Creato da ventovela il 01/08/2005
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Post n°80 pubblicato il 05 Agosto 2006 da ventovela
Foto di ventovela

Mio padre porta una borsa pesante dovunque vada. Prima era un borsello. Quelli mitici, le pre-borse maschili, da ferroviere. Aveva anche un vestito blu carta da zucchero, e spesso lo scambiavano per un bigliettaio. Gli chiedevano gli orari dei treni, e siccome a mio padre piace essere informato, nel borsello aveva veramente un libretto con gli orari, e dava informazioni, sorridendo tra sé e sé.

Mio padre si porta dietro un sacco di libri. Per quando sta seduto sui mezzi. Atlanti, romanzi gialli, manualetti di lingue. La sua borsa pesa sempre un po' di più di quanto ci si aspetterebbe che lui possa sopportare. Perché mio padre non é alto, non è panciuto, non ha le spalle larghe. E cammina sicuro nei suoi percorsi, un piede davanti all'altro, attraverso i corridoi del metrò e su per le salite che dalla stazione portano a casa. Mio padre sta seduto sulle panchine alle pensiline delle stazioni, due, tre per viaggio. Molti scambi, troppi per i miei gusti, tra il paese e la città. Treno, treno, metrò, autobus. E su tutti i treni e in tutti i tunnel cittadini, mio padre non sa cosa vuol dire rifiutare una moneta ad un mendicante.

Poi, quando arriva a destinazione, mio padre studia documenti, si siede e scorre tra microfilm di annali di anagrafi o parrocchie: morti, matrimoni, nascite, sempre più in su verso i nomi di antenati. Decifra calligrafie scolorite di prete di campagna, trasformazioni in latino dei nomi, errori di grammatica. Cerca di indovinare la differenza tra 3 e 8, nelle date, o tra 5 e 6. Il pennino graffiava la carta e mio padre è l'unico che se ne interessa, dopo decenni. Dopo secoli, perfino.

La passione di mio padre sarebbe stata fare il bibliotecario, invece ha fatto l’insegnante. Lui sarebbe stato felice di riposare, la testa nell'ombra di scaffali, a catalogare volumi. Lo fa comunque anche a casa: i libri sono sistemati per argomento, oppure per lingua, oppure per utilizzo. Lo si vede, nei sabati liberi, a risistemare mensole e a ridisegnare l'ordine. E le videocassette di casa si possono rintracciare attraverso indici incrociati per genere, nazionalità, attori principali, e alfabetico. Ormai è tutto su excel, prima c'erano quaderni scritti a mano. Ogni titolo, un numero.

Gli anni passano e la borsa di mio padre, anziché diminuire, aumenta. Diventa sempre più sproporzionata: da borsello diventò borsa che diventò ventiquattro ore con bretella. Ora la cerca sempre più capiente. Chissà cosa ci trasporta. Quando la solleviamo, la sua borsa ci sorprende sempre per il peso. Aleggia il mistero. Forse tutto quello che sa che non dovrebbe mangiare – cioccolatini, panini con la maionese, bustine di caffè liofilizzato. I suoi piccoli segreti.

Un giorno, quando vivevo molto lontano da qui, vidi per strada un uomo con una borsa a tracolla. Mi sembrò mio padre - quell'andatura dritta e sottile, quell'inclinazione da un lato, per il peso - e piansi.

 
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