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attualità, politica, cultura

 

 
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Le ispezioni della Banca d'Italia scoprono che i buoi sono fuggiti dalla stalle: le banche italiane sono in default!

Post n°443 pubblicato il 11 Marzo 2013 da r.capodimonte2009
 

 

L’offensiva finale di questa settimana da parte di Bersani verso, anzi contro il M5S, in cui il PD sparerà tutte le sue cartucce, quelle vere e quelle a salve, per conquistare una decina di seggi senatoriali da parte di “grillini di sinistra” (e poi i magistrati stalinisti danno tutta la colpa a Berlusconi  per questo “scilipotismo”, come usa chiamarlo Matteo Renzi!), coincide con l’ennesimo viaggio di Mario Monti a Bruxelles, dove si dovrebbero decidere i destini dell’Italia per il 2013-2014. Ovviamente il Presidente del Consiglio in carica si farà scudo proprio con il M5S per mandare un certo messaggio ai burocrati europei, per dare la possibilità all’Italia, come è già accaduto a Spagna e Francia, di posporre quegli impegni inderogabili pretesi dalla Germania, tra cui il più paradossale, il pareggio di bilancio che proprio la IIa Repubblica di Bersani e di Berlusconi hanno voluto inserire nella Costituzione in quattro e quattr’otto, con una superficialità e una imbecillità rara (da cui ora Tremonti tenta di dissociarsi). O quello o i 60 miliardi di debiti dello Stato da pagare a 10.000 piccole imprese che, altrimenti ci troveremo nelle cancellerie fallimentari di tutt’Italia entro brevissimo tempo. O quello o la ripartenza, anche in termini economici, del nostro Paese, dopo due anni di lutti e rovine, altrimenti, è chiaro, in piazza non ci andranno più solo i grillini, ma anche Casapound e i black-block, sempre che il M5S non evolva verso forme di attivismo più “attive”. E sarebbe giustificatissimo! O quello o la certezza, non la possibilità, che il M5S, alle prossime elezioni raggiungerà la maggioranza, mentre in Europa si innesterà la miccia di tanti M5S, che covano sotto la cenere, e sarà la Germania ad essere cacciata via dalla UE, in una rivolta generale, che coinciderà, guarda caso, con le elezioni tedesche, dove si assisterà ad una SPD più rigidamente europeista dello stesso PPE, caso unico nell’Eurozona!

Monti, però, non si impegnerà più di tanto: il suo disegno, che coincide con quello dei vari Fassina, Ichino, Saccomanni non si è spostato di un millimetro. Ricavare denaro dalla vendita dei gioielli di Stato, quasi tutti alleggeriti di valore dagli scandali montati a proposito dallo stesso genere di magistratura che sta studiando a fondo come realizzare in Italia un regime sindacal-socialista-bancario; terminare la fase fiscale costrittiva, aumentando l’Iva e strizzando ancora stipendi e pensioni (la cura greca dei suoi amici di Atene); procedere allineato e coperto sotto l’ombrello tedesco, dato che lo aspetta una carica importante in Europa e non ci vuole certo rinunciare, dopo la sconfitta alle elezioni; invocare infine l’aiuto della famosa Troika, cioè del male di tutti i mali, il FMI, che ci riempirà di dollari fasulli, ma poi ci strozzerà con l’usura… E Washington è pronta, col portafoglio già aperto, preoccupata che i movimenti come il 5S possano determinare una caduta verticale dell’euro, che costituirebbe la prima mossa per la rivolta dei “pigs” contro Berlino, e quindi contro Wall Street.

Ma questo progetto passerà senza colpo ferire? Tutto dipende dal PD e soprattutto da Renzi e Berlusconi. Grillo, in questo momento, è un po’ come quel pastore della parabola che per non perdere qualche pecorella smarrita deve abbandonare il gregge, altrimenti le pecorelle smarrite potrebbero aumentare di numero, e si limiterà, come è giusto, a osservare e a partecipare, anche se non per vincere, come alle Olimpiadi. Se l’alleanza Monti-Bersani, che è stata sempre la più invocata dai poteri forti, dovesse realizzarsi in Senato, ripetiamo, basterebbe una decina di “scilipotiani di sinistra” a realizzare il nuovo regime, in cima al quale si innesterebbe una “quadricomia” alla Durer, cioè infernale, composta dall’ex-ministro delle finanze gabellari Visco, dal teorico dei piani quinquennali sovietici, Fassina, dal giuslavorista ultra-forneriano Ichino, che brava il lavoratore in quota “Metropolis”, cioè attivo fino a 75 anni, e infine il noto figuro Monti, di cui conosciamo ormai gli scopi e i fini.

Allora ecco quel che dovrebbe accadere per evitare che si innestasse l’armageddon: Renzi dovrebbe portare fino in fondo la sua ribellione e staccare a sua volta la spina dal PD, rendendo “indipendenti” i suoi voti parlamentari, che non sono pochi (tra eletti e simpatizzanti non meno del 20%!). Il Cavaliere, che sta trattando molto segretamente col Quirinale la sua libertà (in entrambi i processi, rischia la galera, perché le Camere questa volta gliela assegnerebbero!), dovrebbe farsi da parte, e restare dietro le quinte in silenzio-assenso, e spingere avanti facce nuove che non gli mancano, attirando così il consenso di quell’altro 15% del Pd che sono i dalemiani, che non vogliono né un’autarchia di Bersani (perché obiettivamente, politicamente ed economicamente porterebbe l’Italia verso la Grecia), né le elezioni.

Dalemiani e la maggior parte dei PPI, più i renziani da una parte, e il PDL e la Lega dall’altra, potrebbero a questo punto mettere in piedi un governo di larghe intese che potrebbe, a gran maggioranza, tentare almeno di cambiare due o tre punti della costituzione, compresa l’abolizione delle province e la riduzione dei parlamentari, di rinegoziare con l’Europa un po’ tutto, visto che ne avrebbe la forza, togliendo di mezzo Monti una volta per tutte, e mettendoci magari D’Alema ad affrontare la Merkel; abbandonare le politiche di spesa inutili e dimagrire l’apparato statale, gli stipendi e le pensioni d’oro, rinegoziare le grandi opere, compresa la Tav e il Ponte, ma soprattutto rivoluzionare il credito, dando vita ad una nuova “legge bancaria” e a una nuova “legge fallimentare” ed istituire la banca nazionale della pmi, come in Germania e in Francia, delegandovi la ripresa e lo sviluppo, ecc. ecc. A questo punto, senza grandi problemi, il M5S potrebbe “costituzionalmente” costituire il pungolo a che le nuove leggi sortissero lo scopo di cambiare radicalmente, ma con pazienza, la situazione.

Temiamo che altrimenti sarebbe proprio la fine.

Perché gli allarmi non vengono dalle sciocchezze di Finch o dallo spread, ma dalla situazione bancaria, sebbene i giudici stalinisti continuino a tutelarla amorevolmente. Già perché le inchieste contano poco se durano mille anni e non vano a colpire i responsabili politici, ma inducono al suicidio, i pesci piccoli (la lezione di Mani Puliti non è servita a niente!).

In questi giorni salta agli occhi la strana accelerazione che hanno preso le ispezioni della Banca d’Italia, ovvio, quando ormai parte dei buoi sono fuggiti dalle stalle, ma che stanno rivelando un disastro ancora peggiore di quel che si pensava.

In Italia le banche sono sei anni, cioè dalla crisi del 2007-2008, che non vengono controllate, e in questo lungo periodo hanno fatto proprio tutto ciò che pareva loro, e non solo distribuendo prebende stellari a propri dirigenti, per lo più corrotti ed incapaci, più funzionari di partito che altro, ma accantonando credito esclusivamente per le grandi aziende che vi erano consociate nei consigli di amministrazione, e bastonando al contrario le famiglie e la pmi, e soprattutto fregandosene dei parametri obbligatori relativi alle garanzie sui crediti (titoli di qualità e immobili), con scoperture da capogiro. Per farvi capire cosa tutto questo significhi in parole povere, i dirigenti superpagati della maggior parte dei grandi istituti, in caso di “corsa agli sportelli” da parte della clientela, non  sarebbero mai stati in grado di remunerarli, per mancanza cronica di liquidità, mentre le garanzie immobiliari vantate nei bilanci (quasi tutti falsi!) erano ipervalutate! Capite perché noi ce l’abbiamo tanto con la magistratura, che pensa alle visite fiscali del Cavaliere, e non pensa alle truffe che i banchieri fanno dalla mattina alla sera?

La banca d’Italia cosa sta facendo? Sta controllando questi baratri e scopre, ad esempio, che la Banca delle Marche è fuori di 500 milioni, la Banca Intermobiliare (Veneto Banca), la più affiatata col PD torinese di Fassino, di 200, Agos-Ducato (Banco Popolare) di 330, Carige di 800, BNL e Cariparma (francesi), lo stanno calcolando. Intesa e Unicredit, si parla di 2,2 miliardi. Dalla parte opposta, ma sempre politica, veniamo a scoprire che Unipol e Fonsai si sono sposate, in un aumento di capitale di svariati miliardi, a spese degli azionisti, ai quali è stato sottratto il valore del titolo del 99% (da 45 a 1 €, e pensavamo che con il MPS le avessimo viste tutte!). Ma la cosa preoccupante, è che tutti questi imbrogli sono a carico degli azionisti, i quali, come quelli di Unipol e Fondiaria-Sai (ragazzi parliamo di compagnie di assicurazione che da anni non sono controllate da nessuno e ci rapinano da mattina a sera!), dovranno scucire loro i soldi che pretende Via Nazionale, ma non ce li hanno. Andate a leggere quel che il re della Banca delle Marche, Vittorio Merloni, e il suo sceriffo Gennaro Pieralisi, insieme ai valvassori Giuseppe Casali e Paolo Alessandroni (ma dentro ci mettiamo tutta la dirigenza di Confartigianato, CNA, Confesercenti, Confcommercio, Confindustria, Lega Coop, Confcooperative, ecc. ecc.), hanno risposto al neo-direttore di BM Goffi,  ex-direttore di Banca Popolare (sic!), cacciato via con milioni di buonuscita il vecchio direttore Bianconi, dopo aver “pocciato” da quelle mammelle per decenni! Bamboli, non c’è più una lira, deve pagare lo Stato! Cioè noi.

E cosa diranno i dirigenti dei sindacati citati sopra ai loro iscritti, che stanno chiudendo per mancanza di credito? A chi sono finiti quei 500 milioni? E perché chi li ha avuti in prestito non li hanno rimborsati? E, soprattutto, ma questa è storia amara, perché non sborsano i denari le Fondazioni che sono dietro questa “pappatoia”, ben tre, Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, quella di Jesi e quella di Macerata:

Vogliamo aprire un’inchiesta su chi sono i politici che le gestiscono?

ITALIADOC

 

 
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