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Beccheggio 

Post n°114 pubblicato il 14 Maggio 2008 da ventovela
Foto di ventovela

La politica è la cosa di tutti. In realtà ora è la cosa di nessuno.

Nell'antica Grecia, dove è nata la democrazia, ai cittadini non è che veniva dato il voto i tanto in tanto. Non è che si svegliavano dal torpore delle soap opera interrotto dalla propaganda e poi sceglievano il candidato perché gli era piaciuta la musichetta di uno spot. O la faccia di un candidato.
Nono, i greci andavano nell'acropoli, discutevano animatamente, con le manine in tasca al lenzuolo, e la vita politica era di tutti.

Non è che non ci fossero cosette nascoste pure lì, eh. Le manovrine ci sono sempre, pure nell'elezione del presidente di classe alla quinta ginnasio. Però il 'governo del popolo' era una novità e non un condizione scontata, e forse la gente lo prendeva sul serio.

Il punto é che ci si aspetta che quelli chiamati a governare siano attivamente coinvolti nel fare il bene del paese. Ma loro sono rappresentanti. Sono i nostri dipendenti. La politica è una cosa affidata, in primo luogo, alla gente. E' la cosa di tutti, la cosa pubblica. Siamo noi a disinteressarci di politica, e non la politica a disinteressarsi di noi.

Il punto è che se il governo è affidato a noi, se è vero che siamo in democrazia, come facciamo a pretendere che funzioni se non ne siamo coinvolti? Andiamo a votare come dei ciechi, senza sapere chi c'è nelle liste, che cosa hanno fatto per meritarsi di esserci. Niente, si vota in base a credo campanilisti, scelte di famiglia o di gruppo sociale, convenienze.

Quando arriva la campagna elettorale ci infastidiamo del troppo parlare di politica che interrompe la fiction del cuore. Il telegiornale, se non parla della biancheria intima in voga tra le vip, ci sembra una mappazza inutile. Le notizie, se non appaiono nei titoli di testa dei tiggì, non esistono. Di leggere libri nemmeno se ne parla.
La realtà è che tutti vogliamo vincere a chi vuol essere milionario perché almeno una volta anche un disgraziato se lo merita un turno alla ruota della fortuna della vita. Siamo rancorosi e distratti, pigri incalliti, facili alla lamentela col sapore di bianchetto al bar, inclni alla sentenza facile ricopiata dalla voce dei media, ingannabili e manipolabili da chi vuole far passare per prima pagina i delitti familiari e dimenticare i processi di mafia.

Il governo del popolo è un immenso parlamento con 56 milioni di onorevoli assenteisti.

 
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