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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

 

 
« La drammatica e barbaric...Il Paese più servile d'... »

Le panacee di Matteo Renzi non convincono neppure l'Unione Europea

Post n°1439 pubblicato il 17 Ottobre 2016 da r.capodimonte2009
 

Che la manovra finanziaria fosse una manovra “elettoralistica” tutti se lo aspettavano, compresi gli uomini ligi al regime renziano, proprio per il motivo che conoscono a memoria, ormai, le abitudini mistificatorie del suo “modello di governo”, teso ad ingannare i cittadini più indifesi, anche dal punto di vista mentale (chi ha più bisogno, purtroppo, ragiona in termini di resistenza vitale, e  si arrende più facilmente alle promesse di chi lo sfrutta!). Ma che si arrivasse al punto di “trovare”  disponibilità che non ci sono, altrimenti le avrebbe già usate da tempo, ma soprattutto di inventarsele, in base ad ipotesi solide come un ghiacciolo  sotto il sole, come ad esempio un preventivato risparmio dell’Iva (quasi tutto è basato su questa opzione fasulla!), che sta in coda alle clausole vessatorie che l’UE pretende da noi se non restiamo entro i parametri (e noi nei parametri non  ci stiamo più da tempo, salvo le menzogne delle varie statistiche tossiche!), e che se non saranno applicate quest’anno, grazie all’immigrazione e ai terremoti, ci saranno applicate nel 2017!

Intorno a questo imbroglio, ne nascono altri, come quello, dell’APE e dell’abolizione di Equitalia, che stanno alla pari con il rilancio del Ponte di Messina.

In tutti i sistemi sociali del mondo, compresi quelli del III e IV mondo, non si era mai assistito ad una mistificazione come quella dell’anticipo pensionistico italiano, una via di mezzo tra la truffa e l’ennesimo aiuto incondizionato ai banchieri falliti. Si tratta di una truffa, già anticipata dalla signora Fornero con la sua riforma, perché strappa agli aventi diritto, i quali hanno pagato i contributi regolari assieme ai loro datori di lavoro per il tempo necessario, ed ora, dopo che, appunto, la sulfurea ministra del distruttore Monti, questo tempo lo aveva annullato con un colpetto di penna, adesso li si ricatta, costringendoli a sottostare ad un prestito bancario, per percepire quanto loro spetta, salvo trattenerne una bella fetta, che varia da cespite a cespite: si va dal 5% al 8%: detto in parole povere, se la mia pensione è di 1.000 € dovrà pagare 600 € l’anno per tre anni, se è di 2.000, 1.600, e cosi via. Poi si dovrà pensare di pagarla, da capo, come prestito, alla banca, e anche qui, si passa da interessi 0 a interessi legali. La trappola, poi, è scattata, e ovviamente i sindacati lo sapevano fin dall’inizio, ma ora fanno gli gnorri (e neppure un minuto di sciopero!), sugli anni di contributi versati, che debbono essere al minimo di 36; e quindi potranno accedere all’APE solo i lavoratori che sono stanchi di lavorare, ma lavorano, non certo quelli che sono troppo anziani, ma non hanno sufficienti marchette, o gli esodati, che non hanno né salario né pensione da ormai quattro anni.  E’ un po’ come il bonus da 80 € che è andato a favore di chi aveva già un reddito di tutto rispetto, ma non è mai arrivato ai poveri, quelli veramente bisognosi!

All’APE si è accompagnata una selva di provvedimenti annunciati (e che sono pagine bianche sulla legge delega, approvata dal Parlamento trasformista), che sono poco credibili, perché non c’è trippa per i gatti: e sappiamo anche il perché. Per il fatto che Renzi, in questi tre anni, si è guardato bene dall’affrontare e abbattere le posizioni privilegiate, le spending-review, l’abbattimento di stipendi e pensioni d’oro, il rilancio degli investimenti e della domanda interna: obbedendo ai suoi amici di Bruxelles e di Wall Street, non ha fatto altro che sostenere i delinquenti che si annidano nei cda delle banche; ed è stato tanto demente (lui e il suo ministro dell’Economia), di non aver approfittato dell’ammortamento finanziario che la BCE “regalava” per salvare gli istituti divenuti più che altro associazioni a delinquere, come MPS, Banca Etruria o Veneto Banca; ed ora crea una legge finanziaria, che riempie di miliardi, come Hitler, nel 1945, riempiva di divisioni le sue carte geografiche, mentre tutti sappiamo che ce ne vorranno dieci volte di più per salvare il sistema bancario nazionale!

Alla fine è arrivato il “II° Ponte di Messina”: in punto in bianco ci preannuncia che Equitalia sarà chiusa, ma vediamo se è possibile.

Su 1.058 miliardi di euro di crediti da riscuotere affidati a Equitalia tra il 2000 e il 31 dicembre 2015, si può sperare di riscuoterne solo 51. Il 5% del carico totale lordo. A riferirlo è stato l’amministratore delegato dell’ente della riscossione, Ernesto Maria Ruffini, in audizione davanti alla commissione Finanze del Senato. “Il 20,5% è stato annullato dagli stessi creditori”, ha spiegato Ruffini, e “dei restanti 841 miliardi di euro, oltre un terzo sono difficilmente recuperabili”. Infatti 138 miliardi di euro sono dovuti da soggetti falliti, 78 miliardi di euro da persone decedute e imprese cessate, 92 miliardi da nullatenenti in base ai dati dell’Anagrafe tributaria. E per altri 28 miliardi di euro “la riscossione è sospesa, sempre per forme di autotutela o sentenze“. “Residuano – ha spiegato Ruffini – 506 miliardi di euro, di cui oltre il 60% (314 miliardi) corrispondono a posizioni per cui si sono tentate invano azioni esecutive. Al netto di altri 25 miliardi di rate per riscossioni dilazionate e di 81 miliardi di riscosso, il ‘magazzino’ residuo si riduce a 85 miliardi di euro, di cui 34 miliardi non sono lavorabili per norme a favore dei contribuenti, quali i già citati interventi sul valore minimo per l’iscrizione ipotecaria, sull’impignorabilità della prima casa, sui beni strumentali eccetera”. Per quanto riguarda il valore delle cartelle, il 3% va da 1 a mille euro, l’8% da mille a 5mila, il 6% da 5mila a 10mila, il 20% da 10mila a 50mila euro, il 9% da 50mila a 100mila euro e, infine, il 53% è oltre i 100mila euro.

Si può facilmente capire che non è possibile eliminare questo ente di punto in bianco, e per vari motivi: il primo è che si provocherebbe una disparità anti-costituzionale, tra i soggetti che in 10 anni (Equitalia fu fondata da Tremonti nel 2006) hanno subito tutte le angherie, anche usuraie di questa “centrale barbarica di riscossione”, e quelli che si vedranno, alla fine abbonare tutto meno il capitale residuo da pagare. Il secondo è che questi soldi, o quel che ne rimane in base al quadro precedente, circa 500 miliardi, forse, da intascare, non sono del Governo o del Tesoro, ma dell’Agenzia delle Entrate per il 51% (e sarà questa che si riprenderà in mano il timone!), e l’INPS per il 49%. Ora, dopo aver annullato di fatto già circa i 250 miliardi irriscuotibili, adesso gliene togliamo altrettanti: il che significa che il bilancio dell’INPS si troverà con una voragine di questa portata, che farà fallire l’istituto di previdenza, già masso piuttosto male.

Questo perché, ed è la dimostrazione di come il modo di governare di Berlusconi sia stato degenere come quello di Renzi, all’INPS sono stati sempre assegnati, in quanto pozzo senza fondo ripieno di melma diretto da ex-sindacalisti, tutte funzioni che esulavano dalle proprie: assistenziali anziché previdenziali, e a rischio, come il recupero crediti (quelli relativi alle contribuzioni, li avrebbe potuti effettuare la stessa INPS!). Figuratevi dove arriverebbe il bilancio dello Stato con un ulteriore buco di 500 miliardi, una volta che Equitalia fosse chiusa, e magari ripulita di interessi, multe, tasse, ecc.

CIÒ NON SIGNIFICA CHE NON VADA CHIUSA VISTA ANCHE L’INCAPACITÀ DI SODDISFARE IL SUO RUOLO, E NONOSTANTE IL TERRORISMO APPLICATO NELLE RISCOSSIONI: ma il discorso è molto più ampio, e deve comprendere assolutamente l’uscita dell’INPS da questo crogiolo, e il ritorno dell’ente a puro ente previdenziale, garantito da una banca di Stato, come accade in Germania, che si occupi della redistribuzione delle ammortizzazioni sociali, dai contributi fino al reddito di cittadinanza, e al finanziamento della piccola e media industria. In Germania, i dipendenti dello Stato, però, diversamente che in Italia, versano i loro contributi lavorativi assieme al loro datore di lavoro, cosa che in Italia quest’ultimo non fa. In Germania, non esistono pensionati d’oro, né pensionati che abbiano goduto, parzialmente o totalmente, di contribuzione figurativa, pagata dall’ente di previdenza, cosa che accade ed è accaduta in Italia. Questo ha significato per l’INPS, alcune centinaia di miliardi di raccolta in meno. Che oggi servirebbero, per poter tagliare Equitalia come fosse un bubbone!

Perciò, come si vede, le chiacchiere stanno a zero, come le “riforme”: quelle vere, aldilà delle idiozie del nostro premier, sono molto di là da venire! (ITALIADOC)

 

 

 
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