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attualità, politica, cultura

 

 
« L'EUROPA DEGLI OPPRESSI...L'OLOCAUSTO DI GAZA »

MONTI E' COLPEVOLE DI MALVERSAZIONE PER LA VICENDA MONTE PASCHI

Post n°352 pubblicato il 16 Novembre 2012 da r.capodimonte2009
 

L’ultimo velo è caduto: l’uomo, ora è nudo. Impostoci come deus-ex machina, grande esperto di politica economica e finanziaria, persona incorruttibile e nemica giurata dei monopoli e dei trust, interprete delle dottrine liberiste moderate e quindi legate anche allo sviluppo e non solo alle strette fiscali in favore delle caste privilegiate, adesso mostra tutti i veri connotati che lo contraddistinguono: non è assolutamente un uomo decisionista, perché ha bisogno attorno a se di una claque ammaestrata che gli ripeta che lui è the best; non è un esperto di politica economica e finanziaria se non quella appartenente ad una scuola contestatissima, quella monetaristica, che concepisce le monete forti che dominano quelle deboli, e quindi un euro forte che domina un euro debole, abbattendo d’un colpo solo le conseguenze antisociali di questi dettami; e, ultimo, non è affatto il nemico giurato dei monopoli e dei trust, perché sotto sotto, lui non solo li concepisce, se utilizzabili nell’ambito dei meccanismi proprio della prevaricazione economica, ma li protegge, cosa che ci fa comprendere quanto fosse, in realtà, mistificata, la sua temuta risolutezza quando ricoprì alla UE l’incarico di commissario anti-trust.

La dimostrazione? Quello che il professore sta “mestando” attorno alla vicenda del Monte Paschi, un affare piuttosto brutto, che lui e il suo coniglietto ammaestrato Grilli, delegato per finta all’Economia, stanno tentando di condurre in porto sfidando le stesse regole che lui applicava otto anni fa in UE. In poche parole andando contro non solo alle regole della concorrenza, favorendo un istituto di credito rispetto agli altri (europei!), ma soprattutto sbugiardando la sua arcinota equidistanza, che per noi non è mai esistita, rispetto a determinate situazioni, che vadano a ledere le sue reali convinzioni di politica economica, colme di ingiustificabili cedimenti al casta cui appartiene, anche quando questa è passibile di criminalità.

Un marchio indelebile, che porta alla quadra, di chi veramente sia Mario Monti: un uomo d’apparato, un membro attivo e operativo di quel mondo dell’alta finanza speculativa, che ha in testa soltanto uno scopo: salvaguardarla in ogni caso, a costo di travolgere popoli e istituzioni. Quindi un vero e proprio “terrorista”, che agisce sotto l’impulso di oscure beghe globalizzatrici, che i grandi mass-media asserviti evitano di mettere in evidenza. Avete mai sentito, in uno qualsiasi dei talk-show che ci propinano, un solo burattinaio accennare a questo scandalo bancario, che ormai investe l’intera comunità europea? Avete mai sentito un solo deputato o un solo senatore parlare di un decreto, misterioso, approvato dal Parlamento dove si indicavano le modalità del salvataggio di MPS, improntate a una netta divaricazione da quelli che sono i dettami europei della concorrenza? Ne ha mai parlato Giuliano Ferrara o Oscar Giannino? Ne sanno qualcosa Gasparri e La Russa? E Bersani, visto che è la banca del suo partito ad andare per aria, grazie alle “menate” di banchieri rossi, come Mussari? C’è stata forse una “fuga di notizie” dalle procure che stanno indagando da mesi sulle malversazioni che hanno coinvolto il MPS ma anche altre banche, tra cui quella del dott. Corrado Passera, o quella di Sua Santità?

In realtà è la dimostrazione che tutte le bande dei malfattori ormai sono d’accordo nel compiere lo scasso finale, e quindi conviene loro tacere, per profitto.

Veniamo al dunque.  Al 30 settembre 2012 il rosso di MPS è di 1,665 miliardi. La principale motivazione di questo affossamento, che avviene nonostante l’utilizzo nel 2010 di 1,9 miliardi di Tremonti-Bond (trattasi di titoli “derivatI” emessi sul debito!), è stata, a parte la cattiva gestione generale dell’istituto, che di altri derivati ha fatto manbassa in passato, l’acquisizione da parte della gestione Mussari, della Banca Antonveneta, un cimitero degli elefanti, che MPS pagò talmente tanto che riuscì ad affossare perfino la Fondazione, principale azionista dell’istituto (noto centro di potere del PD e della Lega Coop). Nello stesso tempo, la crisi ha portato al disfacimento del sistema cooperativistico, che, come è ovvio, per legge non può fallire come tutte le altre aziende, e quindi non paga più, e infatti il buco che si è formato nel corpo vivo dell’azienda è di 17 miliardi di sofferenze su 145 miliardi di crediti, il 12%!

Mentre la magistratura apre un’inchiesta (sotto silenzio, perché nel frattempo Giuseppe Mussari è stato “promosso” a Presidente dell’ABI –sic!), vengono allo scoperto file di banchieri implicati in questa compravendita fallimentare che, negli Stati Uniti, che pure sono spesso complici di un sistema bancario corrotto, avrebbe per lo meno fatto scattare un’inchiesta parlamentare. Ovviamente ci si ripara dietro il fatto che in Italia, la banca è considerata un “ente privato” e quindi è libero di fare ciò che vuole. Ma l’interesse che esercita, però, è pubblico. Questo scontro che Tremonti provò a acuire, per portare le Fondazioni (vere e proprie entità patrimoniali inaccessibili e intoccabili anche dai governi e dal fisco) sotto controllo pubblico, fu bloccato da Berlusconi, dato che le banche lo minacciarono di revocargli i tre miliardi di affidamento con cui le sue aziende lavorano. Cosa che, però, oggi gli stanno ugualmente facendo, dopo che la sua forza dissuasiva si è dispersa, e le sue aziende vanno a fondo. Ovviamente MPS ha buttato sul tavolo una ristrutturazione generale, che lascerà sul lastrico oltre 4000 dipendenti, 70 dirigenti e chiuderà 400 filiali. I dipendenti destinati a diventare per lo più esodati.

A questo punto, cosa fa Monti? Approfittando del silenzio generale mette in moto i meccanismi di cui vi dicevamo all’inizio, e che lo sputtanano. Fa emettere all’istituto 3,4 miliardi di obbligazioni al X% (forse il 10%) convertibili in azioni (comprensive dei 1,9 miliardi di Tremonti-Bond che MPS non è riuscito a restituire alla scadenza!) con scadenza triennale, che intasca il Tesoro, della scimmietta Grilli, con la clausola che, se il Monte non riuscirà a restituirli alla scadenza, il tesoro si beccherà le azioni (sic!). Corre a Sun Velley, ad una riunione della B’nai Brith (la massoneria ebraica molto potente in America, dominata dai guru dell’informatica e dai banchieri che li reggono), dove incontra il banchiere Allen (parente del regista) che gli garantisce che metà del prestito obbligazionario lo sottoscriverà lui, sempre che lo permettano le autorità europee! A questo punto i giochi sembrano fatti: in questo modo ha salvato capre e cavoli, anche se si è dimenticato, come fa spesso, che è vero che la banca è un ente privato, ma lui la salva (la nazionalizza) con 3,4 miliardi (ma avete già visto che non basteranno perché la voragine nel frattempo se ne è mangiata quasi altri 2), di soldi pubblici, e li preleva da quelli che gli sarebbero dovuti servire per la ripresa, o per il sostegno alle famiglie, agli esodati o alle imprese. Invece li regala ai suoi compagni di merende. Ma è proprio vero che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: l’operazione di Monti ha una falla, e qui si appuntano le attenzioni dello stesso ufficio UE che ricopriva lui, l’anti-trust, che da tempo di sta chiedendo come mai, un uomo tanto nobile e ligio nel sorreggere la rigidità contabile della signora Merkel verso tutta l’Europa, anche quella che riempie le piazze perché ha fame, poi dietro le quinte vada ad impostare un’operazione tipicamente “anticoncorrenziale”! Non si capisce infatti perché la UE non dovrebbe concedere le stesse opportunità alle banche greche o a quelle spagnole, ma anche ad altre banche italiane, come ad esempio la Banca Intesa-San Paolo, messa piuttosto male anche lei!

La risposta arriva subito. Perché dietro questa operazione c’è malversazione vera e propria. Non solo Monti e il pappagallo Grilli hanno garantito il MPS su 3,4 miliardi di denaro pubblico per salvare gli imbrogli di una pattuglia di privati, oltretutto al servizio di un partito che garantisce al Governo la sopravvivenza (e gli fa un grosso favore!), ma adesso vuole completare l’opera. Quale dovrà essere, infatti, il valore delle azioni al momento in cui il Tesoro se ne approprierà?

Nel decreto che Gasparri & Soci, ma anche Ballarò, Servizio Pubblico e Porta a Porta, ignorano (ma ne hanno parlato a lungo il Fatto e anche il blog di Grillo), Monti ha scritto che non si tratterà del valore di mercato (0,20 €), per cui la quota destinata al Tesoro coprirebbe il 15% dell’azionariato, ma del valore calcolato in base al patrimonio netto (valore di libro), per cui la quota destinata allo Stato sarebbe del 3,5% (sic!). La Borsa (che serve sempre a Monti per “i beccaccini” a dimostrare che si avvicina la ripresa in fondo al tunnel), in questo caso viene tagliata fuori! Si tratta di “una violazione palese della concorrenza” ha tuonato l’agenzia Routers. “E’ un’indebita distorzione della concorrenza” ha dichiarato la Commissione Anti-Trust, citando la comunicazione n. 8744 del 2011.

E adesso arrivano i guai, ma sono sempre sotto silenzio. Se la commissione costringesse Monti a fare un passo indietro, rivedendo le regole immesse sul decreto di questa estate (che palesemente concederebbe un “premio” per salvare la banca –e non vogliamo neppure immaginare a chi spetterebbe-), o confermando il tasso del 10% che la banca non sarebbe in grado di onorare (340 milioni l’anno per tre anni!) lui dovrebbe, in tempi ristrettissimi  presentare un emendamento ad un decreto legge in corso di conversione: o il Decreto Sviluppo che è in prima lettura al Senato e contiene anche materia relativa ai titoli derivati; o il Decreto sui Costi della Politica Locale, ma potrebbe essere bocciato per estraneità alla materia.

Noi crediamo che, a questo punto, con le carte in piazza e il culo per terra (*), ci dovrebbe essere qualcuno, che, almeno, osi mettere su un giornale di regime quanto sta succedendo, per mandare in galera chi ci deve andare e cacciare dal Governo chi deve essere cacciato. Spes ultima dea!

P. LORETO

 (*) A suo tempo il MPS è stato inquisito in altre due inchieste: la prima relativa a MPS Finance, oggi State Street, ceduta a suo tempo all’amica Banca Intesa per diverse operazioni irregolari di trading perfezionate durante lo stacco dei dividendi; la seconda, per cui l’istituto raggiunse un concordato di 260,2 milioni che versò all’Agenzia delle Entrate, per indebito beneficio fiscale (abuso di diritto).

Il valore azionario del titolo MPS è oggi di 0,20 € , era il doppio otto mesi fa. Il valore che Monti vorrebbe assegnare è di 1 €, in modo che non solo il Tesoro butterebbe all’aria 3,4 miliardi altrimenti destinati alla ripresa, ma strapagherebbe le azioni!

 

 

 
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