Post n°185 pubblicato il 20 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°184 pubblicato il 20 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°183 pubblicato il 19 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°182 pubblicato il 19 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°181 pubblicato il 18 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
vivo spesso l'angoscia dell'abbandono... La ragazza lo sa |
Post n°180 pubblicato il 12 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°179 pubblicato il 12 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°178 pubblicato il 11 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°177 pubblicato il 11 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°176 pubblicato il 11 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°173 pubblicato il 10 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°172 pubblicato il 10 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°171 pubblicato il 09 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°170 pubblicato il 09 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°169 pubblicato il 09 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
Nel dormitorio dei falliti il russare era fortissimo, come al solito. Tom non riusciva a dormire. Dovevano esserci sessanta cuccette, ed erano tutte occupate. Gli ubriachi russavano più forte, e la maggior parte di quelli che stavano lì erano ubriachi. Tom si alzò a sedere e guardò il chiaro di luna entrare dalle finestre e cadere sugli uomini addormentati. Si preparò una sigaretta, e l'accese. Tornò a guardare gli altri uomini. Che branco di brutti coglioni inutili e cazzoni. Anzi, altro che cazzoni. Le donne non li vogliono. Non li vuole nessuno. Non valgono un cazzo, ah, ah, ah, e lui era uno di loro. Tirò fuori la bottiglia da sotto il cuscino e si fece l'ultimo. L'ultimo goccio era sempre il più triste. Infilò il vuoto sotto la cuccetta e guardò di nuovo gli uomini che russavano. Manco a tirargli la bomba atomica, non ne valeva la pena. |
Post n°168 pubblicato il 08 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°167 pubblicato il 08 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°166 pubblicato il 08 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
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Post n°165 pubblicato il 08 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
. per chi volesse fare un bel testino, dopo la palla della lettura di prima....qui il mio....RISULTATO Dotati di una giusta dose di buonsenso, sapete instaurare ogni tipo di realazione. Siete equilibrati e attenti nel concedere la vostra intimità e vi adoperate per il prossimo soltanto se ritenete sia strettamente necessario. Aiutare chi ha bisogno non significa annullare la propria personalità e voi ne siete consapevoli. mah postate i vs almeno so chi passa di qui....forse ( il mio insomma...non so affatto instaurare qualsiasi tipo di relazione)
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Post n°164 pubblicato il 08 Ottobre 2006 da LadroDiNuvole
Il latino comprehensio significava letteralmente presa, atto dell'afferrare. Il passaggio dall'idea di prendere fisicamente a quella di prendere con la mente, dunque capire, è molto diffuso nelle lingue del mondo. Ad esempio, la parola tedesca Begriff -concetto - significa letteralmente afferrato. Anche capire (capere) o leggere (legere), in latino volevano dire prendere, raccogliere. Il senso di comprensione come atto, capacità di contenere in sé era presente nell'italiano antico, ma è diventato sempre più raro e letterario. Si ritrova infatti soltanto in alcune parole collegate, come comprensivo, si può dire ad esempio il prezzo è comprensivo dei pasti, o in un vocabolo quale comprensorio, che indica un complesso di edifici abitato da varie famiglie. I significati del termine comprensione più usati oggi sono due. Il primo è quello di capacità di comprendere, cioè di capire con l'intelletto, di intendere una nozione o un ragionamento. Comprendere significa prima di tutto sviluppare ed esercitare l'intelligenza. Questo può avvenire in modo automatico e impercettibile. È una situazione che si verifica, ad esempio, nella rapida assimilazione di una serie di piccole informazioni quotidiane. I gesti, i suoni, le situazioni che incontriamo nell'arco di una sola giornata, sollecitano in continuazione la nostra mente, anche se non ce ne rendiamo conto. In questo modo, la nostra intelligenza è sempre in allenamento. Quando ci si applica in modo più consapevole alla comprensione di qualcosa, nello studio o nel lavoro, si acquista esperienza e si accresce la propria cultura. Si può giungere, infine, a conoscere in modo più approfondito la realtà che ci circonda. Il concetto di comprensione è dunque fondamentale, soprattutto nella società dell'informazione. Perché si possa comunicare, infatti, non basta il semplice contatto. Non è sufficiente che si mettano in atto due azioni separate: ad esempio, quella di scrivere da parte di una persona, e quella di leggere lo scritto da parte di un'altra. Lo stesso vale per l'atto di parlare e quello di ascoltare. Vi sarà comunicazione solo se l'informazione, di qualunque tipo, sarà assimilata e compresa, perché come scrive Dante ‘non fa scienza, sanza lo ritenere avere inteso’. Naturalmente la comprensione non riguarda solo chi riceve le informazioni: dipende anche da chi le invia. Un testo, scritto o parlato, sarà tanto più comprensibile quanto più semplice e ben articolato. A questo primo significato della parola comprensione è legato un termine come comprendonio, che si usa per scherzare o per prendere in giro. Di solito si parla di comprendonio quando ci si riferisce a qualcuno che non ne ha molto. Il secondo uso di comprensione è quello che indica indulgenza, tolleranza, capacità di comprendere i difetti degli altri e di sopportarli senza lamentarsene. Vi è infine il significato di compassione. Questo tipo di comprensione è una caratteristica sempre più invocata, evidentemente perché sempre meno diffusa. Si chiede comprensione per le categorie sociali più deboli: extracomunitari, tossicodipendenti, anziani, minori. Purtroppo questo genere di comprensione è spesso alternativo, non affiancato al primo. Se c'è bisogno di comprensione, molte volte accade perché non si comprendono ragioni e diritti altrui. |