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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

Messaggi del 13/06/2017

 

Il ministro Calenda fa il mediatore di affari sporchi

Post n°1595 pubblicato il 13 Giugno 2017 da r.capodimonte2009
 

Passata la tornata elettorale, in cui gli italiani hanno riconosciuto in Matteo Salvini il risolutore di tutti i loro problemi, e nel M5S un’accozzaglia di improvvisatori, capaci solo di ostentare onestà, una parola  che essi hanno dimenticato da tempo, e che non gli serve certo per risolvere i guai delle loro vite grame e codarde, riprendiamo il capitolo dedicato alle performance di questo Governo di “Pulcinelle”, che si porta avanti un programma degno della repubblica delle banane più infima di tutto il Sudamerica.

A proposito di risultati elettorali, uno dei più eclatanti è stato quello di Taranto, dove i tarantini hanno risollevato le sorti di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, avevano ridotto la città a ferro e fuoco, e senza colpo ferire. Premiando camarille, mafia e faccendieri, tutto il meglio di ciò che ruota attorno all’Ilva, dopo anni e anni di lamentazioni delle “madri e dei padri coraggio” sulle morti di Stato, causate dall’inquinamento del mega-stabilimento, e dopo altri anni e anni di parole e promesse che, alla fine hanno portato questa vicenda obbrobriosa a concludersi, praticamente, con una strage di licenziamenti, e il trionfo, tanto per cambiare, delle lobby.

All’ombra della consorteria popolare che ha voluto “premiare” il renzismo più colluso, intrecciato con le logge massoniche pugliesi, si è maturata la decisione, di qualche giorno fa, di aggiudicare la gara di affidamento dell’azienda alla cordata Am-Investco (il duo Arcelor-Mercegaglia), scegliendo un piano industriale terrificante (6.000 esuberi), superando le perplessità dell’Antitrust europea, e addirittura il parere negativo dei tecnici incaricati dai commissari liquidatori di valutare le offerte. Assurdo, infatti che l’altra cordata, guidata dal gigante JsW Steel e dalla Delfin di Leonardo del Vecchio, sia stata fatta fuori con un colpo di mano dall’ex-bambino prodigio dello Zecchino d’Oro, Carlo Calenda, nominato dall’accoppiata Renzi-Gentiloni alla testa del Ministero dello Sviluppo Economico, proprio perché “esperto di canzonette”. E tali sono le vicissitudini di questa gara, una “vera e propria canzonetta per bambini”!

Al punto primo c’è la presenza “ingombrante” della famiglia industriale più lobbistica d’Italia, i Mercegaglia, con il suo capostipite, Gran Maestro della Massoneria, e con la sua figliola, apripista di quella “Confindustria assassina”; la quale, in pochi anni ha disintegrato tutto o quasi il comparto medio-piccolo, arraffando tutto quel che i Governi, ammaestrati dai poteri forti, le regalavano, in cambio di miliardi di mazzette alla politica. Questa donna, già premiata con la Presidenza dell’Eni (sic!), e sembrerà paradossale, ma l’Eni era nel comitato che ha vidimato la vendita a se stessa (questo la  dice lunga sulle qualità etiche e professionali del ministro!), ha un’azienda nelle pette, o meglio ad un passo dal fallimento. Nel 2015, la cassaforte di Emma & Antonio Marcegaglia, la Finmar Srl., ha chiuso il bilancio con un buco di 55 milioni (controlla il 13% del capitale e il 51% dei diritti di voto!). I conti, poi, sono da tribunale fallimentare: 3,3 ,miliardi di debiti (di cui 1 verso i fornitori, 1,3 verso le banche, 1,1 in scadenza nel 2018!). E’ vero che fattura 3,8 miliardi e dà lavoro a circa 7.000 maestranze, con una redditività del 5,7%, ma crediti e debiti la fanno paurosamente traballare.

In quale Paese al mondo si sarebbe affidata la presidenza del più grande ente pubblico di Stato, cioè l’Eni, ha chi dimostra di non saper condurre neppure la propria impresa? Solo in Italia...

Ma non è finita, e qui sta lo scandalo: perché Calenda ha dato la vittoria alla cordata della Mercegaglia, anche se, a parere dei più, era quella meno conveniente per l’Ilva? Specie quando Del Vecchio, che supera l’impresa avversaria in ogni contesto imprenditoriale e di liquidità, aveva offerto ben 650 milioni in più?

In realtà il “ministro canterino”, sotto banco, ha fatto il seguente accordo:  e ce lo rivela il Governatore della Puglia, Michele Emiliano. Ventiquattr’ore dopo l’aggiudicazione, la Mercegaglia venderà la sua quota ad Intesa San Paolo, la banca che è la prima creditrice del gruppo, e così andrà a coprire parte dei suoi debiti, che il manageriato dell’istituto di credito  era pronto a rendere esigibili! Restata da sola, l’Arcelor dell’indiano miliardario Lakshimi Mittal (socio benemerito della Trilaterale), che di mestiere fa il finanziere a Londra, dopo essersi pappato il contributo dello Stato, farà quello che hanno fatto tanti altri prima di lui, nel nostro Paese: se ne andrà lasciando il deserto!

Questo è stato capace di fare Calenda, dopo le telefonate intercorse con i padrini che regolano le grandi abbuffate finanziarie: il presieguo della politica piratesca che il Governo “renziano” è abituato da quattro anni a portare avanti, favorendo esclusivamente le lobby e la massonmeria internazionale.

Con buona pace dei “saggi” elettori tarantini, di cui oltre 6.000 se ne ritorneranno a casa senza lavoro, e senza garanzie ambientali, visto che basta leggere l’accordo, per comprenderne tutta l’aleatorietà.

Aspettiamo nuove lamentazioni e piagnistei: ma questa volta, che stiano pur certi, nessuno li ascolterà!  (ITALIADOC)

 
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