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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

Messaggi del 11/05/2017

 

Il grande buco nero del bilancio statale: la DIFESA

Post n°1574 pubblicato il 11 Maggio 2017 da r.capodimonte2009
 

C’è un enorme buco nero su uno dei più delicati asset del nostro bilancio statale, LA DIFESA, ce lo rivela  Maurizio Simoncelli - Vicepresidente e cofondatore dell'Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo:La spesa militare italiana è uno degli aspetti più oscuri del programma di spesa dello Stato. Per venirne a capo dobbiamo addirittura fare ricerche su diversi ministeri: una parte è al Ministero della Difesa, un'altra parte la troviamo al Ministero dello Sviluppo Economico, un'altra parte al Ministero Economia e Finanze, un'altra parte minore la troviamo persino al MIUR. C'è il problema di riuscire a capire quanto spendiamo esattamente.” Ed è impresa di estrema difficoltà, un bilancio tra i più invisibili:  “Non si riesce a capire esattamente quanto spendiamo e per che cosa. Abbiamo dei dati che ci lasciano sorpresi, non si riesce a capire neppure quanto spendiamo per i Carabinieri che sono sia  forza di polizia, di pubblica sicurezza, sia forza di polizia militare e presenti anche nelle missioni internazionali. Non riusciamo a sapere esattamente quanto ci vengono a costare” conclude l’analista.  “Alcune stime arrivano a parlare di circa 3 miliardi per le funzioni nell'ambito della difesa militare, altre cifre parlano di 3 miliardi invece nell'ambito pubblica sicurezza, ma sono stime, ed è assurdo dover cercare un ago in un pagliaio quando lo Stato stesso ci dovrebbe mettere a disposizione questi dati!”

In realtà una vera e propria muraglia di omertà circonda, da cinquant’anni, questa situazione paradossale, che la diversifica da ogni altra simile, in Occidente (basti pensare che negli Usa esiste un ufficio che controlla dettagliatamente le forze armate, spesa per spesa); e l’Italia è ai primi posti mondiali per amministrazioni e burocrazie di Stato, incapaci e corrotte.

Allo stesso tempo è risibile il controllo del Parlamento, che, come nel caso dei famosi ed inutili 90 aerei F-35, delibera e poi annulla, per deliberare nuovamente, secondo le spinte politiche e le mazzette distribuite, investimenti di decine di miliardi che andrebbero utilizzati in modo assai preferibile. Gare d’appalto, acquisto e gestione dei mezzi, situazione indefinibile, per quanto riguarda un “polmone asfittico ed elefantiaco” di dipendenti, tra ufficiali e truppa, che costa allo stato 23 miliardi l’anno, ma solo 5, badate bene, sono spesi effettivamente per l’ammodernamento della struttura. Il resto è demandato ad un organismo tentacolare, dove ci sono più comandanti che comandati, dove sussiste ancora una burocrazia nefasta formata da sottufficiali ormai acquartierati e parassitari, e da una torma di ammiragli e generali, il cui unico scopo è quello di presiedere sfilate e occupare poltrone.

E non è affatto vero che la Difesa sia uno dei comparti meno costosi, e che dobbiamo ringraziare la “sinistra” se si è risparmiato molto negli ultimi anni: tutt’altro! Nelle ultime tre legislature, c’è stato un picco del +21%, dovuto non certo alla trasformazione di un esercito “borbonico” in un altro moderno, e all’avanguardia, ma all’aumento vertiginoso delle missioni all’estero, che ovviamente ci sono state riservate in modo del tutto “adeguato”, vista la nostra scarsa valenza strategica e tattica, in luoghi decentrati, ma a rischio, come la classica “carne da cannone” (vedi Nassirya e altro!). In cinque anni, grazie alle spinte provenienti dal Pentagono (e che di nuovo si vanno riaffacciando, con Donald Trump!), abbiamo buttato al vento oltre 20 miliardi per andare a soccorrere gli Afghani e gli Iraqeni, dopo che, secondo la logica yankee, Afghanistan e Iraq erano stati “sottomessi”. In realtà, i grandi errori politico-strategici, tutti in funzione imperialista ed economica, che ci hanno fatto seguire pedissequamente le orme dei nostri “padroni” di Oltre Atlantico, ci hanno coinvolto sempre di più, fino a dilapidare immense disponibilità dirette alla ripresa interna del Paese (basti pensate all’immigrazione libica!).

In questo modo, tenendo nascosta la mano operativa e gestionale, il nostro esercito non solo è restato abbarbicato alle retoriche patriottiche e conformiste di antiche glorie, quando la bandiera aveva un senso etico e nazionale, come un gigante dai piedi d’argilla, in cui si sono dispersi migliaia di mezzi corazzati, naviglio, aeroplani, la metà inutilizzati e cannibalizzati a caccia di pezzi di ricambio, in un’organizzazione paranoica, di natura offensiva, anziché difensiva (disobbedendo ancora una volta alla nostra Costituzione!), come se l’Italia dovesse dichiarare guerra da un momento all’altro, ma, per chi è stato “ufficiale” si sa bene, con una resistenza bellica di non più di cinque giorni!

Se poi andiamo ad esplorare l’altra parte del “buco nero” relativa alle forze dell’ordine, si resta basiti, e si nota un incremento preoccupante degli strumenti di repressione, che ha fatto gridare a molti, ma non certo a chi detiene il potere, che quest’atteggiamento è ormai normalizzato in quell’Europa “autoritaria”, che difende solo se stessa, i suoi abusi, le sue discrasie sociali e finanziarie, ma che non tollera più la parola OPPOSIZIONE! E quindi lapalissiano che i “celerini” magari vadano in giro con le uniformi rattoppate, e le auto vecchie di vent’anni, e senza benzina, ma con manganelli e scudi di ultima generazione, “bunus repressivi” (per far dimenticare loro la “guerra tra poveri” che conducono!), e un “plagio” costante ed ideologico, troppo comodo, però, da contestare quando i loro “sindcati” hanno bisogno di aiuto, trattati come pupazzi!

Nessuno vuole de-legittimare nessuno, ma i fatti sono fatti: è il fatto che le nostre forze armate o d’ordine, comunque le si voglia chiamare, sono “gravemente impreparate a difenderci dalle minacce concrete del presente e del futuro”, e che non si chiamano solo “terrorismo islamico”, ma “terrorismo cyberwar” gestito non da poveri marescialli panzuti, ma da tecnici informatici e giovani ufficiali tattici, nei confronti di un eventuale nemico che l’Italia non potrà mai attaccare per prima (e abbiamo visto il perché), ma da cui potrebbe difendersi così efficacemente, da neutralizzare le sua spinta, almeno in termini tattici e difensivi.

Invece, mentre i piazzali debordano di centinaia di carri-armati,  nei porti le vecchie bagnarole arrugginiscono, e nei cieli abbiamo messo torme di aviogetti che ogni più piccolo missile nemico può abbattere come passeri, i bilancio della nostra Difesa ha previsto aumenti di stipendio del 10% per gli alti ufficiali, e appena 150 milioni nel 2016 e zero nel 2017 in cyberdifesa!

Quindi, per concludere, ecco un altro “cancro” da estirpare, diminuendo significativamente il numero degli ufficiali, dei soldati, degli stipendi gettati al vento; delle scuole e delle accademie, salvo che si vada verso l’alta-tecnologia, e si ridisegni la figura del soldato tecnologico, ma anche del poliziotto o carabiniere sensibilizzato alle dinamiche sociali, non più mero esecutore di ordini, ma partecipe dello sviluppo del paese con una sua coscienza politica. Non dimentichiamo mai che gli Usa, tanto criticati, e che sostengono l’esercito volontario più potente della Terra, hanno demandato, da quel lontano 1776, quando dichiararono la loro indipendenza, quale base per la difesa interna, una milizia volontaria armata, che oggi si chiama “guardia nazionale”, e che non è altro che “popolo in armi” che difende se stesso, perfino da “prese d’atto anticostituzionali” del Presidente!

Impariamo un po’ di dignità e di democrazia da chi è più bravo di noi, e non nascondiamo la mano che deruba sotto la sabbia. Perché il vento, prima o poi, la spazzera via! (R.S.)

 

 

 

 

 

 

 
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