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attualità, politica, cultura

 

 
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Destra e sinistra: due dicotomie da fondere nel concetto di partecipazione del popolo alla politica e all’economia

Post n°1607 pubblicato il 29 Giugno 2017 da r.capodimonte2009
 

SECONDA PUNTATA

Certo se ci aspettiamo di leggere questi programmi, coesi alla partecipazione del cittadino-lavoratore alla gestione dell’impresa, con tutti gli altri corollari relativi alla trasformazione dell’economia, con uno Stato rappresentativo degli interessi, non più solo della politica in sé, almeno per quanto riguarda una delle due Camere; e il mutamento profondo del sistema bancario, con la fondazione di una banca pubblica erogatrice del welfare ed esclusivamente espressione commerciale della piccola e media impresa, quindi disposta ad agevolarla in termini sociali e contributivi (banca sociale); e che emetta “moneta fiscale”, cioè “parallela”, fuori dal circuito di quella a debito del cittadino, ed emessa dalle banche private (in attesa di ri-nazionalizzare Bankitalia), destinata a coprire il pagamento delle pensioni, e di tutti gli altri servizi relativi al rapporto Stato assistenziale-cittadino (cig, mobilità, pre-pensionamenti e reddito di cittadinanza); certo se ci aspettiamo che siano la “destra” e la “sinistra” a recepire queste aspettative rivoluzionarie, che cozzano in modo netto con la plaga neo-liberista che ha infettato allo stesso modo queste due posizioni ideologiche, aspetteremmo a babbo morto!

Per scendere nel particolare, oseremmo dire che entrambe le parti che oggi “siedono” in Parlamento, in settori opposti, si sono praticamente fuse, aldilà dei chiacchiericci etici, che in una crisi mastodontica, contano zero (immigrazione, omofobia, accanimento terapeutico, ecc. relativi sì e no a trecentomila persone!), nel condannare il Paese ad un destino segnato, soprattutto a livello riformista: oggi, sia il PD che FdI-Lega-F.I. (centro-destra), oltre ad aver governato il Paese fino al 2013, con la realizzazione di leggi catastrofiche e concessioni europeiste da tregenda, oggi si sono imbarcati in un qualunquismo degenere, che ambedue i gruppi, vantando posizioni ideologiche scomparse da decenni (socialismo e fascismo), prima le hanno tradite, poi hanno abbracciato un capitalismo degenere. Un qualunquismo uniforme, che non si fa fatica a dipingere come “centro-destra-sinistra”, un amalgama nefasto che nulla ha a che vedere con quanto sopra. La voragine così apertasi a “sinistra”, fa entrare di diritto, quella programmazione sociale ed economica innovativa (nel senso che si sottace da 60 anni!), in una dialettica che ha perduto del tutto i connotati marxisti, ma diviene “rivoluzionaria” in sé. A scapito di quella “destra” che è capace solo di morire di nostalgismo, ma di non proporre altro che gagliardetti ammuffiti.

Il paradosso è che questa “nuova sinistra”, che filosofi della grandezza di Ugo Spirito e di Giacinto Auriti, e costituzionalisti come Ruini, Mortati, Ridola, hanno fondato, pur in modo “difforme”, si va riappropriando della parte più indifesa del Paese, quella operaia, quella dei pensionati e dei disoccupati, dei giovani che non cercano più lavoro, e dei precari, delle famiglie distrutte dalle banche e da Equitalia, mentre il vecchio blocco “destra-sinistra” da tempo si è schierato con la parte più ricca, chi gode dei vitaliazi, i pensionati d’oro, le lobby e le caste di potere, la grande-impresa, la massoneria, anche se poi, ipocritamente, li contestano!

Ed ecco perché è restato solo un gruppo politico, che fortunatamente copre ancora 1/3 dell’elettorato attivo (e il “centro-destra-sinistra” neppure si è reso conto di aver cacciato via dai seggi il 50% dei cittadini!), e che si chiama M5S, ad avere in mano il pallino: se saprà giocarselo bene, con un gruppo di bocce di così nobile portata, potrà vincere la partita, e salvare il Paese.

Non è un caso che esso rifiuti sdegnosamente un qualsiasi apparentamento con le forze, ormai ibride e geneticamente modificate, colpevoli di aver consentito la distruzione dell’Italia, da una parte in nome di un’eguaglianza piramidale, e quindi in contraddizione di termini;  dall’altra sventolando bandiere e slogan nazionalistici, stracciati dall’ipocrisia e dal cinismo. (ITALIADOC)

 

 
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