Creato da iosonogianluca il 09/11/2008

io sono Gianluca

Chi più ne ha più ne metta...

 

 

Ecco quando si dice "ti guardo con gli occhi dell'amore"

Post n°78 pubblicato il 18 Gennaio 2013 da iosonogianluca

Ross

 
 
 

DUE GOCCE D'ACQUA

Post n°77 pubblicato il 16 Gennaio 2013 da iosonogianluca

LUIGIONE

 
 
 

ANNA...VA BEH CHE NEVICA...MA FUORI

Post n°76 pubblicato il 16 Gennaio 2013 da iosonogianluca

ANNA

 
 
 

Zu

Post n°75 pubblicato il 10 Gennaio 2013 da iosonogianluca

 
 
 

iosonogianluca

Post n°71 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da iosonogianluca

Io e De Sica

 
 
 

IN VACANZA DA UNA VITA (Gianluca R.)

Post n°43 pubblicato il 13 Ottobre 2009 da iosonogianluca

Tra campi, monti e boschi emiliani, esiste una Chiesetta frequentata da poco più di trenta anime. Il prete, Don Germano, fa la spola tra due paesini che distano quindici chilometri l’uno dall’altro, ma lo fa amorevolmente. Accanto alla vecchia Chiesa c’è il convento delle monache delle libertà, dove dimorano tutt’ora tre suore oltre a suor Silvia, madre badessa e leader del convento delle libertà. Il suo motto era “grazie a Dio suor Silvia c’è”. Ogni domenica si celebra la Santa messa ed ogni domenica la Chiesetta diventa un luogo, più che di culto, di svago.
“…In principio era il verbo ed il verbo divenne parola…” leggeva il prete. Il bambino seduto accanto alla nonna in seconda fila, vestito di tutto punto, dondolava noiosamente le gambe mentre con il coraggioso dito indice effettuava una pericolosa missione speleologica trovando traccia di alcune pepite color oro che donava magnanimo alla Chiesa. Ancora oggi si possono trovare sotto il secondo banco a destra. “Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa,” ripeteva la folla di credenti. Il chitarrista sfogliava nervosamente il libretto delle canzoni borbottando “..qui c'è il diesis...qui il bemolle...come si fa il si minore?” Al momento della canzone tutti i fedeli si alzarono in piedi ed il chitarrista, con il plettro ben saldo tra le dita attaccò a suonare: MI, MI, MI, “le bionde trecce gli occhi azzurri e poi...” All'offertorio si presentavano la solita vecchia passita perpetua, la pettegola del paese, zitella e settantenne, e il bambino di turno che, con passo cauto e fissando continuamente le ampolline veniva sorpassato e doppiato dalla perpetua, che da diversi anni aveva stabilito il tempo record di 37 secondi esatti. Arrivando sano e salvo all'altare, con un sospiro di sollievo e un “cazzo anche questa è fatta”, stabiliva il tempo di 58 secondi netti. Nella canzone accompagnatoria la grassa signora seduta in terza fila con il vestito scollato e le tette ben in vista, credeva di essere la nuova Ricciarelli ma non coglieva nemmeno una nota ed il signore novantenne che le sedeva alla destra si alzava e gridava a squarciagola “ci sento, ci sento! è un miracolo…” mentre la nuora, seduta alla destra del vecchio, strattonandolo per la manica della giacca, gli gridava “nonno, siediti!” ed il vecchio le rispondeva “cosa?” Il chierichetto, un sedicenne riccio e brufoloso, osservava con sguardi languidi l'organista fantasticando e paragonando le canne dell'organo al suo organo, ma perdendo così l'attimo in cui il bambino gli porgeva le ampolline, salvate dal diacono con un tuffo in extremis alla Buffon, mentre gli uomini presenti alla funzione si abbracciavano ed applaudivano per la grande prestazione. “Prendete e mangiatene tutti questo è il mio pane...” diceva il prete ed alzando il calice “...prendete e bevetene tutti questo è il mio sangue...” Al momento della comunione egli alzava l'ostia dicendo “il corpo di Cristo”, “amen” rispondeva la perpetua distendendo le mani e chinando il capo, “amen” urlava la signora tettona tirando fuori un metro di lingua, “cosa?” rispondeva il vecchio sordo, “amen” rispondeva l’organista ricambiando gli sguardi del chierichetto e mostrando la lingua prima per inumidirsi le labbra e poi per prendere l’ostia, “...non è che si può avere un sorso di sangue con il corpo di Cristo?” domandava il contadino. Sistemato l’altare e sedutosi, ad occhi chiusi con il microfono in mano, Don Germano ricordava gli appuntamenti della settimana “lunedì ore 20 vespri e raccolta di fondi per gli orfanelli, martedì ore 21 cena di beneficienza per la raccolta di fondi per il rifacimento del campanile, mercoledì ore 20 tombolata con raccolta fondi per il Convento delle libertà, giovedì…” Gino ribatteva a bassa voce ma venendo udito da tutti “giovedì raccolta fondi per ridarmi la pensione che ho dato in beneficienza il lunedì, il martedì ed il mercoledì”. Il vecchio novantenne sogghignò, facendo capire a tutti che in realtà sentiva solo ciò che voleva. “Che la pace di Dio scenda su di voi nel nome del Padre, del Figlio…andate in pace” e tutti i fedeli rispondevano “rendiamo grazie a Dio” Attaccava così il chitarrista, abbozzando una canzone studiata sul momento SOL, SOL “…hai un momento Dio...”. Il vecchio sordo veniva preso sottobraccio dalla nuora ed uscito dalla Chiesa diceva “mah speriamo che torni dalle ferie” “chi nonno?” chiedeva la nuora “cosa?” ribadiva il vecchio “di chi parli nonno!” gli urlava la nuora “parlo di Dio, speriamo che torni presto dalle ferie!” E così scuotendo la testa, il nonno e tutti gli altri tornarono a casa per recarsi alla Chiesetta la domenica successiva e quella dopo ancora. Ma una domanda risuona sempre nelle loro teste: se Dio è in ferie dove sarà andato e quanto spenderà per star via così tanto?

 

 
 
 

iosonogianluca

Post n°40 pubblicato il 24 Settembre 2009 da iosonogianluca
 

IMG_1979"

 
 
 

"BOZZE DI VITA DI POVERI SFIGATI CRONICI" Gianluca R.

Post n°23 pubblicato il 08 Febbraio 2009 da iosonogianluca

LA LUNGA STRADA VERSO CASA

Percorrevo lento la strada che mi portava verso casa una notte d’inverno di tanti anni fa.

La nebbia tutt’intorno iniziava ad alzarsi, erano quasi le nove.
Il viale alberato che mi trasportava, immerso in milioni di pensieri, aveva solo due lampioni uno all’inizio, che corrispondeva alla fine del paese, ed uno alla sua fine. L’unico rumore che sentivo era quello dei miei passi sull'umida strada. Faceva molto freddo, se non vado errato doveva essere all’incirca gennaio. Avevo addosso un vecchio cappotto di lana con il bavero tirato su per coprirmi il collo, un cappello da cacciatore con i paraorecchie imbottiti di lana, una sciarpa che mi copriva tutta la faccia lasciandomi scoperti solo gli occhi, un robusto paio di pantaloni neri di lana con sotto un paio di mutandoni per ripararmi meglio dal gelo e un paio di scarponcini di pelle chiara impermeabili. Mentre camminavo non facevo altro che guardarmi intorno. Campi, alberi e nebbia. Il mio tragitto era di circa venti minuti ma cercai di velocizzare il passo. Quella sera sentivo che c’era qualcosa di diverso nell’aria, un odore diverso, e quando pensavo questo la pelle delle braccia e delle gambe mi si accapponava. Cercai allora di pensare ad altro, ma gli occhi non vedevano altro che nebbia e i miei passi che acceleravano il ritmo. Guardavo di tanto in tanto anche avanti a me, nella speranza di scorgere il lampione, ma più andavo avanti più mi sembrava di perdermi e più andavo avanti più mi sembrava di essere in un altro mondo, anzi l’unico abitante di un altro mondo. Il passo si velocizzava ed il cuore batteva sempre più forte. Sì quella sera c’era qualcosa di diverso da tutte le altre sere, come se avessi qualcosa dentro di me. Finalmente intravidi il lampione in lontananza, boa di salvezza, abitavo, infatti, a poche decine di metri da quell’incrocio. Mi misi a correre, un rumore alle mie spalle mi fece sobbalzare, cosicché strinsi i denti e mi misi a correre ancora più forte. Sì quella sera io sentivo davvero che qualcosa di strano mi stava accadendo. Arrivai davanti casa, ancora quel rumore alle mie spalle. Mi voltai per vedere se c’era qualcuno, ma niente. “Oddio, oddio, aiuto!” Entrai in casa e mi misi a correre lungo il corridoio e su per le scale dimenticandomi la porta di sotto aperta, ma non mi importava, finalmente ero a casa….per fortuna…..ancora un istante e mi sarei cagato addosso!

 
 
 

L'uomo con la testa a pera (Gianluca R.)

Post n°19 pubblicato il 06 Gennaio 2009 da iosonogianluca

L’uomo con la testa a pera ha una ragazza, ma essa non sa che non è l’unica. Ogni terzultimo giorno della settimana l’uomo con la testa a pera va in quei locali in cui ci si muove a tempo di musica ed ogni penultimo giorno della settimana torna a casa alle tre di mattina. Apre la porta di casa, la richiude alle sue spalle, si toglie la giacca e la appende accuratamente ad una gruccia, poi finalmente alza la testa e vede la sua casa, la casa per cui ha lavorato e sta lavorando da una vita, tremendamente vuota, e si sente solo. Si infila sotto le lenzuola fredde e cerca di pareggiare le pieghe della coperta. L’uomo con la testa a pera è tremendamente pignolo e preciso. Nonostante la signora alba stia correndo a svegliare il sole, l’uomo guarda il soffitto e ripensa alla serata trascorsa tra alcol, musica e cosce. Finalmente si addormenta, ma il suo sonno è parecchio agitato. Sogna la donna con le grosse pere, la sua fidanzata, donna dolce e paziente, che si sbaciucchia calorosamente con un ragazzo con la testa a mela lungo il viale alberato che porta verso il parco. Il pomeriggio è tardo e l’aria è calma. L’uomo con la testa a pera va su tutte le furie e si precipita a dare una lezione ai due. Ad ogni passo che l’uomo fa la terra trema e quando arriva alle spalle dell’uomo con la testa a mela lo prende per il picciolo e lo tira a terra, ma proprio in quel momento si rende conto che l’uomo a terra non è altro che lui stesso con la testa a mela. Improvvisamente lo scenario cambia e l’uomo con la testa a pera si ritrova a guardare il suo corpo disteso su di un lettino di una sala operatoria, mentre un dottore con la testa coperta analizza la testa del malato aprendola delicatamente con un coltellino da frutta, ed estraendo con cautela i semi dice “quest’uomo è davvero marcio se pensa di trovare un’altra ragazza che sopporti tutte quelle sue manie di precisione e a volte di grandezza…nonostante la stazza è ancora un frutto acerbo!”. Nel frattempo la donna con le grosse pere si sbatte un infermiere con la testa a banana su di una lettiga nella camera mortuaria. Altra scena altro regalo. L’uomo con la testa a pera si ritrova in riva al mare a correre, mentre il sole sta tramontando all’orizzonte, mano nella mano con la sua fidanzata, la donna con le grosse pere. L’uomo è felice e, proprio come in un film, la fa sdraiare sulla sabbia. Lei è ancora accaldata dalla corsa, mentre lui è sempre accaldato. Ad un tratto si rende conto che sopra la sua donna c’è un uomo con la testa di melograno. L’uomo con la testa a pera cade esausto in ginocchio urlando contro il cielo. Finalmente si riesce a svegliare. La coperta è piena di pieghe e le lenzuola sono inzuppate del suo sudore. L’uomo si alza e ripensa al sogno ancora nitido nella sua mente. Prima l’uomo con la testa a mela, poi l’uomo con la testa di banana ed in fine l’uomo con la testa di melograno. L’uomo con la testa a pera si sente in colpa per tutte quelle volte che ha tradito la sua donna, la donna con le grosse pere. Si lava il viso, si guarda allo specchio e finalmente nota un colorito diverso, segno di maturità. L’uomo con la testa a pera pensa alla sua donna ed alla sua casa vuota, poi ripensa alla sua donna che accudisce il loro figlio con il corpo a pera e finalmente capisce. L’uomo con la testa a pera si sposerà con la donna con le grosse pere ed avranno un bel figlio con il corpo a pera ed un piccolo seme al posto del cervello, proprio come suo padre. L’uomo continuerà a frequentare i locali dove ci si muove a tempo di musica, mischiandosi con atri tipi di frutta ogni terzultimo giorno del mese.
Vi chiederete che senso può avere questa storia…nessuno. Un bel giorno però l’uomo con la testa a pera tornerà a casa prima da lavoro e troverà sua moglie, la donna con le grosse pere a letto con un uomo con la testa a prugna. L’uomo con la testa a pera rimarrà nuovamente solo. Quando sarà vecchio e riuscirà a godersi la sua bella casa ripenserà alla sua gioventù e ripenserà ridendo a che vita di macedonia ha trascorso

 

 

 
 
 

Un giorno da leoni (Gianluca R.)

Post n°18 pubblicato il 06 Gennaio 2009 da iosonogianluca
Foto di iosonogianluca

Un giorno un uomo scoprì di essere incinto. Il suo stupore fu tale che in cinque minuti i suoi capelli divennero bianchi. “Dottore, ma è sicuro?” chiese l’uomo incredulo. “Guardi lei stesso, i suoi esami delle urine parlano chiaro, lei è incinto” rispose nient’affatto stupito il Dottore. “Ma come è potuto capitare?” “Ma è lei che lo deve spiegare a me, non il contrario” rispose il Dottore. L’uomo, ancora incredulo per l’accaduto, lasciò lo studio medico dicendo: “Posso chiamarla fra qualche giorno?” “Sì certo, ma voglio che lei sappia che sono sposato” rispose il medico.

Nel medesimo giorno, dall’altra parte del paese, un altro uomo si preparava ad andare al lavoro quando un autobus irruppe nel salotto travolgendo ogni cosa. L’uomo, che in quell’istante entrava nel bagno, sentito il boato, corse in salotto e si trovò davanti a quell’enorme disastro. “Ma cosa ha fatto?…ma guardi la casa come è ridotta!” disse l’uomo cadendo in ginocchio fra le macerie. L’autista, dopo essersi accertato che tutti i passeggeri stessero bene, aprì le porte, scese e disse: “mi dispiace tanto, la strada era bagnata e la curva era stretta…ho perso il controllo” “Le dispiace? Pazzo d’un incosciente, poteva ammazzarmi…se mi fossi trovato in salotto…non ci voglio nemmeno pensare! E poi guardi come è ridotto questo muro, lo ha sfondato!” ed iniziò a piangere mentre i passeggeri dell’autobus scendevano uno ad uno come al capolinea.

Nel momento in cui lo sventurato autobus parcheggiava nel villino, un terzo uomo si apprestava ad aprire gli scatoloni della sua nuova libreria Marharsmha, di cinque per due metri, ma una volta aperti, si accorse che all’interno c’erano tanti minuscoli pezzi di puzzle, per l’esattezza 2.000.000. L’uomo contattò immediatamente la ditta che aveva consegnato il materiale. “Pronto? Mi scusi, ho ricevuto proprio ieri tre scatoloni che dovevano contenere una libreria…” “Sì mi ricordo…anche perché ieri abbiamo fatto solo la sua consegna” lo interruppe l’impiegato. “La prego mi faccia finire! Ho aperto gli scatoloni ma dentro non c’era la mia libreria ma…” “Mi sembravano troppo leggeri! Ma poi ho pensato che oggigiorno la gente compra truciolato per risparmiare… Mio padre diceva sempre: chi più spende….” “Se lei ha la cortesia di farmi finire….” “Sì mi scusi tanto sono stato un po’ maleducato!” “Sì infatti lo è stato! Ad ogni modo, questi scatoloni non contenevano la libreria ma tanti pezzi…” “No, mi scusi se la interrompo nuovamente, noi non rispondiamo di eventuali danni agli oggetti, quindi se la sua libreria si è frantumata cadendo…da uno dei nostri camion, anzi dal nostro camion, sa la nostra è una ditta piccola…” “E’ impossibile parlare con lei, cafone d’un maleducato! Mi faccia finire una buona volta e poi potrà giustificarsi” disse l’uomo parecchio adirato. “Sì mi scusi signore, se è vero che il cliente ha sempre ragione…lei ha ragione!” “La ringrazio…dunque…ho aperto gli scatoloni, non c’era la libreria ma un enorme puzzle!…oh finalmente l’ho detto!…pronto?” “Devo parlare?” chiese l’impiegato. “Certo che deve parlare e spiegarmi che fine ha fatto…” “Ho capito la situazione, non vada tanto per le lunghe…è uno stupido scherzo telefonico! Ma qui c’è gente che lavora non siamo tutti come lei, ha capito? Lei non le paga le bollette?…grazie a Dio abbiamo il telefono sottocontrollo! Ah ma adesso chiamo i carabinieri… poi voglio vedere se si divertirà ancora” rispose l’impiegato riattaccando.

L’uomo incinto dopo aver pensato e ripensato al da farsi ritornò allo studio del Dottore e bussò alla sua porta. “Avanti” disse il medico. L’uomo entrò a testa bassa. “Dottore scusi il disturbo…ma ho pensato alla mia strana situazione…beh insomma voglio abortire!”. Il Dottore impassibile gli disse: “Benissimo, le prescrivo subito queste pastiglie, ne deve prendere una subito e una nel pomeriggio. Entro sera tutto sarà finito”. L’uomo prese la ricetta, ringraziò e strinse la mano al dottore e tristemente uscì dal suo studio.

Dall’altra parte del paese un uomo era inginocchiato davanti ad un autobus parcheggiato in un salotto. L’autista del mezzo cercava di calmare l’uomo con ogni parola: “Non si preoccupi, grazie a Dio c’è l’assicurazione che coprirà ogni danno, devo solo chiamare il deposito e parlare con il mio responsabile” “Grazie, ma il mio è un dolore morale, non venale. D’ora in poi tremerò ad ogni minima scossa…capisce?” disse l’uomo sempre più disperato. Ad un tratto dalle macerie spuntò un uomo di una certa età, con occhi sbarrati e due grandi borse della spesa che lasciò cadere non appena visto l’accaduto. “Ma cosa è successo, cribbio?” chiese l’uomo. “Cosa vuole? Esca subito…ci lasci soli!” disse l’uomo disperato. “Non c’è nulla da vedere” disse l’autista spingendo fuori l’anziano irato. “Come non c’è nulla da vedere? Ma questa è casa mia, mi consenta” disse l’uomo ora davvero irato. A quelle parole l’autista si voltò verso l’uomo disperato che correva già come un dannato da alcuni secondi lungo la strada.

L’uomo che nel frattempo aveva cominciato a montare il suo nuovo passatempo di 2.000.000 di pezzi raffigurante un enorme uomo nudo di schiena, non poté fare altro che denunciare l’Ikeha.

Nella medesima giornata, nella tiepida sera primaverile, tre amici sorseggiavano una bionda seduti al bancone dell’unico bar del paese. “Allora con l’uomo incinto?” chiese il primo amico. “Semplice occlusione intestinale…un paio di pastiglie di purga e partorirà un bel maschietto. E tu cos’hai combinato?” “Oltre ad essere finito sul TGR per aver raggirato un autista dell’autobus ed avergli fatto credere di essere il proprietario di una casa di cui aveva appena sfondato il muro, mentre in realtà ero entrato dalla finestra del bagno per rubare? Assolutamente nulla!” rispose l’uomo. “E tu invece quale emozionante avventura hai passato, noiosissimo impiegato?” chiese il dottore. “Niente di che, ho solo montato una libreria nel mio salone” disse l’impiegato.

Una giornata qualunque di una noiosa città di provincia immersa nella campagna emiliana.

 
 
 

SARA

07122009001

 

p01

 

ULTIME VISITE AL BLOG

iosonogianlucafragola660danielavit2008annamariapirrellomauafelsilvana_gabrieliKeithagiovannifazzigsposatomarcopaoloscafutosmiky88giunlucaStex_83licomodesatheen
 

IN QUANTI SIAMO?

 

IO

31122009057

 

Immag029

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963