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I potentati rivogliono Roma: una battaglia di popolo!

Post n°1350 pubblicato il 09 Giugno 2016 da r.capodimonte2009
 

La bagarre è cominciata: tutte le forze più retrive e reazionarie, le lobby più legate alla corruzione, agli affari e alla speculazione; i personaggi intoccabili, che vivono in una dimensione parossistica, entro cui mai un giudice o un organo di controllo oseranno mai penetrare, pena la rovina (e talvolta la morte), e che determinano in larga parte il destino del Paese, si stanno organizzando per ribaltare il risultato elettorale di Roma. Perché non è vero affatto che il risultato-pateracchio di Milano sia più importante di quello della capitale, si è trattato di un falso scoop: orchestrato dai media di regime, per far credere che, in fondo, si sapeva che a Roma la protesta avrebbe avuto il suo culmine, dopo anni e anni di negatività da parte di tutti gli altri partiti e comitati. E forse, tutto sommato, l’apparato avrebbe lasciato fare, stiracchiando il ballottaggio, fino a vincerlo, secondo certi piani.

Ma qualcosa è accaduto di impensabile, e non tanto relativo  alla vittoria al 35% dei suffragi della candidata grillina, ma a tutto il contesto che, inaspettatamente  si è portata dietro.

a) la sconfitta della destra e del centro-destra: i potentati, cioè Vaticano, Consorzio pro-Olimpiadi, Acea, erano concordi nel far vincere, per il ballottaggio, più la destra-centrodestra (Meloni-Marchini) che Giachetti,  e questo per un motivo semplicissimo. Perché il primo gruppo avrebbe mantenuti intatti tutti i privilegi dei vari potentati, dopo aver negoziato certe camarille (sistemazione di posti, prebende e gare d’appalto, come già fece Alemanno); il secondo, con la presenza eventuale di elementi radicali e di sinistra, indispensabili per colmare il gap coi Cinquestelle, allarmava il Vaticano e i vari Caltagirone, Malagò, Montezemolo, ecc. per eventuali colpi di testa, improbabili (perché Renzi avrebbe fatto da cane da guardia), ma, dopo l’esperienza Marino, possibili.  Al ballottaggio, la differenza di percentuali (molto minore di quella verificatasi!), sarebbe stata facilmente coperta da una mobilitazione di massa di truppe fresche, portate giù dai Parioli, dalle parrocchie, dalle varie cineserie. Invece non è andata così, ma non per il fatto che Marchini sia scivolato sulla banana berlusconiana, che troppo tardi, sono parole della Mussolini di ieri, è servita all’ex-cavaliere per impostare un appoggio successivo a Giachetti (e quindi la Meloni e Salvini erano da fermare!), ma perché la Lega ha perso moltissimo e ha tolto lo slancio a FdI.

b il rischio olimpiadi: scavato un fossato dell’11% con Giachetti, e sconfitta di brutto la Meloni e Marchini, la Raggi, perciò, è diventata una mina vagante. Il no secco allo svolgimento dell’olimpiade 2024 (che va prenotata entro il 2016), ha messo in fibrillazione i veri padroni della città. L’accordo poi non tanto segreto tra Montezemolo, nominato Presidente del Comitato Olimpico, e Caltagirone per costruire tutta l’edilizia olimpica sui suoi 600 ettari, con la mediazione, ovviamente del Coni, della massoneria romana e del faccendierato della Lega Coop (e ripetere così un’altra Italia 90 o un altro Expo!), è basito: addio soldi a pioggia da parte dello Stato (6 miliardi, destinati a diventare 10!), e a decine di migliaia di lavoratori precari a tempo determinato o a vaucher, di cui migliaia da caporalato extracomunitario, risparmiando milioni di contribuzioni!. E’ bastato che la stessa Raggi accennasse, casomai, ad un referendum, che avrebbe ugualmente parere sfavorevole dalle periferie dove ha vinto a man bassa, che la febbre è diventata letale. E’ bastato leggere l’intervento del palazzinaro Totti o gli articoli velenosi del Messaggero, per capire cosa potrà succedere, di fronte a questa coraggiosa e ineccepibile presa d’atto del M5S; che poi orecchia la stessa presa d’atto di Mario Monti, che rifiutò l’olimpiade del 2020, senza che, però, volasse mosca!

c) le tasse vaticane: i burocrati del Sacro Soglio avevano immaginato che lo Spirito Santo scendesse sui due compagni di strada Giachetti-Meloni, e così i 500 milioni l’anno di abbuoni di cui gli immobili della Santa Sede godono, per gentile concessione dell’Italia (ma di questo Sua Santità, ovviamente, non si sogna di parlare, neppure quando la Raggi assicura che quei soldi, rubacchiati ai prelati ricchi e grassi, andranno ad aiutare il sociale, con i fatti, non con le omelie), finalmente avrebbero aiutato Roma a coprire qualche grave falla. La mobilitazione di preti e monache è così partita, perché i seggi si riempiano, il 19 giugno, di tante sante persone, tutte preoccupate che il “mostro” grillino corra finalmente in aiuto dei 400.000 poveri della città.

d) ACEA: si tratta del potentato più vasto di Roma, e una delle multiutility maggiori d’Europa, con un fatturato di oltre 5 miliardi l’anno, ma che funziona esclusivamente fuori da ogni controllo del Comune, pur essendo questo partecipato al 51%, ma avendone delegata la gestione (sotto banco) a Gaetano Caltagirone, il maggiore azionista, con il 16%. Ovviamente questi, negli anni, ha sovracaricato il mastodonte di una quantità di dipendenti, di privilegi e di inghippi, da farne precipitare l’efficienza a zero, visto che il Comune di Roma praticamente, ci va sotto a livello finanziario. La Raggi ha detto stop, e questo ha messo sottosopra decine di migliaia di persone che là dentro ci sono arrivate per scaldare sedie o riempire Settimane Enigmistiche, il tutto a carico dei cittadini, che oltretutto vedono i servizi acqua-fognature-elettricità-gas tra i peggiori d’Italia. Tra l’altro, ACEA condona ogni anno 25 milioni di € al Vaticano, che così non paga nulla per i servizi ricevuti!

 

A questo punto, ma abbiamo tralasciato altre parti del programma della Raggi, come quello relativo alle altre aziende municipalizzate, come quella dei trasporti, o ai vigili urbani, o alle manutenzione stradale ed edilizia che vede il più grande e popoloso comune d’Italia privo di una sua propria  società di servizi, ma è costretto ad appaltare, e quindi, a lasciare al degrado la città; qualcuno potrebbe anche dubitare che la povera Virginia corra pericolo di vita, dopo essersi assunta tali responsabilità!

Certo la guerra è solo  all’inizio, ma fortuna vuole che la ragazza non sia sola, perché altri casi, come quello di Torino, altrettanto scivoloso, con la collega Appendino, e di altre 20 città a ballottaggio grillino, le faranno compagnia.

Vedremo alla fine se, in questo Paese vincerà la forza delle caste o il popolo ha ancora una speranza, di poter dire la sua. Perché la battaglia di Roma, checchè se ne dica, basta leggerla su tutti i maggiori giornali internazionali, è quella che potrebbe fargli vincere la guerra!  (R.S.)

 

 

      

      

 

 

 

 

 
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