazioni difficili o semplicemente a non perdermi.

Vorrei ritrovare il contatto con la natura, coi suoi tempi, col cielo, col sole, coi suoi colori che mutano, che vanno e che tornano.

Vorrei che il tempo passasse senza travolgermi.


Vorrei guardare, ascoltare, lasciare che tutto accada intorno a me.

Vorrei che quando la mia vita finirà non mi trovasse impreparata.”

 Giulia

 

Solitudine


Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte - eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un’anima al cospetto di se stessa:
infinità finita.

(Emily Dickinson)

 
 
 

è colpa mia?

Post n°56 pubblicato il 25 Marzo 2010 da soledad.69

 


Ci sono dei periodi nei quali –  sono forse particolarmente nervosa –  i miei vecchi demoni tornano alla ribalta…

Basta poco, un messaggio non ricevuto, una diversa inflessione nella voce del mio interlocutore, lo sguardo distratto di chi mi sta intorno, ed eccolo lì in agguato…

Comincio a chiedermi se ho fatto qualcosa che non va, se nei miei racconti ho fatto qualche omissione, se il mio comportamento ha provocato equivoci, insomma mi chiedo dove ho sbagliato. Allora ripercorro ogni singolo momento della mia giornata chiedendomi dove stia la falla, analizzo ogni singola frase,visualizzo ogni singolo momento, poi mi dico che non ho fatto nulla, assolutamente nulla e mi tranquillizzo, ma dura poco… fino a che non vengo rassicurata, come si fa con i bambini, la mia mente vagola per i più aggrovigliati gineprai, non considerando che ogni tanto….non è colpa mia.

Sono i pochi momenti nei quali ho paura…ma paura di cosa poi?

Mi chiedo quando finirà l’incubo che vivo da sempre, quello nel quale tutti mi additano come la causa di ogni male, quello nel quale il solo mio muovermi crea un qualche danno alle persone che amo di più.

Mi chiedo perché mi comporto così e se la paura che ho di perdere le persone più importanti mi porti in realtà a perderle davvero.

Chissà, forse averne parlato qui, forse aver scritto un’altra pagina del mio diario, esorcizzerà tutto questo, ma nel frattempo l’angoscia mi assale e non so quando avrà fine.


 
 
 
 
 

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Un blog di: soledad.69
Data di creazione: 04/05/2009
 

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